La provata qualità della nostra fede: Causa di lode e onore
“Di questo fatto voi vi rallegrate grandemente, essendo al presente per poco tempo, se necessario, addolorati da varie prove, onde la provata qualità della vostra fede . . . sia trovata causa di lode e gloria e onore alla rivelazione di Gesù Cristo”. — 1 Piet. 1:6, 7.
1. Citate esempi storici di persecuzione subita da adoratori di Geova.
IN TUTTA la storia dell’umanità gli uomini di fede sono stati messi alla prova, maltrattati e perseguitati dai loro avversari. Questo accadde ad Abele, ucciso dal fratello perché la sua offerta di sacrificio a Dio era stata considerata con favore mentre quella di Caino no. Accadde al profeta giudeo Geremia, gettato in una cisterna melmosa per avere fedelmente dichiarato la parola del suo Dio. Accadde al fondatore del cristianesimo, Gesù, per avere smascherato l’ipocrisia religiosa e per essere stato deciso a fare la volontà del Padre suo.
2. Come descrive il libro di Ebrei le prove dei fedeli?
2 Il racconto delle prove e della fede di molti di questi uomini e donne perseguitati del passato è contenuto nell’undicesimo capitolo di Ebrei. Che coraggio dovettero dimostrare questi servitori di Dio per mantenere la fede quando furono torturati, scherniti, flagellati, messi nei ceppi e in prigione, perfino lapidati o passati a fil di spada! Paolo, discepolo di Gesù, fece infatti questo commento: “Il mondo non era degno di loro”. Ma non solo ebbero tutti una fede salda, una “sicura aspettazione”, ma anche la fiducia che “Dio previde [per loro] qualche cosa di migliore”. (Ebr. 11:1, 2, 38, 40) Che cosa attendevano con tale fiducia da essere disposti a sopportare prove d’ogni specie?
3. In che cosa riposero fiducia?
3 Questi uomini e donne fedeli riposero fiducia nel regno celeste, “un regno che non può esser scosso”, il regno di giustizia di Dio. Paolo rammentò ai credenti ebrei del suo giorno la spaventosa manifestazione della maestà di Geova Dio al monte Sinai quando fu dato il patto della Legge. Ma spiegò che doveva venire qualcosa di più grande, che doveva essere stabilito il regno celeste il quale avrebbe governato non solo su Israele, ma su tutta la terra. “Per cui, visto che riceveremo un regno che non può esser scosso, continuiamo ad avere immeritata benignità, per mezzo della quale possiamo accettevolmente rendere a Dio sacro servizio con santo timore e rispetto”. — Ebr. 12:18-28.
ODIO PER I TESTIMONI CRISTIANI
4. Quale trattamento subirono i primi cristiani?
4 È appropriato che la parola “martire”, di origine greca, significhi letteralmente “testimone”, poiché molti testimoni cristiani primitivi subirono persecuzione e perfino il martirio, pur di non rinnegare la fede. Lo stesso Paolo si rese responsabile di tali cose, come attestò in seguito: “Imprigionavo e fustigavo in una sinagoga dopo l’altra quelli che credevano [nel Signore Gesù]; e quando era versato il sangue di Stefano, tuo testimone, anch’io ero presente e approvavo, custodendo i mantelli di quelli che lo sopprimevano”. — Atti 22:19, 20.
5. Quali sono alcuni esempi di fedeltà?
5 Fra i primi martiri cristiani fu Giacomo fratello di Giovanni, il primo dei dodici apostoli a subire una morte da martire, soppresso con la spada da Erode Agrippa I. (Atti 12:1, 2) E se non fosse stato per intervento di Geova, anche Pietro sarebbe stato ucciso da Erode. (Atti 12:11) In molte occasioni furono anche fatti tentativi per mettere a morte l’apostolo Paolo. (Atti 22:22) Verso la fine del primo secolo l’anziano apostolo Giovanni scrisse riguardo a un altro cristiano morto fedele: “Antipa, mio testimone, il fedele”. — Riv. 2:13.
