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“Ecco, questo è il nostro Dio!”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 1
“Ecco, questo è il nostro Dio!”
1, 2. (a) Quali domande vorreste fare a Dio? (b) Cosa chiese Mosè a Dio?
RIUSCITE a immaginare di fare una conversazione con Dio? Il solo pensiero vi spaventa: il Sovrano dell’universo sta parlando con voi! Sulle prime esitate, ma poi riuscite a dire qualcosa. Lui ascolta, risponde e vi fa persino sentire liberi di fargli qualsiasi domanda. A questo punto cosa vorreste chiedergli?
2 Molto tempo fa un uomo si trovò proprio in questa situazione. Si chiamava Mosè. Quello che decise di chiedere a Dio, però, potrebbe sorprendervi. Non fece domande riguardo a sé stesso, al proprio futuro o alla triste condizione dell’umanità. Preferì chiedere a Dio qual era il suo nome. Potrebbe sembrarvi strano, dato che Mosè conosceva già il nome di Dio. La sua domanda, quindi, doveva avere un significato più profondo. In effetti era la domanda più importante che Mosè potesse fare. La risposta riguarda tutti gli esseri umani. Può aiutarvi a fare un passo determinante per avvicinarvi a Dio. Come mai? Analizziamo questa straordinaria conversazione.
3, 4. Quali avvenimenti portarono alla conversazione tra Mosè e Dio, e quale fu la sostanza di quel dialogo?
3 Mosè aveva 80 anni. Aveva vissuto per 40 anni lontano dal suo popolo, gli israeliti, che erano schiavi in Egitto. Un giorno, mentre badava alle greggi del suocero, vide uno strano fenomeno. Un roveto era in fiamme, ma non si consumava. Continuava a bruciare, risplendendo come un faro sul pendio della montagna. Mosè si avvicinò per verificare. Che emozione quando una voce gli parlò dal fuoco! Tramite un portavoce angelico, Dio e Mosè conversarono a lungo. E, come forse sapete, lì Dio ordinò a Mosè, che era titubante, di abbandonare la sua vita pacifica e tornare in Egitto per liberare gli israeliti dalla schiavitù (Esodo 3:1-12).
4 In quel momento Mosè avrebbe potuto fare qualunque domanda a Dio. Ma notate cosa decise di chiedere: “Supponiamo che io vada dagli israeliti e dica loro: ‘L’Iddio dei vostri antenati mi ha mandato da voi’. E supponiamo che mi chiedano: ‘Qual è il suo nome?’ Che cosa devo rispondere?” (Esodo 3:13).
5, 6. (a) Quale semplice, fondamentale verità ci insegna la domanda di Mosè? (b) Cosa è stato fatto di riprovevole riguardo al nome di Dio? (c) Perché è così importante che Dio abbia rivelato il suo nome all’uomo?
5 Quella domanda ci insegna prima di tutto che Dio ha un nome. Non dobbiamo sottovalutare questa semplice verità. Eppure molti lo fanno. Il nome proprio di Dio è stato tolto da innumerevoli traduzioni della Bibbia e sostituito con titoli come “Signore” e “Dio”. Questa è una delle cose più tristi e riprovevoli che siano state fatte in nome della religione. Dopotutto, qual è la prima cosa che chiedete quando conoscete qualcuno? Non chiedete come si chiama? Lo stesso vale nel caso di Dio. Non è un essere innominato, distante, che non si può conoscere né comprendere. Benché invisibile, è una Persona reale e ha un nome: Geova.
6 Inoltre quando Dio rivela il suo nome dobbiamo attenderci qualcosa di grandioso ed emozionante: ci invita a conoscerlo. Desidera che facciamo la migliore scelta possibile nella nostra vita: quella di avvicinarci a lui. Però non si è limitato a dirci il suo nome, ci ha rivelato il tipo di persona che esso rappresenta.
Il significato del nome di Dio
7. (a) Cosa si ritiene che significhi il nome di Dio? (b) In realtà cosa voleva sapere Mosè quando chiese a Dio qual era il suo nome?
7 Geova stesso scelse il proprio nome, un nome ricco di significato. Si ritiene che “Geova” significhi “Egli fa divenire”. Non c’è nessun altro come lui in tutto l’universo, perché ha portato all’esistenza ogni cosa. Realizza tutti i suoi propositi e può anche far diventare i suoi imperfetti servitori qualsiasi cosa lui desideri. Questi sono pensieri che suscitano timore reverenziale. Ma il nome di Dio significa solo questo? Mosè evidentemente voleva saperne di più. Non era all’oscuro del fatto che Geova fosse il Creatore e di quale fosse il suo nome. In realtà il nome divino non era nuovo. Veniva usato da secoli. Senz’altro, chiedendo il nome di Dio, Mosè chiedeva in merito alla Persona rappresentata da quel nome. In realtà era come se dicesse: “Cosa posso dire di te al tuo popolo, gli israeliti, che edifichi la loro fede in te, che li convinca che li libererai veramente?”
8, 9. (a) Come rispose Geova alla domanda di Mosè, e cosa non è corretto nel modo in cui spesso è tradotta la Sua risposta? (b) Qual è il significato dell’espressione “Io Diverrò Ciò Che Scelgo Di Divenire”?
8 In risposta Geova rivelò un aspetto affascinante della sua personalità, relativo al significato del suo nome. Disse a Mosè: “Io Diverrò Ciò Che Scelgo Di Divenire” (Esodo 3:14). Molte traduzioni della Bibbia dicono: “Io sono colui che sono”. Tuttavia versioni accurate indicano che Dio non stava semplicemente affermando la propria esistenza. Piuttosto stava insegnando a Mosè, e per estensione a tutti noi, che avrebbe scelto di divenire qualunque cosa occorresse per adempiere le sue promesse. Una traduzione rende appropriatamente questo versetto: “Io diventerò tutto ciò che vorrò”. Un esperto di ebraico biblico spiega la frase in questo modo: “Qualunque sia la situazione o la necessità [...], Dio ‘diventerà’ la soluzione di questa necessità”.
9 Cosa significava questo per gli israeliti? Qualunque ostacolo avessero incontrato, per quanto difficile potesse essere la situazione in cui si sarebbero trovati, Geova Dio sarebbe diventato qualsiasi cosa occorresse per liberarli dalla schiavitù e portarli nella Terra Promessa. Sicuramente questo nome ispirava fiducia in lui. Può fare la stessa cosa per noi oggi (Salmo 9:10). Perché?
10, 11. In che modo il nome di Geova ci invita a pensare a lui come al più versatile e al miglior Padre che si possa immaginare? Fate esempi.
10 Facciamo un esempio. I genitori sanno che devono essere versatili e adattabili nel prendersi cura dei figli. Durante la giornata un genitore può dover fare l’infermiere, il cuoco, l’insegnante, il giudice e molte altre cose. Molti sono oberati dai molteplici ruoli che devono sostenere. Si accorgono dell’assoluta fiducia che ripongono in loro i bambini, i quali non hanno il minimo dubbio che papà e mamma possano farli stare meglio quando si fanno male, placare tutte le liti, riparare qualsiasi giocattolo rotto e rispondere a qualunque domanda sorga nella loro mente avida di sapere. Alcuni genitori non si sentono all’altezza, e a volte sono scoraggiati a motivo dei propri limiti. Si sentono terribilmente inadatti ad assolvere molti di questi ruoli.
11 Anche Geova è un genitore amorevole. E, pur rispettando le sue norme perfette, non c’è niente che non possa diventare per prendersi cura dei suoi figli terreni nel miglior modo possibile. Quindi il suo nome, Geova, ci fa pensare a lui come al miglior Padre che si possa immaginare (Giacomo 1:17). Mosè e tutti gli altri israeliti fedeli constatarono ben presto che Geova è fedele al suo nome. Osservarono con timore reverenziale quando diventò un Comandante militare imbattibile, il Padrone di tutte le forze della natura, un impareggiabile Legislatore, Giudice e Architetto, colui che provvedeva cibo e acqua, colui che faceva in modo che abiti e calzature non si consumassero, e altro ancora.
12. In che modo l’atteggiamento del faraone nei confronti di Geova differiva da quello di Mosè?
12 Così Dio ha fatto conoscere il suo nome, ha rivelato aspetti affascinanti relativi alla Persona rappresentata da quel nome e ha pure dimostrato che ciò che dice di sé corrisponde a verità. È indiscutibile che Dio vuole che lo conosciamo. Cosa faremo? Mosè voleva conoscere Dio. Questo intenso desiderio determinò il corso della sua vita e lo fece essere molto vicino al suo Padre celeste (Numeri 12:6-8; Ebrei 11:27). Purtroppo pochi suoi contemporanei ebbero lo stesso desiderio. Quando Mosè menzionò il nome di Geova al faraone, quel superbo monarca egiziano replicò: “Chi è Geova?” (Esodo 5:2). Il faraone non voleva conoscere meglio Geova. Anzi respinse cinicamente l’Iddio di Israele considerandolo poco importante, del tutto trascurabile. Questo atteggiamento oggi è molto comune e impedisce di capire una delle verità più importanti: Geova è il Sovrano Signore.
Il Sovrano Signore Geova
13, 14. (a) Perché nella Bibbia vengono attribuiti molti titoli a Geova, e quali sono alcuni? (Vedi il riquadro a pagina 14. (b) Perché solo Geova ha il diritto di essere chiamato “Sovrano Signore”?
13 Geova è così versatile, così adattabile, che nelle Scritture gli vengono attribuiti svariati titoli. Questi non prendono il posto del suo nome, ma ci insegnano qualcos’altro su ciò che il suo nome rappresenta. Per esempio è chiamato “Sovrano Signore Geova” (2 Samuele 7:22). Questo titolo illustre, che ricorre centinaia di volte nella Bibbia, descrive la posizione di Geova. Lui solo ha il diritto di governare tutto l’universo. Vediamo perché.
14 Essendo il Creatore, Geova è unico. Rivelazione (Apocalisse) 4:11 dice: “Tu sei degno, Geova, nostro Dio, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà esse esistono e sono state create!” Queste parole solenni non potrebbero applicarsi a nessun altro essere. Tutto nell’universo deve la sua esistenza a Geova. Senza dubbio Geova è degno dell’onore, della potenza e della gloria che giustamente spettano al Sovrano Signore e Creatore di ogni cosa.
15. Perché Geova è chiamato “Re d’eternità”?
15 Un altro titolo rivolto esclusivamente a Geova è “Re d’eternità” (1 Timoteo 1:17; Rivelazione 15:3). Cosa significa? Per la nostra mente limitata è difficile comprenderlo, ma Geova è eterno sia guardando al passato che guardando al futuro. Salmo 90:2 dice: “Da sempre e per sempre, tu sei Dio”. Quindi Geova non ha avuto principio: è sempre esistito. Giustamente è definito “l’Antico di Giorni”: esiste dall’eternità, da prima che chiunque o qualunque altra cosa nell’universo venisse all’esistenza (Daniele 7:9, 13, 22). Chi può legittimamente mettere in dubbio il suo diritto di essere il Sovrano Signore?
16, 17. (a) Perché non possiamo vedere Geova, e perché questo non dovrebbe sorprenderci? (b) In che senso Geova è più reale di qualsiasi cosa possiamo vedere o toccare?
16 Eppure qualcuno mette effettivamente in dubbio questo diritto, come fece il faraone. Il problema sta in parte nel fatto che gli uomini danno troppa importanza a quello che vedono con i loro occhi. Noi non possiamo vedere il Sovrano Signore. È un essere spirituale, invisibile agli occhi umani (Giovanni 4:24). Inoltre sarebbe fatale per un essere umano in carne e ossa trovarsi alla diretta presenza di Geova Dio. Lui stesso disse a Mosè: “Non puoi vedere la mia faccia, perché nessun uomo può vedermi e vivere” (Esodo 33:20; Giovanni 1:18).
17 Questo non dovrebbe stupirci. Mosè vide solo parte della gloria di Geova, evidentemente tramite un rappresentante angelico. Con quale effetto? In seguito per qualche tempo la pelle del volto di Mosè ‘sfolgorò’. Gli israeliti avevano persino paura di guardarlo in faccia (Esodo 33:21-23; 34:5-7, 29, 30). Sicuramente, dunque, nessun essere umano potrebbe contemplare il Sovrano Signore in tutta la sua gloria. Questo significa che è meno reale di ciò che possiamo vedere e toccare? No, riconosciamo prontamente la realtà di molte cose che non possiamo vedere: il vento, le onde radio e i pensieri, per esempio. Inoltre Geova è immutabile; il passare del tempo, persino di innumerevoli miliardi di anni, non influisce minimamente su di lui. In questo senso è molto più reale di qualsiasi cosa possiamo toccare o vedere, poiché la materia è soggetta a invecchiare e a deteriorarsi (Matteo 6:19). Ma dovremmo pensare che sia semplicemente una forza impersonale e astratta o una vaga Causa Prima? Vediamo.
Dio ha una personalità
18. Quale visione ebbe Ezechiele, e cosa rappresentano le quattro facce delle “creature viventi” vicine a Geova?
18 Anche se non possiamo vedere Dio, nella Bibbia ci sono brani entusiasmanti che ci permettono di farci un’idea di cosa accade nel cielo stesso. Il primo capitolo di Ezechiele ne è un esempio. Ezechiele ebbe una visione in cui la parte celeste dell’organizzazione universale di Geova gli apparve come un immenso carro. Particolarmente solenne è la descrizione delle potenti creature spirituali che stanno vicino a Geova (Ezechiele 1:4-10). Queste “creature viventi” collaborano strettamente con Geova e il loro aspetto ci dice qualcosa di importante riguardo al Dio che servono. Ciascuna ha quattro facce: di toro, di leone, d’aquila e d’uomo. Queste, a quanto pare, rappresentano quattro qualità che costituiscono la base della meravigliosa personalità di Geova (Rivelazione 4:6-8, 10).
19. Quale qualità è rappresentata (a) dalla faccia di toro? (b) dalla faccia di leone? (c) dalla faccia d’aquila? (d) dalla faccia d’uomo?
19 Nella Bibbia il toro spesso rappresenta la potenza, e giustamente, dato che è un animale straordinariamente forte. Il leone, invece, spesso raffigura la giustizia, poiché la vera giustizia richiede coraggio, qualità per cui i leoni sono proverbiali. Le aquile sono ben note per la vista acuta, dato che vedono anche oggetti molto piccoli a centinaia di metri di distanza. Quindi la faccia d’aquila ben raffigura la lungimirante sapienza di Dio. E la faccia d’uomo? L’uomo, fatto a immagine di Dio, riflette in modo unico la più importante qualità di Dio: l’amore (Genesi 1:26). Questi aspetti della personalità di Geova — potenza, giustizia, sapienza e amore — sono menzionati così spesso nella Bibbia che si possono considerare le sue qualità principali.
20. Dobbiamo temere che la personalità di Geova sia cambiata, e perché rispondiamo così?
20 Dovremmo temere che Dio sia cambiato nelle migliaia di anni da che fu descritto nella Bibbia? No, la personalità di Dio non muta. Egli ci dice: “Io sono Geova; non cambio” (Malachia 3:6). Anziché cambiare arbitrariamente, Geova si rivela un Padre ideale nel modo in cui reagisce a ogni situazione. Manifesta gli aspetti della sua personalità che sono più appropriati. Di tutte le qualità di Dio, quella predominante è l’amore, che permea tutto quello che fa. Dio esercita potenza, giustizia e sapienza in modo amorevole. Difatti la Bibbia dice qualcosa di straordinario a proposito di Dio e di questa qualità. Dice: “Dio è amore” (1 Giovanni 4:8). Notate che non dice che Dio ha amore o che Dio è amorevole, ma che Dio è amore. L’amore, la sua essenza stessa, lo motiva in tutto quello che fa.
“Ecco, questo è il nostro Dio!”
21. Di cosa ci renderemo conto man mano che conosceremo meglio le qualità di Geova?
21 Avete mai visto un bambino indicare suo padre agli amichetti e dire con sincera gioia e orgoglio: “Questo è il mio papà”? Gli adoratori di Geova Dio hanno ogni ragione di provare gli stessi sentimenti nei suoi confronti. La Bibbia predice il tempo in cui le persone fedeli esclameranno: “Ecco, questo è il nostro Dio!” (Isaia 25:8, 9). Più capirete a fondo le qualità di Geova, più vi renderete conto di avere il miglior Padre che si possa immaginare.
22, 23. In che modo la Bibbia descrive il nostro Padre celeste, e come sappiamo che egli vuole che gli siamo vicini?
22 Questo Padre non è freddo, distaccato o distante, malgrado quello che hanno insegnato alcuni religiosi e filosofi austeri. Difficilmente ci sentiremmo attratti da un Dio freddo, e la Bibbia non descrive come tale il nostro Padre celeste. Al contrario, lo definisce il “felice Dio” (1 Timoteo 1:11). Egli prova sentimenti sia forti che teneri. Riguardo a un tempo in cui le sue creature intelligenti stavano violando le norme che lui aveva stabilito per il loro bene, leggiamo che Dio ‘si rattristò nel suo cuore’ (Genesi 6:6; Salmo 78:41). Invece, quando agiamo in modo saggio secondo la sua Parola, ‘rallegriamo il suo cuore’ (Proverbi 27:11).
23 Il nostro Padre celeste vuole che gli siamo vicini. La sua Parola ci incoraggia a ‘cercare Dio, anche andando a tastoni, e a trovarlo, benché in realtà non sia lontano da ognuno di noi’ (Atti 17:27). Com’è possibile, però, che semplici esseri umani si avvicinino al Sovrano Signore dell’universo?
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È davvero possibile ‘avvicinarsi a Dio’?Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 2
È davvero possibile ‘avvicinarsi a Dio’?
1, 2. (a) Cosa potrebbe sembrare improbabile a molti, ma cosa ci assicura la Bibbia? (b) Di quale intima amicizia godette Abraamo, e perché?
COSA pensereste se il Creatore del cielo e della terra dicesse di voi: “Questo è mio amico”? A molti potrebbe sembrare impossibile. Dopotutto come potrebbe un semplice essere umano stringere un’amicizia con Geova Dio? Eppure la Bibbia ci assicura che possiamo davvero avvicinarci a Dio.
2 Nell’antichità il patriarca Abraamo godette di una simile amicizia. Geova lo definì suo “amico” (Isaia 41:8). Sì, lo considerava davvero un amico. Abraamo godette di questa intima amicizia perché “ripose fede in Geova” (Giacomo 2:23). Anche oggi Geova cerca le opportunità per stringere un’amicizia con quelli che lo servono e per esprimere loro il suo amore (Deuteronomio 10:15). La sua Parola esorta: “Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi” (Giacomo 4:8). Queste parole costituiscono sia un invito che una promessa.
3. Che invito ci fa Geova, e con quale promessa è collegato?
3 Geova ci invita ad avvicinarci a lui. È pronto ad accoglierci come amici e desidera farlo. Al tempo stesso promette che, se facciamo i passi per avvicinarci a lui, farà la stessa cosa: si avvicinerà a noi. Così potremo avere l’onore di diventare suoi “intimi amici” (Salmo 25:14). L’espressione usata qui fa pensare a una conversazione confidenziale con un amico speciale.
4. Come descrivereste un amico intimo, e in che modo Geova dimostra di essere un amico del genere per chi si avvicina a lui?
4 Avete un amico intimo con cui vi potete confidare? Un amico del genere si interessa di voi. Vi potete fidare di lui, perché si è dimostrato leale. La vostra gioia aumenta quando parlate con lui. Il suo orecchio comprensivo alleggerisce il peso dei vostri dispiaceri. Anche quando sembra che nessuno vi capisca, lui vi capisce. In modo simile, quando vi avvicinate a Dio, avete un Amico speciale che vi apprezza davvero, si interessa veramente di voi e vi capisce pienamente (Salmo 103:14; 1 Pietro 5:7). Gli confidate i sentimenti più intimi, perché sapete che è leale con chi è leale con lui (Salmo 18:25). Comunque si può avere questa privilegiata amicizia con Dio solo perché lui l’ha resa possibile.
Geova ha aperto la via
5. Cosa ha fatto Geova affinché potessimo avvicinarci a lui?
5 Se dipendesse da noi, essendo peccatori non potremmo mai avvicinarci a Dio (Salmo 5:4). “Ma Dio ci raccomanda il suo amore: infatti mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi”, scrisse l’apostolo Paolo (Romani 5:8). Sì, Geova dispose che Gesù desse “la sua vita come riscatto in cambio di molti” (Matteo 20:28). Riponendo fede in questo sacrificio di riscatto possiamo avvicinarci a Dio. Poiché Dio “per primo ci ha amato”, ha posto le basi perché facessimo amicizia con lui (1 Giovanni 4:19).
6, 7. (a) Come sappiamo che Geova non è un Dio che si nasconde, che non si fa conoscere? (b) In quali modi Geova si è rivelato?
6 Geova ha fatto di più: si è rivelato a noi. Qualsiasi amicizia stretta si basa sul conoscere davvero una persona, apprezzarne le qualità e il comportamento. Se Geova fosse un Dio che si nasconde, che non si fa conoscere, non potremmo mai avvicinarci a lui. Tuttavia, anziché nascondersi, vuole che lo conosciamo (Isaia 45:19). Inoltre ciò che rivela di sé è a disposizione di tutti, anche di chi potrebbe essere considerato poco importante secondo i criteri del mondo (Matteo 11:25).
Geova si è rivelato tramite le sue opere creative e la sua Parola scritta
7 In che modo Geova si è rivelato? Le sue opere creative fanno conoscere certi aspetti della sua personalità: l’immensità della sua potenza, la profondità della sua sapienza, la vastità del suo amore (Romani 1:20). Geova, però, non si rivela solo tramite ciò che ha creato. Essendo il massimo esempio nel comunicare, si è rivelato anche tramite la sua Parola, la Bibbia.
Come Geova si rivela nella sua Parola
8. Perché si può dire che la Bibbia stessa è una prova dell’amore di Geova per noi?
8 La Bibbia stessa è una prova dell’amore di Geova per noi. Nella sua Parola egli si rivela in termini che possiamo comprendere, e ciò dimostra non solo che ci ama, ma anche che desidera che lo conosciamo e lo amiamo. Quello che leggiamo in questo libro prezioso ci permette di avvicinarci a lui (Salmo 1:1-3). Esaminiamo alcuni modi incoraggianti in cui Geova si rivela nella sua Parola.
9. Quali sono alcune dichiarazioni dirette della Bibbia che descrivono le qualità di Dio?
9 Le Scritture contengono molte dichiarazioni dirette che descrivono le qualità di Dio. Eccone alcune. “Geova ama la giustizia” (Salmo 37:28). Dio “è grande in potenza” (Giobbe 37:23). “‘Sono leale’, dichiara Geova” (Geremia 3:12). “Egli è saggio di cuore” (Giobbe 9:4). È un “Dio misericordioso e compassionevole, che è paziente e abbonda in amore leale e verità” (Esodo 34:6). “Tu sei buono, o Geova, e pronto a perdonare” (Salmo 86:5). E, come si è accennato nel capitolo precedente, una qualità è predominante: “Dio è amore” (1 Giovanni 4:8). Riflettendo su queste piacevoli qualità, non vi sentite attratti da questo incomparabile Dio?
10, 11. (a) Per aiutarci ad avere un’idea più chiara della sua personalità, cosa ha incluso Geova nella sua Parola? (b) Quale esempio biblico ci aiuta a immaginare la potenza di Dio all’opera?
10 Oltre a dirci quali sono le sue qualità, Geova ha amorevolmente incluso nella sua Parola esempi di come le ha manifestate, e questi esempi ci aiutano a farci un’idea più chiara dei vari aspetti della sua personalità. Questo a sua volta ci aiuta ad avvicinarci a lui. Facciamo un esempio.
La Bibbia ci aiuta ad avvicinarci a Geova
11 Una cosa è leggere che Dio ha una “straordinaria potenza” (Isaia 40:26). Una cosa ben diversa è leggere di come liberò la nazione di Israele attraverso il Mar Rosso e poi la sostenne per 40 anni nel deserto. Potete immaginare le ondeggianti acque che si dividono. Potete raffigurarvi la nazione — forse in tutto tre milioni di persone — che cammina sul fondo del mare asciutto e le acque rapprese che si ergono come pareti massicce da entrambi i lati (Esodo 14:21; 15:8). Potete vedere la dimostrazione della protezione di Dio nel deserto. Dalla roccia esce acqua. Sul terreno compare cibo simile a semi bianchi (Esodo 16:31; Numeri 20:11). Qui Geova non rivela solo che ha potenza, ma anche che la usa a favore del suo popolo. Non è rassicurante sapere che le nostre preghiere ascendono a un Dio potente che “è il nostro rifugio e la nostra forza, un aiuto che si trova prontamente nelle difficoltà”? (Salmo 46:1).
12. In che modo Geova ci aiuta a “vederlo” usando termini che possiamo capire?
12 Geova, che è uno Spirito, ha fatto ancora dell’altro per aiutarci a conoscerlo. Noi esseri umani siamo legati alla realtà visibile e perciò non possiamo penetrare con lo sguardo nel reame spirituale. Una descrizione di Dio in termini spirituali sarebbe come cercare di spiegare i particolari del nostro aspetto, per esempio il colore degli occhi o le lentiggini, a una persona nata cieca. Invece Geova ci aiuta benignamente a “vederlo” usando termini che possiamo capire. A volte ricorre a metafore e similitudini, paragonandosi a cose che conosciamo, o addirittura si descrive come se avesse certe caratteristiche umane.a
13. Come viene descritto Geova in Isaia 40:11, e come influisce su di noi questa descrizione?
13 Notate la descrizione di Geova che si trova in Isaia 40:11: “Come un pastore, si prenderà cura del suo gregge. Con il suo braccio radunerà gli agnelli, e li porterà sul petto”. Qui Geova è paragonato a un pastore che solleva con “il suo braccio” degli agnelli. Ciò indica la capacità di Dio di proteggere e sostenere i suoi servitori, anche i più vulnerabili. Possiamo sentirci al sicuro tra le sue forti braccia, poiché se gli siamo leali non ci abbandonerà mai (Romani 8:38, 39). Il grande Pastore porta gli agnelli “sul petto”, espressione che si riferisce alle ampie pieghe della parte superiore dell’abito, in cui il pastore a volte portava un agnellino appena nato. Così ci viene assicurato che Geova ci ama e ha tenera cura di noi. È solo naturale volergli stare vicino.
‘Il Figlio lo vuole rivelare’
14. Perché si può dire che il modo più chiaro in cui Geova si rivela è tramite Gesù?
14 Nella sua Parola, il modo più chiaro in cui Geova si rivela è tramite il Figlio diletto, Gesù. Nessuno potrebbe rispecchiare meglio il pensiero e i sentimenti di Dio o farcelo conoscere più vividamente di Gesù. Dopotutto, il Figlio primogenito esisteva accanto al Padre prima che le altre creature spirituali e l’universo fisico fossero creati (Colossesi 1:15). Gesù conosceva profondamente Geova. Perciò poté dire: “Nessuno conosce chi è il Figlio se non il Padre; e nessuno conosce chi è il Padre se non il Figlio e coloro ai quali il Figlio lo voglia rivelare” (Luca 10:22). Quando era sulla terra come uomo, Gesù fece conoscere il Padre in due modi importanti.
15, 16. Quali sono due modi in cui Gesù fece conoscere il Padre?
15 Primo, gli insegnamenti di Gesù ci aiutano a conoscere il Padre. Gesù descrisse Geova in modi che toccano il cuore. Ad esempio, per spiegare che Geova accoglie misericordiosamente i peccatori pentiti, lo paragonò a un padre comprensivo che, commosso alla vista del figlio prodigo che ritorna, gli corre incontro, lo abbraccia e lo bacia affettuosamente (Luca 15:11-24). Gesù inoltre descrisse Geova come un Dio che ‘attira’ le persone dal cuore retto perché le ama singolarmente (Giovanni 6:44). Sa perfino quando cade a terra un minuscolo passero. “Non abbiate paura”, spiegò Gesù, “voi valete più di molti passeri” (Matteo 10:29, 31). Non possiamo fare a meno di sentirci attratti da un Dio così amorevole.
16 Secondo, l’esempio di Gesù ci mostra com’è Geova. Gesù rispecchiò in maniera così perfetta le qualità del Padre che poté dire: “Chi ha visto me ha visto anche il Padre” (Giovanni 14:9). Perciò quando leggiamo di Gesù nei Vangeli — i sentimenti che manifestava e come trattava gli altri — in un certo senso vediamo un ritratto vivente del Padre. Geova non avrebbe potuto rivelarci in maniera più chiara le sue qualità. Perché?
17. Spiegate cosa ha fatto Geova per aiutarci a capire com’è.
17 Facciamo un esempio. Immaginate di dover spiegare cos’è la benignità. Potreste definirla a parole. Ma se poteste indicare qualcuno che compie effettivamente una buona azione e dire: “Questo è un esempio di benignità”, la parola “benignità” assumerebbe maggior significato e diventerebbe più facile da capire. Geova ha fatto qualcosa di simile per aiutarci a capire com’è. Oltre a descriversi a parole, ci ha fornito l’esempio vivente del Figlio. In Gesù si vedono manifeste le qualità di Geova. Attraverso le descrizioni che i Vangeli fanno di Gesù, in effetti Geova dice: “Io sono così”. In che modo gli scritti ispirati descrivono Gesù quando era sulla terra?
18. In che modo Gesù manifestò potenza, giustizia e sapienza?
18 Gesù manifestò in maniera eccellente le quattro principali qualità di Dio. Aveva potere sulle malattie, sulla fame e persino sulla morte. Eppure, a differenza degli uomini egoisti che abusano del potere, non si servì mai del potere miracoloso a proprio beneficio o per nuocere ad altri (Matteo 4:2-4). Amava la giustizia. Vedendo che mercanti sleali sfruttavano il popolo gli si riempì il cuore di giusta indignazione (Matteo 21:12, 13). Trattava con imparzialità i poveri e gli oppressi, aiutandoli a ‘trovare ristoro’ (Matteo 11:4, 5, 28-30). C’era impareggiabile sapienza negli insegnamenti di Gesù, che era “più di Salomone” (Matteo 12:42). Ma Gesù non ostentò mai la sua sapienza. Le sue parole toccavano il cuore della gente comune, perché i suoi insegnamenti erano chiari, semplici e pratici.
19, 20. (a) In che modo Gesù fu uno straordinario esempio di amore? (b) Quando leggiamo di Gesù e riflettiamo sul suo esempio, cosa non dobbiamo dimenticare?
19 Gesù fu uno straordinario esempio di amore. Durante tutto il suo ministero manifestò amore in molti modi, mostrando per esempio empatia e compassione. Non poteva veder soffrire gli altri senza provare pietà. Molte volte la sensibilità verso i bisogni altrui lo spinse ad agire (Matteo 14:14). Pur guarendo i malati e cibando gli affamati, Gesù mostrò compassione in un modo ben più importante. Aiutò altri a conoscere, accettare e amare la verità riguardo al Regno di Dio, che recherà benefìci permanenti all’umanità (Marco 6:34; Luca 4:43). Soprattutto, Gesù mostrò amore altruistico cedendo volontariamente la sua vita a favore di altri (Giovanni 15:13).
20 È forse strano che persone di ogni età e condizione si sentissero attratte da un uomo così affettuoso e profondamente sensibile? (Marco 10:13-16). Comunque, quando leggiamo di Gesù e riflettiamo sul suo esempio vivente, non dimentichiamo mai che nel Figlio possiamo vedere un chiaro riflesso del Padre (Ebrei 1:3).
Un valido aiuto
21, 22. Cosa comporta il cercare Geova, e cosa contiene questo libro per aiutarci a farlo?
21 Rivelandosi così chiaramente nella sua Parola, Geova non lascia dubbi sul fatto che vuole che gli siamo vicini. Allo stesso tempo, però, non ci costringe a essere in buoni rapporti con lui. Sta a noi cercare Geova “mentre lo si può trovare” (Isaia 55:6). Per cercarlo bisogna conoscerne le qualità e il modo di agire come ce li rivela la Bibbia. Il libro che state leggendo si propone di aiutarvi a fare proprio questo.
22 Noterete che è diviso in quattro parti corrispondenti alle quattro principali qualità di Geova: potenza, giustizia, sapienza e amore. Ogni parte inizia con una trattazione generale della qualità. I capitoli successivi spiegano come Geova la manifesta nei suoi vari aspetti. Ogni parte contiene anche un capitolo che mostra come Gesù fu un esempio al riguardo e un capitolo che esamina come noi possiamo rispecchiare questa qualità nella nostra vita.
23, 24. (a) Spiegate la funzione del riquadro “Punti su cui meditare”. (b) In che modo la meditazione ci aiuta ad avvicinarci sempre più a Dio?
23 A iniziare da questo capitolo c’è un riquadro intitolato “Punti su cui meditare”. Per esempio, guardate quello a pagina 24. I versetti citati e le domande non servono per ripassare il capitolo. Piuttosto hanno lo scopo di aiutarvi a riflettere su altri aspetti importanti dell’argomento. Come potete servirvene in modo efficace? Cercate ogni versetto indicato e leggetelo con attenzione. Poi riflettete sulla domanda che segue. Soffermatevi sulla risposta. Potreste fare qualche ricerca. Ponetevi qualche ulteriore domanda: “Cosa mi dicono di Geova queste informazioni? Come influiscono sulla mia vita? Come posso usarle per aiutare altri?”
24 Una meditazione del genere ci può aiutare ad avvicinarci sempre più a Geova. Perché? La Bibbia associa la meditazione al cuore (Salmo 19:14). Se riflettiamo con sincera gratitudine su quello che impariamo riguardo a Dio, le informazioni penetrano nel nostro cuore simbolico, influendo sul nostro modo di pensare, stimolando i nostri sentimenti e infine spingendoci all’azione. Il nostro amore per Dio aumenta e questo amore, a sua volta, ci spinge a voler piacere a lui, il nostro Amico più caro (1 Giovanni 5:3). Per stringere una relazione del genere, dobbiamo conoscere le qualità e il modo di agire di Geova. Prima, però, consideriamo un aspetto della personalità di Dio che fornisce una ragione fondamentale per avvicinarsi a lui: la santità.
a Per esempio, la Bibbia parla di faccia, occhi, orecchi, narici, bocca, braccia e piedi di Dio (Salmo 18:15; 27:8; 44:3; Isaia 60:13; Matteo 4:4; 1 Pietro 3:12). Queste espressioni non vanno prese alla lettera, non più di termini come “la Roccia” o “uno scudo” riferiti a Geova (Deuteronomio 32:4; Salmo 84:11).
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“Santo, santo, santo è Geova”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 3
“Santo, santo, santo è Geova”
1, 2. Che visione ebbe il profeta Isaia, e cosa ci insegna questa riguardo a Geova?
ISAIA fu pervaso da timore reverenziale davanti alla scena che gli si presentò: una visione di Dio. Sembrava così reale! In seguito scrisse che effettivamente ‘aveva visto Geova’ sul suo eccelso trono. L’ampia veste di Geova riempiva l’immenso tempio di Gerusalemme (Isaia 6:1, 2).
2 Isaia fu impressionato anche da ciò che udì: un canto così possente da far tremare il tempio sino alle fondamenta. Proveniva dai serafini, creature spirituali di altissimo rango. Il loro canto potente esprimeva vera e propria maestà: “Santo, santo, santo è Geova degli eserciti! L’intera terra è piena della sua gloria” (Isaia 6:3, 4). Ripetendo tre volte la parola “santo” le veniva data particolare enfasi, e giustamente, poiché Geova è santo al grado superlativo (Rivelazione 4:8). In tutta la Bibbia si dà risalto alla santità di Geova. In centinaia di versetti il suo nome è collegato alle parole “santo” e “santità”.
3. In che modo opinioni errate circa la santità di Geova inducono molti ad allontanarsi anziché avvicinarsi a lui?
3 Evidentemente, dunque, una delle cose principali che Geova vuole farci capire di sé è che è santo. Eppure questa idea lascia perplessi molti. Alcuni associano erroneamente la santità all’ipocrisia o alla santocchieria. Altri, che lottano con un’opinione negativa di sé stessi, potrebbero trovare la santità di Dio più scoraggiante che attraente. Forse temono di non poter mai essere degni di avvicinarsi a questo Dio santo. Perciò molti si allontanano da Dio a motivo della sua santità. Questo è triste, dato che la santità di Dio in realtà è una ragione fondamentale per avvicinarsi a lui. Perché? Prima di rispondere, esaminiamo cos’è la vera santità.
Cos’è la santità?
4, 5. (a) Cos’è la santità, e cosa non è? (b) Sotto quali due aspetti importanti Geova è “separato”?
4 Il fatto che Dio sia santo non significa che sia eccessivamente soddisfatto di sé, superbo o sprezzante. Al contrario, egli odia simili caratteristiche (Proverbi 16:5; Giacomo 4:6). Allora, cosa significa realmente la parola “santo”? Nell’ebraico biblico deriva da un termine che significa “separato”. Nell’adorazione “santo” si riferisce a ciò che è separato dall’uso comune, a ciò che è considerato sacro. Santità inoltre rende chiaramente l’idea di pulizia e purezza. Come si applica questo termine a Geova? Significa che lui è “separato”, molto lontano da noi esseri umani imperfetti?
5 Niente affatto. Geova, “il Santo d’Israele”, rassicurò gli israeliti del fatto che, anche se erano peccatori, dimorava “in mezzo” a loro (Isaia 12:6; Osea 11:9). Quindi la sua santità non lo rende distante. In che senso, allora, è “separato”? Sotto due aspetti importanti. Primo, è separato da tutto il creato in quanto lui solo è l’Altissimo. La sua purezza è assoluta e infinita (Salmo 40:5; 83:18). Secondo, Geova è completamente separato da ogni peccaminosità, e questo è un pensiero confortante. Perché?
