-
Atti — Approfondimenti al capitolo 4Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
-
-
franchezza O “coraggio”, “assenza di paura”. Il termine greco parresìa può anche essere reso “fiducia” e “libertà di parola” (1Gv 5:14; nt.; At 28:31). Questo sostantivo e il verbo affine (parresiàzomai), spesso reso “parlare [o “predicare”, “dire”] con coraggio [o “liberamente”]”, ricorrono varie volte nel libro degli Atti e trasmettono una caratteristica che contraddistinse la predicazione dei primi cristiani (At 4:29, 31; 9:27, 28; 13:46; 14:3; 18:26; 19:8; 26:26).
illetterati Anche se il termine greco usato qui (agràmmatos) può significare “analfabeta”, in questo contesto si riferisce probabilmente a coloro che non erano stati istruiti nelle scuole rabbiniche. Sembra che nel I secolo la maggior parte degli ebrei sapesse leggere e scrivere, in parte perché le sinagoghe erano la sede di molte scuole. Come Gesù, però, Pietro e Giovanni non avevano studiato nelle scuole rabbiniche. (Confronta Gv 7:15.) L’élite religiosa dei giorni di Gesù riteneva che queste scuole fossero l’unico luogo in cui si poteva ricevere una formazione religiosa. Senza dubbio i sadducei e i farisei credevano che Pietro e Giovanni non fossero in grado di insegnare e spiegare la Legge. Inoltre, entrambi venivano dalla Galilea, regione i cui abitanti erano perlopiù contadini, pastori e pescatori. I capi religiosi e altri che erano originari di Gerusalemme e della Giudea evidentemente disprezzavano chi veniva dalla Galilea e consideravano Pietro e Giovanni “illetterati” e “comuni” (Gv 7:45-52; At 2:7). Ma Dio non li vedeva in quel modo (1Co 1:26-29; 2Co 3:5, 6; Gc 2:5). Prima di morire, Gesù aveva dato a loro e agli altri discepoli una preparazione e un addestramento considerevoli (Mt 10:1-42; Mr 6:7-13; Lu 8:1; 9:1-5; 10:1-42; 11:52). E dopo essere stato risuscitato, continuò a insegnare ai suoi discepoli per mezzo dello spirito santo (Gv 14:26; 16:13; 1Gv 2:27).
-