6. (a) Che cosa disse Gesù dei suoi oppositori? (b) Perché la loro opposizione era ingiustificata?
6 Perché ci fu tanta opposizione contro i primi discepoli di Gesù? Perché i capi del popolo arrivarono al punto di indurre degli uomini a testimoniare il falso causando la morte di Stefano? Gesù aveva detto schiettamente ad alcuni suoi oppositori religiosi: “Voi siete dal padre vostro il Diavolo e desiderate fare i desideri del padre vostro. Egli fu omicida quando cominciò, e non si attenne alla verità”. (Giov. 8:44) Quindi non era che non conoscessero la verità in merito all’insegnamento di Gesù o non sapessero che la testimonianza di Stefano era accurata. Erano senz’altro a conoscenza della testimonianza di Pietro in merito al versamento dello spirito di Dio alla Pentecoste e avevano visto o udito del dono delle lingue comprovante che questi cristiani erano il popolo di Dio. A quel tempo furono battezzate “circa tremila anime”, e in seguito perfino “una gran folla di sacerdoti” accettò il messaggio. Tuttavia l’odio religioso contro quelli che seguivano la “Via” ardeva come un fuoco. (Atti 2:41; 6:7; 9:2) I capi sacerdoti senz’altro ricordavano bene le parole di condanna di Gesù. (Matteo capitolo 23) Quindi opponendosi a questi primi cristiani dimostrarono di andare contro l’operato dello spirito di Dio.
SAULO DIVENTA DISCEPOLO
7. Che genere di vita condusse Paolo prima di divenire cristiano?
7 Ma non tutti si comportarono in questo modo. Saulo (che divenne conosciuto col suo nome romano Paolo) fece grandi cambiamenti nella sua vita. (Atti 13:9) Benché allevato sotto il patto della Legge e con il punto di vista dei Farisei, rinunciò alla sua rispettata posizione nella fede giudaica per essere perseguitato insieme ai primi cristiani. (Filip. 3:5, 6) Egli conosceva bene le conseguenze di questo cambiamento, tuttavia non esitò quando si convinse di quello che era giusto. Era un tempo di grande persecuzione contro la congregazione cristiana. Saulo stesso aveva portato “la desolazione” sui primi cristiani, invadendo una casa dopo l’altra e trascinando fuori uomini e donne per farli mettere in prigione. (Atti 8:1-3) Infatti, fu mentre era in viaggio per Damasco con alcune lettere del sommo sacerdote che lo autorizzavano a condurre prigionieri a Gerusalemme gli uomini e le donne che professavano il cristianesimo che ebbe luogo un avvenimento che mutò profondamente la sua vita. — Atti 9:1, 2.
8. Quale esperienza fece Paolo (o Saulo) quando conobbe la verità, e come reagì?
8 All’improvviso una luce celeste lo fece trasalire. “Caduto a terra, udì una voce dirgli: ‘Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?’ Egli disse: ‘Chi sei, Signore?’ Disse: ‘Io sono Gesù, che tu perseguiti’”. Ancora accecato dalla luce, Saulo fu condotto a Damasco. Dopo tre giorni un discepolo di nome Anania ricevette ordine di andare in suo aiuto. Ricevuta l’assicurazione che questa era la volontà del Signore, Anania gli disse: “Saulo, fratello, il Signore, il Gesù che ti apparve per la strada per cui venivi, mi ha mandato, affinché tu ricuperi la vista e sia ripieno di spirito santo”. Come avreste reagito di fronte a tale avvenimento? Vi sarebbe stato difficile fare un cambiamento, sapendo che probabilmente vi sareste attirati persecuzione e difficoltà, e la vostra famiglia vi avrebbe forse rinnegati? Nella mente di Saulo non ci fu nessun dubbio su quello che doveva fare, poiché leggiamo: “Immediatamente predicava nelle sinagoghe Gesù, che Questi è il Figlio di Dio”. — Atti 9:3-5, 17, 20.