6. Perché possiamo trovare conforto nell’assoluta estraneità di Geova a ciò che è peccaminoso?
6 Viviamo in un mondo in cui la vera santità è rara. Tutto nella società umana estraniata da Dio è in qualche modo contaminato, macchiato dal peccato e dall’imperfezione. Tutti dobbiamo combattere contro il peccato dentro di noi. E tutti, se non stiamo in guardia, rischiamo di essere sopraffatti dal peccato (Romani 7:15-25; 1 Corinti 10:12). Geova non corre nessun pericolo del genere. Essendo completamente estraneo a ciò che è peccaminoso, non sarà mai macchiato dalla benché minima traccia di peccato. Questo ci dà ulteriore motivo di credere che Geova sia il Padre ideale, poiché è assolutamente degno di fiducia. A differenza di molti padri umani peccatori, Geova non abbandonerà mai i suoi figli fedeli, non diventerà mai corrotto, dissoluto o crudele. A motivo della sua santità una cosa del genere è assolutamente impossibile. Geova a volte ha persino giurato sulla sua santità, poiché niente potrebbe essere più degno di fiducia (Amos 4:2). Questo non è rassicurante?
7. Perché si può dire che la santità è insita nella natura di Geova?
7 La santità è insita nella natura stessa di Geova. Cosa significa questo? Per fare un esempio prendiamo i termini “uomo” e “imperfetto”. È impossibile definire il primo senza pensare al secondo. L’imperfezione ci pervade e influisce su tutto quello che facciamo. Ora prendiamo due termini molto diversi: “Geova” e “santo”. La santità pervade Geova. Tutto in lui è puro e retto. È impossibile conoscere Geova come realmente è senza afferrare il pieno e profondo significato di questo termine: “santo”.
“La santità appartiene a Geova”
8, 9. Cosa indica che Geova aiuta gli esseri umani imperfetti a essere santi in senso relativo?
8 Dato che Geova Dio impersona la qualità della santità, si potrebbe giustamente dire che è la Fonte di ogni santità. Egli non tiene tutta per sé questa preziosa qualità; la infonde generosamente in altri. Quando, tramite un angelo, parlò a Mosè presso il roveto ardente, persino il terreno circostante diventò santo a motivo della Sua presenza (Esodo 3:5).
9 Gli esseri umani imperfetti possono diventare santi con l’aiuto di Geova? Sì, in senso relativo. Dio diede al suo popolo Israele la possibilità di diventare “una nazione santa” (Esodo 19:6). Benedisse quella nazione dandole un sistema di adorazione santo e puro. La santità quindi è un tema ricorrente della Legge mosaica. Infatti il sommo sacerdote portava una lamina d’oro sul davanti del turbante, dove alla luce tutti potevano vederla scintillare. Su di essa erano incise le parole: “La santità appartiene a Geova” (Esodo 28:36). Perciò un alto grado di purezza e di pulizia doveva contraddistinguere l’adorazione resa dagli israeliti e, in effetti, tutto il loro modo di vivere. Geova disse loro: “Voi dovete essere santi, perché io, Geova vostro Dio, sono santo” (Levitico 19:2). Finché misero in pratica il consiglio di Dio nella misura possibile a esseri umani imperfetti, gli israeliti furono santi in senso relativo.
10. In quanto alla santità, che differenza c’era tra l’antico Israele e le nazioni circostanti?
10 L’importanza attribuita in Israele alla santità era in netto contrasto con il culto praticato nelle nazioni circostanti. Quelle nazioni pagane adoravano dèi la cui esistenza stessa era una menzogna e una mistificazione, dèi che erano rappresentati come personaggi violenti, avidi e immorali, e che sotto ogni aspetto erano tutt’altro che santi. L’adorazione di simili dèi non rendeva certo santi. Perciò Geova avvertì i suoi servitori di stare alla larga dagli adoratori pagani e dalle loro pratiche religiose corrotte (Levitico 18:24-28; 1 Re 11:1, 2).
11. In che modo la santità della parte celeste dell’organizzazione di Geova è evidente (a) negli angeli? (b) nei serafini? (c) in Gesù?
11 Nel migliore dei casi l’antico Israele, la nazione eletta di Geova, poteva offrire solo un pallido riflesso della santità della parte celeste della Sua organizzazione. I milioni di creature spirituali che servono lealmente Dio sono definiti le sue “sante miriadi” (Deuteronomio 33:2; Giuda 14). Rispecchiano in modo perfetto la luminosa e pura bellezza della sua santità. Ricordate i serafini che Isaia vide in visione? Il tema del loro canto indica che quelle potenti creature spirituali svolgono un ruolo importante nel far conoscere la santità di Geova in tutto l’universo. Una creatura spirituale, però, è superiore a tutte le altre: l’unigenito Figlio di Dio, Gesù, la persona che meglio riflette la santità di Geova. Giustamente è conosciuto come “il Santo di Dio” (Giovanni 6:68, 69).
Nome santo, spirito santo
12, 13. (a) Perché il nome di Dio è giustamente definito santo? (b) Perché il nome di Dio deve essere santificato?
12 Che dire del nome stesso di Dio? Come abbiamo visto nel primo capitolo, quel nome non è semplicemente un titolo o un’etichetta. Rappresenta Geova Dio, dato che abbraccia tutte le sue qualità. Perciò la Bibbia ci dice che il suo “nome è santo” (Isaia 57:15). La Legge mosaica prevedeva la pena di morte per la profanazione del nome di Dio (Levitico 24:16). E notate a che cosa Gesù diede la priorità nella preghiera: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome” (Matteo 6:9). Santificare qualcosa significa separarlo in quanto sacro e onorarlo, ritenerlo santo. Ma perché qualcosa di così intrinsecamente puro come il nome stesso di Dio dovrebbe essere santificato?
13 Il santo nome di Dio è stato diffamato e calunniato. In Eden Satana mentì riguardo a Geova e insinuò che fosse un Sovrano ingiusto (Genesi 3:1-5). Da allora Satana, il governante di questo mondo empio, ha fatto in modo che le menzogne sul conto di Dio proliferassero (Giovanni 8:44; 12:31; Rivelazione 12:9). Le religioni hanno rappresentato Dio come dispotico, lontano o crudele. Hanno affermato di avere il suo sostegno nelle loro guerre sanguinarie. Il merito dei meravigliosi atti creativi di Dio è stato spesso attribuito al caso o all’evoluzione. Sì, il nome di Dio, che è stato malignamente diffamato, deve essere santificato, deve riavere la gloria che gli spetta. Non vediamo l’ora che arrivi il giorno in cui Geova toglierà per sempre il disonore dal suo nome. Lo farà tramite il Regno retto da suo Figlio. Siamo felici di avere una parte nella realizzazione di questo grandioso proposito.
14. Perché lo spirito di Dio è definito santo, e perché è così grave bestemmiare contro lo spirito santo?
14 C’è qualcos’altro di intimamente legato a Geova che viene quasi invariabilmente definito santo: il suo spirito o forza attiva (Genesi 1:2). Geova si serve di questa forza irresistibile per adempiere i suoi propositi. Porta a termine in modo santo e puro tutto quello che fa, e per questo la sua forza attiva è giustamente chiamata spirito santo, o spirito di santità (Luca 11:13; Romani 1:4). Bestemmiare contro lo spirito santo, cioè agire deliberatamente contro i propositi di Geova, costituisce un peccato imperdonabile (Marco 3:29).
Perché la santità di Geova ci avvicina a lui
15. Perché provare timore di Dio è una reazione appropriata alla sua santità, e cosa implica un timore del genere?
15 Non è difficile capire perché la Bibbia collega la santità di Dio con il timore di Dio da parte dell’uomo. Per esempio, Salmo 99:3 dice: “Lodino il tuo grande nome, perché è santo e tremendo”, cioè incute timore. Questo timore è un profondo senso di riverenza, di rispetto nella forma più nobilitante. È appropriato provare un sentimento del genere, dato che la santità di Dio è irraggiungibile per noi, ed è straordinariamente pura e gloriosa. Eppure non dovrebbe allontanarci. Al contrario, un concetto corretto della santità di Dio ci avvicinerà maggiormente a lui. Perché?
16. (a) In che senso la santità viene associata alla gloria, o bellezza? Fate un esempio. (b) In che modo le visioni in cui viene descritto Geova danno risalto alla pulizia, alla purezza e alla luce?
16 Per cominciare, la Bibbia associa santità e bellezza. In Isaia 63:15 il cielo è definito l’“eccelsa dimora di santità e gloria [o “bellezza”, nota in calce]” di Dio. La gloria e la bellezza ci attraggono. Per esempio, guardate la foto a pagina 33. Questa scena non vi attira? Cosa la rende così attraente? Osservate come sembra pura l’acqua. Anche l’aria deve essere pulita, perché il cielo è azzurro e la luce sfavillante. Ora, se questa scena venisse alterata — il ruscello ostruito da rifiuti, gli alberi e le rocce deturpati da scritte, l’aria inquinata dallo smog — non ne saremmo più attratti, anzi ci ripugnerebbe. È naturale associare la bellezza, o la gloria, alla pulizia, alla purezza e alla luce. Queste stesse parole si possono usare per descrivere la santità di Geova. Non è strano rimanere affascinati dalle visioni in cui viene descritto Geova. Scintillante, splendente come le pietre preziose, brillante come il fuoco o i metalli preziosi più puri e lucenti: tale è la gloria, o bellezza, del nostro santo Dio (Ezechiele 1:25-28; Rivelazione 4:2, 3).
Come la bellezza, la santità dovrebbe attrarci
17, 18. (a) Che effetto ebbe inizialmente la visione su Isaia? (b) In che modo Geova si servì di un serafino per confortare Isaia, e qual era il significato dell’azione del serafino?
17 La santità di Geova dovrebbe farci sentire inferiori? La risposta, naturalmente, è sì. Dopotutto, siamo inferiori a Geova, e questa è una dichiarazione estremamente riduttiva. Questa consapevolezza dovrebbe allontanarci da lui? Pensate alla reazione del profeta Isaia quando sentì i serafini proclamare la santità di Geova. “Allora dissi: ‘Povero me! Sono perduto, perché sono un uomo impuro di labbra, e vivo in mezzo a un popolo impuro di labbra, e i miei occhi hanno visto il Re stesso, Geova degli eserciti!’” (Isaia 6:5). L’infinita santità di Geova ricordò a Isaia quanto era peccaminoso e imperfetto. Inizialmente quell’uomo fedele rimase sconvolto, ma Geova non lo lasciò in quello stato.
18 Un serafino consolò subito il profeta. In che modo? Quello spirito potente volò fino all’altare, prese un tizzone e lo accostò alle labbra di Isaia. Questo può sembrare doloroso più che confortante. Ricordate, però, che si trattava di una visione, ricca di significato simbolico. Isaia, un ebreo fedele, sapeva bene che ogni giorno si offrivano sacrifici sull’altare del tempio per l’espiazione dei peccati. E il serafino gli ricordò amorevolmente che, benché fosse imperfetto, “impuro di labbra”, poteva avere una condizione pura dinanzi a Dio.a Geova era disposto a considerare santo, almeno in senso relativo, un uomo imperfetto, peccatore (Isaia 6:6, 7).
19. Come è possibile essere santi in senso relativo pur essendo imperfetti?
19 Questo è vero anche oggi. Tutti i sacrifici offerti sull’altare a Gerusalemme erano solo ombre di qualcosa di più grande: l’unico sacrificio perfetto, quello offerto da Gesù Cristo nel 33 E.V. (Ebrei 9:11-14). Se ci pentiamo davvero dei nostri peccati, correggiamo la nostra condotta errata ed esercitiamo fede in quel sacrificio, veniamo perdonati (1 Giovanni 2:2). Anche noi possiamo avere una condizione pura dinanzi a Dio. Infatti l’apostolo Pietro ci ricorda: “È scritto: ‘Dovete essere santi, perché io sono santo’” (1 Pietro 1:16). Notate che Geova Dio non disse che dobbiamo essere santi come lui. Non si aspetta mai l’impossibile da noi (Salmo 103:13, 14). Piuttosto ci dice di essere santi perché lui è santo. “Quali figli amati”, cerchiamo di imitarlo al meglio delle nostre capacità di esseri umani imperfetti (Efesini 5:1). Quindi la santità richiede impegno continuo. Man mano che cresciamo spiritualmente, ci diamo da fare “per raggiungere la piena santità” giorno per giorno (2 Corinti 7:1).
20. (a) Perché è importante capire che possiamo essere puri agli occhi del nostro santo Dio? (b) Quale fu la reazione di Isaia quando seppe che i suoi peccati erano stati espiati?
20 Geova ama ciò che è retto e puro, e odia il peccato (Abacuc 1:13). Però non odia noi. Se consideriamo il peccato come lo considera lui — odiando ciò che è male e amando ciò che è bene — e ci sforziamo di seguire le orme perfette di Cristo Gesù, Geova perdona i nostri peccati (Amos 5:15; 1 Pietro 2:21). Comprendere che possiamo essere puri agli occhi del nostro santo Dio ha un effetto profondo su di noi. Tenete presente che la santità di Geova inizialmente ricordò a Isaia che era impuro e lo indusse a gridare: “Povero me!” Tuttavia appena comprese che i suoi peccati erano stati espiati, il suo modo di vedere le cose cambiò. Quando Geova chiese un volontario per assolvere un incarico, Isaia rispose prontamente, benché non sapesse neanche cosa avrebbe comportato, esclamando: “Eccomi! Manda me!” (Isaia 6:5-8).
21. Perché abbiamo motivo di essere fiduciosi di poter coltivare la santità?
21 Siamo fatti a immagine del nostro santo Dio, essendo dotati di qualità morali e di spiritualità (Genesi 1:26). In tutti noi c’è una santità potenziale. Se continuiamo a coltivarla, Geova sarà felice di aiutarci. Così facendo ci avvicineremo sempre più al nostro santo Dio. Inoltre, mentre esamineremo le qualità di Geova nei prossimi capitoli, vedremo che ci sono molte valide ragioni per avvicinarci a lui.
a L’espressione “impuro di labbra” è appropriata, perché il termine “labbra” è spesso usato nella Bibbia in senso figurato per indicare il discorso o il linguaggio. Un’alta percentuale dei peccati di tutti gli esseri umani imperfetti si può attribuire al modo in cui viene usata la facoltà di parlare (Proverbi 10:19; Giacomo 3:2, 6).
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Geova è “grande in potenza”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 4
Geova è “grande in potenza”
1, 2. Quali cose straordinarie aveva visto Elia durante la sua vita, ma a quali avvenimenti spettacolari assisté dalla caverna sul monte Horeb?
ELIA aveva già visto cose straordinarie. Mentre se ne stava nascosto aveva visto dei corvi portargli da mangiare due volte al giorno. Durante una lunga carestia aveva visto due recipienti fornire farina e olio senza vuotarsi mai. In risposta alla sua preghiera aveva visto fuoco scendere dal cielo (1 Re, capitoli 17 e 18). Eppure Elia non aveva mai visto niente di simile.
2 Mentre se ne stava rannicchiato all’entrata di una caverna sul monte Horeb, assisté a una serie di avvenimenti spettacolari. Prima iniziò a soffiare il vento. Doveva produrre un rombo assordante, terribile, poiché era così forte che spaccava i monti e frantumava le rocce. Quindi ci fu un terremoto, che scatenò immense forze racchiuse nella crosta terrestre. Poi venne un fuoco. Mentre questo si propagava in tutta la zona, Elia probabilmente sentì il suo calore soffocante (1 Re 19:8-12).
3. Elia assisté a dimostrazioni di quale qualità divina, e dove possiamo trovare la prova di questa stessa qualità?
3 Tutti questi avvenimenti a cui Elia assisté avevano una cosa in comune: erano dimostrazioni della grande potenza di Geova Dio. Non abbiamo certo bisogno di assistere a un miracolo per capire che Dio possiede questa qualità. È molto evidente. La Bibbia ci dice che la creazione costituisce la prova dell’“eterna potenza e divinità” di Geova (Romani 1:20). Pensate ai lampi accecanti e ai tuoni fragorosi che accompagnano un temporale, al maestoso spettacolo di un’imponente cascata, alla stupefacente vastità del cielo stellato! Non vedete la potenza di Dio in queste manifestazioni? Eppure nel mondo odierno sono pochi quelli che riconoscono davvero la potenza di Dio, e ancora meno quelli che la apprezzano dovutamente. Comunque, la comprensione di questa qualità divina ci fornisce molte ragioni per avvicinarci maggiormente a Geova. In questa parte ci accingiamo a compiere uno studio approfondito della sua ineguagliabile potenza.
“Ecco che Geova passava”
Una qualità essenziale di Geova
4, 5. (a) Come viene descritto il nome di Geova? (b) Perché è appropriato che Geova abbia scelto il toro come simbolo della sua potenza?
4 La potenza di Geova è unica. Geremia 10:6 dice: “Nessuno è come te, o Geova. Tu sei grande, e il tuo nome è grande e potente”. Notate che qui il nome di Geova viene descritto come grande e potente. Come ricorderete, questo nome evidentemente significa “Egli fa divenire”. Cosa permette a Geova di creare qualunque cosa desideri e di divenire tutto quello che sceglie di divenire? Un fattore è certamente la potenza. Sì, la capacità di Geova di agire, di compiere la sua volontà, è illimitata. Questa potenza è una delle sue qualità essenziali.
5 Dato che non riusciremmo mai ad afferrare la piena portata della sua potenza, Geova fa degli esempi per aiutarci. Come abbiamo visto, usa il toro come simbolo della sua potenza (Ezechiele 1:4-10). È una scelta appropriata, dato che anche il toro domestico è un animale enorme e poderoso. Nella Palestina dei tempi biblici, raramente, se mai, si incontrava qualcosa di più forte. Ma si conosceva comunque un tipo di toro più temibile: il toro selvatico, o uro, ora estinto (Giobbe 39:9-12). Giulio Cesare una volta osservò: “I cosiddetti uri [sono] un po’ inferiori in grandezza agli elefanti [...]. La loro forza e velocità sono straordinarie”.a Pensate a come vi sareste sentiti piccoli e impotenti vicino a un animale del genere!
6. Perché solo Geova è definito “Onnipotente”?
6 Similmente l’uomo è debole e impotente se paragonato al potente Dio, Geova. Per Geova persino nazioni potenti sono come un semplice velo di polvere sulla bilancia (Isaia 40:15). A differenza di qualsiasi creatura, ha una potenza illimitata, poiché lui solo è definito “Onnipotente” (Rivelazione 15:3).b Geova ha un’“immensa energia” e una “straordinaria potenza” (Isaia 40:26). È un’inesauribile Fonte di potenza. Non dipende da nessuna fonte esterna di energia, poiché “la forza appartiene a Dio” (Salmo 62:11). In quali modi, però, Geova esercita la sua potenza?
Modi in cui Geova esercita la sua potenza
7. Cos’è lo spirito santo di Geova, e a cosa fanno pensare le parole usate nella Bibbia nelle lingue originali?
7 Lo spirito santo che emana da Geova Dio non ha limiti. È la sua potenza all’opera. Infatti in Genesi 1:2 la Bibbia ne parla come della “forza attiva” di Dio. Le parole originali ebraiche e greche che vengono rese “spirito” possono essere tradotte in altri contesti “vento”, “respiro” e “soffio”. Secondo i lessicografi, le parole nelle lingue originali fanno pensare a una forza invisibile in azione. Come il vento, lo spirito di Dio è invisibile ai nostri occhi, ma i suoi effetti sono reali e percepibili.
8. Nella Bibbia come viene figurativamente chiamato lo spirito di Dio, e perché questi paragoni sono appropriati?
8 Lo spirito santo è infinitamente versatile. Geova può usarlo per attuare qualsiasi proposito abbia in mente. A ragione, quindi, nella Bibbia lo spirito di Dio è figurativamente chiamato il suo “dito”, la sua “mano forte”, il suo “braccio potente” (Luca 11:20; Deuteronomio 5:15; Salmo 8:3). Proprio come un uomo può usare le mani per fare una gran quantità di cose che richiedono vari gradi di forza o di delicatezza, così Dio può impiegare il suo spirito per compiere qualsiasi cosa si proponga: creare il microscopico atomo, dividere il Mar Rosso o permettere ai cristiani del I secolo di parlare in altre lingue.
9. Quanto è grande il potere sovrano di Geova?
9 Geova esercita la potenza anche tramite la sua autorità di Sovrano universale. Immaginate di avere milioni e milioni di sudditi capaci, intelligenti e ansiosi di eseguire i vostri ordini. Geova detiene questo potere sovrano. Ha dei servitori umani, spesso paragonati a un esercito nelle Scritture (Salmo 68:11; 110:3). Un essere umano, però, è una creatura debole in confronto a un angelo. Quando l’esercito assiro attaccò il popolo di Dio, un solo angelo uccise in una notte 185.000 soldati (2 Re 19:35). Gli angeli di Dio sono “forti e potenti” (Salmo 103:19, 20).
10. (a) Perché l’Onnipotente è chiamato Geova degli eserciti? (b) Chi è la più potente di tutte le creature di Geova?
10 Quanti sono gli angeli? Il profeta Daniele ebbe una visione in cui vide più di 100 milioni di creature spirituali davanti al trono di Geova in cielo, e non c’è alcuna indicazione che abbia visto tutti quanti gli angeli (Daniele 7:10). Quindi potrebbero esserci centinaia di milioni di angeli. Perciò Dio è chiamato Geova degli eserciti. Questo titolo descrive la sua alta posizione di Comandante di una vasta schiera organizzata di potenti angeli. Sopra tutte queste creature spirituali ha posto il suo Figlio diletto, “il primogenito di tutta la creazione” (Colossesi 1:15). Essendo l’arcangelo — il capo di tutti gli angeli, i serafini e i cherubini — Gesù è la più potente di tutte le creature di Geova.
11, 12. (a) In quali modi la parola di Dio esercita potenza? (b) Come attestò Gesù la portata della potenza di Geova?
11 Geova esercita la potenza anche in un altro modo. Ebrei 4:12 dice: “La parola di Dio è viva e potente”. Avete notato la fenomenale potenza della parola di Dio, cioè del messaggio ispirato, attualmente preservato nella Bibbia? Può rafforzarci, edificare la nostra fede e aiutarci a fare profondi cambiamenti in noi stessi. L’apostolo Paolo mise in guardia i compagni di fede da coloro che vivevano in maniera molto immorale. Poi aggiunse: “Alcuni di voi erano persone del genere” (1 Corinti 6:9-11). Sì, “la parola di Dio” aveva esercitato la sua potenza su di loro e li aveva aiutati a cambiare.
12 La potenza di Geova è così grande e i modi in cui la esercita sono così efficaci che niente può fermarlo. Gesù disse: “A Dio ogni cosa è possibile” (Matteo 19:26). Per quali scopi Geova impiega la sua potenza?
Potenza mirata
13, 14. (a) Perché si può dire che Geova non è una fonte impersonale di energia? (b) In quali modi Geova usa la sua potenza?
13 Lo spirito di Geova è di gran lunga superiore a qualsiasi forza fisica. Inoltre Geova non è una forza impersonale, una semplice fonte di energia. Ha una personalità e ha pieno controllo della propria potenza. Cosa lo spinge, però, a usarla?
14 Come vedremo, Dio usa la potenza per creare, per distruggere, per proteggere, per ristabilire: per fare, cioè, tutto quello che è in armonia con i suoi perfetti propositi (Isaia 46:10). In certi casi Geova usa la sua potenza per rivelare aspetti importanti della sua personalità e delle sue norme. Soprattutto la usa per adempiere la sua volontà: santificare il suo santo nome mediante il Regno messianico dimostrando che il suo modo di governare è il migliore. Niente può contrastare questo proposito.
15. Per quale scopo Geova usa la sua potenza in relazione ai suoi servitori, e come lo dimostrò nel caso di Elia?
15 Geova usa la sua potenza anche per farci del bene singolarmente. Notate cosa dice 2 Cronache 16:9: “Geova [...] percorre con lo sguardo tutta la terra per mostrare la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui”. Ne è un esempio l’esperienza di Elia menzionata all’inizio. Perché Geova gli diede quella imponente dimostrazione della sua potenza? Ebbene, la malvagia regina Izebel aveva giurato che avrebbe fatto mettere a morte Elia. Il profeta stava fuggendo per mettersi in salvo. Si sentiva solo, era spaventato, scoraggiato, turbato, come se tutto il suo duro lavoro fosse stato vano. Per confortarlo, Geova gli ricordò vividamente la propria potenza. Il vento, il terremoto e il fuoco indicavano che l’Essere più potente dell’universo era lì con Elia. Cosa doveva temere da Izebel, avendo l’Iddio Onnipotente al suo fianco? (1 Re 19:1-12).c
16. Perché possiamo trarre conforto riflettendo sulla grande potenza di Geova?
16 Per quanto questo non sia il tempo di compiere miracoli, Geova non è cambiato dai giorni di Elia (1 Corinti 13:8). Oggi è altrettanto desideroso di usare la sua potenza a favore di coloro che lo amano. È vero, dimora nell’eccelso reame spirituale, ma non è lontano da noi. La sua potenza non ha limiti, perciò la distanza non è un ostacolo. Anzi, “Geova è vicino a tutti quelli che lo invocano” (Salmo 145:18). Una volta il profeta Daniele invocò l’aiuto di Geova e un angelo gli apparve prima ancora che avesse finito di pregare (Daniele 9:20-23). Niente può impedire a Geova di aiutare e rafforzare coloro che ama (Salmo 118:6).
La potenza rende Dio inaccessibile?
17. In che senso la potenza di Geova ci incute timore, ma che tipo di timore non suscita?
17 La potenza di Dio dovrebbe indurci a temerlo? La risposta è sia sì che no. Sì, in quanto questa qualità ci dà validi motivi per provare timore di Dio, il profondo rispetto di cui abbiamo parlato brevemente nel precedente capitolo. Questo timore, dice la Bibbia, è “il principio della sapienza” (Salmo 111:10). Tuttavia rispondiamo anche no, in quanto la potenza di Dio non ci dà motivo di provare nei suoi confronti un terrore morboso né di evitare di avvicinarlo.
18. (a) Perché molti diffidano dei potenti? (b) Come facciamo a sapere che Geova non può essere corrotto dal suo potere?
18 “Il potere tende a corrompere, e il potere assoluto corrompe nella maniera più assoluta”. Così scrisse lo storico inglese lord Acton nel 1887. Questa frase è stata ripetuta molte volte, forse perché tanti la ritengono innegabilmente vera. Gli esseri umani imperfetti spesso abusano del potere, come la storia ha confermato più volte (Ecclesiaste [Qoèlet] 4:1; 8:9). Perciò molti diffidano dei potenti e li evitano. Geova ha potere assoluto. Questo potere l’ha forse corrotto in qualche modo? Certamente no! Come abbiamo visto, Geova è santo, assolutamente incorruttibile. Non è come gli imperfetti uomini e donne al potere in questo mondo corrotto. Non ha mai abusato del suo potere e non ne abuserà mai.
19, 20. (a) In armonia con quali altre qualità Geova esercita sempre la potenza, e perché questo ci rassicura? (b) Che esempio potreste fare dell’autocontrollo di Geova, e perché ciò vi attira?
19 Ricordate che la potenza non è l’unica qualità di Geova. Dobbiamo ancora considerare la giustizia, la sapienza e l’amore. Ma non dobbiamo supporre che Geova manifesti le sue qualità in maniera rigida, meccanica, come se esercitasse una sola qualità alla volta. Al contrario, nei capitoli che seguono vedremo che esercita sempre la potenza in armonia con la giustizia, la sapienza e l’amore. Pensate a un’altra qualità che Dio possiede, raramente presente nei governanti del mondo: l’autocontrollo.
20 Immaginate di fare la conoscenza di un uomo così grande e grosso che ne siete intimiditi. Però col tempo notate che sembra una brava persona. È sempre pronto a usare la sua forza per aiutare e proteggere qualcuno, specie se indifeso e vulnerabile, ed è ansioso di farlo. Non fa mai cattivo uso della forza. Vedete che viene calunniato senza ragione, eppure rimane sempre calmo, dignitoso, persino gentile. Finite per chiedervi se sareste capaci di mostrare la stessa gentilezza e lo stesso autocontrollo, specie se foste altrettanto forti. Conoscendolo, non vi sentireste attratti da un uomo del genere? Abbiamo ancor più ragioni per avvicinarci all’Onnipotente Geova. Riflettete sulla frase da cui è tratto il titolo di questo capitolo: “Geova è paziente e grande in potenza” (Naum 1:3). Geova non è impaziente di usare la sua potenza contro le persone, neanche contro i malvagi. È d’indole mite e gentile. Si è dimostrato “paziente” nonostante le molte provocazioni (Salmo 78:37-41).
21. Perché Geova non costringe nessuno a fare la sua volontà, e questo cosa ci insegna di lui?
21 Considerate la padronanza di Geova da un’angolazione diversa. Non pensate che, se aveste un potere illimitato, a volte potreste essere tentati di obbligare gli altri a fare le cose a modo vostro? Geova, con tutta la sua potenza, non costringe nessuno a servirlo. Anche se servirlo è l’unica via che porta alla vita eterna, Geova Dio non ci impone di farlo. Anzi nobilita ciascun individuo dotandolo di libero arbitrio. Avverte delle conseguenze delle scelte sbagliate e parla dei vantaggi di quelle giuste. Lascia però a noi la scelta (Deuteronomio 30:19, 20). A Geova non interessa un servizio compiuto per forza o per timore morboso della sua tremenda potenza. Cerca coloro che lo serviranno volontariamente, per amore (2 Corinti 9:7).
22, 23. (a) Cosa indica che Geova è felice di conferire potere ad altri? (b) Cosa considereremo nel prossimo capitolo?
22 Vediamo un’ultima ragione per cui non dobbiamo vivere nel terrore dell’Onnipotente Dio. Gli uomini potenti in genere hanno timore di dividere il potere con altri. Geova invece è felice di conferire potere ai suoi adoratori leali. Delega considerevole autorità ad altri, ad esempio al Figlio (Matteo 28:18). Geova conferisce potere ai suoi servitori anche in un altro modo. La Bibbia spiega: “Tue, o Geova, sono la grandezza, la potenza, la bellezza, la magnificenza e la maestà, perché ogni cosa nei cieli e sulla terra è tua. [...] Nella tua mano ci sono forza e potenza, e la tua mano può rendere grandi e dare forza a tutti” (1 Cronache 29:11, 12).
23 Sì, Geova sarà lieto di darvi forza. A coloro che desiderano servirlo impartisce persino “potenza oltre il normale” (2 Corinti 4:7). Non vi sentite attratti da questo Dio che possiede un’immensa energia, e che usa la sua potenza in modi così belli e dettati da alti princìpi? Nel prossimo capitolo ci concentreremo su come Geova usa la sua potenza per creare.
a Le guerre in Gallia, VI, 28, a cura di C. Carena, Mondadori, Milano, 1987.
b La parola greca resa “Onnipotente” alla lettera significa “Signore di tutto”, “Colui che ha tutto il potere”.
c La Bibbia precisa che “Geova non era nel vento”, né “nel terremoto, né “nel fuoco”. A differenza degli adoratori di mitici dèi della natura, i servitori di Geova non si aspettano di trovarlo nelle forze della natura. Egli è troppo grande perché qualcosa che ha creato lo possa contenere (1 Re 8:27).
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Potenza per creare: “colui che ha fatto il cielo e la terra”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 5
Potenza per creare: “colui che ha fatto il cielo e la terra”
1, 2. In che modo il sole dimostra la potenza creativa di Geova?
SIETE mai stati accanto al fuoco in una serata fredda? Forse avete steso le mani proprio alla distanza giusta dalle fiamme per godere il calore che emanavano. Se vi foste avvicinati troppo, il calore sarebbe diventato insopportabile. Se vi foste allontanati troppo, la fredda aria notturna avrebbe avuto il sopravvento e vi sareste infreddoliti.
2 Esiste un “fuoco” che durante il giorno ci scalda la pelle. Questo “fuoco” arde alla distanza di circa 150 milioni di chilometri.a Che potenza deve avere il sole perché se ne possa sentire il calore a tale distanza! Eppure la terra gira intorno a questa tremenda fornace termonucleare proprio alla distanza giusta. Troppo vicino, l’acqua sulla terra evaporerebbe; troppo lontano, tutto gelerebbe. Ciascuna di queste condizioni estreme renderebbe impossibile la vita sul nostro pianeta. Essenziale per la vita sulla terra, la luce solare è anche pulita ed efficiente, oltre che piacevole (Ecclesiaste 11:7).
3. Quale importante verità attesta il sole?
3 La maggior parte della gente sottovaluta l’importanza del sole, anche se la vita dipende da esso, e pertanto non capisce quello che il sole può insegnarci. La Bibbia dice di Geova: “Tu creasti la luce e il sole” (Salmo 74:16). Il sole infatti rende onore a Geova, “colui che ha fatto il cielo e la terra” (Salmo 19:1; 146:6). È solo uno degli innumerevoli corpi celesti che ci insegnano quanto sia immensa la potenza creativa di Geova. Esaminiamone qualcun altro più da vicino e poi concentriamo l’attenzione sulla terra e sulla vita che prospera su di essa.
Geova ‘creò la luce e il sole’
“Alzate gli occhi al cielo e osservate”
4, 5. Quanto è potente e grande il sole, eppure com’è rispetto ad altre stelle?
4 Come sapete, il nostro sole è una stella. Sembra più grande delle stelle che vediamo la notte perché, in paragone, è piuttosto vicino. Quanto è potente? Nel nucleo, la temperatura si aggira sui 15 milioni di gradi centigradi. Se si potesse prendere un pezzetto del nucleo del sole grande quanto la punta di uno spillo e trasportarlo qui sulla terra, per essere al sicuro si dovrebbe stare ad almeno 140 chilometri da quella minuscola fonte di calore. Ogni secondo il sole emana un’energia equivalente all’esplosione di molte centinaia di milioni di bombe nucleari.
5 Il sole è così grande che potrebbe contenere 1.300.000 pianeti come la terra. Ma il sole è forse una stella particolarmente grande? No, gli astronomi la definiscono una nana gialla. L’apostolo Paolo scrisse che “lo splendore di una stella è diverso da quello di un’altra” (1 Corinti 15:41). Non poteva sapere quanto fossero vere queste parole ispirate. Esiste una stella così grande che se fosse collocata al posto del sole, la terra vi si troverebbe dentro. Un’altra stella gigante messa al suo posto includerebbe perfino Saturno, benché questo pianeta sia così lontano dalla terra che una navicella spaziale impiegherebbe quattro anni per arrivarci, pur viaggiando a una velocità 40 volte maggiore di quella di un proiettile sparato da una pistola.
6. In che modo la Bibbia indica che il numero delle stelle è enorme dal punto di vista umano?
6 Il numero delle stelle è ancora più impressionante della loro grandezza. Infatti la Bibbia indica che è praticamente incalcolabile, come il numero dei “granelli di sabbia del mare” (Geremia 33:22). Questa dichiarazione sottintende che ci sono molte più stelle di quelle che si possono vedere a occhio nudo. Dopotutto, se uno scrittore biblico come Geremia avesse alzato gli occhi verso il cielo notturno e avesse tentato di contare le stelle visibili, ne avrebbe contate solo 3.000 circa, perché tante l’occhio umano riesce a scorgerne in una notte limpida. Questo numero si potrebbe paragonare al numero dei granelli di una semplice manciata di sabbia. In realtà, però, il numero delle stelle è enorme, come quello dei “granelli di sabbia del mare”.b Chi potrebbe calcolare un numero simile?
“Le chiama tutte per nome”
7. Cosa direste del numero di stelle che ci sono nella nostra galassia o del numero di galassie che ci sono nell’universo?
7 Isaia 40:26 risponde: “Alzate gli occhi al cielo e osservate: chi ha creato queste cose? Colui che le fa uscire come un esercito, conoscendone il numero esatto; le chiama tutte per nome”. Salmo 147:4 dice che “conta il numero delle stelle”. Qual è “il numero delle stelle”? Questa non è una domanda semplice. Alcuni astronomi hanno stimato che ci siano oltre 100 miliardi di stelle solo nella nostra galassia, la Via Lattea.c Altri pensano che ce ne siano molte di più. La nostra, però, è solo una delle tante galassie, e in molte di esse ci sono ancora più stelle. Quante galassie ci sono? Si stima che ce ne siano centinaia di miliardi, se non addirittura migliaia di miliardi. Se finora l’uomo non è neanche riuscito a determinare il numero delle galassie, non può certo determinare il numero esatto di tutti i miliardi di stelle che queste contengono. Eppure Geova ne conosce il numero. Per di più dà il nome a ciascuna stella.
8. (a) Come spieghereste quanto è grande la Via Lattea? (b) In che modo Geova regola i movimenti dei corpi celesti?
8 Il nostro timore reverenziale può solo aumentare quando riflettiamo sulla grandezza delle galassie. È stato calcolato che la Via Lattea abbia un diametro di circa 100.000 anni luce. Immaginate un raggio di luce che viaggia all’impressionante velocità di 300.000 chilometri al secondo: impiegherebbe 100.000 anni per attraversare la nostra galassia. E alcune galassie sono molte volte più grandi della nostra. La Bibbia dice che Geova ‘distende i cieli’ come se fossero un semplice pezzo di stoffa (Salmo 104:2). Regola anche il movimento di queste creazioni. Dalla più piccola particella di polvere interstellare alla più possente galassia, tutto si muove secondo leggi fisiche stabilite e messe in atto da Dio (Giobbe 38:31-33). Perciò alcuni scienziati hanno paragonato i movimenti precisi dei corpi celesti alla coreografia di un balletto elaborato. Pensate, dunque, a colui che ha creato tutto questo. Non provate timore reverenziale per il Dio che ha tale immensa potenza per creare?
“Colui che fece la terra mediante la sua potenza”
9, 10. In che modo la potenza di Geova è evidente dalla collocazione del sistema solare, di Giove, della terra e della luna?
9 La potenza creativa di Geova è evidente nella nostra dimora, la terra. Egli ha collocato la terra in questo vasto universo badando a ogni particolare. Alcuni scienziati ritengono che molte galassie non potrebbero ospitare un pianeta adatto alla vita come il nostro. Evidentemente gran parte della Via Lattea non era destinata ad accogliere forme di vita. Il centro della galassia è troppo fitto di stelle. La radiazione è forte e il rischio di collisioni fra stelle è alto. I margini della galassia mancano di molti elementi essenziali per la vita. Il nostro sistema solare si trova in una posizione ideale fra questi due estremi.
10 La terra è protetta da un gigante lontano: il pianeta Giove. Oltre 1.000 volte più grande della terra, Giove esercita una tremenda influenza gravitazionale. Il risultato? Assorbe o devia gli oggetti che attraversano lo spazio a grande velocità. Gli scienziati ritengono che se non fosse per Giove, la pioggia di oggetti pesanti che colpisce la terra sarebbe 10.000 volte più violenta di quanto è attualmente. Più vicino, la terra ha la benedizione di avere un satellite straordinario: la luna. Oltre a essere bella e a illuminare la notte, la luna contribuisce a mantenere regolare e costante l’inclinazione della terra. Questa inclinazione permette alla terra di avere stagioni stabili, prevedibili: un altro vantaggio importante per la vita.
11. In che modo l’atmosfera terrestre è stata progettata per servire da scudo protettivo?
11 La potenza creativa di Geova è evidente in ogni aspetto della progettazione della terra. Pensate all’atmosfera, che serve da scudo protettivo. Il sole emette radiazioni salutari e radiazioni assai nocive. Quando colpiscono gli strati alti dell’atmosfera terrestre, le radiazioni letali trasformano l’ossigeno in ozono. Il risultante strato di ozono assorbe la maggior parte di queste radiazioni. In effetti il nostro pianeta è stato progettato con il suo ombrello protettivo.
12. In che modo il ciclo dell’acqua è un esempio della potenza creativa di Geova?
12 Questo è solo un aspetto dell’atmosfera, la complessa miscela di gas ideale per sostenere le creature che vivono sulla terra. Una delle meraviglie dell’atmosfera è il ciclo dell’acqua. Grazie all’evaporazione ogni anno il sole solleva dai mari 400.000 miliardi di metri cubi di acqua. L’acqua forma le nuvole, che vengono sospinte qua e là dai venti presenti nell’atmosfera. Quest’acqua, ora filtrata e purificata, cade sotto forma di pioggia, neve e grandine, rifornendo le riserve idriche. È proprio come dice Ecclesiaste 1:7: “Tutti i fiumi scorrono verso il mare, eppure il mare non è mai pieno. Al luogo da cui i fiumi nascono, là tornano per scorrere di nuovo”. Solo Geova poteva ideare un ciclo del genere.
13. Quale prova della potenza del Creatore vediamo nella vegetazione e nel suolo?
13 Dovunque c’è vita, c’è la prova della potenza del Creatore. Dalle gigantesche sequoie più alte di un edificio di 30 piani alla microscopica flora che abbonda nei mari e che fornisce gran parte dell’ossigeno che respiriamo, è evidente la potenza creativa di Geova. Il suolo stesso è pieno di forme di vita: vermi, funghi e microbi, che cooperano in modi complessi per far crescere le piante. Appropriatamente la Bibbia parla della “potenza” del suolo (Genesi 4:12, nota in calce).
14. Quale potenziale energia è racchiusa perfino nel minuscolo atomo?
14 Senza dubbio Geova è “colui che fece la terra mediante la sua potenza” (Geremia 10:12). La sua potenza è evidente anche nelle cose più piccole che ha creato. Per esempio, un milione di atomi messi uno accanto all’altro non raggiungerebbero lo spessore di un capello. E anche se un atomo venisse ingrandito fino a raggiungere le dimensioni di un edificio di 14 piani, il suo nucleo non sarebbe più grande di un granello di sale situato al settimo piano. Eppure questo nucleo infinitesimale è la fonte della spaventosa energia che si sprigiona in un’esplosione nucleare.
“Ogni cosa che respira”
15. Menzionando vari animali selvatici, quale lezione Geova insegnò a Giobbe?
15 Un’altra chiara prova della potenza creativa di Geova è costituita dall’abbondanza della fauna terrestre. Il Salmo 148 elenca molte cose che lodano Geova e il versetto 10 include gli “animali selvatici e domestici”. Per dimostrare perché l’uomo dovrebbe avere rispettoso timore del Creatore, Geova una volta parlò a Giobbe di animali come il leone, l’asino selvatico, il toro selvatico, il Beemot (forse l’ippopotamo) e il Leviatan (forse il coccodrillo). Cosa voleva evidenziare? Se l’uomo ha soggezione di queste creature possenti, terribili e indomabili, cosa dovrebbe provare per il Creatore? (Giobbe, capitoli 38-41).
16. Cosa vi colpisce di certi uccelli che Geova ha creato?
16 Salmo 148:10 menziona anche gli “uccelli alati”. Riflettete un attimo sulle varietà esistenti. Geova parlò a Giobbe dello struzzo, che “se la ride del cavallo e del suo cavaliere”. È vero che questo uccello alto due metri e mezzo non è in grado di volare, ma può correre a 65 chilometri all’ora, facendo passi lunghi anche quattro metri e mezzo (Giobbe 39:13, 18). L’albatro, viceversa, passa gran parte della vita in volo, sopra i mari. Questo uccello ha un’apertura alare di tre metri circa. Può librarsi in aria per ore senza battere le ali. Invece l’uccello più piccolo al mondo, il colibrì Elena lungo solo cinque centimetri, può battere le ali fino a 80 volte al secondo. I colibrì, scintillanti come piccoli gioielli alati, possono rimanere sospesi come gli elicotteri e anche volare all’indietro.
17. Quanto è grande la balenottera azzurra, e a quale conclusione dovremmo naturalmente arrivare dopo avere osservato gli animali creati da Geova?
17 Salmo 148:7 dice che persino le “creature marine” lodano Geova. Osservate quello che spesso è ritenuto l’animale più grande che sia mai esistito su questo pianeta, la balenottera azzurra. Questa creatura degli oceani può essere lunga anche più di 30 metri e può pesare quanto un branco di 30 elefanti adulti. La sola lingua pesa quanto un elefante. Il cuore è grande come un’auto di piccola cilindrata. Questo organo gigantesco batte solo 9 volte al minuto, a differenza del cuore del colibrì, che può battere circa 1.200 volte al minuto. Almeno uno dei vasi sanguigni della balenottera azzurra è così grosso che un bambino potrebbe camminarci dentro carponi. Certo il nostro cuore ci spinge a ripetere l’esortazione che conclude il libro dei Salmi: “Ogni cosa che respira lodi Iah” (Salmo 150:6).
Impariamo dalla potenza creativa di Geova
18, 19. Quale varietà di esseri viventi ha creato Geova su questa terra, e cosa ci insegna la creazione riguardo alla sua sovranità?
18 Cosa impariamo dal modo in cui Geova usa la sua potenza creativa? Siamo pieni di ammirazione per la varietà della creazione. Un salmista esclamò: “O Geova, quanto sono numerose le tue opere! [...] La terra è piena di ciò che hai fatto” (Salmo 104:24). È proprio vero. I biologi hanno classificato oltre un milione di specie di creature viventi sulla terra; eppure dicono che potrebbero essere diversi milioni in più. A volte la creatività di un artista potrebbe esaurirsi. Invece la creatività di Geova, la sua capacità di inventare e creare cose nuove e diverse, è chiaramente inesauribile.
19 Il modo in cui Geova usa la sua potenza creativa ci insegna qualcosa riguardo alla sua sovranità. La parola stessa “Creatore” distingue Geova da tutto il resto, che è “creazione”. Nemmeno l’unigenito Figlio di Geova, che servì come “artefice” durante la creazione, è mai chiamato Creatore nella Bibbia (Proverbi 8:30; Matteo 19:4). Piuttosto è “il primogenito di tutta la creazione” (Colossesi 1:15). Geova, in qualità di Creatore, ha il diritto effettivo di esercitare esclusivo potere sovrano su tutto l’universo (Romani 1:20; Rivelazione 4:11).
20. In che senso Geova si è riposato da quando ha completato la creazione terrestre?
20 Geova ha forse smesso di esercitare la sua potenza creativa? La Bibbia in effetti dice che Geova, dopo aver finito la sua opera creativa il sesto giorno, “nel settimo giorno iniziò a riposarsi da tutto quello che aveva fatto” (Genesi 2:2). L’apostolo Paolo spiegò che questo settimo “giorno” è lungo migliaia di anni, visto che era ancora in corso ai suoi giorni (Ebrei 4:3-6). Ma l’espressione “iniziò a riposarsi” significa forse che Geova ha smesso completamente di operare? No, Geova non smette mai di operare (Salmo 92:4; Giovanni 5:17). Il suo riposo, quindi, deve semplicemente indicare che è cessata la sua opera di creazione materiale in relazione alla terra. L’opera che compie per adempiere i suoi propositi, invece, è continuata ininterrottamente. Quest’opera ha incluso l’ispirazione delle Sacre Scritture e persino la produzione di “una nuova creazione”, di cui parleremo nel capitolo 19 (2 Corinti 5:17).
21. In che modo la potenza creativa di Geova influirà per tutta l’eternità sugli esseri umani fedeli?
21 Quando finalmente il suo giorno di riposo terminerà, Geova potrà dichiarare ‘molto buona’ tutta la sua opera sulla terra, proprio come fece al termine degli altri sei giorni creativi (Genesi 1:31). Resta da vedere come potrebbe decidere di esercitare la sua illimitata potenza creativa in seguito. In ogni caso possiamo essere certi che continueremo a essere affascinati da come Geova usa la sua potenza creativa. Per tutta l’eternità continueremo a conoscere sempre di più Geova tramite la creazione (Ecclesiaste 3:11). Conoscendo meglio il nostro grande Creatore, il nostro timore reverenziale diventerà più profondo e ci sentiremo sempre più vicini a lui.
a Per farvi un’idea della distanza, pensate che per percorrerla in automobile — alla velocità di 160 chilometri all’ora, 24 ore su 24 — impieghereste più di 100 anni.
b Alcuni pensano che nei tempi biblici si usasse qualche forma rudimentale di telescopio. Altrimenti, ragionano, come facevano gli antichi a sapere che il numero delle stelle è così vasto, innumerevole, dal punto di vista umano? Un’ipotesi del genere non tiene conto di Geova, l’Autore della Bibbia (2 Timoteo 3:16).
c Pensate a quanto tempo ci vorrebbe solo per contare 100 miliardi di stelle. Se si riuscisse a contarne una al secondo, 24 ore su 24, ci vorrebbero 3.171 anni.
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Potenza per distruggere: “Geova è un potente guerriero”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 6
Potenza per distruggere: “Geova è un potente guerriero”
1-3. (a) In quale situazione disperata si trovarono gli israeliti a motivo degli egiziani? (b) In che modo Geova combatté per il suo popolo?
GLI israeliti erano in trappola, ammassati fra inaccessibili dirupi e un mare impossibile da attraversare. L’esercito egiziano, una spietata macchina fatta per uccidere, li inseguiva, deciso a sterminarli.a Eppure Mosè li esortò a non perdere la speranza. “Geova stesso combatterà per voi”, li rassicurò (Esodo 14:14).
2 Mosè, comunque, a quanto pare si mise a invocare Geova Dio, che gli rispose: “Perché continui a invocare il mio aiuto? [...] Alza il tuo bastone, stendi la mano sul mare e dividilo” (Esodo 14:15, 16). Provate a immaginare come si svolsero gli avvenimenti. Geova immediatamente dà ordine al suo angelo e la colonna di nuvola si sposta alla retroguardia di Israele, forse estendendosi come una parete e impedendo agli egiziani di attaccare (Esodo 14:19, 20; Salmo 105:39). Mosè stende la mano. Sospinto da un forte vento, il mare si divide. Le acque in qualche modo si rapprendono e si alzano come pareti, aprendo un varco abbastanza grande da far passare l’intera nazione (Esodo 14:21; 15:8).
3 Di fronte a questa dimostrazione di potenza, il faraone dovrebbe ordinare alle sue truppe di ritirarsi. Invece ordina orgogliosamente l’attacco (Esodo 14:23). Gli egiziani si precipitano all’inseguimento sul fondo del mare, ma quando le ruote dei carri cominciano a staccarsi l’assalto finisce ben presto nel caos. Appena gli israeliti sono in salvo sull’altra riva, Geova comanda a Mosè: “Stendi la mano sul mare, così che le acque si richiudano sugli egiziani, sui loro carri da guerra e sui loro cavalieri”. Le pareti d’acqua crollano, seppellendo il faraone e il suo esercito (Esodo 14:24-28; Salmo 136:15).
4. (a) Che tipo di persona dimostrò di essere Geova al Mar Rosso? (b) Quale reazione potrebbero avere alcuni a questa descrizione di Geova?
4 La liberazione della nazione di Israele al Mar Rosso fu un episodio memorabile nella storia dei rapporti di Dio con l’umanità. In quell’occasione Geova si dimostrò “un potente guerriero” (Esodo 15:3). Qual è, però, la vostra reazione a questa descrizione di Geova? Certo, la guerra ha causato molto dolore e sofferenze al genere umano. Quindi il fatto che Dio usi la sua potenza per distruggere potrebbe sembrarvi una caratteristica che allontana da lui anziché attrarre.
Al Mar Rosso Geova si dimostrò “un potente guerriero”
Le guerre di Dio sono diverse dai conflitti umani
5, 6. (a) Perché l’appellativo “Geova degli eserciti” è appropriato? (b) Perché le guerre di Dio sono diverse da quelle umane?
5 L’appellativo “Geova degli eserciti” ricorre circa 260 volte nelle Scritture Ebraiche e 2 volte nelle Scritture Greche Cristiane (1 Samuele 1:11). Essendo il Sovrano Signore, Geova è a capo di un grande esercito di forze angeliche (Giosuè 5:13-15; 1 Re 22:19). Il potenziale distruttivo di questo esercito è terrificante (Isaia 37:36). Non è piacevole pensare allo sterminio di esseri umani, tuttavia dobbiamo ricordare che le guerre di Dio non sono meschini conflitti umani. I capi militari e politici possono cercare di attribuire nobili motivi alle loro aggressioni, ma le guerre umane sono invariabilmente contrassegnate da avidità ed egoismo.
6 Invece Geova non è trascinato dal sentimento cieco. Deuteronomio 32:4 dichiara: “La Roccia, perfetto è ciò che fa, poiché tutte le sue vie sono giustizia. Un Dio di fedeltà che non è mai ingiusto; egli è giusto e retto”. La Parola di Dio condanna l’ira incontrollata, la crudeltà e la violenza (Genesi 49:7; Salmo 11:5). Perciò Geova non agisce mai senza motivo. Usa sempre la sua potenza distruttiva in maniera limitata e come ultima risorsa. Infatti, tramite il profeta Ezechiele, disse: “‘Pensate che io provi piacere nella morte di un malvagio?’, dichiara il Sovrano Signore Geova. ‘Non preferisco piuttosto che abbandoni la sua condotta e continui a vivere?’” (Ezechiele 18:23).
7, 8. (a) Cosa concluse erroneamente Giobbe circa le sue sofferenze? (b) In che modo Eliu corresse il pensiero di Giobbe al riguardo? (c) Che lezione possiamo imparare dall’esperienza di Giobbe?
7 Perché Geova fa uso della sua potenza per distruggere? Prima di rispondere, potremmo ricordare il giusto Giobbe. Satana mise in dubbio che Giobbe — in realtà qualsiasi essere umano — sarebbe rimasto integro nella prova. Geova rispose permettendo a Satana di mettere alla prova l’integrità di Giobbe. Di conseguenza Giobbe fu colpito da una malattia, e perse i beni e i figli (Giobbe 1:1–2:8). Ignaro delle questioni in gioco, Giobbe concluse erroneamente che le sue sofferenze erano un’ingiusta punizione di Dio. Chiese a Dio perché lo “[aveva] preso di mira” e perché lo considerava “un nemico” (Giobbe 7:20; 13:24).
8 Un giovane di nome Eliu spiegò a Giobbe che il suo ragionamento era sbagliato, osservando: “Sei così convinto di avere ragione che dici: ‘Sono più giusto di Dio’?” (Giobbe 35:2). Non è certo saggio pensare di saperla più lunga di Dio o supporre che abbia agito ingiustamente. “È inconcepibile per il vero Dio agire malvagiamente e per l’Onnipotente comportarsi ingiustamente!”, dichiarò Eliu, che in seguito disse: “Non è alla nostra portata comprendere l’Onnipotente. Egli è grande in potenza e non infrangerà mai il diritto e la sua immensa giustizia” (Giobbe 34:10; 36:22, 23; 37:23). Possiamo essere certi che quando Dio combatte ha una buona ragione per farlo. Tenendo presente questo, esaminiamo alcuni motivi per cui l’Iddio della pace assume il ruolo di guerriero (1 Corinti 14:33).
Perché l’Iddio della pace è costretto a combattere
9. Perché Dio, che è santo, combatte?
9 Dopo aver lodato Dio come “potente guerriero”, Mosè dichiarò: “Chi fra gli dèi è come te, o Geova? Chi è come te, che ti dimostri eccelso in santità?” (Esodo 15:11). Similmente il profeta Abacuc scrisse: “I tuoi occhi sono troppo puri per sopportare la vista del male, e non puoi tollerare la malvagità” (Abacuc 1:13). Benché sia un Dio di amore, Geova è anche un Dio di santità, giustizia e diritto. A volte queste qualità lo costringono a usare la sua potenza per distruggere (Isaia 59:15-19; Luca 18:7). Perciò, quando combatte, Dio non macchia la sua santità, anzi combatte proprio perché è santo (Esodo 39:30).
10. Solo in che modo si sarebbe potuta risolvere l’ostilità predetta in Genesi 3:15, e con quali benefìci per l’umanità giusta?
10 Pensate alla situazione che si creò dopo che Adamo ed Eva, la prima coppia umana, si ribellarono a Dio (Genesi 3:1-6). Se avesse tollerato la loro malvagità, Geova avrebbe indebolito la sua posizione di Sovrano universale. Essendo un Dio giusto, fu costretto a condannarli a morte (Romani 6:23). Nella prima profezia biblica predisse che ci sarebbe stata ostilità fra i suoi servitori e i seguaci del “serpente”, Satana (Rivelazione 12:9; Genesi 3:15). Alla fine questa ostilità si sarebbe potuta risolvere solo con la distruzione di Satana (Romani 16:20). Questo atto di giudizio, però, avrebbe recato grandi benedizioni all’umanità giusta, liberando la terra dall’influenza di Satana e trasformandola in un paradiso (Matteo 19:28). Fino a quel momento coloro che si fossero schierati con Satana avrebbero costituito una perenne minaccia per il benessere fisico e spirituale del popolo di Dio. Di tanto in tanto Geova sarebbe dovuto intervenire.
Dio agisce per eliminare la malvagità
11. Perché Dio si sentì obbligato a scatenare un diluvio universale?
11 Il diluvio dei giorni di Noè fu un intervento del genere. Genesi 6:11, 12 dice: “La terra [...] si era rovinata agli occhi del vero Dio ed era piena di violenza. Guardando la terra, infatti, Dio vide che era rovinata e che tutti si comportavano in modo corrotto”. Geova avrebbe permesso che i malvagi cancellassero l’ultima traccia di moralità rimasta sulla terra? No, si sentì obbligato a scatenare un diluvio universale per liberare la terra da coloro che erano dediti alla violenza e all’immoralità.
12. (a) Cosa predisse Geova riguardo alla “discendenza” di Abraamo? (b) Perché gli amorrei dovevano essere sterminati?
12 Lo stesso avvenne con il giudizio contro i cananei. Geova rivelò che da Abraamo sarebbe venuta una “discendenza” tramite la quale tutte le famiglie della terra si sarebbero benedette. In armonia con questo proposito decretò che il paese di Canaan, che era abitato dagli amorrei, sarebbe stato dato ai discendenti di Abraamo. Come poteva Geova Dio essere giustificato a scacciare con la forza questo popolo dal suo paese? Predisse che ciò non sarebbe avvenuto per 400 anni, finché “l’errore degli amorrei” non avesse “raggiunto il limite” (Genesi 12:1-3; 13:14, 15; 15:13, 16; 22:18).b Durante quel periodo di tempo gli amorrei sprofondarono sempre più nella corruzione morale. Canaan diventò un paese pieno di idolatria, spargimento di sangue e degradate pratiche sessuali (Esodo 23:24; 34:12, 13; Numeri 33:52). Gli abitanti arrivarono a uccidere i bambini nei fuochi sacrificali. Poteva un Dio santo esporre il suo popolo a una simile malvagità? No! Egli dichiarò: “Il paese è impuro, e io lo punirò per il suo errore, e il paese vomiterà i suoi abitanti” (Levitico 18:21-25). Geova però non uccise indiscriminatamente la popolazione. I cananei meritevoli, come Raab e i gabaoniti, furono risparmiati (Giosuè 6:25; 9:3-27).
Combatte a favore del suo nome
13, 14. (a) Perché Geova era obbligato a santificare il suo nome? (b) In che modo Geova tolse il disonore dal suo nome?
13 Poiché Geova è santo, il suo nome è santo (Levitico 22:32). Gesù insegnò ai discepoli a pregare: “Sia santificato il tuo nome” (Matteo 6:9). La ribellione in Eden profanò il nome di Dio, mettendo in dubbio la sua reputazione e il suo modo di governare. Geova non avrebbe mai potuto condonare una calunnia e una ribellione simili. Era obbligato a togliere il disonore dal suo nome (Isaia 48:11).
14 Torniamo di nuovo agli israeliti. Finché erano schiavi in Egitto, la promessa fatta da Dio ad Abraamo che mediante la sua discendenza tutte le famiglie della terra si sarebbero benedette sembrava vana. Tuttavia, liberandoli e facendo di loro una nazione, Geova tolse il disonore dal suo nome. Per questo il profeta Daniele disse in preghiera a Geova: “O Geova nostro Dio, [...] facesti uscire il tuo popolo dal paese d’Egitto con mano potente e ti facesti un nome” (Daniele 9:15).
15. Perché Geova liberò gli ebrei dalla cattività in Babilonia?
15 È interessante che Daniele abbia pregato in questo modo in un momento in cui gli ebrei avevano bisogno che Geova agisse ancora una volta per amore del suo nome. Gli ebrei disubbidienti si trovavano in cattività, questa volta in Babilonia. La loro capitale, Gerusalemme, giaceva in rovina. Daniele sapeva che il ritorno degli ebrei in patria avrebbe magnificato il nome di Geova. Quindi pregò: “O Geova, perdona. O Geova, presta attenzione e agisci! O mio Dio, per amor tuo non tardare, perché il tuo nome è stato invocato sulla tua città e sul tuo popolo” (Daniele 9:18, 19).
Combatte a favore del suo popolo
16. Perché difendendo il suo nome Geova non si dimostra insensibile ed egoista? Spiegate.
16 Il fatto che Geova ci tenga a difendere il suo nome indica che lui è insensibile ed egoista? No, poiché agendo in armonia con la sua santità e il suo amore per la giustizia, protegge il suo popolo. Prendiamo il capitolo 14 di Genesi. Lì leggiamo che quattro re invasori rapirono Lot, nipote di Abraamo, e la sua famiglia. Con l’aiuto di Dio, Abraamo inferse una sconfitta sbalorditiva a forze di gran lunga superiori. La descrizione di questa vittoria fu probabilmente la prima voce inserita nel “libro delle Guerre di Geova”, a quanto pare un libro che documentava anche combattimenti che non sono descritti nella Bibbia (Numeri 21:14). Sarebbero seguite molte altre vittorie.
17. Cosa mostra che Geova combatté per gli israeliti dopo che erano entrati nel paese di Canaan? Fate esempi.
17 Poco prima che gli israeliti entrassero nel paese di Canaan, Mosè assicurò loro: “Geova vostro Dio andrà davanti a voi e combatterà per voi, proprio come fece in Egitto sotto i vostri occhi” (Deuteronomio 1:30; 20:1). Iniziando da Giosuè, successore di Mosè, e per tutto il periodo dei Giudici e dei re fedeli di Giuda, Geova combatté per il suo popolo, dandogli molte vittorie spettacolari (Giosuè 10:1-14; Giudici 4:12-17; 2 Samuele 5:17-21).
18. (a) Perché possiamo essere contenti che Geova non sia cambiato? (b) Cosa accadrà quando l’ostilità descritta in Genesi 3:15 arriverà al culmine?
18 Geova non è cambiato, e non è cambiato neanche il suo proposito di trasformare questo pianeta in un pacifico paradiso (Genesi 1:27, 28). Odia ancora la malvagità. Al tempo stesso ama teneramente il suo popolo e presto agirà in suo favore (Salmo 11:7). In effetti nel prossimo futuro ci sarà uno sviluppo drammatico e violento dell’ostilità descritta in Genesi 3:15. Per santificare il suo nome e proteggere il suo popolo, Geova diventerà ancora una volta “un potente guerriero” (Zaccaria 14:3; Rivelazione 16:14, 16).
19. (a) Spiegate perché il fatto che Dio usa la sua potenza per distruggere dovrebbe avvicinarci a lui. (b) Che effetto dovrebbe avere su di noi la prontezza di Dio a combattere?
19 Facciamo un esempio. Supponiamo che la famiglia di un uomo sia stata attaccata da un animale feroce e che l’uomo sia intervenuto e l’abbia ucciso. Vi aspettereste che la moglie e i figli fossero disgustati per quell’azione? Tutt’altro, vi aspettereste che fossero commossi per il suo amore altruistico. Similmente non dovremmo essere disgustati per il fatto che Dio usa la sua potenza per distruggere. La sua prontezza a combattere per proteggerci dovrebbe accrescere il nostro amore per lui. Dovrebbe aumentare anche il nostro rispetto per la sua illimitata potenza. Perciò possiamo “rendere a Dio un sacro servizio che lui gradisca, con timore e rispetto” (Ebrei 12:28).
Avviciniamoci al “potente guerriero”
20. Quando leggiamo passi biblici in cui si parla di guerre di Geova che forse non comprendiamo pienamente, quale dovrebbe essere la nostra reazione, e perché?
20 Naturalmente la Bibbia non spiega sempre tutti i particolari delle decisioni che Geova ha preso riguardo alla guerra. Di una cosa, però, possiamo essere sicuri: Geova non esercita mai la potenza distruttiva in maniera ingiusta, arbitraria o crudele. Spesso considerare il contesto di un passo biblico o qualche altra informazione ci può aiutare a vedere le cose nella giusta prospettiva (Proverbi 18:13). Anche quando non conosciamo tutti i particolari, semplicemente conoscendo meglio Geova e meditando sulle sue preziose qualità possiamo essere aiutati a chiarire qualsiasi dubbio sorga. In questo modo ci renderemo conto di avere valide ragioni per confidare nel nostro Dio, Geova (Giobbe 34:12).
21. Per quanto a volte sia “un potente guerriero”, che tipo di persona è Geova?
21 Sebbene Geova sia “un potente guerriero” quando la situazione lo richiede, ciò non significa che sia bellicoso. Nella visione del carro celeste avuta da Ezechiele, Geova è raffigurato nell’atto di prepararsi a combattere contro i suoi nemici. Eppure Ezechiele lo vide circondato dall’arcobaleno, simbolo di pace (Genesi 9:13; Ezechiele 1:28; Rivelazione 4:3). Chiaramente Geova è calmo e pacifico. “Dio è amore”, scrisse l’apostolo Giovanni (1 Giovanni 4:8). Tutte le qualità di Geova sono in perfetto equilibrio. Che privilegio abbiamo dunque di poterci avvicinare a un Dio così potente eppure amorevole!
a Secondo lo storico ebreo Giuseppe Flavio, gli ebrei erano inseguiti da “seicento carri, cinquantamila uomini a cavallo e duecentomila fanti” (Antichità giudaiche, II, 324, a cura di L. Moraldi, UTET, Torino, 1998).
b Evidentemente qui il termine “amorrei” include tutti i popoli di Canaan (Deuteronomio 1:6-8, 19-21, 27; Giosuè 24:15, 18).
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Potenza per proteggere: “Dio è il nostro rifugio”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 7
Potenza per proteggere: “Dio è il nostro rifugio”
1, 2. Perché gli israeliti erano in pericolo quando arrivarono nella regione del Sinai nel 1513 a.E.V., e in che modo Geova li rassicurò?
QUANDO arrivarono nella regione del Sinai all’inizio del 1513 a.E.V., gli israeliti erano in pericolo. Li aspettava un viaggio massacrante attraverso un “grande e terribile deserto, pieno di serpenti velenosi e di scorpioni” (Deuteronomio 8:15, Nuova Riveduta). C’era anche il rischio che venissero attaccati da nazioni ostili. Geova aveva permesso che si ritrovassero in quella situazione. Essendo il loro Dio, sarebbe stato in grado di proteggerli?
2 Le parole di Geova furono assai rassicuranti: “Voi stessi avete visto quello che ho fatto agli egiziani per portarvi su ali d’aquila e condurvi da me” (Esodo 19:4). Geova ricordò loro che li aveva liberati dagli egiziani, usando aquile, per così dire, per portarli in salvo. Ci sono comunque altre ragioni per cui le “ali d’aquila” rappresentano in modo appropriato la protezione divina.
3. Perché l’espressione “ali d’aquila” ben rappresenta la protezione divina?
3 L’aquila non usa le grandi e forti ali solo per librarsi in alto. Nelle ore calde del giorno mamma aquila inarca le ali, che possono misurare più di due metri, e forma un ombrello protettivo per riparare gli implumi aquilotti dal sole cocente. Altre volte avvolge i piccoli nelle sue ali per proteggerli dal vento freddo. Come l’aquila difende i suoi piccoli, così Geova salvaguardò e protesse la nazione di Israele appena nata. Nel deserto il suo popolo avrebbe continuato a trovare rifugio all’ombra delle sue ali possenti finché fosse rimasto fedele (Deuteronomio 32:9-11; Salmo 36:7). Ma oggi possiamo aspettarci la protezione di Dio?
Promessa la protezione divina
4, 5. Perché possiamo avere completa fiducia nella protezione promessa da Dio?
4 Geova è certo in grado di proteggere i suoi servitori. È “l’Iddio Onnipotente”, titolo che indica che possiede una forza a cui nessuno può opporre resistenza (Genesi 17:1). Come un’onda inarrestabile, la potenza di Geova non può essere contrastata. Poiché può fare tutto quello che detta la sua volontà, potremmo chiederci: “È volontà di Geova usare la sua potenza per proteggere il suo popolo?”
5 La risposta, in una parola, è sì! Geova ci assicura che proteggerà il suo popolo. “Dio è il nostro rifugio e la nostra forza, un aiuto che si trova prontamente nelle difficoltà”, dice Salmo 46:1. Poiché Dio “non può mentire”, possiamo avere completa fiducia nella protezione promessa (Tito 1:2). Vediamo alcuni vividi esempi con cui Geova descrive la sua cura protettiva.
6, 7. (a) Che protezione provvedeva alle sue pecore il pastore dei tempi biblici? (b) Con quale esempio la Bibbia spiega l’ardente desiderio di Geova di proteggere le sue pecore e di prendersene cura?
6 Geova è il nostro Pastore, e “noi siamo il suo popolo e le pecore del suo pascolo” (Salmo 23:1; 100:3). Pochi animali sono indifesi quanto una pecora. Il pastore dei tempi biblici doveva essere coraggioso per proteggere le sue pecore da leoni, lupi e orsi, e anche dai ladri (1 Samuele 17:34, 35; Giovanni 10:12, 13). A volte, però, c’era bisogno anche di tenerezza. Se una pecora partoriva lontano dall’ovile, il pastore premuroso proteggeva la madre in difficoltà e poi sollevava l’agnello indifeso e lo portava nell’ovile.
“Li porterà sul petto”
7 Paragonandosi a un pastore, Geova ci assicura che desidera ardentemente proteggerci (Ezechiele 34:11-16). Pensate alla descrizione di Geova che si trova in Isaia 40:11, di cui abbiamo parlato nel capitolo 2 di questo libro: “Come un pastore, si prenderà cura del suo gregge. Con il suo braccio radunerà gli agnelli, e li porterà sul petto”. Come fa l’agnellino a trovarsi “sul petto” del pastore, cioè nelle pieghe della parte superiore della veste? Può darsi che l’agnello si avvicini al pastore e gli tocchi persino una gamba per farsi notare. Comunque è il pastore che deve chinarsi, sollevare l’agnello e metterlo dolcemente al sicuro sul suo petto. Che amorevole esempio della prontezza con cui il nostro grande Pastore ci difende e ci protegge!
8. (a) A chi è concessa la protezione promessa da Dio, e in che modo questo è indicato in Proverbi 18:10? (b) Cosa bisogna fare per trovare rifugio nel nome di Dio?
8 La protezione promessa da Dio, però, è riservata solo a coloro che si avvicinano a lui. Proverbi 18:10 dice: “Il nome di Geova è una forte torre: il giusto vi corre e riceve protezione”. Nei tempi biblici a volte si costruivano torri nel deserto che servivano da sicuri luoghi di rifugio, ma chi era in pericolo doveva rifugiarsi in una di queste torri se voleva mettersi al sicuro. Lo stesso si può dire del trovare rifugio nel nome di Dio. Non basta limitarsi a ripetere il nome di Dio; il nome divino non è una formula magica. Piuttosto bisogna conoscere colui che porta questo nome, confidare in lui e vivere in armonia con le sue giuste norme. Com’è amorevole Geova ad assicurarci che, se ci rivolgiamo a lui con fede, sarà per noi una torre che offre protezione!
“Il nostro Dio [...] ci può liberare”
9. Perché possiamo dire che Geova non si è limitato a promettere protezione?
9 Geova non si è limitato a promettere protezione. Nei tempi biblici dimostrò in modo miracoloso di essere in grado di proteggere il suo popolo. Durante la storia di Israele la possente “mano” di Geova tenne spesso a bada nemici potenti (Esodo 7:4). Geova, comunque, usò la sua potenza anche per proteggere singoli individui.
10, 11. Quali esempi biblici mostrano che Geova usa la sua potenza per proteggere singoli individui?
10 Quando tre giovani ebrei — chiamati Sadrac, Mesac e Abednego — rifiutarono di inginocchiarsi davanti all’immagine d’oro del re Nabucodonosor, questi, infuriato, minacciò di gettarli in una fornace surriscaldata. “Quale dio potrà liberarvi dalle mie mani?”, chiese con scherno Nabucodonosor, il monarca più potente della terra (Daniele 3:15). I tre giovani avevano completa fiducia nel potere del loro Dio di proteggerli, anche se non pretendevano che lo facesse. Perciò risposero: “Se così dev’essere, il nostro Dio, quello che noi serviamo, ci può liberare” (Daniele 3:17). Certo, la fornace ardente, anche se riscaldata sette volte più del normale, non costituiva un problema per il loro Onnipotente Dio. Egli li protesse davvero e il re fu costretto ad ammettere: “Non esiste un altro dio che possa liberare come questo” (Daniele 3:29).
11 Geova diede una dimostrazione veramente notevole della sua potenza protettiva anche quando trasferì la vita del suo Figlio unigenito nel grembo della vergine ebrea Maria. Un angelo le disse che ‘sarebbe rimasta incinta e avrebbe partorito un figlio’. Poi spiegò: “Lo spirito santo verrà su di te, e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra” (Luca 1:31, 35). All’apparenza il Figlio di Dio non era mai stato così vulnerabile. Il peccato e l’imperfezione della sua madre umana avrebbero danneggiato l’embrione? Satana avrebbe potuto menomare o uccidere quel Figlio prima che nascesse? Impossibile! Geova creò, in effetti, un muro protettivo intorno a Maria affinché niente — nessuna imperfezione, nessuna influenza nociva, nessun omicida e nessun demonio — potesse nuocere all’embrione in via di sviluppo, dal momento del concepimento in poi. Geova Dio continuò a proteggere Gesù durante l’infanzia e l’adolescenza (Matteo 2:1-15). Fino al tempo da lui stabilito, il suo caro Figlio fu inattaccabile.
12. Perché nei tempi biblici Geova protesse miracolosamente alcuni?
12 Perché Geova protesse alcuni in modo miracoloso? In molti casi Geova protesse singoli individui al fine di proteggere qualcosa di molto più importante: l’adempimento del suo proposito. Per esempio, la salvezza di Gesù da piccolo era essenziale per l’adempimento del proposito di Dio, che in definitiva gioverà a tutta l’umanità. Le numerose occasioni in cui Geova manifestò la sua potenza per proteggere sono riportate nelle Scritture ispirate, e “tutto ciò che è stato scritto in passato è stato scritto per istruirci, affinché mediante la nostra perseveranza e il conforto delle Scritture avessimo speranza” (Romani 15:4). Questi esempi rafforzano la nostra fede nell’Onnipotente Dio. Ma quale protezione possiamo aspettarci oggi da Dio?