UN ESEMPIO DI FEDE
9. (a) In che modo le esperienze di Paolo sono di incoraggiamento per i cristiani moderni? (b) A Damasco come sfuggì a stento quando cominciò a predicare il Cristo?
9 Considerando l’esempio di fede di Saulo, la sua perseveranza nella prova e la guida e la protezione che ricevette da Geova, siamo incoraggiati a superare le prove che si presentano ai veri cristiani in questa generazione. Pur sapendo che avrebbe avuto opposizione come l’avevano altri cristiani di quei giorni, Saulo non era il tipo da tornare indietro malgrado il fatto che il Signore avesse detto ad Anania: “Io gli mostrerò chiaramente quante cose debba soffrire per il mio nome”. Dopo aver trascorso alcuni giorni con i discepoli a Damasco, Saulo cominciò a predicare con zelo. Di conseguenza, non passò molto prima che i Giudei complottassero di ucciderlo e cominciassero a sorvegliare di giorno e di notte le porte della città per eliminarlo. Ma Geova non avrebbe permesso che questo suo “vaso eletto” fosse messo da parte con tanta facilità. (Atti 9:15, 16) Saulo venne a conoscenza del complotto e i suoi discepoli lo aiutarono a sfuggire alla trappola, facendolo scendere in un cesto da un’apertura nel muro. Per questo ex persecutore dei cristiani questo fu solo il principio di una vita avventurosa dedicata all’opera di predicazione.
10. In che modo l’esperienza che Saulo ebbe con Elima fu un segno di opposizione demonica?
10 Saulo e Barnaba furono scelti in modo speciale dallo spirito santo per compiere l’opera di annunciare la parola di Dio ai Giudei e ai non Giudei. Durante il loro primo viaggio missionario incontrarono un uomo descritto come falso profeta e stregone che era con il proconsole Sergio Paolo. Quando lo stregone Elima cominciò a ostacolare Saulo e Barnaba, tentando di impedire al proconsole di ascoltare il loro messaggio, Saulo (ora chiamato Paolo), pieno di spirito santo, gli chiese: “Non smetterai di pervertire le giuste vie di Geova?” Subito lo stregone divenne temporaneamente cieco. Come risultato, lo sbalordito proconsole ripose fede nelle cose che aveva viste e udite. — Atti 13:6-12.
11. (a) Perché, e in base a quale scrittura Paolo e Barnaba predicarono ai Gentili ad Antiochia e a Iconio? (b) Che cosa fecero dopo essere stati cacciati da queste città?
11 Paolo e Barnaba proseguirono il viaggio per Antiochia di Pisidia, dove diedero un’intrepida testimonianza agli abitanti della città. Quando i Giudei si adirarono per la loro predicazione inerente alla risurrezione di Gesù, i due uomini rivolsero la loro attenzione alle persone delle nazioni, citando le profetiche parole di Isaia: “Ti ho costituito come luce di nazioni, onde tu sia una salvezza fino all’estremità della terra”. (Atti 13:47) Udendo ciò, i Gentili dalla giusta disposizione si rallegrarono, ma la popolazione giudaica cacciò Paolo e Barnaba dalla città. Tuttavia essi continuarono per la loro via, pieni di gioia e di spirito santo. A Iconio, la successiva tappa, ebbero un’esperienza simile. Come risultato della loro predicazione, una grande moltitudine di Giudei e Greci divennero credenti, ma quelli che non accettarono il messaggio istigarono la popolazione, e poiché sia Giudei che Gentili erano decisi a far loro violenza ritennero necessario fuggire altrove per continuare a predicare la buona notizia.
12, 13. (a) Cosa accadde a Paolo a Listra? (b) Come mostrò Paolo di confidare in Geova?