Cosa non significa la protezione divina
13. Geova è forse obbligato a compiere miracoli a nostro favore? Spiegate.
13 Anche se ci promette la sua protezione, ciò non significa che Geova sia obbligato a compiere miracoli a nostro favore. Il nostro Dio non ci garantisce una vita senza problemi in questo vecchio sistema di cose. Molti fedeli servitori di Geova affrontano gravi avversità, come povertà, guerre, malattie e morte. Gesù disse chiaramente ai discepoli che alcuni di loro avrebbero potuto essere messi a morte a motivo della loro fede. Perciò sottolineò la necessità di perseverare sino alla fine (Matteo 24:9, 13). Se Geova dovesse usare la sua potenza per compiere liberazioni miracolose in tutti i casi, Satana senz’altro lo accuserebbe e metterebbe in dubbio la sincerità della nostra devozione (Giobbe 1:9, 10).
14. Quali esempi indicano che Geova non protegge sempre i suoi servitori nello stesso modo?
14 Neanche nei tempi biblici Geova usò la sua potenza protettiva per salvare ogni suo servitore da morte prematura. Per esempio, l’apostolo Giacomo fu giustiziato da Erode verso il 44 E.V.; poco dopo, invece, Pietro fu “liberato dalla mano di Erode” (Atti 12:1-11). E Giovanni, fratello di Giacomo, sopravvisse sia a Pietro che a Giacomo. Evidentemente non possiamo aspettarci che il nostro Dio protegga tutti i suoi servitori nello stesso modo. Inoltre tutti siamo soggetti ‘al tempo e all’avvenimento imprevisto’ (Ecclesiaste 9:11). Allora, in che modo oggi Geova ci protegge?
Geova provvede protezione in senso fisico
15, 16. (a) Che prova c’è che Geova ha protetto in senso fisico i suoi adoratori come gruppo? (b) Perché possiamo avere fiducia che Geova proteggerà i suoi servitori sia adesso che durante la “grande tribolazione”?
15 Consideriamo prima la protezione in senso fisico. Noi adoratori di Geova possiamo senz’altro aspettarci questa protezione come gruppo, altrimenti saremmo facile preda di Satana. Satana, “il governante di questo mondo”, vorrebbe eliminare la vera adorazione a tutti i costi (Giovanni 12:31; Rivelazione 12:17). Alcuni dei più potenti governi della terra hanno vietato la nostra opera di predicazione e hanno cercato di eliminarci completamente. Eppure il popolo di Geova è rimasto saldo e ha continuato a predicare senza posa. Perché nazioni potenti non sono riuscite a fermare l’attività di questo gruppo di cristiani relativamente piccolo e apparentemente indifeso? Perché Geova lo ha protetto con le sue possenti ali (Salmo 17:7, 8).
16 Che dire della protezione durante la veniente “grande tribolazione”? Non dobbiamo temere l’esecuzione dei giudizi di Dio. Dopotutto, “Geova sa liberare dalla prova le persone a lui devote, ma riservare gli ingiusti alla distruzione nel giorno del giudizio” (Rivelazione 7:14; 2 Pietro 2:9). Inoltre possiamo essere sicuri di due cose. Primo, Geova non permetterà mai che i suoi servitori leali siano cancellati dalla faccia della terra. Secondo, ricompenserà coloro che mantengono l’integrità dando loro la vita eterna nel suo giusto nuovo mondo, se necessario mediante la risurrezione. Per coloro che muoiono, non c’è luogo più sicuro della memoria di Dio (Giovanni 5:28, 29).
17. In che modo Geova ci salvaguarda tramite la sua Parola?
17 Sin d’ora Geova ci salvaguarda tramite la sua “parola”, che è “viva” e ci dà la forza motivante per fare grandi cambiamenti nel nostro cuore e nella nostra vita (Ebrei 4:12). Applicandone i princìpi possiamo sotto certi aspetti essere protetti dai danni fisici. “Io, Geova, sono [...] colui che ti insegna per il tuo bene”, dice Isaia 48:17. Indubbiamente vivere in armonia con la Parola di Dio può migliorare la salute e allungare la vita. Per esempio, seguendo il consiglio biblico di astenersi dall’immoralità sessuale e purificarsi da ogni contaminazione, evitiamo le pratiche impure e le abitudini nocive che rovinano la vita a molte persone che non ubbidiscono a Dio (Atti 15:29; 2 Corinti 7:1). Come siamo grati della protezione che la Parola di Dio ci provvede!
Geova ci protegge in senso spirituale
18. Quale protezione spirituale ci provvede Geova?
18 Cosa più importante, Geova ci provvede protezione spirituale. Il nostro amorevole Dio ci protegge dai danni spirituali fornendoci ciò di cui abbiamo bisogno per superare le prove e per salvaguardare la nostra relazione con lui. Geova quindi agisce per preservare la nostra vita non solo per pochi anni, ma per l’eternità. Consideriamo alcuni doni di Dio che possono proteggerci spiritualmente.
19. In che modo lo spirito di Geova può permetterci di superare qualsiasi prova incontriamo?
19 Geova è ‘colui che ascolta le preghiere’ (Salmo 65:2). Quando le pressioni della vita sembrano sopraffarci, aprirgli il nostro cuore può darci molto sollievo (Filippesi 4:6, 7). Forse Geova non eliminerà miracolosamente le prove, ma in risposta alle nostre preghiere sentite può darci la sapienza necessaria per affrontarle (Giacomo 1:5, 6). Inoltre dà spirito santo a chi glielo chiede (Luca 11:13). Questo spirito potente può aiutarci a superare qualsiasi prova o problema incontriamo. Può infonderci “potenza oltre il normale”, così che possiamo perseverare finché Geova non eliminerà tutti i problemi nel nuovo mondo ora così vicino (2 Corinti 4:7).
20. In che modo la potenza protettiva di Geova può manifestarsi tramite i nostri compagni di fede?
20 A volte la potenza protettiva di Geova può manifestarsi tramite i nostri compagni di fede. Geova ci ha attirato e ci ha fatto entrare in una famiglia mondiale di fratelli (Giovanni 6:44; 1 Pietro 2:17). Nell’amorevole atmosfera di questa famiglia vediamo la dimostrazione vivente del potere che ha lo spirito santo di esercitare un’influenza benefica sulle persone. Questo spirito produce in noi preziose qualità fra cui amore, benignità e bontà (Galati 5:22, 23). Perciò, quando siamo angosciati e un compagno di fede è spinto a darci un consiglio utile o a rivolgerci le parole di incoraggiamento di cui abbiamo tanto bisogno, possiamo ringraziare Geova per queste manifestazioni della Sua cura protettiva.
21. (a) Quale opportuno cibo spirituale Geova provvede tramite lo “schiavo fedele e saggio”? (b) In che modo avete tratto personalmente beneficio da ciò che Geova provvede per proteggerci spiritualmente?
21 Geova provvede qualcos’altro per proteggerci: opportuno cibo spirituale. Per aiutarci a trarre forza dalla sua Parola, Geova ha incaricato lo “schiavo fedele e saggio” di dispensare cibo spirituale. Questo schiavo fedele si serve di pubblicazioni stampate, fra cui le riviste La Torre di Guardia e Svegliatevi!, di adunanze, assemblee e congressi e anche del nostro sito jw.org per darci “cibo al tempo giusto”: ciò di cui abbiamo bisogno, quando ne abbiamo bisogno (Matteo 24:45). Vi è mai capitato di sentire qualcosa a un’adunanza — in un commento, in un discorso o anche in una preghiera — che vi ha dato proprio la forza e l’incoraggiamento di cui avevate bisogno? Un particolare articolo di una delle nostre riviste ha mai influito sulla vostra vita? Ricordiamoci che Geova provvede tutto questo per proteggerci spiritualmente.
22. In che modo Geova usa sempre la sua potenza, e perché questo è nei nostri migliori interessi?
22 Geova è certamente “uno scudo per tutti quelli che si rifugiano in lui” (Salmo 18:30). Comprendiamo che adesso non usa la sua potenza per proteggerci da ogni calamità. Tuttavia, usa sempre la sua potenza protettiva per garantire l’adempimento del suo proposito. In definitiva questo è nei migliori interessi del suo popolo. Se ci avviciniamo a lui e rimaniamo nel suo amore, Geova ci darà la vita perfetta per l’eternità. Con questa prospettiva in mente, qualsiasi sofferenza in questo sistema ci sembrerà senza dubbio “momentanea e leggera” (2 Corinti 4:17).
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Potenza per ristabilire: Geova ‘fa nuova ogni cosa’Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 8
Potenza per ristabilire: Geova ‘fa nuova ogni cosa’
1, 2. Quali problemi affliggono oggi la famiglia umana, e che effetto hanno?
UN BAMBINO perde o rompe il suo giocattolo preferito e scoppia in un pianto disperato che commuove chi lo sente. Avete visto, però, come si illumina il suo volto quando il genitore gli ridà quello che aveva perso? Per il genitore può essere una cosa da niente ritrovare il giocattolo o anche aggiustarlo, ma il bambino è tutto sorridente e pieno di ammirazione. Ha riavuto quello che pensava di aver perso per sempre!
2 Geova, il più grande Genitore, ha il potere di ridare ai suoi figli terreni quello che potrebbe sembrare irrimediabilmente perduto. Naturalmente non stiamo parlando di giocattoli. In questi “tempi difficili” dobbiamo far fronte a perdite di gran lunga più gravi (2 Timoteo 3:1-5). Molto di quello a cui teniamo di più sembra in pericolo: la casa, i beni, il lavoro, perfino la salute. Forse siamo molto preoccupati per il degrado ambientale e la conseguente estinzione di molte specie viventi. Comunque, niente ci colpisce di più della morte di una persona cara. Si può essere sopraffatti da un senso di smarrimento e di impotenza (2 Samuele 18:33).
3. A quale confortante prospettiva si accenna in Atti 3:21, e mediante che cosa Geova la attuerà?
3 Che conforto venire a conoscenza della potenza che Geova usa per ristabilire! Come vedremo, è straordinario ciò che Geova può e vuole ridare ai suoi figli terreni. La Bibbia infatti indica che lui si propone il “ristabilimento di tutte le cose” (Atti 3:21). Per attuare questo proposito si servirà del Regno messianico, retto da suo Figlio Gesù Cristo. Le prove dimostrano che questo Regno cominciò a operare in cielo nel 1914 (Matteo 24:3-14).a Che cosa verrà ristabilito? Esaminiamo alcune delle grandiose azioni di Geova che riguardano il ristabilimento. Una di queste possiamo già vederla e toccarla con mano. Altre avverranno su vasta scala in futuro.
Il ristabilimento della pura adorazione
4, 5. Cosa accadde nel 607 a.E.V., e quale speranza offrì Geova al suo popolo?
4 Una cosa che Geova ha già ristabilito è la pura adorazione. Per comprendere cosa significa, passiamo velocemente in rassegna la storia del regno di Giuda. Questo ci permetterà di farci un’idea di come Geova ha usato la sua straordinaria potenza per ristabilire (Romani 15:4).
5 Provate a immaginare come si sentivano gli ebrei fedeli nel 607 a.E.V., quando Gerusalemme fu distrutta. La loro amata città era stata devastata, le mura abbattute. Peggio ancora, lo splendido tempio costruito da Salomone, l’unico centro per la pura adorazione di Geova su tutta la terra, era in rovina (Salmo 79:1). I superstiti erano stati portati in esilio a Babilonia e la loro patria era diventata un desolato covo di animali selvatici (Geremia 9:11). Dal punto di vista umano tutto sembrava perduto (Salmo 137:1). Però Geova, che da molto tempo aveva predetto quella distruzione, diede al suo popolo la speranza di un futuro tempo di ristabilimento.
6-8. (a) Qual è un tema ricorrente negli scritti dei profeti ebrei, e quale adempimento iniziale ebbero quelle profezie? (b) Nei tempi moderni, in che modo il popolo di Dio ha assistito a un adempimento di molte profezie di ristabilimento?
6 In effetti questo era un tema ricorrente negli scritti dei profeti ebrei.b Tramite loro Geova promise un paese ristabilito e ripopolato, fertile, protetto dagli attacchi dei nemici e delle bestie feroci. Descrisse questo paese come un vero e proprio paradiso (Isaia 65:25; Ezechiele 34:25; 36:35). Soprattutto sarebbe stata ristabilita la pura adorazione e sarebbe stato ricostruito il tempio (Michea 4:1-5). Queste profezie diedero una speranza agli esuli ebrei, aiutandoli a sopportare i 70 anni di cattività in Babilonia.
7 Finalmente arrivò il momento tanto atteso. Liberati da Babilonia, gli ebrei tornarono a Gerusalemme e ricostruirono il tempio (Esdra 1:1, 2). Finché sostennero la pura adorazione, Geova li benedisse e rese fertile e ricca la loro terra. Li protesse dai nemici e dalle bestie feroci che avevano devastato il paese per decenni. Come devono essersi rallegrati della potenza che Geova usa per ristabilire! Quegli avvenimenti, però, rappresentavano solo un adempimento iniziale, limitato, delle profezie di ristabilimento. L’adempimento maggiore doveva esserci “nella parte finale dei giorni”, nel nostro tempo, quando sarebbe stato intronizzato l’Erede del re Davide da tempo promesso (Isaia 2:2-4; 9:6, 7).
8 Poco dopo essere stato intronizzato nel Regno celeste nel 1914, Gesù rivolse l’attenzione ai bisogni spirituali del fedele popolo di Dio sulla terra. Come nel 537 a.E.V. il conquistatore persiano Ciro aveva liberato gli ebrei da Babilonia, così Gesù liberò gli israeliti spirituali, i suoi seguaci, dall’influenza di “Babilonia la Grande”, l’impero mondiale della falsa religione (Rivelazione 18:1-5; Romani 2:29). Dal 1919 in poi la pura adorazione ha riavuto il giusto posto nella vita dei veri cristiani (Malachia 3:1-5). Da allora il suo popolo ha sempre adorato Geova nel suo tempio spirituale purificato: il complesso delle disposizioni di Dio per la pura adorazione. Perché questo è importante per noi oggi?
Il ristabilimento spirituale: perché è importante
9. Dopo il periodo apostolico, cosa fecero le chiese della cristianità nei confronti della pura adorazione, ma cosa ha fatto Geova nei nostri giorni?
9 Esaminiamo la cosa da un punto di vista storico. Nel I secolo i cristiani ebbero molte benedizioni spirituali. Tuttavia Gesù e gli apostoli predissero che la vera adorazione sarebbe stata corrotta e sarebbe praticamente scomparsa (Matteo 13:24-30; Atti 20:29, 30). Dopo il periodo apostolico sorse la cristianità. Il clero adottò dottrine e pratiche pagane, e rese quasi impossibile avvicinarsi a Dio, descrivendolo come un’incomprensibile Trinità e insegnando alla gente a confessarsi ai sacerdoti e a pregare Maria e vari “santi” anziché Dio stesso. Dopo molti secoli di una simile corruzione, che cosa ha fatto Geova nei nostri giorni? In un’epoca soffocata da falsità religiose e contaminata da pratiche empie, è intervenuto e ha ristabilito la pura adorazione. Possiamo senz’altro dire che questo ristabilimento è uno degli avvenimenti più importanti dei tempi moderni.
10, 11. (a) Quali aspetti caratterizzano il paradiso spirituale, e come influiscono su di noi? (b) Che tipo di persone Geova ha radunato nel paradiso spirituale, e a cosa avranno il privilegio di assistere?
10 Oggi dunque i veri cristiani sono in un paradiso spirituale che è in continuo sviluppo e perfezionamento. Quali aspetti caratterizzano questo paradiso? Principalmente due. Il primo è la pura adorazione del vero Dio, Geova, il nostro Padre celeste. Egli ci ha benedetti dandoci un modo di adorare libero da menzogne e travisamenti, e dandoci cibo spirituale. Questo ci permette di conoscerlo, di avere il suo favore e di avvicinarci a lui (Giovanni 4:24). Il secondo aspetto del paradiso spirituale riguarda le persone. Come aveva predetto Isaia, “nella parte finale dei giorni” Geova ha insegnato ai suoi adoratori a vivere in pace. Ha abolito la guerra in mezzo a noi. Nonostante le nostre imperfezioni, ci aiuta a rivestirci della “nuova personalità”. Benedice i nostri sforzi dandoci lo spirito santo, che produce in noi ottime qualità (Efesini 4:22-24; Galati 5:22, 23). Quando si opera in armonia con lo spirito di Dio, si fa davvero parte del paradiso spirituale.
11 Geova ha radunato in questo paradiso spirituale il tipo di persone che ama: coloro che amano lui, che amano la pace e che “sono consapevoli del loro bisogno spirituale” (Matteo 5:3). Queste sono le persone che avranno il privilegio di assistere a un ristabilimento ancora più spettacolare: quello del genere umano e di tutta la terra.
“Ecco, faccio nuova ogni cosa!”
12, 13. (a) Perché le profezie relative al ristabilimento avranno un ulteriore adempimento? (b) Qual è il proposito di Geova per la terra dichiarato in Eden, e perché questo ci dà una speranza per il futuro?
12 Molte profezie relative al ristabilimento comportano più che un ristabilimento spirituale. Isaia, per esempio, scrisse di un tempo in cui i malati, gli zoppi, i ciechi e i sordi sarebbero stati guariti e la morte stessa sarebbe stata eliminata per sempre (Isaia 25:8; 35:1-7). Queste promesse non ebbero un adempimento letterale nell’antico Israele. E anche se ne abbiamo visto un adempimento spirituale nei nostri giorni, c’è ogni ragione per credere che nel futuro ci sarà un adempimento letterale, completo. Come facciamo a saperlo?
13 Già in Eden Geova aveva spiegato qual era il suo proposito per la terra: doveva essere abitata da una famiglia umana unita, sana e felice. L’uomo e la donna dovevano avere cura della terra e di tutte le creature, e dovevano trasformare l’intero pianeta in un paradiso (Genesi 1:28). Questo è ben diverso dall’attuale stato di cose. Siate certi, però, che i propositi di Geova non vengono mai vanificati (Isaia 55:10, 11). Gesù, il Re messianico costituito da Geova, realizzerà questo Paradiso mondiale (Luca 23:43).
14, 15. (a) In che modo Geova farà “nuova ogni cosa”? (b) Come sarà la vita nel Paradiso, e cosa vi attira di più?
14 Immaginate di vedere l’intera terra trasformata nel Paradiso. Geova dice a proposito di quel tempo: “Ecco, faccio nuova ogni cosa!” (Rivelazione 21:5). Pensate a cosa significherà. Quando Geova avrà finito di esercitare la sua potenza distruttiva contro il vecchio sistema di cose malvagio, ci saranno “nuovi cieli e una nuova terra”. Questo significa che un nuovo governo regnerà dal cielo su una nuova società terrena formata da coloro che amano Geova e fanno la sua volontà (2 Pietro 3:13). Satana, insieme ai demòni, sarà messo in condizione di non nuocere (Rivelazione 20:3). Per la prima volta dopo migliaia di anni l’umanità sarà libera da quell’influenza negativa, odiosa e corrotta. Il sollievo sarà senz’altro enorme.
15 Finalmente potremo prenderci cura di questo bel pianeta come dovevamo fare in origine. La terra è dotata della naturale capacità di rigenerarsi. Laghi e fiumi inquinati si purificano se viene eliminata la fonte dell’inquinamento; paesaggi deturpati dai combattimenti si risanano se cessano le guerre. Che piacere sarà lavorare nel rispetto della terra, contribuendo a trasformarla in un bellissimo giardino, un Eden mondiale di infinita varietà! Invece di distruggere arbitrariamente specie di animali e piante, l’uomo sarà in pace con tutta la creazione terrestre. Persino i bambini non avranno niente da temere dagli animali selvatici (Isaia 9:6, 7; 11:1-9).
16. Nel Paradiso, quale ristabilimento riguarderà ogni fedele servitore di Geova?
16 Il ristabilimento riguarderà anche noi individualmente. Dopo Armaghedon i sopravvissuti vedranno guarigioni miracolose su scala mondiale. Come fece quando era sulla terra, Gesù userà il potere conferitogli da Dio per ridare la vista ai ciechi e l’udito ai sordi, e per sanare gli zoppi e i malati (Matteo 15:30). Gli anziani riavranno le forze, la salute e il vigore giovanile (Giobbe 33:25). Le rughe spariranno, gli arti si raddrizzeranno e i muscoli si tenderanno con rinnovata forza. Tutta l’umanità fedele vedrà sparire gradualmente gli effetti del peccato e dell’imperfezione. Come saremo grati a Geova Dio per la meravigliosa potenza che lui usa per ristabilire! Concentriamoci ora su un aspetto particolarmente rincuorante di questo emozionante tempo di ristabilimento.
La risurrezione dei morti
17, 18. (a) Perché Gesù rimproverò i sadducei? (b) Quali circostanze spinsero Elia a chiedere a Geova di compiere una risurrezione?
17 Nel I secolo E.V. alcuni capi religiosi, i sadducei, non credevano nella risurrezione. Gesù li rimproverò con queste parole: “Voi sbagliate, perché non conoscete né le Scritture né la potenza di Dio” (Matteo 22:29). Sì, le Scritture rivelano che Geova ha la potenza di ristabilire. In che modo?
18 Immaginate quello che accadde ai giorni di Elia. Una vedova teneva fra le braccia il corpo inerte del suo unico figlio. Il ragazzo era morto. Il profeta Elia, che era ospite della vedova da diverso tempo, deve essere rimasto turbato. In precedenza aveva contribuito a evitare che il bambino morisse di fame e probabilmente gli si era affezionato. La madre aveva il cuore spezzato. Quel ragazzo era l’unico ricordo vivente del marito morto. Forse sperava che si sarebbe preso cura di lei nella vecchiaia. Sconvolta, temeva di essere punita per qualche errore commesso in passato. Elia non riusciva a sopportare la vista di quella terribile tragedia. Prese dolcemente il ragazzo morto dalle braccia della madre, lo portò su in camera sua e chiese a Geova Dio di ridargli la vita (1 Re 17:8-21).
19, 20. (a) In che modo Abraamo dimostrò di avere fede nella potenza di Geova, e su cosa si basava tale fede? (b) In che modo Geova ricompensò la fede di Elia?
19 Elia non fu il primo a credere nella risurrezione. Secoli prima Abraamo credette, e a ragione, che Geova ha questo tipo di potenza. Quando lui aveva 100 anni e Sara 90, Geova ripristinò le loro facoltà riproduttive, e permise miracolosamente a Sara di avere un figlio (Genesi 17:17; 21:2, 3). Poi, quando il ragazzo era diventato adulto, Geova chiese ad Abraamo di sacrificarlo. Abraamo dimostrò fede riconoscendo che Geova poteva riportare in vita il suo diletto figlio Isacco (Ebrei 11:17-19). Questa forte fede potrebbe spiegare perché Abraamo, prima di salire sul monte per offrire Isacco in sacrificio, assicurò ai servitori che sarebbe tornato insieme a lui (Genesi 22:5).
“Guarda, tuo figlio è vivo!”
20 Geova risparmiò Isacco, quindi in quell’occasione non fu necessaria una risurrezione. Nel caso di Elia, invece, il figlio della vedova era già morto, anche se non da molto. Geova ricompensò la fede del profeta risuscitando il ragazzo. Elia allora lo diede alla madre con queste parole indimenticabili: “Guarda, tuo figlio è vivo!” (1 Re 17:22-24).
21, 22. (a) Qual era lo scopo delle risurrezioni riportate nelle Scritture? (b) Nel Paradiso quanti saranno risuscitati, e da chi?
21 Questa è la prima occasione menzionata nella Bibbia in cui Geova usò la sua potenza per ridare la vita a un essere umano. In seguito Geova diede anche a Eliseo, a Gesù, a Paolo e a Pietro il potere di riportare in vita i morti. Certo, quei risuscitati poi morirono di nuovo. Comunque simili episodi ci danno una mirabile anticipazione di avvenimenti futuri.
22 Nel Paradiso Gesù dimostrerà di essere “la risurrezione e la vita” (Giovanni 11:25). Risusciterà innumerevoli milioni di persone, dando loro l’opportunità di vivere per sempre nel Paradiso sulla terra (Giovanni 5:28, 29). Immaginate cari amici e parenti, da tempo separati dalla morte, che si riabbracciano, fuori di sé dalla gioia! Tutta l’umanità loderà Geova per la potenza che ha di ristabilire.
23. Quale è stata la più grande dimostrazione della potenza di Geova, e come ciò garantisce la nostra speranza per il futuro?
23 Geova ha fornito una garanzia solida come la roccia che questa speranza è sicura. Nella più grande di tutte le dimostrazioni della sua potenza, Geova risuscitò suo Figlio, Gesù, come potente creatura spirituale, secondo solo a lui. Gesù risorto apparve a centinaia di testimoni oculari (1 Corinti 15:5, 6). Questa dovrebbe essere anche per gli scettici una prova più che sufficiente del fatto che Geova ha il potere di ridare la vita.
24. Perché possiamo essere certi che Geova risusciterà i morti, e quale speranza possiamo nutrire?
24 Geova non ha solo il potere di risuscitare i morti, ma ne ha anche il desiderio. Il fedele Giobbe fu ispirato a dire che Geova in realtà desidera ardentemente riportare in vita i morti (Giobbe 14:15). Non siete attratti dal nostro Dio, che è ansioso di usare la sua potenza in questo modo amorevole? Ricordate, però, che questo è solo un aspetto della grande opera di ristabilimento che Geova compirà in futuro. Mentre vi avvicinate sempre più a lui, continuate a nutrire la preziosa speranza di poter essere presenti quando Geova ‘farà nuova ogni cosa’ (Rivelazione 21:5).
a I “tempi del ristabilimento di tutte le cose” iniziarono quando fu istituito il Regno messianico con l’intronizzazione di un erede del fedele re Davide. Geova aveva promesso a Davide che un suo erede avrebbe regnato per sempre (Salmo 89:35-37). Tuttavia, dopo che Babilonia distrusse Gerusalemme nel 607 a.E.V., nessun uomo discendente di Davide sedette sul trono di Dio. Gesù, che nacque sulla terra come erede di Davide, divenne il Re promesso da lungo tempo quando fu intronizzato in cielo.
b Per esempio, Mosè, Isaia, Geremia, Ezechiele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Michea e Sofonia svilupparono tutti questo tema.
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“Cristo è potenza di Dio”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 9
“Cristo è potenza di Dio”
1-3. (a) Quale esperienza terrificante ebbero i discepoli sul Mar di Galilea, e cosa fece Gesù? (b) Perché l’apostolo Paolo poté giustamente dire: “Cristo è potenza di Dio”?
I DISCEPOLI erano atterriti. Stavano attraversando in barca il Mar di Galilea quando all’improvviso si abbatté su di loro una tempesta. Senza dubbio avevano già visto molte tempeste su quel lago: dopotutto alcuni di loro erano pescatori esperti (Matteo 4:18, 19).a Quella, però, era “una grande e violenta burrasca”, che in poco tempo sconvolse le acque sollevando grandi onde. Gli uomini cercavano freneticamente di governare l’imbarcazione, ma la tempesta imperversava. Onde impetuose “si riversavano nella barca”, che cominciò a riempirsi d’acqua. Nonostante la confusione, Gesù a poppa dormiva profondamente, esausto dopo aver insegnato alla folla tutto il giorno. Temendo per la loro vita, i discepoli lo svegliarono, supplicando: “Signore, salvaci, stiamo per morire!” (Marco 4:35-38; Matteo 8:23-25).
2 Gesù non aveva paura. Con completa fiducia rimproverò il vento e disse al mare: “Taci! Calmati!” Il vento e il mare ubbidirono all’istante: la tempesta e le onde si placarono, e “si fece una grande calma”. Allora i discepoli furono presi da un insolito timore. “Chi è veramente quest’uomo?”, mormoravano tra loro. Effettivamente, quale uomo poteva rimproverare il vento e il mare come se correggesse un bambino indisciplinato? (Marco 4:39-41; Matteo 8:26, 27).
3 Gesù, però, non era un uomo comune. Geova manifestava la sua potenza verso di lui e tramite lui in modi straordinari. L’apostolo Paolo, ispirato, poté giustamente dire: “Cristo è potenza di Dio” (1 Corinti 1:24). In quali modi la potenza di Dio si manifestava in Gesù? E come può influire sulla nostra vita il modo in cui Gesù usava la potenza?
La potenza dell’unigenito Figlio di Dio
4, 5. (a) Quale potenza e autorità Geova delegò al Figlio unigenito? (b) In che modo questo Figlio fu in grado di adempiere i propositi creativi del Padre?
4 Pensate alla potenza che aveva Gesù durante la sua esistenza preumana. Geova esercitò la sua “eterna potenza” quando creò il suo Figlio unigenito, che divenne noto come Gesù Cristo (Romani 1:20; Colossesi 1:15). Poi delegò enorme potenza e autorità a questo Figlio, incaricandolo di adempiere i Suoi propositi creativi. La Bibbia dice al riguardo: “Tutte le cose vennero all’esistenza tramite lui: neppure una cosa venne all’esistenza senza di lui” (Giovanni 1:3).
5 Possiamo farci solo una vaga idea della vastità di quell’incarico. Pensate alla potenza necessaria per portare all’esistenza milioni di potenti angeli, l’universo fisico con i suoi miliardi di galassie e la terra con la sua grande varietà di forme di vita. Per svolgere questi compiti il Figlio unigenito aveva a disposizione la più potente forza dell’universo: lo spirito santo di Dio. Questo Figlio fu molto felice di essere l’“artefice” di cui Geova si servì per creare tutte le altre cose (Proverbi 8:22-31).
6. Quale potenza e autorità furono concesse a Gesù dopo la sua morte e risurrezione?
6 Il Figlio unigenito avrebbe potuto ricevere potenza e autorità ancora maggiori? Dopo la sua morte e risurrezione, Gesù disse: “Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra” (Matteo 28:18). A Gesù sono stati concessi la capacità e il diritto di esercitare il potere in tutto l’universo. Come “Re dei re e Signore dei signori” è stato autorizzato a “[ridurre] a nulla ogni governo e ogni autorità e potenza”, visibili e invisibili, che si oppongono al Padre suo (Rivelazione 19:16; 1 Corinti 15:24-26). Geova Dio “non ha lasciato nulla che non [...] sia sottoposto” a Gesù, eccetto sé stesso (Ebrei 2:8; 1 Corinti 15:27).
7. Perché possiamo essere certi che Gesù non abuserà mai della potenza che Geova ha messo nelle sue mani?
7 Dobbiamo forse preoccuparci che Gesù possa abusare della sua potenza? Assolutamente no! Gesù ama realmente il Padre e non farebbe mai niente che gli dispiaccia (Giovanni 8:29; 14:31). Gesù sa bene che Geova non abusa mai della sua onnipotenza. Ha osservato di persona che Geova cerca le opportunità “per mostrare la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui” (2 Cronache 16:9). Come il Padre, Gesù ama l’umanità, perciò possiamo essere certi che farà sempre buon uso della sua potenza (Giovanni 13:1). A questo riguardo si è fatto una reputazione perfetta. Consideriamo quale potere aveva sulla terra e come fu spinto a usarlo.
“Potente in [...] parole”
8. Dopo l’unzione, quale potenza ricevette Gesù, e come la usò?
8 Evidentemente, finché era ragazzo a Nazaret, Gesù non compì miracoli, ma le cose cambiarono dopo che si battezzò nel 29 E.V., a 30 anni circa (Luca 3:21-23). La Bibbia dice di lui: “Fu unto da Dio con spirito santo e potenza e [...] percorse il paese facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano oppressi dal Diavolo” (Atti 10:38). L’espressione “facendo del bene” non indica forse che Gesù usò la sua potenza nel modo giusto? Dopo l’unzione si dimostrò “un profeta potente in opere e parole” (Luca 24:19).
9-11. (a) Dove insegnava spesso Gesù, e che cosa non fu un problema per lui? (b) Perché le folle erano stupite del suo modo di insegnare?
9 In che senso Gesù era ‘potente in parole’? Spesso insegnava all’aperto, sulla riva di un lago o sul pendio di una collina, e anche per le strade e nei mercati (Marco 6:53-56; Luca 5:1-3; 13:26). Gli ascoltatori potevano benissimo andarsene se le sue parole non destavano il loro interesse. Dato che all’epoca non esistevano libri stampati, gli ascoltatori che apprezzavano le sue parole dovevano serbarle nella mente e nel cuore. Perciò l’insegnamento di Gesù doveva essere davvero avvincente, facile da capire e da ricordare. Questo non era un problema per Gesù. Prendiamo, per esempio, il Discorso della Montagna.
10 All’inizio del 31 E.V., una mattina una folla si radunò sul pendio di una collina vicino al Mar di Galilea. Alcuni erano venuti dalla Giudea e da Gerusalemme, percorrendo oltre 100 chilometri, altri dalla regione costiera di Tiro e Sidone, a nord. Molti malati si avvicinarono a Gesù per toccarlo, ed egli li guarì tutti. Quando fra loro non era rimasto più neanche un malato grave, cominciò a insegnare (Luca 6:17-19). Alla fine del suo discorso, le folle erano meravigliate per quello che avevano udito. Perché?
11 Anni dopo, qualcuno che aveva sentito quel discorso scrisse: “Le folle erano stupite del suo modo d’insegnare, perché insegnava loro come uno che ha autorità” (Matteo 7:28, 29). Si rendevano conto che Gesù parlava con vigore. Rappresentava Dio e sosteneva il suo insegnamento con l’autorità della Parola di Dio (Giovanni 7:16). Le sue dichiarazioni erano chiare, le sue esortazioni persuasive e i suoi argomenti inconfutabili. Le sue parole arrivavano al nocciolo della questione e toccavano il cuore degli ascoltatori. Insegnò come trovare la felicità, come pregare, come cercare il Regno di Dio e come costruirsi un avvenire sicuro (Matteo 5:3–7:27). Le sue parole risvegliavano il cuore di coloro che avevano sete di verità e di giustizia. Questi furono disposti a ‘rinnegare’ sé stessi e abbandonare tutto per seguirlo (Matteo 16:24; Luca 5:10, 11). Che dimostrazione del potere delle parole di Gesù!
“Potente in opere”
12, 13. In che senso Gesù era “potente in opere”, e quali tipi di miracoli compì?
12 Gesù era anche “potente in opere” (Luca 24:19). I Vangeli riportano che compì oltre 30 miracoli specifici, tutti grazie alla “potenza di Geova” (Luca 5:17).b I miracoli di Gesù influirono sulla vita di migliaia di persone. Pensate anche solo a due di questi miracoli: in un’occasione sfamò 5.000 uomini e in un’altra 4.000. Se poi contiamo anche le donne e i bambini, parliamo di cifre notevolmente più alte (Matteo 14:13-21; 15:32-38).
13 Gesù compì i miracoli più diversi. Aveva autorità sui demòni, che espelleva con facilità (Luca 9:37-43). Aveva potere sugli elementi fisici, e lo dimostrò trasformando l’acqua in vino (Giovanni 2:1-11). E immaginate lo stupore dei discepoli quando lo videro camminare sul mare! (Giovanni 6:18, 19). Aveva potere sulle malattie, e infatti sanò difetti fisici, infermità croniche e malattie mortali (Marco 3:1-5; Giovanni 4:46-54). Compì queste guarigioni in vari modi. Guarì alcune persone toccandole, altre invece a distanza (Matteo 8:2, 3, 5-13). Alcune furono sanate all’istante, altre gradatamente (Marco 8:22-25; Luca 8:43, 44).
“Videro Gesù che camminava sul mare”
14. In quali circostanze Gesù dimostrò di avere il potere di annullare la morte?
14 In particolare, Gesù aveva il potere di annullare la morte. In tre occasioni documentate risuscitò dei morti: restituì una ragazzina dodicenne ai suoi genitori, l’unico figlio a una madre vedova e un caro fratello alle sue sorelle (Luca 7:11-15; 8:49-56; Giovanni 11:38-44). Nessun caso risultò troppo difficile. Risuscitò la ragazzina facendola alzare dal letto poco dopo che era morta. Risuscitò il figlio della vedova, già nella bara, a quanto pare il giorno in cui era morto. E risuscitò dalla tomba Lazzaro che era morto da quattro giorni.
Uso altruista, responsabile e premuroso della potenza
15, 16. Che prova c’è che Gesù usava la sua potenza in maniera altruistica?
15 Riuscite a immaginare quanti abusi ci sarebbero stati se la potenza di Gesù fosse stata nelle mani di un governante imperfetto? Gesù invece era senza peccato (1 Pietro 2:22). Rifiutò di farsi contaminare dall’egoismo, dall’ambizione e dall’avidità che spingono gli uomini imperfetti a usare il potere a danno di altri.
16 Gesù usava la sua potenza in maniera altruistica, mai per vantaggio personale. Quando ebbe fame, rifiutò di trasformare le pietre in pane per sé stesso (Matteo 4:1-4). I pochi beni che aveva erano la prova che non traeva profitto materiale dall’impiego della sua potenza (Matteo 8:20). C’è un’ulteriore prova che le sue opere potenti erano dettate da motivi altruistici: compiere miracoli gli costava. Quando sanava i malati, ‘della potenza usciva da lui’, cosa di cui si accorgeva anche nel caso di singole guarigioni (Marco 5:25-34). Eppure lasciava che folle di persone lo toccassero per essere sanate (Luca 6:19). Che altruismo!
17. In che modo Gesù dimostrò che usava la sua potenza in maniera responsabile?
17 Gesù usava la sua potenza in maniera responsabile. Non compì mai opere potenti per semplice ostentazione o senza scopo (Matteo 4:5-7). Non fu disposto a compiere segni solo per soddisfare la curiosità di Erode, dovuta a motivi errati (Luca 23:8, 9). Anziché fare pubblicità alla sua potenza, Gesù spesso ordinava a coloro che aveva sanato di non dirlo a nessuno (Marco 5:43; 7:36). Non voleva che si traessero conclusioni sul suo conto in base a notizie sensazionali (Matteo 12:15-19).
18-20. (a) Cosa influiva sul modo in cui Gesù usava la sua potenza? (b) Cosa provate pensando al modo in cui Gesù sanò un sordo?