12 A Listra, dopo che Paolo ebbe guarito un uomo zoppo dalla nascita, gli abitanti pensarono che i due uomini fossero dèi. Chiamarono Barnaba Zeus e chiamarono Paolo Ermes, siccome era quello che prendeva la direttiva nel parlare. Ma Paolo e Barnaba li trattennero, dicendo: “Uomini, perché fate queste cose? Anche noi siamo uomini e abbiamo le stesse infermità che avete voi, e vi dichiariamo la buona notizia”. (Atti 14:15) Verso quel tempo arrivarono Giudei da Antiochia e da Iconio che erano ancora sulle tracce di Paolo e, trovatolo, lo lapidarono e lo trascinarono fuori della città, immaginando che fosse morto. Ma Paolo, per immeritata benignità di Geova, sopravvisse alla prova, e il giorno dopo partì con Barnaba per Derbe, dove continuò la sua predicazione e fece molti discepoli.
13 Forse pensate: ‘Dopo tutto questo, io avrei rinunciato prima d’essere ucciso’. Ma non Paolo. Infatti, il racconto di Atti 14:21 narra che Paolo e Barnaba tornarono a Listra e a Iconio e ad Antiochia, dove avevano incontrato tanta opposizione, perché volevano rafforzare e incoraggiare i discepoli. Essi rammentarono loro: “Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni”. Quindi continuarono la loro opera di edificare le congregazioni e rafforzare quelli che avevano creduto in Geova. — Atti 14:22.
I COMPAGNI DI FEDE CAUSANO DISPUTE
14. Quale argomento presentarono alcuni, e come fu risolta la cosa?
14 Purtroppo, non erano solo gli oppositori in certi casi a causare problemi, ma anche i compagni di fede suscitavano dispute asserendo, ad esempio, che se i Gentili non si circoncidevano secondo l’usanza di Mosè, non potevano essere salvati. (Atti 15:1, 2) Dopo considerevole disaccordo su questo punto, si decise che Paolo e Barnaba e altri sottoponessero la cosa agli apostoli e agli anziani della congregazione centrale di Gerusalemme. Dopo avere udito la loro testimonianza e quella di Pietro e altri, che decisione presero? Di non turbare quelli delle nazioni che si volgevano a Dio, ma di imporre loro solo le cose necessarie, che si astenessero dalle cose contaminate per gli idoli e dalla fornicazione e dal sangue. — Atti 15:12-20.
15. A causa di quale situazione Paolo corresse Pietro?
15 Paolo difese fermamente la verità. Considerando la sua visita a Gerusalemme, dice che quando “falsi fratelli . . . s’insinuarono”, “a questi non cedemmo con sottomissione, no, nemmeno per un’ora, onde la verità della buona notizia rimanesse presso di voi”. Quando ad Antiochia anche Pietro simulò non mangiando o non associandosi con i suoi fratelli gentili per non offendere alcuni cristiani giudei in visita, Paolo ‘gli resisté a faccia a faccia, perché era condannato’. Egli spiegò ai Galati: “Io non respingo l’immeritata benignità di Dio; poiché se la giustizia è per mezzo della legge, Cristo effettivamente morì per nulla”. (Gal. 2:4, 5, 11, 21) Questo aiutò i Galati a capire che i cristiani sono dichiarati giusti mediante la fede in Cristo, non conformandosi alle opere della legge mosaica. Il patto della Legge era stato tolto di mezzo e ora era in vigore il nuovo patto. Benché alcuni fossero lenti a capirlo, Paolo non si scoraggiò per il loro ragionamento umano.