18 Quell’uomo potente, Gesù, non assomigliava per niente ai governanti che esercitavano il potere nella più completa indifferenza per i bisogni e le sofferenze altrui. Gesù si interessava delle persone. La semplice vista degli afflitti lo toccava così profondamente da spingerlo ad alleviare le loro sofferenze (Matteo 14:14). Teneva conto dei loro sentimenti e delle loro necessità, e questa premura influiva sul modo in cui usava la sua potenza. Un esempio commovente si trova in Marco 7:31-37.
19 In quella circostanza una grande folla trovò Gesù e gli portò molti malati, e lui li guarì tutti (Matteo 15:29, 30). Gesù tuttavia prestò particolare attenzione a un uomo, che era sordo e parlava a stento. Forse Gesù si accorse del suo nervosismo o del suo imbarazzo. Premurosamente lo prese in disparte, lo portò lontano dalla folla, in un luogo appartato. Quindi a gesti gli fece capire quello che stava per fare: “Gli mise le dita negli orecchi e, dopo aver sputato, gli toccò la lingua” (Marco 7:33).c Poi alzò gli occhi al cielo e pregando fece un profondo sospiro. Queste azioni dicevano all’uomo: “Quello che sto per farti è dovuto alla potenza di Dio”. Infine Gesù disse: “Apriti” (Marco 7:34). Allora l’uomo riacquistò l’udito e fu in grado di parlare normalmente.
20 Com’è commovente pensare che anche quando usava la potenza datagli da Dio per guarire gli afflitti, Gesù dimostrava comprensione e riguardo per i loro sentimenti! Non è rassicurante sapere che Geova ha affidato il Regno messianico a un Governante così comprensivo e premuroso?
Un’anticipazione di cose future
21, 22. (a) Cosa preannunciavano i miracoli di Gesù? (b) Dato che Gesù controlla le forze della natura, cosa possiamo aspettarci sotto il suo Regno?
21 Le opere potenti che Gesù compì sulla terra erano solo un’anticipazione delle benedizioni ben più grandi che ci saranno in futuro sotto il suo governo regale. Nel nuovo mondo di Dio, Gesù compirà di nuovo miracoli, ma su scala mondiale. Pensate ad alcune delle straordinarie prospettive che abbiamo.
22 Gesù ristabilirà alla perfezione l’equilibrio ecologico della terra. Ricordate che dimostrò di saper controllare le forze della natura calmando un vento tempestoso. Sicuramente sotto il Regno di Cristo l’umanità non dovrà temere i danni provocati da tifoni, terremoti, eruzioni vulcaniche o altri disastri naturali. Essendo l’“artefice” di cui Geova si servì per creare la terra e ogni forma di vita su di essa, Gesù sa perfettamente come è fatta la terra. Sa come usarne dovutamente le risorse. Sotto il suo governo l’intera terra sarà trasformata in un paradiso (Luca 23:43).
23. Come Re, in che modo Gesù soddisferà i bisogni dell’umanità?
23 Che dire dei bisogni dell’umanità? La capacità di Gesù di sfamare abbondantemente migliaia di persone pur avendo a disposizione poche provviste ci assicura che sotto il suo governo nessuno soffrirà più la fame. Certamente l’abbondanza di cibo, distribuito equamente, metterà fine alla fame per sempre (Salmo 72:16). Il controllo che Gesù esercitò su malattie e infermità ci garantisce che malati, ciechi, sordi, storpi e zoppi saranno guariti in modo completo e permanente (Isaia 33:24; 35:5, 6). La sua capacità di risuscitare i morti ci assicura che come Re celeste ha anche il potere di risuscitare i tanti milioni di persone che sono nella memoria di suo Padre (Giovanni 5:28, 29).
24. Mentre riflettiamo sulla potenza di Gesù, cosa dovremmo tenere presente, e perché?
24 Mentre riflettiamo sulla potenza di Gesù, teniamo presente che questo Figlio imita alla perfezione il Padre (Giovanni 14:9). Il modo in cui Gesù usa la potenza ci dà quindi una chiara idea di come la usa Geova. Per esempio, pensate alla sensibilità che dimostrò quando guarì un lebbroso. Mosso a pietà, Gesù toccò l’uomo e disse: “Lo voglio!” (Marco 1:40-42). Con la descrizione di episodi come questo, Geova in effetti ci dice: “Ecco come impiego la mia potenza!” Non siete spinti a lodare il nostro Onnipotente Dio e a ringraziarlo perché usa la sua potenza in modo così amorevole?
a Le tempeste improvvise sono comuni sul Mar di Galilea. A motivo della sua depressione (circa 200 metri sotto il livello del mare), l’aria è molto più calda che nella zona circostante e questo provoca perturbazioni atmosferiche. Forti venti scendono lungo la valle del Giordano dal monte Ermon, situato a nord. Alla calma può subentrare in poco tempo una violenta tempesta.
b Inoltre i Vangeli a volte raggruppano molti miracoli in una sola descrizione generale. Per esempio, in un’occasione un’“intera città” venne da lui ed egli sanò “molti” malati (Marco 1:32-34).
c Sputare era un metodo o segno di guarigione riconosciuto sia dagli ebrei che dai non ebrei, e l’impiego di saliva per sanare è menzionato in alcuni scritti rabbinici. Può darsi che Gesù abbia sputato semplicemente per far capire all’uomo che stava per guarirlo. Comunque non usava la saliva come rimedio terapeutico naturale.
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‘Imitiamo l’esempio di Dio’ nell’uso del potereAvviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 10
‘Imitiamo l’esempio di Dio’ nell’uso del potere
1. In quale trappola insidiosa cadono facilmente gli esseri umani?
“NON c’è potere dietro cui non si celi una sottile trappola”. Queste parole di una poetessa del XIX secolo evidenziano un pericolo insidioso: l’abuso di potere. Purtroppo gli esseri umani imperfetti cadono anche troppo facilmente in questa trappola. Effettivamente in tutto il corso della storia “l’uomo ha dominato l’uomo a suo danno” (Ecclesiaste 8:9). L’esercizio del potere senza amore ha provocato indicibili sofferenze.
2, 3. (a) Cosa è degno di nota riguardo al modo in cui Geova usa il potere? (b) Cosa può includere il nostro potere, e come dovremmo usarlo?
2 Non è degno di nota, invece, che Geova Dio, che ha potere illimitato, non abusi mai di questo potere? Come abbiamo osservato nei capitoli precedenti, usa sempre la sua potenza — potenza per creare, distruggere, proteggere o ristabilire — in armonia con i suoi amorevoli propositi. Se pensiamo al modo in cui esercita il potere, ci sentiamo spinti ad avvicinarci a lui. Questo a sua volta ci sprona a “[imitare] l’esempio di Dio” nell’uso del potere (Efesini 5:1). Ma che potere abbiamo noi deboli esseri umani?
3 Ricordate che l’uomo fu creato “a immagine di Dio”, a sua somiglianza (Genesi 1:26, 27). Quindi anche noi abbiamo un certo potere. Il nostro potere può includere la capacità di compiere azioni, l’autorità che abbiamo su altri, la possibilità di influire su di loro, in particolare su coloro che ci amano, la forza fisica o le risorse materiali. Rivolgendosi a Geova, il salmista disse: “Tu sei la fonte della vita” (Salmo 36:9). Perciò, direttamente o indirettamente, Dio è la Fonte di ogni potere legittimo che possiamo avere. Quindi vogliamo usarlo in modi che gli piacciono. Come possiamo farlo?
Il segreto è l’amore
4, 5. (a) Qual è il segreto per usare bene il potere, e come lo dimostra l’esempio di Dio stesso? (b) In che modo l’amore ci aiuterà a usare bene il nostro potere?
4 Il segreto per usare bene il potere è l’amore. L’esempio di Dio stesso non lo dimostra? Ripensate alla trattazione, fatta nel primo capitolo, delle quattro principali qualità di Dio: potenza, giustizia, sapienza e amore. Quale di queste quattro qualità è quella predominante? L’amore. “Dio è amore”, dice 1 Giovanni 4:8. Sì, l’amore è l’essenza stessa di Geova; influisce su tutto quello che fa. Perciò ogni manifestazione della sua potenza è motivata dall’amore e in definitiva è a beneficio di coloro che lo amano.
5 L’amore ci aiuterà a usare bene il nostro potere. Dopotutto la Bibbia dice che l’amore è “premuroso” e “non cerca il proprio interesse” (1 Corinti 13:4, 5). Perciò l’amore ci impedirà di agire in maniera aspra o crudele verso coloro su cui abbiamo una certa autorità. Anzi tratteremo gli altri con dignità e anteporremo i loro bisogni e i loro sentimenti ai nostri (Filippesi 2:3, 4).
6, 7. (a) Cos’è il timore di Dio, e perché questa qualità ci aiuterà a evitare l’abuso di potere? (b) In che modo l’amore per Dio e il timore di rattristarlo sono collegati? Fate un esempio.
6 L’amore è legato a un’altra qualità che può aiutarci a evitare l’abuso di potere: il timore di Dio. Che importanza ha questa qualità? “Mediante il timore di Geova ci si allontana dal male”, dice Proverbi 16:6. L’abuso di potere è sicuramente un comportamento scorretto che va evitato. Il timore di Dio ci tratterrà dal trattare male coloro su cui abbiamo potere. Perché? Prima di tutto perché sappiamo di dover rendere conto a Dio per il modo in cui li trattiamo (Neemia 5:1-7, 15). Il timore di Dio però implica molto di più. Nelle lingue originali il termine che viene reso “timore” spesso indica rispetto e profonda riverenza nei confronti di Dio. La Bibbia quindi associa il timore con l’amore per Dio (Deuteronomio 10:12, 13). Questo rispetto riverente include il sano timore di fare qualcosa che dispiace a Dio, non semplicemente per paura delle conseguenze, ma perché lo amiamo davvero.
7 Facciamo un esempio. Pensiamo al bel rapporto fra un ragazzino e suo padre. Il ragazzino sente che il padre lo ama e si interessa di lui. Tuttavia è pure consapevole di quello che il padre si aspetta da lui e sa che lo disciplinerà se si comporta male. Non vive nel timore morboso del padre, anzi lo ama teneramente. È contento di fare quello che rende felice suo padre. Lo stesso dicasi del timore di Dio. Visto che amiamo Geova, il nostro Padre celeste, abbiamo paura di fare qualcosa che lo rattristi (Genesi 6:6). Piuttosto desideriamo ardentemente rallegrarlo (Proverbi 27:11). Per questo vogliamo usare bene il nostro potere. Esaminiamo come si può far questo.
Nella famiglia
8. (a) Quale autorità ha il marito nella famiglia, e come deve esercitarla? (b) In che modo il marito può dimostrare che onora sua moglie?
8 Consideriamo prima la cerchia familiare. “Il marito è capo della moglie”, dice Efesini 5:23. In che modo il marito deve esercitare questa autorità conferitagli da Dio? La Bibbia dice ai mariti di vivere con le rispettive mogli “mostrando loro considerazione” e di “[dare] loro onore come a un vaso più fragile” (1 Pietro 3:7). Il termine greco reso “onore” può essere anche tradotto “prezzo”, “valore”, “stima” o “rispetto”. Viene anche usato per indicare un dono o qualcosa di prezioso (Atti 28:10; 1 Pietro 2:7). Il marito che onora la moglie non le farebbe mai del male, non la umilierebbe né la disprezzerebbe, facendola sentire inutile. Al contrario, ne riconosce il valore e la tratta con rispetto. A parole e con le azioni, in privato e in pubblico, mostra che è preziosa per lui (Proverbi 31:28). Un marito del genere si guadagna non solo l’amore e la stima della moglie ma, cosa ancora più importante, l’approvazione di Dio.
Marito e moglie usano bene il loro potere trattandosi a vicenda con amore e rispetto
9. (a) Che potere ha la moglie nella famiglia? (b) Cosa può aiutare la moglie a usare le sue capacità per sostenere il marito, e con quale risultato?
9 Anche la moglie ha un certo potere nella famiglia. La Bibbia parla di donne devote che, pur rispettando la giusta autorità, esercitarono un’influenza positiva sul marito o lo aiutarono a evitare errori di giudizio (Genesi 21:9-12; 27:46–28:2). La moglie potrebbe avere una mente più acuta del marito o potrebbe avere capacità che lui non ha. Tuttavia deve avere “profondo rispetto” per lui ed ‘essere sottomessa’ a lui “come al Signore” (Efesini 5:22, 33). Avere l’obiettivo di piacere a Dio può aiutare la moglie a usare le sue capacità per sostenere il marito e non per sminuirlo o per cercare di dominarlo. La “donna veramente saggia” coopera strettamente con il marito per rafforzare la famiglia. In tal modo rimane in pace con Dio (Proverbi 14:1).
10. (a) Quale autorità Dio ha accordato ai genitori? (b) Cosa significa la parola “disciplina”, e come andrebbe impartita? (Vedi anche la nota in calce.)
10 Pure i genitori hanno l’autorità accordata loro da Dio. La Bibbia esorta: “Padri, non irritate i vostri figli, ma continuate a crescerli nella disciplina e nell’istruzione di Geova” (Efesini 6:4). Nella Bibbia la parola “disciplina” può significare educazione, addestramento, istruzione. I figli hanno bisogno di disciplina; crescono bene se esistono norme, confini e limiti precisi. La Bibbia associa questo genere di disciplina, o istruzione, all’amore (Proverbi 13:24). Perciò “la verga della disciplina” non dovrebbe mai fare del male, né emotivamente né fisicamente (Proverbi 22:15; 29:15).a Se i genitori impartiscono la disciplina in maniera rigida, severa e priva di amore, abusano della loro autorità e possono abbattere lo spirito del figlio (Colossesi 3:21). Viceversa, se la impartiscono in maniera equilibrata e appropriata, i figli capiscono che i genitori li amano e si interessano di quale tipo di persone stanno diventando.
11. In che modo i figli possono fare buon uso della loro potenza?
11 E i figli? Come possono fare buon uso della loro potenza? “La gloria dei giovani sta nella loro forza”, dice Proverbi 20:29. Certo, per i giovani il modo migliore di usare la loro forza e il loro vigore è servire il nostro “grande Creatore” (Ecclesiaste 12:1). I ragazzi dovrebbero ricordare che le loro azioni possono influire sui sentimenti dei loro genitori (Proverbi 23:24, 25). Quando i figli ubbidiscono e si comportano bene, rallegrano il cuore dei genitori che hanno timore di Dio (Efesini 6:1). Questo comportamento è “gradito al Signore” (Colossesi 3:20).
Nella congregazione
12, 13. (a) Che concetto dovrebbero avere gli anziani dell’autorità che hanno nella congregazione? (b) Spiegate perché gli anziani devono trattare il gregge con tenerezza.
12 Geova ha costituito i sorveglianti perché guidino la congregazione cristiana (Ebrei 13:17). Questi uomini qualificati devono usare l’autorità data loro da Dio per provvedere al gregge l’assistenza necessaria e contribuire al suo benessere. La posizione che occupano gli anziani li autorizza forse a spadroneggiare sui compagni di fede? Niente affatto! Gli anziani devono avere un concetto umile ed equilibrato del loro ruolo nella congregazione (1 Pietro 5:2, 3). La Bibbia dice ai sorveglianti di “pascere la congregazione di Dio, che egli acquistò con il sangue del proprio Figlio” (Atti 20:28). Questo è un valido motivo per trattare con tenerezza ciascun componente del gregge.
13 Facciamo un esempio. Un caro amico vi prega di prendervi cura di una cosa a cui tiene. Sapete che gli è costata molto. Non la maneggereste con grande cautela e attenzione? Similmente Geova Dio ha affidato agli anziani la responsabilità di prendersi cura di qualcosa di veramente prezioso: la congregazione, i cui componenti sono paragonati a pecore (Giovanni 21:16, 17). Queste pecore gli sono care, così care che le ha acquistate con il prezioso sangue del suo Figlio unigenito, Gesù Cristo. Geova non avrebbe potuto pagare un prezzo più alto per le sue pecore. Gli anziani umili se ne ricordano e trattano le pecore di Geova di conseguenza.
Il “potere della lingua”
14. Quale potere ha la lingua?
14 “Morte e vita sono in potere della lingua”, dice la Bibbia (Proverbi 18:21). In effetti la lingua può fare molto danno. Chi di noi non si è mai sentito ferito da un’osservazione sconsiderata o persino denigratoria? Ma la lingua ha anche il potere di sistemare le cose. “La lingua dei saggi procura guarigione”, dice Proverbi 12:18. Sì, parole buone, positive, possono essere per il cuore come un balsamo lenitivo e medicamentoso. Facciamo qualche esempio.
15, 16. In quali modi possiamo usare le parole per incoraggiare?
15 “[Confortate] chi è depresso”, esorta 1 Tessalonicesi 5:14. Anche fedeli servitori di Geova a volte devono lottare contro la depressione. Come possiamo aiutarli? Con una lode specifica, sincera, aiutiamoli a capire che sono importanti agli occhi di Geova. Menzioniamo loro le potenti parole di versetti biblici che mostrano quanto Geova ami “quelli che hanno il cuore affranto” e “quelli dallo spirito abbattuto” (Salmo 34:18). Se usiamo il potere della lingua per confortare qualcuno, mostriamo di imitare il nostro compassionevole Dio, “che consola gli afflitti” (2 Corinti 7:6, CEI).
16 Possiamo usare il potere della lingua anche per dare incoraggiamento a qualcuno che ne ha molto bisogno. Un compagno di fede ha perso una persona cara? Parole amichevoli che esprimono il nostro interessamento e la nostra partecipazione possono confortare un cuore addolorato. Un fratello o una sorella avanti negli anni si sente inutile? Parole affettuose possono assicurare alle persone anziane che sono stimate e apprezzate. Qualcuno lotta contro una malattia cronica? Parole gentili espresse per telefono, in un biglietto o di persona possono fare molto per sollevare lo spirito del malato. Che piacere deve provare il Creatore quando usiamo il potere della lingua per pronunciare “parole buone che edifichino”! (Efesini 4:29).
17. Qual è un modo importante in cui possiamo usare la lingua per il bene altrui, e perché dobbiamo farlo?
17 Non c’è un modo più importante di usare il potere della lingua di quello di portare ad altri la buona notizia del Regno di Dio. “Non trattenerti dal fare il bene a chi dovresti se è nelle tue possibilità aiutarlo”, dice Proverbi 3:27. Abbiamo il dovere di portare ad altri la salvifica buona notizia. Non sarebbe giusto tenere per noi l’urgente messaggio che Geova ci ha così generosamente affidato (1 Corinti 9:16, 22). Ma fino a che punto Geova si aspetta che compiamo quest’opera?
Parlare della buona notizia è un ottimo modo di usare le nostre forze
Serviamo Geova ‘con tutta la nostra forza’
18. Cosa si aspetta Geova da noi?
18 L’amore per Geova ci spinge a partecipare pienamente al ministero cristiano. Cosa si aspetta da noi Geova a questo riguardo? Qualcosa che tutti, in qualsiasi situazione ci troviamo, possiamo dare: “Qualunque cosa facciate, fatela con tutta l’anima, come per Geova e non per gli uomini” (Colossesi 3:23). Enunciando il più grande comandamento, Gesù disse: “Devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” (Marco 12:30). Sì, Geova si aspetta che ciascuno di noi lo ami e lo serva con tutta l’anima.
19, 20. (a) Dato che l’anima include il cuore, la mente e la forza, perché in Marco 12:30 sono menzionate anche queste altre cose? (b) Cosa significa servire Geova con tutta l’anima?
19 Cosa significa servire Geova con tutta l’anima? L’anima si riferisce all’intera persona, con tutte le sue facoltà fisiche e mentali. Dato che l’anima include il cuore, la mente e la forza, perché in Marco 12:30 sono menzionate anche queste altre cose? Facciamo un esempio. Nei tempi biblici uno poteva vendere sé stesso (la sua anima) come schiavo. Eppure lo schiavo poteva non servire il padrone con tutto il cuore, non usare tutta la sua forza o tutte le sue facoltà mentali per promuovere gli interessi del padrone (Colossesi 3:22). Gesù evidentemente menzionò questi altri aspetti per sottolineare che nel servire Dio non ci si deve risparmiare in alcun modo. Servire Dio con tutta l’anima significa impegnarsi e usare nel suo servizio la nostra forza e le nostre energie nella misura più piena possibile.
20 Servire con tutta l’anima significa forse che dobbiamo tutti dedicare la stessa quantità di tempo e di energia al ministero? Non sarebbe possibile, poiché le circostanze e le capacità variano da una persona all’altra. Per esempio, un giovane energico e in buona salute può dedicare alla predicazione più tempo di chi ha poche forze a causa dell’età avanzata. Chi non ha responsabilità familiari può fare di più di chi deve mantenere la famiglia. Se le forze e le circostanze ci permettono di fare molto nel ministero, dovremmo esserne grati. Naturalmente non vorremmo mai avere uno spirito critico, paragonandoci ad altri a questo riguardo (Romani 14:10-12). Dovremmo piuttosto usare le nostre forze per incoraggiare altri.
21. Qual è il modo migliore e più importante di usare le nostre forze?
21 Geova ha dato l’esempio perfetto usando bene la sua potenza. Vogliamo imitarlo al meglio delle nostre capacità di esseri umani imperfetti. Possiamo usare bene il nostro potere trattando con dignità quelli su cui abbiamo una certa autorità. Inoltre vogliamo compiere con tutta l’anima la salvifica opera di predicazione che Geova ci ha affidato (Romani 10:13, 14). Ricordiamo che Geova si compiace quando diamo il meglio di noi, cioè della nostra anima. Sicuramente il nostro cuore ci spinge a voler fare tutto il possibile per servire un Dio così comprensivo e amorevole. Non c’è modo migliore né più importante di usare le nostre forze.
a Nei tempi biblici il termine ebraico reso “verga” indicava un bastone come quello usato dal pastore per guidare le pecore (Salmo 23:4). Similmente la “verga” dell’autorità usata dai genitori fa pensare a una guida amorevole, non a una punizione dura o brutale.
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“Tutte le sue vie sono giustizia”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 11
“Tutte le sue vie sono giustizia”
1, 2. (a) Quali gravi ingiustizie subì Giuseppe? (b) In che modo Geova corresse le ingiustizie?
ERA una grave ingiustizia. Quel giovane uomo di bell’aspetto non aveva commesso nessun reato, eppure si trovava rinchiuso in una prigione sotterranea, accusato ingiustamente di tentato stupro. Non era la prima volta che subiva un’ingiustizia. Anni prima, a 17 anni, questo ragazzo, Giuseppe, era stato tradito dai suoi stessi fratelli, che erano stati sul punto di assassinarlo. Poi era stato venduto come schiavo e portato in un paese straniero. Là aveva rifiutato le proposte immorali della moglie del suo padrone. Respinta, la donna aveva architettato la falsa accusa per la quale Giuseppe si trovava in prigione. Purtroppo sembrava che non ci fosse nessuno a intercedere per lui.
2 Tuttavia Geova Dio, che “ama giustizia e diritto”, osservava (Salmo 33:5). Egli intervenne per correggere le ingiustizie, guidando gli eventi in modo che Giuseppe fosse finalmente liberato. Non solo: col tempo Giuseppe, l’uomo che era stato gettato in prigione, fu elevato a una posizione estremamente onorevole e di grande responsabilità (Genesi 40:15; 41:41-43; Salmo 105:17, 18). Una volta riabilitato, approfittò della sua posizione per favorire il proposito di Dio (Genesi 45:5-8).
Giuseppe soffrì ingiustamente in prigione
3. Perché non sorprende che tutti vogliamo essere trattati in modo giusto?
3 Questa vicenda non ci tocca il cuore? Chi di noi non ha visto qualche ingiustizia o non l’ha subita? Tutti desideriamo essere trattati in modo giusto e imparziale. Questo non sorprende, dato che Geova ci ha dotati di qualità che rispecchiano la sua stessa personalità, e la giustizia è una delle sue qualità principali (Genesi 1:27). Per conoscere bene Geova dobbiamo capire il suo senso di giustizia. Così possiamo apprezzare ancora di più le sue meravigliose vie ed essere spinti ad avvicinarci a lui.
Cos’è la giustizia?
4. Dal punto di vista umano cosa si intende spesso per giustizia?
4 Dal punto di vista umano la giustizia è spesso ritenuta niente più che l’applicazione imparziale delle norme di legge. Un libro dice che “la giustizia ha relazione con la legge, gli obblighi, i diritti e i doveri, e retribuisce secondo equità o merito” (Right and Reason—Ethics in Theory and Practice). La giustizia di Geova, però, non si limita alla fredda applicazione di regole, dettata dal senso del dovere.
5, 6. (a) Qual è il significato dei termini delle lingue originali resi “giustizia”? (b) Cosa significa che Dio è giusto?
5 Si possono capire meglio l’ampiezza e la profondità della giustizia di Geova esaminando i termini usati nelle lingue in cui fu scritta la Bibbia. Nelle Scritture Ebraiche i termini principali sono tre. Quello tradotto più spesso “giustizia” può anche essere reso “quello che è giusto” (Genesi 18:25). Gli altri due termini che di solito sono tradotti “giustizia” qualche volta vengono resi anche “diritto”, dato che nella Bibbia giustizia e diritto sono strettamente correlati (Amos 5:24). Infatti nelle Scritture Greche Cristiane il termine tradotto “giustizia” ha il senso di “qualità di ciò che è giusto o retto”.
6 Perciò, dicendo che Dio è giusto, la Bibbia indica che fa sempre ciò che è giusto e lo fa in modo imparziale (Romani 2:11). In effetti è impensabile che agisca altrimenti. Il fedele Eliu esclamò: “È inconcepibile per il vero Dio agire malvagiamente e per l’Onnipotente comportarsi ingiustamente!” (Giobbe 34:10). Certo, per Geova è impossibile agire ingiustamente. Perché? Per due ragioni importanti.
7, 8. (a) Perché Geova è incapace di agire ingiustamente? (b) Cosa spinge Geova a essere giusto in quello che fa?
7 In primo luogo, Geova è santo. Come abbiamo notato nel capitolo 3, è infinitamente puro e retto. Perciò è incapace di agire ingiustamente. Vediamo cosa significa. La santità del nostro Padre celeste ci dà ogni ragione di confidare che non maltratterà mai i suoi figli. Gesù aveva questa fiducia. L’ultima sera della sua vita terrena pregò: “Padre santo, custodiscili [i discepoli] a motivo del tuo nome” (Giovanni 17:11). Nelle Scritture l’appellativo “Padre santo” si riferisce solo a Geova. Ciò è appropriato perché nessun padre umano si può paragonare a lui in santità. Gesù aveva completa fiducia che i discepoli sarebbero stati al sicuro nelle mani del Padre suo, che è assolutamente puro e completamente separato da ogni peccaminosità (Matteo 23:9).
8 In secondo luogo, l’amore altruistico è proprio della natura stessa di Dio. Questo amore lo spinge a essere giusto quando tratta con gli altri. Invece l’ingiustizia, in tutte le sue molte forme, fra cui razzismo, discriminazione e parzialità, scaturisce spesso dall’avidità e dall’egoismo, che sono il contrario dell’amore. Riguardo all’amore di Dio, la Bibbia ci assicura: “Geova è giusto e ama gli atti giusti” (Salmo 11:7). E Geova dice di sé: “Io, Geova, amo la giustizia” (Isaia 61:8). Non è confortante sapere che il nostro Dio prova piacere nel fare ciò che è giusto? (Geremia 9:24).
La misericordia e la perfetta giustizia di Geova
9-11. (a) Che relazione c’è fra la giustizia e la misericordia di Geova? (b) Come sono evidenti sia la giustizia che la misericordia nel modo in cui Geova tratta gli esseri umani peccatori?
9 La giustizia di Geova, come ogni altro aspetto della sua incomparabile personalità, è perfetta, poiché non manca di nulla. Esaltando Geova, Mosè scrisse: “La Roccia, perfetto è ciò che fa, poiché tutte le sue vie sono giustizia. Un Dio di fedeltà che non è mai ingiusto; egli è giusto e retto” (Deuteronomio 32:3, 4). Ogni espressione della giustizia di Geova è senza difetto: mai troppo tollerante, mai troppo severa.
10 Esiste una stretta relazione fra la giustizia di Geova e la sua misericordia. Salmo 116:5 dice: “Geova è compassionevole e giusto; il nostro Dio è misericordioso”. Sì, Geova è sia giusto che misericordioso. Le due caratteristiche non sono in contrasto. Nel suo caso mostrare misericordia non significa mitigare la giustizia, come se altrimenti fosse troppo severa. Al contrario, spesso queste due qualità sono espresse nello stesso tempo, persino nello stesso atto. Facciamo un esempio.
11 Tutti gli esseri umani hanno ereditato il peccato e perciò meritano la pena che ne deriva: la morte (Romani 5:12). Geova però non prova piacere nella morte dei peccatori. È “un Dio pronto a perdonare, compassionevole e misericordioso” (Neemia 9:17). Eppure, dato che è santo, non può condonare l’ingiustizia. Allora, come poteva mostrare misericordia a esseri umani che per natura sono peccatori? La risposta si trova in una delle più preziose verità della Parola di Dio: il riscatto, che Geova ha provveduto per la salvezza dell’umanità. Nel capitolo 14 impareremo qualcos’altro su questo dono amorevole, che è al tempo stesso profondamente giusto e sommamente misericordioso. Grazie al riscatto Geova può mostrare tenera misericordia ai peccatori pentiti pur attenendosi alle sue norme di perfetta giustizia (Romani 3:21-26).
La giustizia di Geova rincuora
12, 13. (a) Perché la giustizia di Geova ci avvicina a lui? (b) Che conclusione trasse Davide circa la giustizia di Geova, e come questo può confortarci?
12 La giustizia di Geova non è una qualità fredda che ci allontana, ma è avvincente e ci avvicina a lui. La Bibbia descrive chiaramente la natura compassionevole della giustizia di Geova. Esaminiamo alcuni esempi toccanti di come Geova esercita la giustizia.
13 La perfetta giustizia spinge Geova a essere fedele e leale con i suoi servitori. Il salmista Davide poté apprezzare personalmente questo aspetto della giustizia di Geova. In base alla propria esperienza e grazie allo studio delle vie di Dio, che conclusione trasse? Dichiarò: “Geova ama la giustizia e non abbandonerà chi gli è leale. I leali saranno custoditi per sempre” (Salmo 37:28). Che dichiarazione confortante! Il nostro Dio non abbandonerà neanche per un momento chi gli è fedele. Perciò possiamo contare sulla sua vicinanza e sulla sua amorevole cura. Lo garantisce la sua giustizia! (Proverbi 2:7, 8).
14. In che modo l’interessamento di Geova per i bisognosi è evidente nella Legge che diede a Israele?
14 La giustizia divina è sensibile ai bisogni degli afflitti. L’interessamento di Geova per i bisognosi è evidente nella Legge che diede a Israele. Per esempio, la Legge conteneva speciali disposizioni a favore degli orfani e delle vedove (Deuteronomio 24:17-21). Riconoscendo che per loro la vita poteva essere difficile, Geova stesso divenne il loro paterno Giudice e Difensore, colui che “rende giustizia all’orfano e alla vedova” (Deuteronomio 10:18; Salmo 68:5).a Avvertì gli israeliti che, se avessero maltrattato donne e ragazzi indifesi, avrebbe immancabilmente udito le loro grida, e dichiarò: “La mia ira si accenderà” (Esodo 22:22-24). L’ira non è una qualità dominante di Geova, ma le deliberate azioni ingiuste provocano la sua giusta indignazione, specie se ne sono vittime gli umili e gli indifesi (Salmo 103:6).
15, 16. Qual è una prova davvero notevole dell’imparzialità di Geova?
15 Geova inoltre ci assicura che “non tratta nessuno con parzialità né si fa corrompere con regali” (Deuteronomio 10:17). A differenza di molti uomini influenti, Geova non si fa condizionare né dalla ricchezza né dall’aspetto esteriore di una persona. Non ha nessun pregiudizio né fa favoritismi. Abbiamo una prova davvero notevole dell’imparzialità di Geova. Infatti l’opportunità di diventare suoi veri adoratori, con la prospettiva di vivere per sempre, non è solo per pochi eletti. Al contrario, “in ogni nazione accetta chi lo teme e fa ciò che è giusto” (Atti 10:34, 35). Questa prospettiva meravigliosa è offerta a tutti, indipendentemente da posizione sociale, colore della pelle o paese di provenienza. Non è vera giustizia questa?
16 C’è un altro aspetto della perfetta giustizia di Geova che merita la nostra considerazione e il nostro rispetto: il modo in cui tratta chi viola le sue giuste norme.
Non lascia impuniti i colpevoli
17. Spiegate perché le ingiustizie di questo mondo non mettono in discussione la giustizia di Geova.
17 Qualcuno potrebbe chiedersi: “Dato che Geova non condona le ingiustizie, come si spiegano le sofferenze ingiuste e le pratiche corrotte fin troppo comuni nel mondo di oggi?” Queste cose non mettono in discussione la giustizia di Geova. Le numerose ingiustizie di questo mondo malvagio sono una conseguenza del peccato che gli esseri umani hanno ereditato da Adamo. In un mondo in cui gli esseri umani imperfetti hanno scelto il proprio modo di vivere peccaminoso le ingiustizie abbondano, ma non sarà così per molto (Deuteronomio 32:5).
18, 19. Cosa indica che Geova non tollererà per sempre coloro che violano deliberatamente le sue giuste leggi?
18 Pur mostrando grande misericordia a coloro che si avvicinano a lui con sincerità, Geova non tollererà per sempre una situazione che disonora il suo santo nome (Salmo 74:10, 22, 23). Non ci si può prendere gioco del Dio di giustizia; lui non proteggerà coloro che peccano volontariamente dall’avverso giudizio che meritano per il loro comportamento. Geova è un “Dio misericordioso e compassionevole, che è paziente e abbonda in amore leale e verità, [...] ma non lascerà affatto impuniti i colpevoli” (Esodo 34:6, 7). Fedele a queste parole, Geova a volte ha ritenuto necessario punire coloro che violavano deliberatamente le sue giuste leggi.
19 Pensiamo, ad esempio, al modo in cui Dio agì con l’antico Israele. Anche quando si stabilirono nella Terra Promessa, gli israeliti caddero più volte nell’infedeltà. Benché la loro corruzione lo ferisse, Geova non li rigettò immediatamente (Salmo 78:38-41). Anzi offrì loro misericordiosamente l’opportunità di cambiare condotta. E disse: “Non provo piacere nella morte del malvagio, ma nel fatto che il malvagio cambi la sua condotta e continui a vivere. Ravvedetevi, abbandonate la vostra cattiva condotta. Per quale ragione dovreste morire, o casa d’Israele?” (Ezechiele 33:11). Ritenendo preziosa la vita, Geova mandò ripetutamente i suoi profeti affinché gli israeliti abbandonassero la loro condotta malvagia, ma nell’insieme quel popolo dal cuore duro rifiutò di ascoltare e pentirsi. Infine, per amore del suo nome e di tutto ciò che rappresenta, Geova lo consegnò nelle mani dei nemici (Neemia 9:26-30).
20. (a) Cosa ci insegna su Geova il modo in cui agì con Israele? (b) Perché il leone è messo in relazione con la presenza di Dio e il suo trono?
20 Il modo in cui Geova agì con Israele ci insegna molto su di lui. Impariamo che ai suoi occhi non sfugge niente, che nota le ingiustizie e che è profondamente toccato da ciò che vede (Proverbi 15:3). È pure rassicurante sapere che cerca di mostrare misericordia se c’è motivo per farlo. Inoltre apprendiamo che la sua giustizia non è mai esercitata in modo precipitoso. A motivo della sua pazienza, molti concludono erroneamente che Geova non punirà mai i malvagi. Questo però non è affatto vero, poiché da come agì con Israele impariamo anche che la sua pazienza ha un limite. Geova non si discosta dalla giustizia. A differenza degli esseri umani, che spesso evitano di praticare la giustizia, non gli manca mai il coraggio di difendere ciò che è giusto. Appropriatamente il leone, simbolo di coraggiosa giustizia, è messo in relazione con la presenza di Dio e il suo trono (Ezechiele 1:10; Rivelazione 4:7).b Quindi possiamo essere sicuri che Geova adempirà la promessa di eliminare le ingiustizie dalla terra. Il suo modo di giudicare si può quindi riassumere così: fermezza quando è necessario, misericordia quando è possibile (2 Pietro 3:9).
Avviciniamoci al Dio di giustizia
21. Quando meditiamo sul modo in cui Geova esercita la giustizia, cosa dovremmo pensare di lui, e perché?
21 Quando meditiamo sul modo in cui Geova esercita la giustizia, non dovremmo pensare che sia un giudice freddo, inflessibile, preoccupato solo di emettere giudizi contro i trasgressori. Piuttosto dovremmo pensare a lui come a un Padre amorevole ma fermo, che agisce sempre verso i suoi figli nel miglior modo possibile. Come Padre giusto, Geova equilibra la fermezza per ciò che è giusto con la tenera compassione per i suoi figli terreni, che hanno bisogno del suo aiuto e del suo perdono (Salmo 103:10, 13).