PAOLO NON SI SCORAGGIA PER L’OPPOSIZIONE
16. Come le prove di Paolo e Sila a Filippi si volsero in benedizione?
16 A Filippi, durante il suo secondo viaggio missionario, Paolo ebbe il piacere di far conoscere la verità a una venditrice di nome Lidia, che aprì il suo cuore alle cose dichiarate da Paolo e mostrò ospitalità a questi fratelli. Anche a Filippi Paolo ebbe problemi, questa volta da parte dei proprietari di una servitrice che aveva il potere della divinazione. Ella continuava a gridare di giorno in giorno: “Questi uomini sono schiavi dell’Iddio Altissimo, che vi proclamano la via della salvezza”. (Atti 16:17) Infine Paolo se ne stancò e, nel nome di Gesù, ordinò al demonio di uscire dalla ragazza. Quando i suoi padroni che avevano tratto profitto dalle sue predizioni videro che aveva perso la sua facoltà soprannaturale, condussero Paolo e Sila dinanzi ai magistrati per farli battere e imprigionare. Questo sarebbe bastato a scoraggiare molti, essere prima battuti e poi gettati in prigione, ma non Paolo e Sila. Il racconto ci dice che nel cuore della notte, mentre pregavano e lodavano Dio con cantici, all’improvviso ci fu un grande terremoto, che fece aprire le porte della prigione e sciolse i prigionieri. Anziché tentar di fuggire, Paolo rimase per tranquillizzare il carceriere il quale stava per uccidersi, e colse l’occasione per dichiarare a lui e alla sua famiglia la parola di Geova. Come risultato, quella stessa notte furono battezzati.
17. Come Paolo considerò le sue prove, e quale spirito mantenne?
17 Malgrado tutto questo, Paolo non si scoraggiò. Mantenne il giusto spirito. Infatti scrisse ai fratelli di Corinto: “Quando siamo oltraggiati, benediciamo; quando siamo perseguitati, sopportiamo; quando siamo diffamati, supplichiamo”. (1 Cor. 4:12, 13) Egli comprese la veracità delle parole di Gesù: “Lo schiavo non è maggiore del suo signore. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. (Giov. 15:20) Paolo considerò un privilegio sopportare prove per amore della buona notizia. — Filip. 1:27-30.
18. In che modo un argentiere ostacolò la predicazione di Paolo, ma cosa accadde infine?
18 Nel suo terzo viaggio missionario Paolo fu di nuovo ostacolato, questa volta dai fabbricanti di tempietti religiosi. Demetrio, un argentiere che traeva un guadagno dai tempietti della dea Artemide, avvertì la popolazione che Paolo insegnava che gli dèi fatti con mani non sono dèi e che presto l’occupazione dei fabbricanti di tempietti sarebbe caduta in discredito. Sorse un tumulto nella città, e solo con grande sforzo il cancelliere della città acquietò la popolazione e fece disperdere la folla. (Atti 19:23-41) Sì, la vita di Paolo fu minacciata e la sua fede fu provata più volte. — 2 Cor. 4:7-12; 6:3-10; 11:23-27.
19. Quale avvertimento ricevette Paolo, ma perché non si tirò indietro davanti alla minaccia di morte?
19 Infine, mentre Paolo era a Cesarea, il profeta Agabo lo avvertì che sarebbe stato legato a Gerusalemme e consegnato nelle mani di persone delle nazioni. Cosa avrebbe fatto Paolo? Sarebbe fuggito altrove? No, poiché disse: “Io son pronto non solo ad esser legato ma anche a morire in Gerusalemme per il nome del Signore Gesù”. (Atti 21:10-13) Qualsiasi cosa gli accadesse, egli pensava d’essere stato fedele nel suo incarico di servizio e d’essere “puro del sangue di tutti gli uomini”. — Atti 20:26.