22. Quale prospettiva ci ha dato Geova, e perché agisce in questo modo verso di noi?
22 Possiamo essere davvero grati che la giustizia divina significhi molto di più che emettere sentenze contro i trasgressori. Guidato dalla sua giustizia, Geova ci ha dato una prospettiva davvero entusiasmante: la vita senza fine, perfetta, in un mondo dove “regnerà la giustizia” (2 Pietro 3:13). Il nostro Dio agisce in questo modo verso di noi perché la sua giustizia lo spinge a salvare anziché condannare. Una migliore comprensione della portata della giustizia di Geova ci avvicina veramente a lui. Nei prossimi capitoli esamineremo più nel dettaglio come Geova esprime questa ammirevole qualità.
a Il termine reso “orfano” può riferirsi anche a soggetti di sesso femminile, e mostra che Geova si interessava profondamente di tutti gli orfani, sia maschi che femmine. Geova incluse nella Legge una decisione giudiziaria che garantiva un’eredità per le figlie di Zelofead rimaste orfane. Quella sentenza stabilì un precedente a sostegno dei diritti delle orfane (Numeri 27:1-8).
b È interessante che, nel punire l’infedele Israele, Geova si paragoni a un leone (Geremia 25:38; Osea 5:14).
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“C’è forse ingiustizia da parte di Dio?”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 12
“C’è forse ingiustizia da parte di Dio?”
1. Che effetto possono avere su di noi certe ingiustizie?
UN’ANZIANA vedova viene frodata di tutti i suoi risparmi. Un neonato indifeso viene abbandonato da una madre senza cuore. Un uomo è in prigione per un reato che non ha commesso. Come reagite di fronte a ingiustizie del genere? Probabilmente rimanete turbati, ed è comprensibile. Noi esseri umani abbiamo un forte senso del bene e del male. Quando viene commessa un’ingiustizia, siamo indignati. Vogliamo che la vittima sia risarcita e che il colpevole sia consegnato alla giustizia. Se ciò non avviene, forse ci chiediamo: “Dio non vede cosa succede? Perché non interviene?”
2. Come reagì Abacuc alle ingiustizie, e perché Geova non lo rimproverò per questo?
2 Nel corso della storia fedeli servitori di Geova hanno fatto domande simili. Per esempio, il profeta Abacuc chiese in preghiera a Dio: “Perché mi fai vedere l’ingiustizia? Come puoi restare spettatore dell’oppressione? Davanti a me ci sono soltanto distruzione e violenza, dovunque processi e contese” (Abacuc 1:3, Parola del Signore). Geova non rimproverò Abacuc per questa osservazione sincera, poiché è Lui che ha instillato negli esseri umani il concetto stesso di giustizia. Sì, Geova ci ha dotati in una certa misura del suo profondo senso di giustizia.
Geova odia l’ingiustizia
3. Perché si può dire che Geova è più consapevole dell’ingiustizia rispetto a noi?
3 Geova non ignora l’ingiustizia. Vede quello che succede. A proposito dei giorni di Noè la Bibbia dice: “Geova vide [...] che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che nel loro cuore erano inclini a nutrire sempre e solo pensieri cattivi” (Genesi 6:5). Pensate a cosa comporta questa dichiarazione. Spesso la nostra percezione dell’ingiustizia si basa su qualche vicenda di cui abbiamo sentito parlare o che ci ha toccato personalmente. Invece Geova è consapevole dell’ingiustizia a livello mondiale, poiché vede tutto. Inoltre può discernere le intenzioni del cuore, il modo di pensare degradato che sta dietro le azioni ingiuste (Geremia 17:10).
4, 5. (a) In che modo la Bibbia mostra che Geova si preoccupa di chi viene trattato ingiustamente? (b) Quali ingiustizie ha subìto Geova?
4 Geova, però, non si limita a prendere atto dell’ingiustizia. Si preoccupa anche di chi ne è vittima. Quando gli israeliti erano trattati in modo crudele dalle nazioni nemiche, Geova era afflitto “sentendoli gemere a causa di quelli che li opprimevano e li maltrattavano” (Giudici 2:18). Forse avrete notato che alcuni più vedono le ingiustizie più diventano insensibili. Per Geova non è così. Ha visto l’ingiustizia in tutta la sua portata per circa 6.000 anni, eppure l’odio che prova per essa non diminuisce. Anzi, la Bibbia ci assicura che detesta cose come “la lingua falsa”, “le mani che spargono sangue innocente” e “il falso testimone che non fa che mentire” (Proverbi 6:16-19).
5 Pensate, inoltre, alle forti critiche mosse da Geova agli ingiusti capi di Israele. Tramite un profeta chiese loro: “Non spetta a voi conoscere ciò che è giusto?” Dopo aver descritto con parole forti l’abuso di potere di quegli uomini corrotti, Geova predisse le conseguenze a cui sarebbero andati incontro: “Invocherete l’aiuto di Geova, ma egli non vi risponderà. In quel tempo nasconderà da voi la sua faccia a motivo delle vostre azioni malvagie” (Michea 3:1-4). Quanta avversione prova Geova per l’ingiustizia! D’altronde ha subìto lui stesso delle ingiustizie. Per migliaia di anni Satana l’ha accusato ingiustamente (Proverbi 27:11). Inoltre Geova subì il più orribile atto di ingiustizia quando suo Figlio, che “non [aveva commesso] alcun peccato”, fu messo a morte come un criminale (1 Pietro 2:22; Isaia 53:9). Chiaramente Geova non è all’oscuro della difficile situazione di chi subisce ingiustizie, né rimane indifferente.
6. Come potremmo reagire di fronte a un’ingiustizia, e perché?
6 Quando vediamo un’ingiustizia, o quando siamo noi stessi vittime di un trattamento ingiusto, è solo naturale avere una reazione forte. Siamo fatti a immagine di Dio, e l’ingiustizia è diametralmente opposta a tutto ciò che Geova rappresenta (Genesi 1:27). Perché, allora, la permette?
Una questione molto importante
7. Descrivete in che modo fu lanciato un attacco al nome e al modo di governare di Dio.
7 La risposta a questa domanda ha relazione con una questione molto importante. Come abbiamo visto, il Creatore ha il diritto di governare la terra e tutti quelli che vi dimorano (Salmo 24:1; Rivelazione 4:11). Tuttavia all’inizio della storia dell’uomo il nome di Dio fu calunniato, e fu messo in discussione il suo modo di governare. Come avvenne questo? Geova aveva comandato al primo uomo, Adamo, di non mangiare il frutto di un certo albero del giardino di Eden. E se avesse disubbidito? Dio gli aveva detto: “Sicuramente morirai” (Genesi 2:17). Il comando di Dio non creava nessuna difficoltà ad Adamo e a sua moglie Eva. Ciò nonostante Satana convinse Eva che Dio era eccessivamente rigido. E se lei avesse effettivamente mangiato il frutto dell’albero? Satana le disse chiaro e tondo: “Sicuramente non morirete. Infatti Dio sa che il giorno stesso in cui mangerete il frutto di quell’albero i vostri occhi si apriranno e voi sarete come lui, conoscendo il bene e il male” (Genesi 3:1-5).
8. (a) Cosa diede a intendere Satana con le parole che rivolse a Eva? (b) Cosa mise in discussione Satana circa il nome e la sovranità di Dio?
8 Con le sue parole Satana diede a intendere a Eva non solo che Geova le aveva nascosto informazioni importanti, ma anche che le aveva mentito. Satana seminò nella mente di Eva dei dubbi riguardo al tipo di persona che Geova è. In questo modo infangò il nome di Dio. Inoltre, lanciò un attacco alla sovranità di Geova, cioè al suo modo di governare. Satana badò a non mettere in dubbio il fatto che Dio è davvero il sovrano supremo, ma mise in discussione la legittimità della sua sovranità e il modo in cui la esercita. In altre parole, asserì che Geova non esercita la sua sovranità in modo giusto e nei migliori interessi dei suoi sudditi.
9. (a) Nel caso di Adamo ed Eva, quale fu il risultato della disubbidienza, e quali importanti domande furono suscitate? (b) Perché Geova semplicemente non distrusse i ribelli?
9 Successivamente sia Adamo che Eva disubbidirono a Geova mangiando il frutto dell’albero proibito. La disubbidienza li rese passibili della pena di morte, proprio come Dio aveva decretato. La menzogna di Satana suscitò delle domande importanti. Geova ha veramente il diritto di governare l’umanità, o l’uomo dovrebbe governarsi da sé? Geova esercita la sua sovranità nel miglior modo possibile? Geova avrebbe potuto ricorrere alla sua onnipotenza e distruggere immediatamente i ribelli. Le questioni sollevate, però, non riguardavano la potenza di Dio, ma il suo nome, che include il suo modo di governare. Perciò eliminando Adamo, Eva e Satana, Dio non avrebbe dimostrato che il suo dominio era giusto. Anzi, questo avrebbe potuto mettere ancor più in discussione la sua autorità. Il solo modo per determinare se gli esseri umani sarebbero riusciti a governarsi da sé, indipendenti da Dio, era lasciar passare del tempo.
10. Cosa ha rivelato la storia circa il dominio umano?
10 Cosa ha rivelato il passare del tempo? Nel corso dei millenni sono state sperimentate molte forme di governo, tra cui autocrazia, democrazia, socialismo e comunismo. Il risultato complessivo è sintetizzato dalla franca osservazione della Bibbia: “L’uomo ha dominato l’uomo a suo danno” (Ecclesiaste 8:9). A ragione il profeta Geremia dichiarò: “So bene, o Geova, che l’uomo non è padrone della sua via. L’uomo che cammina non è padrone nemmeno di dirigere i suoi passi” (Geremia 10:23).
11. Perché Geova lasciò che il genere umano fosse soggetto alle sofferenze?
11 Geova sapeva fin dall’inizio che l’indipendenza, o l’autogoverno, del genere umano avrebbe causato molte sofferenze. Fu dunque ingiusto da parte sua permettere che l’inevitabile facesse il suo corso? Niente affatto. Facciamo un esempio. Supponete di avere un figlio che ha bisogno di un intervento chirurgico perché ha una malattia potenzialmente letale. Vi rendete conto che l’operazione comporterà una certa sofferenza, e questo vi addolora profondamente. Però sapete anche che l’intervento permetterà a vostro figlio di avere una salute migliore in seguito. Similmente Dio sapeva, e addirittura lo predisse, che tollerando il dominio umano ci sarebbero stati dolore e sofferenze (Genesi 3:16-19). Però sapeva pure che un sollievo duraturo e significativo sarebbe stato possibile solo se avesse permesso all’umanità di constatare i cattivi frutti della ribellione. Così la questione sarebbe stata risolta in modo permanente, per tutta l’eternità.
La questione dell’integrità dell’uomo
12. Come illustrato dal caso di Giobbe, quale accusa ha mosso Satana agli esseri umani?
12 C’è un altro aspetto della questione. Quando ha messo in discussione il diritto di Geova di governare e il modo in cui lo fa, Satana non solo ha calunniato Geova attaccando la Sua sovranità e il Suo nome, ma ha anche calunniato i Suoi servitori mettendone in dubbio l’integrità. Notate, per esempio, quello che Satana disse a Geova a proposito del giusto Giobbe: “Non hai messo una siepe intorno a lui, alla sua casa e a ogni cosa che possiede? Hai benedetto l’opera delle sue mani, e il suo bestiame è aumentato molto nel paese. Prova invece a stendere la mano e a toccare tutto ciò che ha, e vedrai se non ti maledirà apertamente” (Giobbe 1:10, 11).
13. Cosa sottintendeva l’accusa di Satana nei confronti di Giobbe, e in che modo questo riguarda tutti gli esseri umani?
13 Satana sosteneva che Geova stava usando la sua potenza protettiva per comprare la devozione di Giobbe. Questo, a sua volta, sottintendeva che l’integrità di Giobbe non era autentica, che Giobbe adorava Dio solo per quello che poteva ricevere in cambio. Satana asseriva che Giobbe, se fosse stato privato della benedizione di Dio, avrebbe maledetto il suo Creatore. Sapeva che Giobbe si era distinto come “uomo integro e giusto, che teme Dio e si tiene lontano dal male”.a Quindi, se Satana fosse riuscito a infrangere l’integrità di Giobbe, cosa si sarebbe potuto supporre riguardo al resto dell’umanità? In realtà Satana stava mettendo in dubbio la lealtà di tutti coloro che desiderano servire Dio. Infatti, allargando la questione, disse a Geova: “L’uomo darà tutto ciò che ha per la sua vita” (Giobbe 1:8; 2:4).
14. Cosa ha dimostrato la storia circa l’accusa che Satana ha mosso agli esseri umani?
14 La storia ha dimostrato che, contrariamente all’asserzione di Satana, molti, come Giobbe, sono rimasti leali a Geova nelle prove. Con la loro condotta fedele hanno rallegrato Geova, e questo gli ha permesso di rispondere alla presuntuosa accusa di Satana secondo cui gli esseri umani avrebbero smesso di servire Dio di fronte alle difficoltà (Ebrei 11:4-38). Le persone giuste si rifiutano di voltare le spalle a Dio. Anche quando sono turbate a causa di situazioni molto difficili, hanno piena fiducia che Geova darà loro la forza di perseverare (2 Corinti 4:7-10).
15. Cosa ci si potrebbe chiedere riguardo ai giudizi di Geova passati e futuri?
15 La giustizia di Geova, però, non riguarda solo la questione della sovranità e quella dell’integrità dell’uomo. La Bibbia riporta i giudizi di Geova relativi a singoli individui e persino intere nazioni. Contiene anche profezie riguardanti giudizi che emetterà in futuro. Perché possiamo essere sicuri che i giudizi di Geova sono stati e saranno sempre giusti?
Perché la giustizia di Dio è superiore
Geova non ‘spazzerà via il giusto insieme al malvagio’
16, 17. Quali esempi dimostrano che gli esseri umani hanno una visione limitata della giustizia?
16 Di Geova si può giustamente dire: “Tutte le sue vie sono giustizia” (Deuteronomio 32:4). Nessuno di noi può fare un’affermazione simile parlando di sé, poiché spesso la nostra limitata visione delle cose offusca la nostra capacità di capire ciò che è giusto. Prendiamo, per esempio, Abraamo. Supplicò Geova di non distruggere Sodoma, anche se i suoi abitanti erano molto malvagi. Chiese a Geova: “Davvero spazzerai via il giusto insieme al malvagio?” (Genesi 18:23-33). Ovviamente la risposta fu no. Geova “fece piovere zolfo e fuoco su Sodoma” solo quando il giusto Lot e le sue figlie arrivarono sani e salvi nella città di Zoar (Genesi 19:22-24). Giona invece “si infuriò” quando Dio mostrò misericordia agli abitanti di Ninive. Poiché aveva già annunciato la loro distruzione, Giona sarebbe stato contento di vederli sterminati, nonostante il loro sincero pentimento (Giona 3:10–4:1).
17 Geova assicurò ad Abraamo che la Sua giustizia non prevede solo la distruzione dei malvagi, ma anche la salvezza dei giusti. Da parte sua, Giona dovette imparare che Geova è misericordioso. Se i malvagi cambiano condotta, è “pronto a perdonare” (Salmo 86:5). A differenza di certi esseri umani insicuri, Geova non emette un giudizio avverso semplicemente per affermare il suo potere, né evita di mostrare compassione per timore di essere considerato debole. È sua abitudine mostrare misericordia ogni volta che è possibile (Isaia 55:7; Ezechiele 18:23).
18. Mostrate con la Bibbia che Geova non agisce per semplice sentimentalismo.
18 Comunque Geova non è accecato da semplice sentimentalismo. Quando il suo popolo sprofondò nell’idolatria, Geova dichiarò con fermezza: “Ti giudicherò in base alla tua condotta e ti chiederò conto di tutte le cose detestabili che hai fatto. Il mio occhio non avrà pietà di te e non mostrerò compassione. Farò ricadere su di te gli effetti della tua condotta” (Ezechiele 7:3, 4). Perciò quando gli esseri umani sono impenitenti, Geova giudica di conseguenza, ma il suo giudizio si basa su prove concrete. Infatti quando un forte “grido contro Sodoma e Gomorra” giunse ai suoi orecchi, Geova disse: “Scenderò a vedere se agiscono veramente secondo il grido che è arrivato fino a me” (Genesi 18:20, 21). Possiamo essere veramente grati che Geova non sia come molti esseri umani che traggono conclusioni affrettate prima di aver ascoltato tutti i fatti. Geova è davvero come lo descrive la Bibbia, “un Dio di fedeltà che non è mai ingiusto” (Deuteronomio 32:4).
Confidiamo nella giustizia di Geova
19. Cosa possiamo fare se siamo perplessi per il modo in cui Geova esercita la giustizia?
19 La Bibbia non risponde a ogni domanda relativa alle azioni passate di Geova, né fornisce ogni particolare su come Geova giudicherà singoli individui e gruppi nel futuro. Quando siamo perplessi a motivo di certe profezie o passi biblici che non forniscono simili particolari, possiamo manifestare la stessa lealtà del profeta Michea, che scrisse: “Resterò ad aspettare l’Iddio della mia salvezza” (Michea 7:7).
20, 21. Perché possiamo avere fiducia che Geova farà sempre ciò che è giusto?
20 Possiamo avere fiducia che in ogni situazione Geova farà ciò che è giusto. Anche quando le ingiustizie vengono apparentemente ignorate dall’uomo, Geova promette: “La vendetta è mia; io ripagherò” (Romani 12:19). Se sappiamo aspettare con pazienza, faremo nostra la ferma convinzione espressa dall’apostolo Paolo: “C’è forse ingiustizia da parte di Dio? No di certo!” (Romani 9:14).
21 Nel frattempo viviamo in “tempi difficili” (2 Timoteo 3:1). Ingiustizia e “atti di oppressione” hanno dato origine a molte crudeltà (Ecclesiaste 4:1). Geova però non è cambiato. Odia sempre l’ingiustizia e si preoccupa molto di coloro che ne sono vittime. Se rimaniamo leali a lui e alla sua sovranità, Geova ci darà la forza di perseverare fino al tempo stabilito, quando sotto il suo Regno correggerà tutte le ingiustizie (1 Pietro 5:6, 7).
a Parlando di Giobbe, Geova disse: “Non c’è nessuno come lui sulla terra” (Giobbe 1:8). Quindi probabilmente Giobbe visse dopo la morte di Giuseppe e prima che Mosè fosse nominato condottiero di Israele. Perciò in quel tempo si poteva ben dire che nessuno aveva un’integrità simile a quella di Giobbe.
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“La legge di Geova è perfetta”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 13
“La legge di Geova è perfetta”
1, 2. Perché molti hanno poco rispetto per la legge, eppure cosa possiamo provare per le leggi di Dio?
“LA LEGGE è un pozzo senza fondo, [...] inghiotte tutto”. Questa dichiarazione compariva in un libro pubblicato nel 1712. L’autore denunciava un sistema giuridico in cui talvolta i processi si trascinavano nei tribunali per anni, riducendo in miseria chi chiedeva giustizia. In molti paesi il sistema giuridico e quello giudiziario sono così complessi, così pieni di ingiustizie, di pregiudizi e di incongruenze, che la mancanza di rispetto per la legge è sempre più diffusa.
2 Considerate invece queste parole scritte circa 2.700 anni fa: “Quanto amo la tua legge!” (Salmo 119:97). Perché lo scrittore del salmo provava questi sentimenti? Perché la legge che lui amava non era stata emanata da qualche governo secolare, ma da Geova Dio. Studiando le leggi di Geova, proverete sempre più gli stessi sentimenti del salmista. Questo studio vi permetterà di farvi un’idea della più grande mente giudiziaria dell’universo.
Il supremo Legislatore
3, 4. In quali modi Geova ha dimostrato di essere un Legislatore?
3 “C’è un solo Legislatore e Giudice”, dice la Bibbia (Giacomo 4:12). In effetti Geova è l’unico vero Legislatore. Perfino i movimenti dei corpi celesti sono governati dalle “leggi dei cieli” da lui stabilite (Giobbe 38:33). Miriadi di santi angeli sono pure governati dalle leggi di Geova, poiché sono organizzati in ranghi precisi e servono sotto il suo comando come suoi ministri (Salmo 104:4; Ebrei 1:7, 14).
4 Geova ha dato delle leggi anche all’uomo. Ciascuno di noi ha una coscienza, che rispecchia il senso di giustizia di Geova. La coscienza, una sorta di legge interiore, può aiutarci a distinguere il bene dal male (Romani 2:14). I nostri primogenitori erano dotati di una coscienza perfetta, per cui avevano bisogno solo di poche leggi (Genesi 2:15-17). L’uomo imperfetto, invece, ha bisogno di più leggi che lo guidino nel fare la volontà di Dio. Patriarchi come Noè, Abraamo e Giacobbe ricevettero leggi da Geova Dio e le trasmisero alle rispettive famiglie (Genesi 6:22; 9:3-6; 18:19; 26:4, 5). Geova diventò un Legislatore in un modo nuovo quando per mezzo di Mosè diede il codice della Legge alla nazione di Israele. Questo codice giuridico ci dà una chiara idea del senso di giustizia di Geova.
La Legge mosaica
5. La Legge mosaica era un insieme di leggi macchinoso e complesso? Perché rispondete così?
5 Molti pensano che la Legge mosaica fosse un insieme di leggi macchinoso e complesso. Un concetto del genere è ben lontano dalla verità. L’intero codice include più di 600 leggi. Potrebbero sembrare molte, ma pensate: alla fine del XX secolo le leggi federali degli Stati Uniti riempivano oltre 150.000 pagine e ogni due anni si aggiungono circa 600 altre leggi. Quindi in termini di voluminosità, la montagna di leggi umane fa apparire minuscola la Legge mosaica. Eppure la Legge di Dio guidava gli israeliti in aspetti della vita che le leggi moderne non prendono neanche in considerazione. Esaminiamola per sommi capi.
6, 7. (a) Cosa differenzia la Legge mosaica da qualsiasi altro codice di leggi, e qual è il più grande comandamento della Legge? (b) In che modo gli israeliti potevano dimostrare di riconoscere la sovranità di Geova?
6 La Legge esaltava la sovranità di Geova. Perciò la Legge mosaica non si può paragonare a nessun altro codice di leggi. La legge più importante era questa: “Ascolta, o Israele: Geova è il nostro Dio; c’è un solo Geova. Devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza”. Come faceva il popolo di Dio a esprimergli amore? Doveva servirlo, sottomettendosi alla sua sovranità (Deuteronomio 6:4, 5; 11:13).
7 Ciascun israelita dimostrava di riconoscere la sovranità di Geova sottomettendosi a coloro che avevano autorità su di lui. Genitori, capi, giudici, sacerdoti e, infine, il re rappresentavano tutti l’autorità divina. Geova considerava la ribellione contro chi aveva autorità una ribellione contro di lui. D’altra parte, chi aveva autorità rischiava di incorrere nell’ira di Geova se trattava il Suo popolo in modo ingiusto o arrogante (Esodo 20:12; 22:28; Deuteronomio 1:16, 17; 17:8-20; 19:16, 17). Sia chi aveva autorità che chi era sottoposto a quell’autorità doveva quindi sostenere la sovranità di Geova.
8. In che modo la Legge metteva in risalto i criteri di santità stabiliti da Geova?
8 La Legge metteva in risalto i criteri di santità stabiliti da Geova. I termini resi “santo” e “santità” ricorrono oltre 280 volte nella Legge mosaica. La Legge aiutava gli israeliti a distinguere ciò che era puro da ciò che era impuro, elencando circa 70 cose che potevano renderli cerimonialmente impuri. Queste leggi riguardavano l’igiene, l’alimentazione e persino l’eliminazione dei rifiuti. Leggi del genere recavano notevoli benefìci alla salute.a Tuttavia avevano uno scopo più elevato: quello di aiutare la popolazione a conservare il favore di Geova, evitando le pratiche peccaminose delle degradate nazioni circostanti. Facciamo un esempio.
9, 10. Quali disposizioni relative al parto e ai rapporti sessuali erano incluse nel patto della Legge, e che benefìci derivavano da queste leggi?
9 Certe disposizioni del patto della Legge stabilivano che i rapporti sessuali, anche fra persone sposate, e il parto comportavano un periodo di impurità (Levitico 12:2-4; 15:16-18). Simili disposizioni non sminuivano questi puri doni di Dio (Genesi 1:28; 2:18-25). Piuttosto davano risalto alla santità di Geova, aiutando i suoi adoratori a evitare qualsiasi contaminazione. Va notato che le nazioni intorno a Israele mischiavano l’adorazione con riti che esaltavano il sesso e la fertilità. La prostituzione maschile e femminile faceva parte della religione cananea, e questo causava una dilagante degradazione della peggiore specie. La Legge invece separava completamente l’adorazione di Geova da ciò che aveva a che fare con il sesso.b C’erano anche altri benefìci.
10 Queste leggi servivano a insegnare una verità fondamentale.c Dopotutto, in che modo la macchia del peccato di Adamo si trasmetteva di generazione in generazione? Non si trasmetteva attraverso i rapporti sessuali e il parto? (Romani 5:12). Sì, la Legge di Dio ricordava al suo popolo la costante realtà del peccato. Tutti infatti siamo nati nel peccato (Salmo 51:5). Per avvicinarci al nostro santo Dio abbiamo bisogno del perdono e della redenzione.
11, 12. (a) Quale essenziale principio di giustizia vigeva nella Legge? (b) Quali garanzie prevedeva la Legge contro gli abusi giudiziari?
11 La Legge rispecchiava la perfetta giustizia di Geova. Nella Legge mosaica vigeva il principio dell’equivalenza, o equilibrio, nelle questioni giudiziarie. Perciò affermava: “Sarà vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede” (Deuteronomio 19:21). Quindi nelle cause penali la punizione doveva corrispondere al reato. Questo aspetto della giustizia divina permeava la Legge ed è tuttora fondamentale per capire il sacrificio di riscatto di Cristo Gesù, come verrà spiegato nel capitolo 14 (1 Timoteo 2:5, 6).
12 La Legge inoltre prevedeva delle garanzie contro gli abusi giudiziari. Ad esempio, per stabilire la validità di un’accusa ci volevano almeno due testimoni. I giuramenti falsi prevedevano pene severe (Deuteronomio 19:15, 18, 19). Anche corruzione e tangenti erano rigorosamente vietate (Esodo 23:8; Deuteronomio 27:25). Persino negli affari il popolo di Dio doveva sostenere gli elevati criteri divini di giustizia (Levitico 19:35, 36; Deuteronomio 23:19, 20). Questo codice di leggi equo ed elevato era una grande benedizione per Israele.
Leggi che danno risalto alla misericordia e all’equità nelle questioni giudiziarie
13, 14. In che modo la Legge incoraggiava a trattare in maniera equa e imparziale sia il ladro che il derubato?
13 La Legge mosaica era un insieme di regole rigide e spietate? Tutt’altro! Il re Davide fu ispirato a scrivere: “La legge di Geova è perfetta” (Salmo 19:7). Come sapeva bene, la Legge incoraggiava a mostrare misericordia e a trattare gli altri con equità. In che modo?
14 Oggi in alcuni paesi sembra che la legge mostri più clemenza e protezione ai criminali che alle vittime. Per esempio, i ladri forse rimangono del tempo in prigione, ma le vittime sono ancora prive dei loro beni, e devono pure pagare le tasse con cui si provvede vitto e alloggio ai criminali. Nell’antico Israele non esistevano prigioni come quelle odierne. C’erano limiti rigorosi che regolavano la severità delle punizioni (Deuteronomio 25:1-3). Il ladro doveva compensare la vittima per quello che le aveva rubato e inoltre doveva pagare un ulteriore risarcimento. A quanto ammontava? Variava a seconda del caso. A quanto pare i giudici avevano la facoltà di soppesare diversi fattori, come il pentimento del peccatore. Questo spiegherebbe perché il risarcimento richiesto a un ladro secondo Levitico 6:1-7 è molto inferiore a quello indicato in Esodo 22:7.
15. In che modo la Legge garantiva sia misericordia che giustizia nei casi di omicidio involontario?
15 La Legge riconosceva misericordiosamente che non tutti i peccati sono intenzionali. Per esempio, quando un uomo uccideva qualcuno involontariamente, non doveva dare vita per vita se compiva l’azione giusta, cioè fuggire in una delle città di rifugio sparse nel territorio di Israele. Dopo che i giudici competenti avevano esaminato il caso, doveva rimanere nella città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote. Solo allora sarebbe stato libero di stabilirsi dove voleva. Così beneficiava della misericordia divina. Al tempo stesso questa legge sottolineava il grande valore della vita umana (Numeri 15:30, 31; 35:12-25).
16. In che modo la Legge tutelava i diritti della persona?
16 La Legge tutelava i diritti della persona. Pensate a come proteggeva chi si era indebitato. La Legge vietava di entrare in casa del debitore per impossessarsi di qualcosa come garanzia di un prestito. Il creditore doveva restare fuori e aspettare che il debitore gli portasse il pegno. Così la casa rimaneva inviolata. Se il creditore prendeva in pegno il mantello del debitore, doveva restituirlo prima di sera, poiché probabilmente il debitore ne aveva bisogno per coprirsi di notte (Deuteronomio 24:10-14).
17, 18. Per quanto riguardava la guerra, in che modo gli israeliti differivano dalle altre nazioni, e perché?
17 Sotto la Legge anche le guerre erano regolamentate. Il popolo di Dio non doveva combattere per soddisfare un semplice desiderio di potere o di conquista, ma per agire quale suo rappresentante nelle “Guerre di Geova” (Numeri 21:14). In molti casi gli israeliti dovevano prima offrire le condizioni di resa. Se una città rifiutava l’offerta, allora potevano assediarla, seguendo però le regole stabilite da Dio. A differenza di ciò che hanno fatto molti soldati nel corso della storia, gli uomini dell’esercito israelita non dovevano violentare le donne né perpetrare massacri. Dovevano rispettare anche l’ambiente, evitando di abbattere gli alberi da frutto del nemico.d Gli altri eserciti non erano soggetti a limitazioni del genere (Deuteronomio 20:10-15, 19, 20; 21:10-13).
18 Rabbrividite al pensiero che in certi paesi ci sono bambini che ricevono addestramento militare? Nell’antico Israele nessun uomo al di sotto dei 20 anni veniva reclutato nell’esercito (Numeri 1:2, 3). Persino un adulto veniva esonerato se aveva troppa paura. L’uomo appena sposato era esonerato per un anno intero affinché, prima di intraprendere un servizio così rischioso, potesse veder nascere un erede. Così, spiegava la Legge, il giovane marito avrebbe avuto la possibilità di “rimanere a casa e far felice” la moglie appena sposata (Deuteronomio 20:5, 6, 8; 24:5).
19. In che modo la Legge provvedeva alla tutela di donne, bambini, famiglie, vedove e orfani?
19 La Legge inoltre proteggeva le donne, i bambini e le famiglie, disponendo che avessero il necessario. Comandava ai genitori di prestare costante attenzione ai figli e di insegnare loro le cose spirituali (Deuteronomio 6:6, 7). Vietava ogni forma di incesto, che era punito con la morte (Levitico, capitolo 18). Vietava similmente l’adulterio, che così spesso disgrega le famiglie e ne distrugge il senso di sicurezza e l’onore. La Legge provvedeva ai bisogni delle vedove e degli orfani e vietava con la massima severità di maltrattarli (Esodo 20:14; 22:22-24).
20, 21. (a) Perché la Legge mosaica consentiva la poligamia fra gli israeliti? (b) In quanto al divorzio, perché la Legge differiva dalla norma ripristinata poi da Gesù?
20 A questo riguardo, però, qualcuno potrebbe chiedersi perché la Legge consentisse la poligamia (Deuteronomio 21:15-17). Dobbiamo valutare queste leggi nel loro contesto storico. Chi giudica la Legge mosaica in base ai canoni e alla cultura odierna sicuramente non la comprenderà (Proverbi 18:13). Secondo la norma di Geova, stabilita tanto tempo fa in Eden, il matrimonio doveva essere l’unione durevole di un solo marito e una sola moglie (Genesi 2:18, 20-24). Tuttavia quando Geova diede la Legge a Israele, pratiche come la poligamia erano radicate da secoli. Geova sapeva bene che il suo “popolo ostinato” avrebbe spesso disubbidito anche a comandi fondamentali, come quelli contro l’idolatria (Esodo 32:9). Saggiamente, dunque, decise che non era il momento di riformare tutte le usanze matrimoniali. Tenete presente, però, che Geova non istituì la poligamia, ma si servì della Legge mosaica per regolarla fra il suo popolo e impedire gli abusi.
21 Similmente la Legge mosaica consentiva a un uomo di divorziare dalla moglie per una serie relativamente ampia di gravi motivi (Deuteronomio 24:1-4). Gesù la definì una concessione che Dio aveva fatto agli israeliti “per la durezza del [loro] cuore”. Comunque simili concessioni erano temporanee. Per i suoi seguaci Gesù ripristinò la norma originale stabilita da Geova per il matrimonio (Matteo 19:8).
La Legge incoraggiava l’amore
22. In quali modi la Legge mosaica incoraggiava a mostrare amore, e verso chi?
22 Riuscite a immaginare un sistema giuridico moderno che inviti a manifestare amore? La Legge mosaica incoraggiava a mostrare amore prima di tutto. Nel solo libro di Deuteronomio il verbo “amare” ricorre più di 20 volte. “Devi amare il tuo prossimo come te stesso” era il secondo dei due più grandi comandamenti di tutta la Legge (Levitico 19:18; Matteo 22:37-40). Gli israeliti dovevano mostrare questo amore non solo gli uni agli altri, ma anche agli stranieri che risiedevano fra loro, ricordando che anche loro erano stati stranieri in un altro paese. Dovevano mostrare amore ai poveri e agli afflitti, assistendoli sul piano economico e non approfittando della loro condizione disagiata. Dovevano trattare con benignità e considerazione persino gli animali da soma (Esodo 23:6; Levitico 19:14, 33, 34; Deuteronomio 22:4, 10; 24:17, 18).
23. Cosa era spinto a fare lo scrittore del Salmo 119, e cosa vogliamo fare noi?
23 Quale altra nazione aveva un simile codice di leggi? Non meraviglia che il salmista abbia scritto: “Quanto amo la tua legge!” Il suo amore, però, non era solo un sentimento. Lo spingeva ad agire, poiché si sforzava di ubbidire a quella legge e di vivere secondo i suoi dettami. Poi proseguì: “Su di essa rifletto tutto il giorno” (Salmo 119:11, 97). Sì, dedicava regolarmente del tempo allo studio delle leggi di Geova. Non c’è dubbio che in tal modo il suo amore per quelle leggi aumentava. Al tempo stesso cresceva anche il suo amore per il Legislatore, Geova Dio. Man mano che studiamo la legge divina, vogliamo anche noi avvicinarci sempre di più a Geova, il grande Legislatore e il Dio di giustizia.
a Per esempio, le leggi che prescrivevano di seppellire gli escrementi umani, mettere in quarantena i malati e lavarsi dopo aver toccato un cadavere precorrevano i tempi di molti secoli (Levitico 13:4-8; Numeri 19:11-13, 17-19; Deuteronomio 23:13, 14).
b Mentre nei templi cananei c’erano locali destinati all’attività sessuale, la Legge mosaica stabiliva che chi era in una condizione impura non poteva neanche entrare nel tempio. Quindi, dal momento che i rapporti sessuali comportavano un periodo di impurità, nessuno poteva legalmente introdurre il sesso nell’adorazione praticata nella casa di Geova.
c Insegnare era uno degli scopi basilari della Legge. Infatti l’Encyclopaedia Judaica osserva che il termine ebraico per “legge”, tohràh, significa “istruzione”.
d La Legge chiedeva specificamente: “Dovresti assediare un albero del campo come faresti con un uomo?” (Deuteronomio 20:19). Filone, filosofo ebreo del I secolo, citò questa legge, spiegando che Dio ritiene “ingiusto sfogare l’ira rivolta contro gli uomini su cose inanimate che non hanno fatto niente di male”.
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Geova provvede un “riscatto in cambio di molti”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 14
Geova provvede un “riscatto in cambio di molti”
1, 2. Come descrive la Bibbia la condizione dell’umanità, e qual è l’unica via d’uscita?
“TUTTA la creazione continua a gemere e soffrire” (Romani 8:22). Con queste parole l’apostolo Paolo descrive il triste stato in cui ci troviamo. Dal punto di vista umano sembra che non ci sia via d’uscita dalle sofferenze, dal peccato e dalla morte. Ma Geova non ha i limiti che hanno gli esseri umani (Numeri 23:19). Il Dio di giustizia ci ha provveduto una via d’uscita dalle afflizioni: il riscatto.
2 Il riscatto è il più grande dono che Geova ha fatto all’umanità. Rende possibile la liberazione dal peccato e dalla morte (Efesini 1:7). È la base della speranza della vita eterna, in cielo o sulla terra paradisiaca (Luca 23:43; Giovanni 3:16; 1 Pietro 1:4). Ma cos’è esattamente il riscatto? Cosa ci insegna riguardo alla superlativa giustizia di Geova?
Perché si rese necessario il riscatto
3. (a) Perché si rese necessario il riscatto? (b) Perché Dio non poteva semplicemente trovare un’alternativa alla pena di morte per i discendenti di Adamo?
3 Il riscatto si rese necessario a motivo del peccato di Adamo. Disubbidendo a Dio, Adamo lasciò alla sua progenie un’eredità di malattie, sofferenze, dolore e morte (Genesi 2:17; Romani 8:20). Dio avrebbe potuto lasciarsi guidare dal sentimentalismo e trovare un’alternativa alla pena di morte? No, perché far questo avrebbe significato ignorare la sua stessa legge: “Il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23). E se Dio avesse invalidato le sue stesse norme di giustizia, avrebbero regnato l’illegalità e il caos universale.
4, 5. (a) In che modo Satana calunniò Geova, e perché Geova fu costretto a rispondere a quelle accuse? (b) Quale accusa mosse Satana ai leali servitori di Geova?
4 Come abbiamo visto nel capitolo 12, la ribellione in Eden sollevò questioni che andavano ben oltre la ribellione stessa. Satana infangò il buon nome di Geova Dio. In effetti lo accusò di essere un bugiardo e un dittatore crudele che privava della libertà le sue creature (Genesi 3:1-5). Inoltre, facendo sembrare che il proposito di Dio di riempire la terra di esseri umani giusti non potesse realizzarsi, Satana accusò Dio di aver fallito (Genesi 1:28; Isaia 55:10, 11). Se Geova avesse lasciato irrisolte queste questioni, molte creature intelligenti avrebbero potuto perdere in parte la fiducia nel suo modo di governare.
5 Satana calunniò anche i leali servitori di Geova: asserì che servivano Dio solo per motivi egoistici e che sotto pressione nessuno gli sarebbe rimasto fedele (Giobbe 1:9-11). Le questioni sollevate erano molto più importanti della difficile situazione umana. Geova giustamente si sentiva costretto a rispondere alle calunniose accuse di Satana. Tuttavia, come poteva risolvere quelle questioni e contemporaneamente salvare l’umanità?
Il riscatto: qualcosa di equivalente
6. Quali sono alcune espressioni usate nella Bibbia per descrivere il mezzo stabilito da Dio per salvare l’umanità?
6 La soluzione di Geova, a cui nessun essere umano avrebbe mai potuto pensare, era sia sommamente misericordiosa che profondamente giusta. Eppure era straordinariamente semplice. Per descriverla sono stati usati termini come espiazione, acquisto, riconciliazione, propiziazione e redenzione (Daniele 9:24; Atti 20:28; Colossesi 1:20; Ebrei 2:17; 9:12, nota in calce). Comunque, l’espressione che la descrive meglio è quella usata da Gesù stesso, che disse: “Il Figlio dell’uomo è venuto non per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come riscatto [greco: lỳtron] in cambio di molti” (Matteo 20:28).
7, 8. (a) Cosa significa nelle Scritture il termine “riscatto”? (b) In che modo il riscatto implica qualcosa di equivalente?
7 Cos’è il riscatto? Il termine greco usato qui deriva da un verbo che significa “sciogliere”, “liberare”. Veniva usato per indicare il prezzo pagato per la liberazione dei prigionieri di guerra. Quindi, fondamentalmente, si può definire riscatto il prezzo pagato per ricomprare qualcosa. Nelle Scritture Ebraiche la parola per “riscatto” (kòfer) deriva da un verbo che significa “coprire”. Per esempio, Dio disse a Noè che doveva coprire l’arca di catrame (Genesi 6:14). Questo ci aiuta a capire che riscattare significa anche coprire i peccati (Salmo 65:3).
8 Va notato che secondo un dizionario questa parola (kòfer) “indica sempre qualcosa di equivalente”, cioè qualcosa di corrispondente (Theological Dictionary of the New Testament). Quindi, per riscattare o coprire il peccato, si deve pagare un prezzo che corrisponda pienamente al danno causato dal peccato o lo copra interamente. La Legge data da Dio a Israele stabiliva infatti: “Sarà vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede” (Deuteronomio 19:21).
9. Perché gli uomini di fede offrivano sacrifici di animali, e come considerava Geova quei sacrifici?
9 Gli uomini di fede da Abele in poi offrivano a Dio sacrifici di animali. Così facendo dimostravano di essere consapevoli del peccato e della necessità di redenzione, e di avere fede nella liberazione promessa da Dio tramite la sua “discendenza” (Genesi 3:15; 4:1-4; Levitico 17:11; Ebrei 11:4). Geova vedeva con favore quei sacrifici e approvava quegli adoratori. Tuttavia, dato che gli animali sono inferiori agli esseri umani, quelle offerte non potevano coprire realmente il peccato dell’uomo (Salmo 8:4-8). Perciò la Bibbia dice: “È impossibile che il sangue di tori e capri elimini i peccati” (Ebrei 10:1-4). Quei sacrifici erano solo una figura, o un simbolo, del vero sacrificio di riscatto che sarebbe stato offerto.
Un “riscatto corrispondente”
10. (a) A chi doveva corrispondere colui che doveva dare la sua vita come riscatto, e perché? (b) Perché bastava il sacrificio di un solo essere umano?
10 “In Adamo tutti muoiono”, disse l’apostolo Paolo (1 Corinti 15:22). Il riscatto doveva quindi comportare la morte dell’esatto equivalente di Adamo: un essere umano perfetto (Romani 5:14). Nessun’altra creatura poteva equilibrare la bilancia della giustizia. Solo un essere umano perfetto, libero dalla condanna della morte adamica, poteva offrire un “riscatto corrispondente per tutti”, cioè tale da corrispondere perfettamente ad Adamo (1 Timoteo 2:6). Non era necessario sacrificare milioni e milioni di esseri umani corrispondenti a ciascun discendente di Adamo. L’apostolo Paolo spiegò: “Per mezzo di un solo uomo [Adamo] il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte” (Romani 5:12). E “dato che la morte è venuta per mezzo di un uomo”, Geova ha provveduto alla redenzione dell’umanità “per mezzo di un uomo” (1 Corinti 15:21). In che modo?
Un “riscatto corrispondente per tutti”
11. (a) In che modo colui che doveva dare la sua vita come riscatto “[avrebbe] gustato la morte per tutti”? (b) Perché Adamo ed Eva non potevano beneficiare del riscatto? (Vedi la nota in calce.)
11 Geova dispose che un uomo perfetto sacrificasse volontariamente la propria vita. Secondo Romani 6:23, “il salario del peccato è la morte”. Sacrificando la sua vita, questo uomo perfetto “[avrebbe] gustato la morte per tutti”. In altre parole, avrebbe pagato il prezzo del peccato di Adamo (Ebrei 2:9; 2 Corinti 5:21; 1 Pietro 2:24). Ciò avrebbe avuto conseguenze profonde sul piano giuridico. Il riscatto avrebbe annullato la condanna a morte dei discendenti ubbidienti di Adamo e così avrebbe eliminato alla radice il potere distruttivo del peccato (Romani 5:16).a
12. Spiegate in che modo pagando un unico debito si può recare beneficio a molti.
12 Facciamo un esempio. Immaginate di vivere in una cittadina dove quasi tutti i residenti lavorano in una grossa ditta. Voi e i vostri vicini siete pagati bene e fate una vita agiata, fino al giorno in cui la ditta chiude i battenti. La ragione? Il direttore è diventato disonesto e ha portato l’azienda alla bancarotta. Improvvisamente senza lavoro, voi e i vostri vicini non siete più in grado di saldare i conti. Coniugi, figli e creditori soffrono a motivo della disonestà di un solo uomo. C’è una via d’uscita? Sì! Un ricco benefattore decide di intervenire. È consapevole del valore dell’azienda. Inoltre prova empatia per i tanti lavoratori e le loro famiglie. Perciò decide di pagare i debiti e di riaprire la ditta. La cancellazione di quell’unico debito reca sollievo a tutti i lavoratori, alle loro famiglie e ai creditori. Similmente la cancellazione del debito di Adamo reca beneficio a milioni e milioni di persone.
Chi provvede il riscatto?
13, 14. (a) In che modo Geova provvide il riscatto per l’umanità? (b) A chi andava pagato il riscatto, e perché questo pagamento era necessario?
13 Solo Geova Dio poteva provvedere “l’Agnello [...] che toglie il peccato del mondo” (Giovanni 1:29). Però non mandò un angelo qualsiasi a salvare il genere umano, mandò colui che poteva dare la risposta finale e definitiva all’accusa mossa da Satana ai Suoi servitori. Sì, Geova fece il sacrificio supremo di mandare il suo Figlio unigenito, che era “la sua più grande gioia” (Proverbi 8:30). Volontariamente il Figlio di Dio “svuotò sé stesso” della sua natura spirituale (Filippesi 2:7). Geova trasferì miracolosamente la vita del suo primogenito Figlio celeste nel grembo di una vergine ebrea di nome Maria (Luca 1:27, 35). Come uomo si sarebbe chiamato Gesù, ma in senso giuridico avrebbe potuto essere definito il secondo Adamo, perché corrispondeva perfettamente al primo uomo (1 Corinti 15:45, 47). Gesù poté pertanto offrire sé stesso in sacrificio come riscatto per l’umanità peccatrice.
14 A chi andava pagato quel riscatto? Salmo 49:7 dice esplicitamente che il riscatto viene pagato “a Dio”. Ma non è Geova stesso a provvedere il riscatto? Questo però non riduce il riscatto a uno scambio inutile, meccanico, come prendere del denaro da una tasca e metterlo in un’altra. Il riscatto non è uno scambio materiale, ma una transazione legale. Essendo disposto a provvedere al pagamento del riscatto, anche se questo gli sarebbe costato moltissimo, Geova dimostrò un’incrollabile adesione alla propria giustizia perfetta (Genesi 22:7, 8, 11-13; Ebrei 11:17; Giacomo 1:17).
15. Perché era necessario che Gesù soffrisse e morisse?
15 Nella primavera del 33 E.V. Gesù Cristo si sottomise volontariamente alla terribile prova che portò al pagamento del riscatto. Permise che lo arrestassero in base a false accuse, che lo giudicassero colpevole e che lo mettessero a morte inchiodato a un palo. Era proprio necessario che Gesù soffrisse tanto? Sì, perché si doveva risolvere la questione dell’integrità dei servitori di Dio. È significativo che Dio non abbia permesso a Erode di uccidere Gesù quando era bambino (Matteo 2:13-18). Da adulto infatti Gesù fu in grado di resistere agli attacchi di Satana con la piena comprensione delle questioni in gioco.b Rimanendo “leale, innocente, incontaminato, separato dai peccatori” nonostante l’orribile trattamento, dimostrò in modo inequivocabile e definitivo che Geova ha dei servitori che rimangono fedeli nella prova (Ebrei 7:26). Non c’è da meravigliarsi che in punto di morte Gesù abbia gridato trionfante: “È compiuto!” (Giovanni 19:30).
Gesù completa la sua opera di redenzione
16, 17. (a) In che modo Gesù continuò la sua opera di redenzione? (b) Perché Gesù doveva comparire “davanti a Dio per noi”?
16 Gesù doveva ancora completare la sua opera di redenzione. Il terzo giorno dopo la sua morte, Geova lo risuscitò (Atti 3:15; 10:40). Con questo atto importantissimo Geova Dio non solo ricompensò il Figlio per il suo fedele servizio, ma gli diede l’opportunità di completare la sua opera di redenzione in qualità di Sommo Sacerdote (Romani 1:4; 1 Corinti 15:3-8). L’apostolo Paolo spiega: “Cristo, quando è venuto come sommo sacerdote [...] è entrato una volta per sempre nel luogo santo, non con il sangue di capri e di giovani tori, ma con il proprio sangue, facendoci ottenere una liberazione eterna. [...] Infatti Cristo non è entrato in un luogo santo fatto da mani umane, che è una copia della realtà, ma nel cielo stesso, per presentarsi ora davanti a Dio per noi” (Ebrei 9:11, 12, 24).
17 Cristo non poteva portare il suo sangue letterale in cielo (1 Corinti 15:50). Portò invece quello che il sangue simboleggiava: il valore legale della vita umana perfetta che aveva dato in sacrificio. Presentò formalmente davanti a Dio il valore di quella vita come riscatto in cambio dell’umanità peccatrice. Geova accettò quel sacrificio? Sì, e questo divenne evidente alla Pentecoste del 33 E.V., quando a Gerusalemme fu versato lo spirito santo su circa 120 discepoli (Atti 2:1-4). Quell’avvenimento fu senz’altro entusiasmante, ma fu solo la prima di tante benedizioni che il riscatto avrebbe portato.
I benefìci del riscatto
18, 19. (a) Quali sono i due gruppi di persone che trarranno beneficio dalla riconciliazione resa possibile dal sangue di Cristo? (b) Per quelli della “grande folla”, quali sono alcuni benefìci del riscatto presenti e futuri?
18 Nella sua lettera ai Colossesi, Paolo spiega che Dio volle riconciliare con sé tutte le altre cose tramite Gesù Cristo, facendo la pace mediante il sangue versato sul palo di tortura. Spiega inoltre che questa riconciliazione riguarda due distinti gruppi di persone, cioè “le cose nei cieli” e “le cose sulla terra” (Efesini 1:10; Colossesi 1:19, 20). Il primo gruppo è formato dai 144.000 cristiani a cui è offerta la speranza di servire come sacerdoti celesti e di governare come re la terra insieme a Cristo Gesù (Rivelazione 5:9, 10; 7:4; 14:1-3). Tramite loro, in un periodo di 1.000 anni, i benefìci del riscatto saranno gradualmente estesi all’umanità ubbidiente (1 Corinti 15:24-26; Rivelazione 20:6; 21:3, 4).
19 “Le cose sulla terra” sono coloro che hanno la prospettiva di avere una vita perfetta nel Paradiso sulla terra. Rivelazione 7:9-17 li definisce “una grande folla” che sopravvivrà alla veniente “grande tribolazione”. Comunque non devono aspettare fino ad allora per godere dei benefìci del riscatto. Hanno già “lavato le loro vesti e le hanno rese bianche nel sangue dell’Agnello”. Siccome esercitano fede nel riscatto, sin d’ora ricevono i benefìci spirituali di questo amorevole provvedimento: sono dichiarati giusti come amici di Dio (Giacomo 2:23). Grazie al sacrificio di Gesù, possono avvicinarsi “con fiducia al trono dell’immeritata bontà” (Ebrei 4:14-16). Quando sbagliano, ricevono vero perdono (Efesini 1:7). Pur essendo imperfetti, hanno la coscienza pulita (Ebrei 9:9; 10:22; 1 Pietro 3:21). Quindi, essere riconciliati con Dio non è solo una speranza per il futuro, ma una realtà già da ora (2 Corinti 5:19, 20). Durante il Millennio saranno gradualmente ‘liberati dalla schiavitù della corruzione’ e avranno finalmente “la gloriosa libertà dei figli di Dio” (Romani 8:21).
20. In che modo riflettere sul riscatto influisce personalmente su di noi?
20 Siamo davvero grati a Dio, che per mezzo di Gesù ha provveduto il riscatto (Romani 7:25). Si tratta di qualcosa di semplice in linea di principio, ma abbastanza profondo da riempirci di timore reverenziale (Romani 11:33). E se ci riflettiamo sopra con gratitudine, il riscatto ci tocca il cuore e ci avvicina ancora di più al Dio di giustizia. Come il salmista, abbiamo ogni ragione di lodare Geova, colui che “ama giustizia e diritto” (Salmo 33:5).
a Adamo ed Eva non potevano beneficiare del riscatto. La Legge mosaica stabiliva questo principio riguardo all’omicida volontario: “Non dovete accettare alcun riscatto per la vita di un assassino che merita di morire” (Numeri 35:31). Adamo ed Eva meritavano di morire perché avevano disubbidito a Dio volontariamente e consapevolmente. Così avevano rinunciato alla prospettiva della vita eterna.
b Per controbilanciare il peccato di Adamo, Gesù doveva morire non come bambino perfetto, ma come uomo perfetto. Ricordate che il peccato di Adamo fu volontario, compiuto con piena coscienza della gravità dell’atto e delle sue conseguenze. Quindi, per diventare “l’ultimo Adamo” e coprire quel peccato, Gesù doveva scegliere consapevolmente di mantenere l’integrità e rimanere fedele a Geova (1 Corinti 15:45, 47). Così l’intera vita di Gesù, inclusa la sua morte di sacrificio, servì come “solo atto di giustificazione” (Romani 5:18, 19).
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Gesù ‘stabilisce la giustizia sulla terra’Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 15
Gesù ‘stabilisce la giustizia sulla terra’
1, 2. In quale occasione Gesù si adirò, e perché?
GESÙ era visibilmente adirato, e a ragione. Forse trovate difficile immaginarvelo così, dato che era un uomo molto mite (Matteo 21:5). Naturalmente rimase perfettamente padrone di sé, perché la sua era una collera giusta.a Ma cosa aveva irritato a tal punto quell’uomo amante della pace? Una grave ingiustizia.
2 Il tempio di Gerusalemme era molto caro a Gesù. In tutto il mondo era l’unico luogo sacro dedicato all’adorazione del suo Padre celeste. Ebrei provenienti da molti paesi percorrevano grandi distanze per venirvi ad adorare. Persino non ebrei timorati di Dio entravano nel cortile del tempio riservato a loro. Tuttavia all’inizio del suo ministero Gesù entrò nell’area del tempio e si trovò davanti una scena disgustante. Quel posto sembrava più un mercato che un luogo di culto. Era pieno di venditori e di cambiamonete. In cosa consisteva, però, l’ingiustizia? Per quegli uomini il tempio di Dio era semplicemente un luogo per sfruttare la gente, addirittura per derubarla. Come mai? (Giovanni 2:14).
3, 4. Quale avido sfruttamento avveniva nella casa di Geova, e quale azione compì Gesù per correggere le cose?
3 I capi religiosi avevano stabilito che per pagare la tassa del tempio si poteva usare solo un particolare tipo di monete. I visitatori dovevano cambiare il loro denaro per procurarsi quelle monete. Per questo i cambiavalute avevano collocato i loro tavoli proprio all’interno del tempio ed esigevano un compenso per ogni operazione. Anche la vendita di animali era molto redditizia. I visitatori che volevano offrire sacrifici potevano acquistarli da qualsiasi venditore della città, ma i funzionari del tempio potevano benissimo rifiutare le offerte dichiarandole non idonee. Invece le offerte acquistate nell’area del tempio venivano accettate di sicuro. Visto che la gente era alla loro mercé, i venditori a volte facevano pagare prezzi esorbitanti.b Era peggio che sfacciato affarismo, era furto.
4 Gesù non poteva tollerare una simile ingiustizia. Quella era la casa del Padre suo. Fece una frusta di corde e scacciò i bovini e le pecore dal tempio. Poi si avvicinò a grandi passi ai cambiavalute e rovesciò i loro tavoli. Immaginate tutte quelle monete che si sparpagliavano sul pavimento di marmo. Gesù ordinò severamente agli uomini che vendevano colombe: “Portate via di qua queste cose!” (Giovanni 2:15, 16). Nessuno, a quanto pare, osò opporsi a quell’uomo coraggioso.
“Portate via di qua queste cose!”
Com’è il Padre, così è il Figlio
5-7. (a) Come influì l’esistenza preumana di Gesù sul suo senso di giustizia, e cosa possiamo imparare studiando il suo esempio? (b) In che modo Gesù ha risposto alle ingiuste accuse di Satana, e come lo farà in futuro?
5 Naturalmente i venditori tornarono. Circa tre anni dopo Gesù denunciò la stessa ingiustizia, questa volta citando proprio le parole con cui Geova aveva condannato coloro che avevano trasformato la sua casa in “un covo di ladri” (Geremia 7:11; Matteo 21:13). Quando Gesù vide che il popolo veniva sfruttato e che il tempio di Dio veniva contaminato, provò gli stessi sentimenti del Padre. E questo non sorprende. Per milioni e milioni di anni era stato ammaestrato dal suo Padre celeste. Di conseguenza aveva assimilato il senso di giustizia di Geova. Divenne un esempio vivente del detto “tale padre, tale figlio”. Quindi il modo migliore per farci una chiara idea della giustizia di Geova è riflettere sull’esempio di Gesù Cristo (Giovanni 14:9, 10).
6 L’unigenito Figlio di Geova era presente quando Satana ingiustamente diede del bugiardo a Geova e mise in dubbio la legittimità del Suo dominio. Che calunnia! Il Figlio sentì anche l’ulteriore accusa di Satana: nessuno avrebbe servito Geova per motivi altruistici, per amore. Queste false accuse addolorarono di sicuro il Figlio. Come dovette essere emozionato apprendendo che avrebbe avuto un ruolo chiave nel rimettere le cose a posto! (2 Corinti 1:20). In che modo l’avrebbe fatto?
7 Come abbiamo imparato nel capitolo 14, Gesù Cristo diede la risposta definitiva all’accusa di Satana che metteva in dubbio l’integrità delle creature di Geova. In tal modo pose la base per togliere il disonore dal santo nome di Dio, Geova, smascherando tutte le calunnie, inclusa quella secondo cui il Suo modo di governare è ingiusto. In qualità di principale Condottiero, Gesù stabilirà la giustizia divina in tutto l’universo (Atti 5:31). Anche la sua vita sulla terra rifletté la giustizia divina. Geova disse di lui: “Porrò su di lui il mio spirito ed egli farà sapere alle nazioni cos’è la giustizia” (Matteo 12:18). In che modo Gesù adempì queste parole?
Gesù chiarisce “cos’è la giustizia”
8-10. (a) In che modo le tradizioni orali dei capi religiosi ebrei suscitavano disprezzo per le donne e per i non ebrei? (b) In che modo le leggi orali resero gravosa la legge di Geova sul Sabato?
8 Gesù amava la Legge di Geova e visse secondo quella Legge, mentre i capi religiosi dell’epoca la distorcevano e la applicavano in modo errato. Di loro Gesù disse: “Guai a voi, scribi e farisei, ipocriti! [...] Avete trascurato le cose più importanti della Legge, cioè la giustizia, la misericordia e la fedeltà” (Matteo 23:23). Quegli insegnanti della Legge di Dio non spiegavano “cos’è la giustizia”. Anzi, rendevano difficile capire cos’era giusto o sbagliato per Geova. In che modo? Ecco alcuni esempi.
9 Geova aveva ordinato al suo popolo di rimanere separato dalle nazioni pagane circostanti (1 Re 11:1, 2). Tuttavia alcuni capi religiosi fanatici incoraggiavano il popolo a disprezzare chiunque non fosse ebreo. La Mishnàh conteneva persino questo precetto: “Non si lascino bovini nelle locande dei gentili poiché sono sospettati di bestialità”. Un simile pregiudizio generalizzato contro tutti i non ebrei era ingiusto e del tutto contrario allo spirito della Legge mosaica (Levitico 19:34). Altre regole imposte dagli uomini umiliavano le donne. La legge orale diceva che la moglie doveva camminare dietro, non accanto, al marito. All’uomo era intimato di non parlare in pubblico con una donna, neanche con sua moglie. Le donne, come gli schiavi, non potevano testimoniare in tribunale. C’era persino una preghiera da recitare in cui gli uomini ringraziavano Dio di non essere donne.
10 I capi religiosi seppellirono la Legge di Dio sotto una massa di regole e precetti dettati dagli uomini. La legge del Sabato, per esempio, vietava semplicemente di lavorare di Sabato, riservando quel giorno all’adorazione, al ristoro spirituale e al riposo. I farisei, invece, la resero gravosa. Si arrogarono il diritto di stabilire cosa significasse esattamente “lavorare”. Definirono “lavoro” 39 attività diverse, come mietere o cacciare. Queste categorie diedero origine a infiniti quesiti. Se un uomo uccideva una pulce di Sabato, cacciava? Se raccoglieva una manciata di spighe per mangiare il grano mentre camminava, mieteva? Se guariva un malato, lavorava? Simili quesiti venivano affrontati ricorrendo a regole rigide e particolareggiate.
11, 12. In che modo Gesù dimostrò di essere contrario alle tradizioni non scritturali dei farisei?
11 In un clima del genere, come fece Gesù ad aiutare la gente a capire cos’è la giustizia? Con i suoi insegnamenti e il suo modo di vivere prese coraggiosamente posizione contro quei capi religiosi. Esaminiamo prima alcuni dei suoi insegnamenti. Condannò in modo diretto la miriade di precetti imposti dall’uomo, dicendo: “Con la tradizione che avete tramandato rendete la parola di Dio senza valore” (Marco 7:13).
12 Gesù insegnò con vigore che i farisei erano in errore circa la legge del Sabato e che avevano addirittura frainteso interamente lo scopo di quella legge. Il Messia, spiegò Gesù, è “Signore del Sabato” e perciò ha il diritto di guarire la gente di Sabato (Matteo 12:8). E per sottolineare il punto compì pubblicamente guarigioni miracolose di Sabato (Luca 6:7-10). Quelle guarigioni erano un’anticipazione di ciò che farà in tutta la terra durante il Regno millenario. Il Millennio stesso sarà il più grande Sabato, quello in cui tutta l’umanità fedele si riposerà finalmente da secoli di fatiche sotto il peso del peccato e della morte.
13. Quale legge entrò in vigore in seguito al ministero terreno di Cristo, e in che modo differiva dalla precedente?
13 Inoltre Gesù rese chiaro cos’è la giustizia introducendo una nuova legge, “la legge del Cristo”, che entrò in vigore dopo che ebbe completato il suo ministero terreno (Galati 6:2). A differenza della Legge mosaica che la precedette, questa nuova legge non si basava prevalentemente su una serie di comandi scritti, ma su princìpi. Includeva però alcuni comandi diretti, fra cui quello che Gesù definì “un nuovo comandamento”. Gesù insegnò a tutti i suoi seguaci ad amarsi l’un l’altro come li aveva amati lui (Giovanni 13:34, 35). L’amore altruistico doveva essere la caratteristica di tutti coloro che vivono secondo “la legge del Cristo”.
Un esempio vivente di giustizia
14, 15. In che modo Gesù mostrò di riconoscere i limiti della propria autorità, e perché questo è rassicurante?
14 Gesù non si limitò a insegnare l’amore. Visse “la legge del Cristo”; ne diventò l’espressione vivente. Esaminiamo tre modi in cui l’esempio di Gesù rese chiaro cos’è la giustizia.
15 Primo, Gesù evitò scrupolosamente di commettere qualsiasi ingiustizia. Forse avrete notato che molte ingiustizie si verificano quando esseri umani imperfetti diventano arroganti e oltrepassano i giusti limiti della loro autorità. Gesù non lo fece. Una volta un uomo gli si avvicinò e gli disse: “Maestro, di’ a mio fratello di dividere l’eredità con me”. La risposta di Gesù? “Uomo, chi mi ha nominato giudice o arbitro fra voi due?” (Luca 12:13, 14). Interessante, no? Gesù era superiore a chiunque altro sulla terra in quanto a intelligenza, capacità di giudicare e autorità datagli da Dio; eppure rifiutò di occuparsi della faccenda, poiché non gli era stata concessa l’autorità specifica per farlo. Gesù ha sempre manifestato questa modestia, anche durante i millenni della sua esistenza preumana (Giuda 9). Il fatto che Gesù lasci umilmente decidere a Geova cosa è giusto dice molto di lui.
16, 17. (a) In che modo Gesù manifestò giustizia nel predicare la buona notizia del Regno di Dio? (b) In che modo Gesù manifestava il suo senso di giustizia essendo misericordioso?
16 Secondo, Gesù manifestò giustizia nel modo in cui predicava la buona notizia del Regno di Dio. Non mostrò nessun pregiudizio. Anzi, cercò scrupolosamente di raggiungere ogni tipo di persone, ricchi e poveri. I farisei, invece, allontanavano le persone comuni, povere e poco istruite, definendole sprezzantemente ʽam haʼàrets, o “popolo del paese”. Gesù si oppose con coraggio a quell’ingiustizia. Quando insegnava la buona notizia, quando mangiava con qualcuno, quando sfamava i presenti, quando li guariva o persino quando li risuscitava, imitava la giustizia di Dio, il quale vuole raggiungere “ogni tipo di persona” (1 Timoteo 2:4).c
17 Terzo, Gesù spesso manifestava il suo senso di giustizia essendo profondamente misericordioso. Si sforzava di aiutare i peccatori (Matteo 9:11-13). Era pronto a venire in aiuto di chi non era in grado di difendersi. Per esempio, Gesù non si unì ai capi religiosi nel promuovere diffidenza nei confronti dei non ebrei. Ne aiutò misericordiosamente alcuni e insegnò loro, per quanto fosse stato mandato primariamente agli ebrei. Acconsentì a compiere un miracolo per un centurione romano, dicendo: “In Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande” (Matteo 8:5-13).
18, 19. (a) In quali modi Gesù diede onore alle donne? (b) In che modo l’esempio di Gesù ci aiuta a capire che la giustizia è legata al coraggio?
18 Similmente Gesù non appoggiò le idee prevalenti sulle donne, piuttosto fece con coraggio ciò che era giusto. Le donne samaritane erano considerate impure come i non ebrei. Eppure Gesù non esitò a predicare alla samaritana presso il pozzo di Sichar. Infatti fu a quella donna che per la prima volta Gesù dichiarò di essere il Messia promesso (Giovanni 4:6, 25, 26). I farisei dicevano che non si doveva insegnare la Legge di Dio alle donne, ma Gesù dedicò molto tempo ed energie per insegnare loro (Luca 10:38-42). E mentre la tradizione sosteneva che non ci si poteva fidare della testimonianza di una donna, Gesù diede a diverse donne il privilegio di essere le prime a vederlo dopo la risurrezione. Addirittura disse loro di andare a riferire ai discepoli quell’importantissimo avvenimento (Matteo 28:1-10).
19 Gesù fece sapere alle nazioni cos’è la giustizia, e in molti casi lo fece correndo gravi rischi. Il suo esempio ci aiuta a capire che per difendere la vera giustizia ci vuole coraggio. A ragione fu chiamato “il Leone della tribù di Giuda” (Rivelazione 5:5). Ricorderete che il leone è simbolo di coraggiosa giustizia. Nel prossimo futuro, però, Gesù ‘stabilirà la giustizia sulla terra’ nel senso più pieno (Isaia 42:4).
Il Re messianico ‘stabilisce la giustizia sulla terra’
20, 21. Nel nostro tempo, in che modo il Re messianico promuove la giustizia in tutta la terra e all’interno della congregazione cristiana?
20 Da quando è diventato il Re messianico nel 1914, Gesù ha promosso la giustizia sulla terra. In che modo? Ha garantito l’adempimento della sua profezia riportata in Matteo 24:14. I suoi seguaci sulla terra hanno insegnato a persone di tutte le nazioni la verità circa il Regno di Geova. Come Gesù, hanno predicato in modo giusto e imparziale, cercando di dare a tutti, giovani e vecchi, ricchi e poveri, uomini e donne, l’opportunità di conoscere Geova, il Dio di giustizia.
21 Gesù promuove la giustizia anche all’interno della congregazione cristiana, di cui è il Capo. Come profetizzato, dà “doni sotto forma di uomini”, fedeli anziani cristiani che guidano la congregazione (Efesini 4:8-12). Nel pascere il prezioso gregge di Dio questi uomini seguono l’esempio di Gesù Cristo promuovendo la giustizia. Tengono sempre a mente che Gesù vuole che le sue pecore siano trattate con giustizia, indipendentemente da posizione, prestigio o condizione economica.
22. Cosa prova Geova per le dilaganti ingiustizie del mondo odierno, e cosa ha incaricato il Figlio di fare al riguardo?
22 Nel prossimo futuro, però, Gesù stabilirà la giustizia sulla terra in un modo senza precedenti. In questo mondo corrotto l’ingiustizia dilaga. Ogni bambino che muore di fame è vittima di un’ingiustizia inescusabile, specie se si pensa al denaro e al tempo sprecati per produrre armamenti e soddisfare i capricci di persone egoiste. I milioni di decessi evitabili che si verificano ogni anno sono solo una delle molte forme di ingiustizia che provocano la giusta ira di Geova. Egli ha incaricato il Figlio di combattere una guerra giusta contro l’intero sistema di cose malvagio per porre fine per sempre a ogni ingiustizia (Rivelazione 16:14, 16; 19:11-15).
23. Dopo Armaghedon, in che modo Cristo farà valere la giustizia per tutta l’eternità?
23 Comunque la giustizia di Geova non esige solo la distruzione dei malvagi. Egli ha pure incaricato il Figlio di governare come “Principe della pace”. Dopo la guerra di Armaghedon, Gesù stabilirà la pace su tutta la terra e governerà “mediante [...] la giustizia” (Isaia 9:6, 7). Allora avrà la gioia di annullare tutte le ingiustizie che hanno causato tanta infelicità e sofferenze nel mondo. Per tutta l’eternità farà valere fedelmente la perfetta giustizia di Geova. È indispensabile dunque che cerchiamo sin d’ora di imitare la giustizia di Geova. Vediamo in che modo.
a Quando manifestava giusta ira, Gesù imitava Geova, che è “pronto a esprimere il suo furore” contro ogni malvagità (Naum 1:2). Per esempio, dopo aver detto ai suoi ostinati servitori che avevano trasformato la sua casa in “un covo di ladri”, Geova aggiunse: “Riverserò la mia ira e il mio furore su questo luogo” (Geremia 7:11, 20).
b Secondo la Mishnàh, alcuni anni dopo ci fu una protesta per l’alto prezzo delle colombe vendute nel tempio. Il prezzo fu prontamente ridotto del 99 per cento circa. Chi guadagnava di più da questo commercio redditizio? Alcuni storici ipotizzano che i mercati del tempio fossero di proprietà della casa del sommo sacerdote Anna e fruttassero molto a quella facoltosa famiglia sacerdotale (Giovanni 18:13).
c I farisei sostenevano che le persone umili, che non erano esperte della Legge, erano “gente maledetta” (Giovanni 7:49). Dicevano che non si doveva insegnare a persone del genere, né concludere affari, mangiare o pregare con loro. Permettere alla propria figlia di sposare un uomo di questo tipo sarebbe stato peggio che esporla alle bestie feroci. Ritenevano che la speranza della risurrezione fosse preclusa agli umili.
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“Praticare la giustizia” camminando con DioAvviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 16
“Praticare la giustizia” camminando con Dio
1-3. (a) Perché siamo in debito verso Geova? (b) Cosa richiede da noi il nostro amorevole Liberatore?
IMMAGINATE di essere intrappolati in una nave che sta per affondare. Proprio quando pensate che non c’è più speranza arriva qualcuno che vi trae in salvo. Che sollievo provate mentre vi porta lontano dal pericolo e dice: “Adesso sei al sicuro”! Non vi sentite in debito verso di lui? In effetti gli dovete la vita.
2 Sotto certi aspetti, questo spiega ciò che Geova ha fatto per noi. Sicuramente siamo in debito verso di lui. Dopotutto ha provveduto il riscatto, dandoci la possibilità di essere liberati dalla morsa del peccato e della morte. Ci sentiamo al sicuro sapendo che, se esercitiamo fede in questo prezioso sacrificio, i nostri peccati vengono perdonati e il nostro futuro eterno è certo (1 Giovanni 1:7; 4:9). Come abbiamo visto nel capitolo 14, il riscatto è la suprema espressione dell’amore e della giustizia di Geova. Quale dovrebbe essere la nostra reazione?
3 È appropriato considerare cosa richiede da noi il nostro amorevole Liberatore, Geova, che tramite il profeta Michea dice: “Egli ti ha spiegato, o uomo, ciò che è bene. E che cosa richiede da te Geova, se non di praticare la giustizia, di amare la lealtà e di camminare con modestia insieme al tuo Dio?” (Michea 6:8). Notate che una delle cose che Geova richiede da noi è di “praticare la giustizia”. Come possiamo far questo?
Perseguiamo la “vera giustizia”
4. Come facciamo a sapere che Geova si aspetta che viviamo in armonia con le sue giuste norme?
4 Geova si aspetta che viviamo secondo le sue norme riguardo al bene e al male. Poiché le sue norme sono giuste, perseguiamo la giustizia quando ci conformiamo a esse. La Parola di Dio ci esorta: “Imparate a fare il bene, ricercate la giustizia” (Isaia 1:17; Sofonia 2:3). Ci incoraggia inoltre a “[rivestirci] della nuova personalità che è stata creata secondo la volontà di Dio in vera giustizia” (Efesini 4:24). La vera giustizia rifugge da violenza, impurità e immoralità, perché queste violano ciò che è santo (Salmo 11:5; Efesini 5:3-5).
5, 6. (a) Perché per noi conformarsi alle norme di Geova non è un peso? (b) In che modo la Bibbia mostra che perseguire la giustizia è un processo continuo?
5 Conformarsi alle giuste norme di Geova è forse un peso per noi? No. Chi viene attirato da Geova non trova gravoso fare ciò che lui richiede. Poiché amiamo il nostro Dio e tutto quello che rappresenta, vogliamo vivere come piace a lui (1 Giovanni 5:3). Ricordiamo che Geova “ama gli atti giusti” (Salmo 11:7). Se vogliamo imitare davvero la giustizia divina, dobbiamo imparare ad amare ciò che Geova ama e a odiare ciò che odia (Salmo 97:10).
6 Per gli esseri umani imperfetti non è facile perseguire la giustizia. Dobbiamo spogliarci della vecchia personalità con le sue pratiche peccaminose e rivestirci di quella nuova. La Bibbia dice che la nuova personalità “si rinnova” per mezzo della conoscenza accurata (Colossesi 3:9, 10). L’espressione “si rinnova” indica che rivestirsi della nuova personalità è un processo continuo, che richiede uno sforzo diligente. Per quanto ci sforziamo di fare ciò che è giusto, a volte la nostra natura peccaminosa ci fa sbagliare in pensieri, parole e azioni (Romani 7:14-20; Giacomo 3:2).
7. Come dovremmo considerare le ricadute mentre ci sforziamo di perseguire la giustizia?
7 Mentre ci sforziamo di perseguire la giustizia, come dovremmo considerare le ricadute? Non vorremmo certo minimizzare la gravità del peccato. Al tempo stesso non dobbiamo mai darci per vinti, pensando che le nostre mancanze ci rendano non idonei per servire Geova. Il nostro misericordioso Dio ha preso provvedimenti perché chi si pente sinceramente abbia di nuovo il suo favore. Pensate alle rassicuranti parole dell’apostolo Giovanni: “Vi scrivo queste cose perché non pecchiate”. Poi, però, aggiunse realisticamente: “Ma se qualcuno commette un peccato [a motivo dell’imperfezione ereditata], abbiamo un soccorritore presso il Padre: Gesù Cristo” (1 Giovanni 2:1). Geova ha provveduto il sacrificio di riscatto affinché possiamo servirlo in modo a lui gradito nonostante la nostra natura peccaminosa. Questo non ci spinge forse a fare del nostro meglio per piacergli?
La buona notizia e la giustizia divina
8, 9. In che modo la proclamazione della buona notizia rivela la giustizia di Geova?