20. A chi Paolo ebbe il privilegio di dare testimonianza, e come impiegò il tempo in prigione?
20 Com’era predetto, Paolo fu falsamente accusato nel tempio di Gerusalemme e trascinato fuori. Solo il pronto intervento del comandante militare romano ne impedì la morte. In seguito Paolo ebbe il privilegio di fare la propria difesa dinanzi alla suprema corte giudaica, il Sinedrio. Ma anche lì sorse un dissenso in merito al messaggio che dichiarava. Quella notte gli apparve un angelo e gli disse di farsi coraggio. Come aveva dato completa testimonianza a Gerusalemme così avrebbe reso testimonianza a Roma. (Atti 23:11) In seguito la causa di Paolo fu udita dal governatore Felice, poi dal suo successore, Porcio Festo, e infine, prima che lo mandassero a Roma, dal re Agrippa II. Rimase due anni sotto custodia, predicando a tutti quelli che andavano a visitarlo. Evidentemente fu dichiarato innocente e liberato dal Cesare Nerone. — 2 Tim. 4:16, 17.
21, 22. (a) Quale prova abbiamo che Paolo si attendeva la morte durante il suo secondo imprigionamento? (b) Perché Paolo ebbe tale forte fede?
21 Tuttavia, verso il 65 E.V. Paolo fu di nuovo messo in prigione a Roma. Durante questo imprigionamento scrisse la sua seconda lettera a Timoteo, dove fece capire che la sua morte era imminente. (2 Tim. 4:6-8) Probabilmente subì il martirio per mano di Nerone nel 66 E.V.
22 Non ci fu nessun dubbio sulla provata qualità della fede di Paolo. Egli ebbe buone ragioni per avere fede. Non solo era stato chiamato in modo miracoloso, ma aveva visto ripetutamente l’operato dello spirito di Dio nelle cose che ebbe il privilegio di fare e nell’intervento angelico a suo favore. Ma nonostante l’intenso odio di cui fu oggetto, sia da parte dei demòni che degli uomini, non permise che la sua fede vacillasse né si fece distogliere dall’opera per la quale era stato chiamato. Confidò nel Signore e nella speranza della risurrezione. — 1 Cor. 15:14, 21, 22.
23. Come sappiamo che Paolo non si vergognò della sua condotta?
23 Paolo non si vergognò della sua condotta. Infatti disse al re Agrippa: “Io desidererei verso Dio che . . . non solo tu ma anche tutti quelli che oggi mi odono divenissero tali quale son io, a eccezione di questi legami”. (Atti 26:28, 29; Rom. 1:16) Nonostante le prove subite, incoraggiò altri a seguire la stessa condotta. Ai fratelli di Corinto, scrisse: “Divenite miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo”. (1 Cor. 11:1) Non era il tipo da andare in cerca di guai o da provare piacere nelle difficoltà o nel martirio come se questo servisse a esaltarlo. Ma difese fermamente la verità. Scrivendo ai Tessalonicesi, si rallegrò che la buona notizia non fosse annunciata solo a parole, “ma anche con potenza e con spirito santo e forte convinzione . . . e voi diveniste imitatori nostri e del Signore, visto che accettaste la parola fra molta tribolazione con gioia dello spirito santo”. — 1 Tess. 1:5, 6.
24. Quali benedizioni si hanno dimostrando una fede simile a quella di Paolo?
24 Pochi di noi avranno mai tutte le prove che ebbe Paolo. Tuttavia possiamo dimostrare una fede simile alla sua. Possiamo ricordare le incoraggianti parole che disse agli Ebrei: “Ora noi non siamo di quelli che tornano indietro alla distruzione, ma di quelli che hanno fede per conservare in vita l’anima”. (Ebr. 10:38, 39) Sapendo che la provata qualità della nostra fede produce perseveranza, dovremmo essere imitatori di Paolo com’egli lo fu di Cristo Gesù. Con la nostra fedele perseveranza malgrado le prove che sopraggiungono, sappiamo che anche nel nostro caso la provata, durevole qualità della nostra fede sarà “causa di lode e gloria e onore alla rivelazione di Gesù Cristo”. — 1 Piet. 1:5-7, 9; Giac. 1:2, 3.
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Saulo di Tarso ‘non fu disubbidiente alla visione celeste’, ma divenne discepolo di Gesù e un esempio di fede e perseveranza. — Atti 26:19