8 Possiamo praticare la giustizia a imitazione di Dio partecipando pienamente alla predicazione della buona notizia del suo Regno. Che relazione c’è fra la giustizia di Geova e la buona notizia?
9 Geova non porrà fine a questo sistema malvagio senza aver prima dato un avvertimento. Nella profezia su quello che sarebbe accaduto durante il tempo della fine Gesù disse: “In tutte le nazioni si deve prima predicare la buona notizia” (Marco 13:10; Matteo 24:3). L’uso del termine “prima” indica che l’opera di predicazione mondiale sarà seguita da altri avvenimenti. Tra questi ci sarà la predetta grande tribolazione, che significherà la distruzione dei malvagi e preparerà la strada a un giusto nuovo mondo (Matteo 24:14, 21, 22). Nessuno può accusare Geova di essere ingiusto nei confronti dei malvagi: facendo proclamare degli avvertimenti, dà loro ampie opportunità di cambiare ed evitare così la distruzione (Giona 3:1-10).
10, 11. In che modo la nostra partecipazione alla predicazione della buona notizia riflette la giustizia divina?
10 In che modo la nostra predicazione della buona notizia riflette la giustizia divina? Prima di tutto è giusto che facciamo il possibile per aiutare altri a ottenere la salvezza. Riflettete di nuovo sull’esempio del salvataggio da una nave che sta per affondare. Al sicuro su una scialuppa vorreste certo aiutare gli altri che sono ancora in acqua. Similmente ci sentiamo in dovere di aiutare coloro che si trovano ancora nelle pericolose “acque” di questo mondo malvagio. Molti, è vero, rifiutano il nostro messaggio. Comunque, finché Geova continua a essere paziente, abbiamo la responsabilità di aiutarli a ‘giungere al pentimento’ e avere così la speranza della salvezza (2 Pietro 3:9).
11 Predicando la buona notizia a tutti coloro che incontriamo diamo prova di giustizia in un altro modo importante: dimostriamo imparzialità. Ricordiamo che “Dio non è parziale, ma in ogni nazione accetta chi lo teme e fa ciò che è giusto” (Atti 10:34, 35). Se vogliamo imitare la sua giustizia, non dobbiamo avere pregiudizi. Anzi dobbiamo portare la buona notizia a tutti indipendentemente da etnia, condizione sociale o situazione economica. Così diamo loro l’opportunità di udire e accettare la buona notizia (Romani 10:11-13).
Il modo in cui trattiamo gli altri
12, 13. (a) Perché non dovremmo affrettarci a giudicare? (b) Qual è il significato del consiglio di Gesù di ‘smettere di giudicare’ e ‘smettere di condannare’? (Vedi anche la nota in calce.)
12 Possiamo praticare la giustizia anche trattando gli altri come Geova tratta noi. È molto facile giudicare gli altri, criticando i loro difetti e mettendo in dubbio i loro motivi. Ma ci piacerebbe che Geova scrutasse i nostri motivi e le nostre mancanze senza misericordia? Non è così che ci tratta Geova. Il salmista osservò: “Se tu tenessi conto degli errori, o Iah, chi potrebbe stare in piedi, o Geova?” (Salmo 130:3). Siamo molto contenti che il nostro giusto e misericordioso Dio scelga di non soffermarsi sulle nostre mancanze (Salmo 103:8-10). Quindi come dovremmo trattare gli altri?
13 Se comprendiamo che Dio è giusto e misericordioso, non ci affretteremo a giudicare gli altri in questioni che in realtà non ci riguardano o che hanno un’importanza secondaria. Nel Discorso della Montagna Gesù avvertì: “Smettete di giudicare affinché non siate giudicati” (Matteo 7:1). Secondo il resoconto di Luca, Gesù aggiunse: “Smettete di condannare, e non sarete condannati affatto” (Luca 6:37).a Gesù era consapevole del fatto che gli esseri umani imperfetti hanno la tendenza a giudicare. Chiunque dei suoi ascoltatori avesse avuto l’abitudine di giudicare severamente gli altri avrebbe dovuto smettere di farlo.
Manifestiamo giustizia divina essendo imparziali nel portare ad altri la buona notizia
14. Per quali ragioni dobbiamo ‘smettere di giudicare’?
14 Perché dobbiamo ‘smettere di giudicare’? Prima di tutto perché la nostra autorità è limitata. Il discepolo Giacomo ci ricorda: “C’è un solo Legislatore e Giudice”, Geova. Poi fa questa domanda diretta: “Tu chi sei da giudicare il tuo prossimo?” (Giacomo 4:12; Romani 14:1-4). In secondo luogo, a motivo della nostra natura peccaminosa possiamo facilmente emettere giudizi ingiusti. Pregiudizi, orgoglio ferito, gelosia, ipocrisia e altri sentimenti e atteggiamenti possono indurci a farci un’idea sbagliata dei nostri simili. Inoltre abbiamo anche altri limiti, e tenerli in considerazione ci aiuterà a non giudicare frettolosamente gli altri. Non possiamo leggere nel cuore, né possiamo conoscere tutte le circostanze altrui. Chi siamo, quindi, da attribuire motivi errati ai compagni di fede o criticare gli sforzi che fanno per servire Dio? È molto meglio imitare Geova cercando quello che c’è di buono nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle anziché concentrarci sulle loro mancanze.
15. Quali parole e azioni non sono ammissibili fra gli adoratori di Dio, e perché?
15 E che dire dei nostri familiari? Purtroppo nel mondo d’oggi alcuni dei giudizi più duri vengono emessi in quella che dovrebbe essere un’oasi di pace: la famiglia. Non è insolito sentire di mariti, mogli o genitori che ‘condannano’ i loro familiari a subire continue violenze fisiche o verbali. Ma parole crudeli, aspro sarcasmo e maltrattamenti non sono ammissibili fra gli adoratori di Dio (Efesini 4:29, 31; 5:33; 6:4). Il consiglio di Gesù di ‘smettere di giudicare’ e ‘smettere di condannare’ è sempre valido, anche tra le mura domestiche. Ricordate che per praticare la giustizia bisogna trattare gli altri come Geova tratta noi. E il nostro Dio non ci tratta mai in modo aspro o crudele. Anzi è “molto tenero” verso coloro che lo amano (Giacomo 5:11). Che splendido esempio da imitare!
Gli anziani prestano servizio “per la giustizia”
16, 17. (a) Cosa si aspetta Geova dagli anziani? (b) Cosa si deve fare quando un peccatore non manifesta sincero pentimento, e perché?
16 Tutti abbiamo la responsabilità di praticare la giustizia, ma nella congregazione cristiana ce l’hanno in particolare gli anziani. Notate la descrizione profetica dei “principi”, o anziani, fatta da Isaia: “Ecco, un re regnerà per la giustizia, e principi governeranno per il diritto” (Isaia 32:1). Geova si aspetta che gli anziani servano negli interessi della giustizia. Come possono far questo?
17 Questi uomini spiritualmente qualificati sono ben consapevoli che la giustizia, o il diritto, richiede che la congregazione sia moralmente e spiritualmente pura. A volte gli anziani sono obbligati a giudicare casi di trasgressione grave. Nel farlo ricordano che la giustizia divina mostra misericordia ogni volta che è possibile. Così cercano di indurre il peccatore a pentirsi. E se il peccatore non manifesta sincero pentimento nonostante gli sforzi per aiutarlo? Con perfetta giustizia la Parola di Geova indica che si devono prendere misure energiche: “Allontanate la persona malvagia di mezzo a voi”. Questo significa espellerla dalla congregazione (1 Corinti 5:11-13; 2 Giovanni 9-11). Gli anziani sono addolorati di dover compiere una simile azione, ma riconoscono che è necessaria per proteggere la purezza morale e spirituale della congregazione. Anche in questo caso, sperano che un giorno il peccatore possa tornare in sé e ritornare nella congregazione (Luca 15:17, 18).
18. Cosa ricordano gli anziani quando danno consigli basati sulla Bibbia?
18 Servire negli interessi della giustizia vuol dire anche dare consigli basati sulla Bibbia quando è necessario. Naturalmente gli anziani non cercano i difetti altrui. E non sono neanche alla ricerca di occasioni per correggere i fratelli. Tuttavia un compagno di fede potrebbe fare “un passo falso senza rendersene conto”. Ricordando che la giustizia divina non è né crudele né insensibile, gli anziani saranno spinti a “[cercare] di correggerlo con uno spirito di mitezza” (Galati 6:1). Perciò, quando correggono chi sbaglia, non useranno parole aspre. Al contrario, il consiglio dato in modo amorevole incoraggia chi lo riceve. Anche quando impartiscono appropriata riprensione, indicando schiettamente le conseguenze di un comportamento poco saggio, gli anziani ricordano che il compagno di fede che ha sbagliato è una pecora del gregge di Geova (Luca 15:7).b Se il consiglio e la riprensione sono chiaramente motivati dall’amore e sono impartiti con amore, è più probabile che servano a correggere chi sbaglia.
19. Quali decisioni sono tenuti a prendere gli anziani, e su che cosa devono basare queste decisioni?
19 Gli anziani sono spesso tenuti a prendere decisioni che riguardano i loro compagni di fede. Per esempio, si radunano periodicamente per considerare se altri fratelli della congregazione sono idonei per essere raccomandati come anziani o servitori di ministero. Gli anziani sanno che è importante essere imparziali. Nel prendere decisioni si lasciano guidare dai requisiti stabiliti da Dio per tali nomine, non fidandosi di semplici opinioni personali. Così agiscono “senza alcun pregiudizio, non facendo alcuna parzialità” (1 Timoteo 5:21).
20, 21. (a) Cosa si sforzano di essere gli anziani, e perché? (b) Cosa possono fare gli anziani per aiutare “chi è depresso”?
20 Gli anziani amministrano la giustizia divina anche in altri modi. Dopo aver predetto che gli anziani avrebbero prestato servizio “per la giustizia”, Isaia proseguì: “Ognuno di loro sarà come un riparo dal vento, un rifugio dal temporale, come ruscelli d’acqua in una terra arida, come l’ombra di un’imponente roccia in una terra riarsa” (Isaia 32:1, 2). Gli anziani si sforzano quindi di essere fonte di conforto e ristoro per i compagni di fede.
21 Oggi, con tutti i problemi che tendono a scoraggiare, molti hanno bisogno di incoraggiamento. Anziani, cosa potete fare per aiutare “chi è depresso”? (1 Tessalonicesi 5:14). Ascoltatelo con empatia (Giacomo 1:19). Forse chi è depresso ha bisogno di parlare dell’ansia che opprime il suo cuore con qualcuno di cui si fida (Proverbi 12:25). Assicurategli che è benvoluto, apprezzato e amato, sia da Geova che dai suoi fratelli e dalle sue sorelle (1 Pietro 1:22; 5:6, 7). Inoltre potete pregare insieme a lui e per lui. Sentire un anziano pronunciare una fervida preghiera a suo favore può essere assai consolante (Giacomo 5:14, 15). I vostri amorevoli sforzi per aiutare chi è depresso non sfuggiranno all’attenzione del Dio di giustizia.
Gli anziani riflettono la giustizia di Geova incoraggiando chi è scoraggiato
22. In quali modi possiamo imitare la giustizia di Geova, e con quale risultato?
22 Imitando la giustizia di Geova, ci avviciniamo sempre di più a lui. Quando sosteniamo le sue giuste norme, quando portiamo ad altri la salvifica buona notizia e quando ci concentriamo su quello che c’è di buono negli altri invece di andare in cerca dei loro difetti, manifestiamo giustizia divina. Anziani, quando salvaguardate la purezza della congregazione, quando date consigli scritturali edificanti, quando prendete decisioni imparziali e quando incoraggiate chi è scoraggiato, riflettete la giustizia divina. Geova si rallegra molto quando, guardando dai cieli, vede i suoi servitori che fanno del loro meglio per “praticare la giustizia” camminando con lui.
a Alcune traduzioni dicono “non giudicate” e “non condannate”, dando così l’idea di ‘non cominciare a giudicare’ e ‘non cominciare a condannare’. Però qui gli scrittori biblici usano l’imperativo presente (che ha senso durativo). Quindi le azioni descritte avvenivano già e dovevano cessare.
b In 2 Timoteo 4:2 la Bibbia dice che gli anziani a volte devono ‘riprendere, rimproverare ed esortare’. Il verbo greco reso “esortare” (parakalèo) può significare “incoraggiare”. Il termine affine paràkletos può indicare un avvocato, un difensore, in una questione legale. Quindi anche quando impartiscono una severa riprensione, gli anziani devono aiutare chi ha bisogno di assistenza spirituale.
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‘O profondità della sapienza di Dio!’Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 17
‘O profondità della sapienza di Dio!’
1, 2. Qual era il proposito di Geova per il settimo giorno, e come fu messa alla prova la sapienza divina all’inizio di questo giorno?
CHE tragedia! L’uomo, il coronamento del sesto giorno creativo, era precipitato all’improvviso nella condizione più infima. Geova aveva dichiarato che “tutto quello che aveva fatto”, genere umano incluso, era “molto buono” (Genesi 1:31). Tuttavia all’inizio del settimo giorno Adamo ed Eva decisero di seguire Satana nella ribellione e sprofondarono nel peccato, nell’imperfezione e nella morte.
2 Poteva sembrare che il proposito di Geova per il settimo giorno fosse stato irrimediabilmente vanificato. Questo giorno, come i sei che l’avevano preceduto, doveva essere lungo migliaia di anni. Geova l’aveva dichiarato sacro, ed entro la fine di quel giorno l’intera terra sarebbe stata un paradiso popolato da una famiglia umana perfetta (Genesi 1:28; 2:3). Ma dopo quella ribellione catastrofica, come poteva verificarsi una cosa del genere? Cosa avrebbe fatto Dio? Ecco una straordinaria dimostrazione, forse la massima, della sapienza di Geova.
3, 4. (a) Perché la reazione di Geova alla ribellione in Eden è un esempio della sua sapienza? (b) Mentre studiamo la sapienza di Geova, l’umiltà dovrebbe indurci a non dimenticare quale verità?
3 Geova reagì immediatamente. Condannò i ribelli in Eden e al tempo stesso iniziò a rivelare qualcosa di meraviglioso: il suo proposito di porre rimedio ai mali a cui quei ribelli avevano appena dato inizio (Genesi 3:15). Il lungimirante proposito che Geova rivelò in Eden si sarebbe sviluppato attraverso i millenni della storia e fino al lontano futuro. È straordinariamente semplice, eppure è così profondo che un lettore della Bibbia potrebbe dedicare con soddisfazione tutta la vita a studiarlo e a meditarci sopra. Inoltre il proposito di Geova si realizzerà di sicuro. Porrà fine alla malvagità, al peccato e alla morte e porterà l’umanità fedele alla perfezione. Tutto questo avverrà prima della fine del settimo giorno, in modo che, nonostante tutto, Geova avrà adempiuto il suo proposito per la terra e per l’uomo esattamente nei tempi previsti.
4 Questa sapienza infonde profonda riverenza, non vi pare? L’apostolo Paolo fu spinto a scrivere: ‘O profondità della sapienza di Dio!’ (Romani 11:33). Mentre ci accingiamo a studiare i vari aspetti di questa qualità divina, l’umiltà dovrebbe indurci a non dimenticare una verità fondamentale: nella migliore delle ipotesi possiamo farci solo una pallida idea dell’immensa sapienza di Geova (Giobbe 26:14). Prima di tutto definiamo questa qualità che infonde profonda riverenza.
Cos’è la sapienza divina?
5, 6. Che relazione c’è tra conoscenza e sapienza, e quanto è vasta la conoscenza di Geova?
5 Sapienza e conoscenza non sono la stessa cosa. I computer possono accumulare enormi quantità di conoscenza, ma è inconcepibile definirli saggi. Nondimeno conoscenza e sapienza sono strettamente legate (Proverbi 10:14). Per esempio, se aveste bisogno di un saggio consiglio per curare un grave problema di salute, consultereste qualcuno che ha poca o nessuna conoscenza della medicina? No di certo. Quindi l’accurata conoscenza è indispensabile alla vera sapienza.
6 Geova ha un illimitato bagaglio di conoscenza. Essendo il “Re d’eternità”, lui solo esiste da sempre (Rivelazione 15:3). E in tutte queste incalcolabili ere è sempre stato consapevole di ogni cosa. La Bibbia dice: “Non c’è nessuna creazione nascosta alla vista di Dio, ma tutte le cose sono nude ed esposte agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto” (Ebrei 4:13; Proverbi 15:3). Dato che è il Creatore, Geova ha pieno intendimento di ciò che ha fatto, e ha osservato tutta l’attività umana dall’inizio. Esamina ogni cuore e non gli sfugge niente (1 Cronache 28:9). Dato che ci ha creato con la facoltà del libero arbitrio, si compiace quando vede che facciamo scelte sagge nella vita. Essendo ‘colui che ascolta le preghiere’, Geova è in grado di ascoltare innumerevoli preghiere contemporaneamente (Salmo 65:2). E, inutile a dirsi, ha una memoria perfetta.
7, 8. In che modo Geova manifesta intendimento, discernimento e sapienza?
7 Geova non ha solo conoscenza. Vede pure quale relazione hanno i fatti tra loro e discerne il quadro generale creato da innumerevoli particolari. Valuta e giudica, distinguendo il bene dal male, le cose importanti da quelle insignificanti. Per giunta guarda oltre le apparenze e penetra fino nel cuore (1 Samuele 16:7). Quindi Geova ha intendimento e discernimento, qualità che sono superiori alla conoscenza. La sapienza però è ancora superiore.
8 La sapienza unisce conoscenza, discernimento e intendimento per metterli a frutto in modo pratico. Infatti alcuni dei termini biblici originali tradotti “sapienza” danno l’idea di “opera efficace”, “saggezza” o “intelligenza pratica”. Pertanto la sapienza di Geova non è solo teorica. È pratica e produce buoni risultati. Basandosi sulla sua vasta conoscenza e sul suo profondo intendimento, Geova prende sempre le migliori decisioni possibili e le mette in atto con la migliore linea d’azione che si possa concepire. Questa è vera sapienza! A Geova si applicano perfettamente queste parole di Gesù: “A dimostrare che la sapienza sia giusta sono le sue opere” (Matteo 11:19). In tutto l’universo le opere di Geova sono una poderosa testimonianza della sua sapienza.
Prove della sapienza divina
9, 10. (a) Quale sapienza possiede Geova, e come ne ha dato prova? (b) In che modo la cellula rivela la sapienza di Geova?
9 Vi siete mai meravigliati per l’ingegno di un artigiano che fa cose belle che funzionano bene? Questo rivela una sapienza notevole (Esodo 31:1-3). Geova stesso è la Fonte di questo tipo di sapienza e la possiede al massimo grado. Il re Davide disse a Geova: “Ti lodo perché sono fatto in maniera meravigliosa, straordinaria. Meravigliose sono le tue opere, come io so molto bene” (Salmo 139:14). Più conosciamo il corpo umano, più la sapienza di Geova ci incute un timore reverenziale.
10 Facciamo un esempio. La vostra vita ha avuto inizio da una singola cellula, una cellula uovo di vostra madre, fecondata da uno spermatozoo di vostro padre. Quella cellula ha cominciato subito a dividersi. Voi, il prodotto finale, siete formati da circa 100.000 miliardi di cellule. Queste cellule sono minuscole: pensate che circa 10.000 cellule di media grandezza potrebbero stare sulla capocchia di uno spillo. Eppure ciascuna è una creazione di una complessità impressionante. La cellula è molto più complicata di qualsiasi macchinario o impianto costruito dall’uomo. Gli scienziati dicono che la cellula assomiglia a una città cinta da mura, con entrate e uscite sorvegliate, un sistema di trasporti, una rete di comunicazioni, centrali elettriche, fabbriche, impianti di riciclaggio ed eliminazione dei rifiuti, sistemi difensivi e persino una specie di governo centrale situato nel nucleo. Inoltre la cellula può duplicarsi nel giro di poche ore.
11, 12. (a) Da cosa è determinata la diversificazione delle cellule nell’embrione, e in che modo questo è in armonia con Salmo 139:16? (b) In quali modi il cervello umano dimostra che siamo fatti “in maniera meravigliosa”?
11 Naturalmente non tutte le cellule sono uguali. Man mano che si dividono, le cellule dell’embrione assumono funzioni molto diverse. Alcune saranno cellule nervose; altre cellule ossee, muscolari, ematiche o degli occhi. Tutta questa diversificazione è programmata nella “biblioteca” dei progetti genetici della cellula: il DNA. È da notare che Davide fu ispirato a dire a Geova: “I tuoi occhi mi videro perfino quando ero un embrione; nel tuo libro ne erano scritte tutte le parti” (Salmo 139:16).
12 Alcune parti del corpo umano sono estremamente complesse. Prendete, per esempio, il cervello. Qualcuno l’ha definito l’oggetto più complesso scoperto finora nell’universo. Contiene 100 miliardi di cellule nervose, forse lo stesso numero delle stelle contenute nella nostra galassia. Ciascuna di queste cellule si dirama in migliaia di collegamenti con altre cellule. Gli scienziati dicono che il cervello umano potrebbe contenere tutte le informazioni che si trovano in tutte le biblioteche del mondo e che in realtà la sua capacità di memoria non è quantificabile. Per quanto studino da decenni quest’organo “fatto in maniera meravigliosa”, gli scienziati ammettono che forse non capiranno mai pienamente come funziona.
13, 14. (a) In che modo formiche e altre creature si dimostrano “istintivamente sagge”, e cosa ci insegna questo riguardo a colui che le ha create? (b) Perché si può dire che cose come la ragnatela sono fatte “con sapienza”?
13 Gli esseri umani, comunque, sono solo uno dei tanti esempi della sapienza creativa di Geova. Salmo 104:24 dice: “O Geova, quanto sono numerose le tue opere! Le hai realizzate tutte con sapienza. La terra è piena di ciò che hai fatto”. La sapienza di Geova è evidente intorno a noi in ogni cosa creata. Le formiche, per esempio, sono “istintivamente sagge” (Proverbi 30:24). Le colonie di formiche sono organizzate in modo stupendo. Alcune colonie allevano certi insetti chiamati afidi come gli uomini fanno con il bestiame, e ne traggono nutrimento. Altre formiche si comportano come agricoltori, coltivando certi funghi come se coltivassero cereali. Molte altre creature sono state programmate per fare istintivamente cose straordinarie. Una comune mosca compie imprese acrobatiche che gli aerei più all’avanguardia non riescono a ripetere. Gli uccelli migratori si orientano con le stelle, seguendo il campo magnetico della terra o qualche tipo di mappa interna. I biologi dedicano anni a studiare i sofisticati comportamenti programmati in queste creature. Come deve essere sapiente il nostro Dio, che ha programmato tutto questo!
14 Gli scienziati hanno imparato molto dalla sapienza creativa di Geova. Esiste persino una branca dell’ingegneria chiamata biomimesi che cerca di imitare i progetti presenti nella natura. Forse avrete ammirato la bellezza di una ragnatela. Un ingegnere invece la considera un capolavoro di progettazione. Quei fili che sembrano così fragili sono in proporzione più forti dell’acciaio e più resistenti delle fibre di un giubbotto antiproiettile. Quanto sono forti esattamente? Immaginate una ragnatela delle dimensioni di una rete usata da un peschereccio. Una ragnatela del genere potrebbe catturare un aereo di linea in volo. Sì, Geova ha fatto tutte queste cose “con sapienza”.
Chi ha programmato le creature della terra perché fossero “istintivamente sagge”?
Sapienza evidente nei cieli
15, 16. (a) In che modo i cieli stellati dimostrano la sapienza di Geova? (b) In che modo il ruolo di Geova come Comandante supremo di un gran numero di angeli attesta la sua sapienza?
15 La sapienza di Geova è evidente nelle sue opere in tutto l’universo. I cieli stellati, di cui abbiamo parlato ampiamente nel capitolo 5, non sono posizionati a caso nello spazio. Grazie alla sapienza delle “leggi dei cieli” stabilite da Geova, i cieli sono mirabilmente organizzati in galassie strutturate che, a loro volta, sono raggruppate in ammassi di galassie che, a loro volta, si uniscono formando dei superammassi (Giobbe 38:33). Non meraviglia che Geova definisca i corpi celesti “un esercito” (Isaia 40:26). C’è un altro esercito, però, che dimostra ancora più chiaramente la sua sapienza.
16 Come abbiamo notato nel capitolo 4, Dio ha il titolo di “Geova degli eserciti” per la sua posizione di Comandante supremo di un vasto esercito di centinaia di milioni di creature spirituali. Questa è una prova della potenza di Geova, ma cosa c’entra la sua sapienza? Riflettete: Geova e Gesù non stanno mai in ozio (Giovanni 5:17). È quindi logico che anche i ministri angelici dell’Altissimo siano sempre attivi. Ricordate inoltre che sono superiori all’uomo, superintelligenti e superpotenti (Ebrei 1:7; 2:7). Eppure da miliardi di anni Geova fa in modo che tutti questi angeli siano impegnati a svolgere con gioia un’opera, quella di ‘eseguire i suoi comandi’ e ‘fare la sua volontà’ (Salmo 103:20, 21). Che sapienza deve avere Geova per gestire tutto questo!
Geova è “il solo sapiente”
17, 18. Perché la Bibbia dice che Geova è “il solo sapiente”, e perché la sua sapienza dovrebbe incuterci un timore reverenziale?
17 Tenendo conto di tutto ciò, è forse strano che la Bibbia dia risalto alla vastità della sapienza di Geova? Dice, per esempio, che Geova è “il solo sapiente” (Romani 16:27). Solo Geova possiede la sapienza in senso assoluto: è la Fonte di tutta la vera sapienza (Proverbi 2:6). Per questo Gesù, pur essendo la più sapiente creatura di Geova, non si affidò mai alla propria sapienza, ma parlava come gli comandava il Padre suo (Giovanni 12:48-50).
18 Notate come l’apostolo Paolo espresse l’unicità della sapienza di Geova: “O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto sono insondabili i suoi giudizi e inesplorabili le sue vie!” (Romani 11:33). Iniziando il versetto con un’esclamazione introdotta da “o”, Paolo rivelò il forte sentimento che provava, un profondo timore reverenziale. Il termine greco che scelse per “profondità” dal punto di vista linguistico è strettamente connesso al termine per “abisso”. Perciò le sue parole rendono molto bene l’idea. Quando contempliamo la sapienza di Geova è come se penetrassimo con lo sguardo in un enorme cratere senza fondo, un luogo così profondo e così vasto che non potremmo mai descriverlo nei particolari e di cui non potremmo mai afferrare l’immensità (Salmo 92:5). Non ci sentiamo piccoli pensando a questo?
19, 20. (a) Perché l’aquila è un simbolo appropriato della sapienza divina? (b) In che modo Geova ha dimostrato la sua capacità di scrutare il futuro?
19 Geova è “il solo sapiente” anche in un altro senso: solo lui è in grado di scrutare il futuro. Ricordate, Geova usa l’aquila, per la sua capacità di vedere lontano, come simbolo della sapienza divina. Un’aquila reale pesa appena cinque chili, ma i suoi occhi sono più grandi di quelli di un uomo adulto. La sua vista straordinariamente acuta le permette di distinguere una minuscola preda da un’altezza di centinaia di metri, forse anche da più di un chilometro di distanza. Geova stesso una volta disse dell’aquila: “I suoi occhi guardano lontano” (Giobbe 39:29). In maniera simile Geova può ‘guardare lontano’ nel tempo, scrutando il futuro.
20 La Bibbia è piena di prove che questo è vero: contiene centinaia di profezie, cioè storia scritta in anticipo. L’esito di guerre, l’ascesa e la caduta di potenze mondiali e persino le strategie adottate da comandanti militari in specifiche battaglie furono tutti predetti nella Bibbia, in certi casi centinaia di anni prima che si verificassero (Isaia 44:25–45:4; Daniele 8:2-8, 20-22).
21, 22. (a) Perché non c’è ragione di concludere che Geova abbia previsto tutte le scelte che si fanno nella vita? Fate un esempio. (b) Come sappiamo che la sapienza di Geova non è fredda o insensibile?
21 Questo significa che Dio ha già previsto le scelte che farete nella vita? Alcuni che sostengono la dottrina della predestinazione insistono nel dire che la risposta sia sì. Tuttavia un’idea del genere sminuisce la sapienza di Geova, perché fa pensare che non possa controllare la propria capacità di scrutare il futuro. Facciamo un esempio. Se aveste una bellissima voce, non avreste altra scelta che cantare in continuazione? Ovviamente no! Similmente Geova, pur avendo la capacità di preconoscere il futuro, non la usa sempre. Se lo facesse calpesterebbe il nostro libero arbitrio, un dono prezioso che non ci toglierà mai (Deuteronomio 30:19, 20).
22 Peggio ancora, l’idea stessa della predestinazione lascia intendere che la sapienza di Geova sia fredda, insensibile o indifferente. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. La Bibbia ci insegna che Geova è “saggio di cuore” (Giobbe 9:4). Non che abbia un cuore letterale, infatti la Bibbia usa spesso questo termine riferendosi alla persona interiore, che include motivi e sentimenti, come l’amore. Quindi la sapienza di Geova, come le altre sue qualità, è governata dall’amore (1 Giovanni 4:8).
23. Cosa dovrebbe indurci a fare la superiorità della sapienza di Geova?
23 Naturalmente la sapienza di Geova è assolutamente degna di fiducia. È talmente al di sopra della nostra sapienza che la Parola di Dio amorevolmente ci esorta: “Confida in Geova con tutto il tuo cuore e non fare affidamento sulla tua intelligenza. Tieni conto di lui in tutte le tue vie, e lui renderà diritti i tuoi sentieri” (Proverbi 3:5, 6). Studiamo dunque a fondo la sapienza di Geova, il nostro onnisapiente Dio, per poterci avvicinare maggiormente a lui.
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La sapienza della “parola di Dio”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 18
La sapienza della “parola di Dio”
1, 2. Che “lettera” ci ha scritto Geova, e perché?
RICORDATE l’ultima volta che avete ricevuto una lettera da un vostro caro che vive molto lontano? Poche cose fanno più piacere di una lettera affettuosa scritta da qualcuno a cui vogliamo bene. Siamo felici di sapere come sta, cosa sta facendo e quali progetti ha. Comunicando in questo modo, le persone che si vogliono bene si sentono più vicine, anche se fisicamente sono lontane.
2 Cosa potrebbe dunque recarci più gioia che ricevere un messaggio scritto dal Dio che amiamo? In un certo senso Geova ci ha scritto una “lettera”: la sua Parola, la Bibbia. In essa ci dice chi è, cosa ha fatto, cosa si propone di fare e altro ancora. Geova ci ha fatto avere la sua Parola perché vuole che gli siamo vicini. Il nostro onnisapiente Dio ha scelto il modo migliore per comunicare con noi. Il modo in cui è scritta la Bibbia e il suo contenuto rivelano una sapienza incomparabile.
Perché una parola scritta?
3. In che modo Geova trasmise la Legge a Mosè?
3 Qualcuno potrebbe chiedersi: “Perché Geova non è ricorso a un metodo più eclatante, come una voce dal cielo, per comunicare con gli esseri umani?” In effetti a volte Geova parlò dal cielo mediante rappresentanti angelici. Lo fece, per esempio, quando diede la Legge a Israele (Galati 3:19). La voce dal cielo incuteva timore, tanto che gli israeliti, atterriti, chiesero che Geova non parlasse con loro in quel modo, ma che lo facesse tramite Mosè (Esodo 20:18-20). La Legge, che consisteva di circa 600 decreti, fu dunque trasmessa oralmente a Mosè, parola per parola.
4. Spiegate perché la trasmissione orale non sarebbe stata un metodo sicuro per tramandare le leggi di Dio.
4 Cosa sarebbe successo, però, se la Legge non fosse mai stata messa per iscritto? Mosè sarebbe riuscito a ricordare la precisa formulazione di quel codice dettagliato e a riferirlo in modo esatto al resto della nazione? E le successive generazioni? Avrebbero dovuto fare affidamento solo sulla trasmissione orale? Non sarebbe stato certo un metodo sicuro per tramandare le leggi di Dio. Pensate a cosa succederebbe se doveste riferire un fatto a una lunga fila di persone, partendo dalla prima e facendolo poi ripetere da una persona all’altra sino alla fine. L’ultimo della fila probabilmente sentirebbe qualcosa di molto diverso dall’originale. Le parole della Legge di Dio non corsero nessun pericolo del genere.
5, 6. Quale ordine diede Geova a Mosè riguardo alle Sue parole, e perché è una benedizione per noi avere la Parola di Geova in forma scritta?
5 Saggiamente Geova preferì far mettere per iscritto le sue parole e ordinò a Mosè: “Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole concludo un patto con te e con Israele” (Esodo 34:27). Così, nel 1513 a.E.V. iniziò la stesura della Bibbia. Nei successivi 1.610 anni Geova “parlò in molte occasioni e in molti modi” a circa 40 uomini che misero per iscritto la Bibbia (Ebrei 1:1). Nel frattempo copisti devoti produssero con cura meticolosa copie accurate al fine di preservare le Scritture (Esdra 7:6; Salmo 45:1).
6 Geova ci ha davvero benedetto comunicando con noi per iscritto. Avete mai ricevuto una lettera che vi ha fatto così piacere — forse perché offriva il conforto di cui avevate bisogno — che l’avete conservata e riletta più volte? Tanto preziosa è per noi la “lettera” di Geova. Dato che Geova fece mettere per iscritto le sue parole, possiamo leggerle regolarmente e meditarci su (Salmo 1:2). Possiamo ricevere “il conforto delle Scritture” ogni volta che ne abbiamo bisogno (Romani 15:4).
Perché scrittori umani?
7. In che modo l’impiego di scrittori umani evidenzia la sapienza di Geova?
7 Nella sua sapienza Geova affidò a esseri umani la stesura della sua Parola. Riflettete: se si fosse servito di angeli per scrivere la Bibbia, sarebbe stata altrettanto efficace? È vero, gli angeli avrebbero potuto descrivere Geova dal loro eccelso punto di vista, esprimere la loro devozione a lui e parlare dei suoi fedeli servitori umani. Ma saremmo stati veramente in grado di capire un testo scritto da creature spirituali perfette, dotate di conoscenza, esperienza e forza di gran lunga superiori alle nostre? (Ebrei 2:6, 7).
8. Quale libertà ha lasciato Geova agli scrittori biblici? (Vedi anche la nota in calce.)
8 Impiegando scrittori umani Geova ha provveduto proprio quello di cui abbiamo bisogno: una testimonianza “ispirata da Dio” che conserva comunque l’elemento umano (2 Timoteo 3:16). Come ha raggiunto questo obiettivo? In molti casi, a quanto pare, ha permesso agli scrittori di usare le proprie facoltà mentali per scegliere “parole piacevoli e [...] mettere per iscritto accurate parole di verità” (Ecclesiaste 12:10, 11). Questo spiega la varietà di stili della Bibbia; gli scritti rispecchiano il vissuto e la personalità dei singoli scrittori.a Eppure quegli uomini “parlarono da parte di Dio mentre erano spinti dallo spirito santo” (2 Pietro 1:21). Quindi il prodotto finale è veramente “la parola di Dio” (1 Tessalonicesi 2:13).
“Tutta la Scrittura è ispirata da Dio”
9, 10. Perché l’impiego di scrittori umani conferisce alla Bibbia maggior calore ed efficacia?
9 L’impiego di scrittori umani conferisce alla Bibbia enorme calore ed efficacia. Gli scrittori erano uomini con i nostri stessi sentimenti. Essendo imperfetti, affrontarono prove e difficoltà come noi. In alcuni casi lo spirito di Geova li ispirò a descrivere i loro sentimenti e le loro lotte (2 Corinti 12:7-10). Quegli uomini parlarono delle loro esperienze personali esprimendosi come nessun angelo avrebbe potuto fare.
10 Prendete per esempio Davide, re di Israele. Dopo aver commesso alcuni peccati gravi, Davide compose un salmo in cui apriva il suo cuore a Dio, implorando il suo perdono. Scrisse: “Purificami dal mio peccato, perché conosco bene le mie trasgressioni, e il mio peccato è sempre davanti a me. [...] Ecco, venni alla luce nella colpa, e nel peccato fui concepito da mia madre. [...] Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. [...] Il sacrificio gradito a Dio è uno spirito affranto. Un cuore affranto e abbattuto, o Dio, tu non disprezzerai” (Salmo 51:2, 3, 5, 11, 17). Riuscite a sentire l’angoscia dello scrittore? Chi se non un essere umano imperfetto poteva esprimere sentimenti del genere?
Perché un libro che parla di persone?
11. Quali esempi di vita reale sono inclusi nella Bibbia “per istruirci”?
11 C’è qualcos’altro che rende la Bibbia così efficace nell’arrivare al nostro cuore. In gran parte è un libro che parla di persone, persone vere, alcune che servirono Dio e altre che non lo servirono. Leggiamo delle loro esperienze, delle loro difficoltà e delle loro gioie. Vediamo il risultato delle scelte che fecero nella vita. Tutto questo fu incluso nella Bibbia “per istruirci” (Romani 15:4). Attraverso questi esempi di vita reale, Geova ci insegna in modi che ci toccano il cuore. Prendiamo in esame alcuni di questi esempi.
12. Come ci aiutano le vicende di esseri umani infedeli riportate nella Bibbia?
12 La Bibbia parla di esseri umani infedeli, o addirittura malvagi, e di cosa accadde loro. Le loro vicende ci fanno capire più chiaramente quanto sono dannose certe caratteristiche negative. Per esempio, quale avvertimento contro la slealtà potrebbe essere più efficace della dimostrazione vivente di questa caratteristica in Giuda, che tradì Gesù? (Matteo 26:14-16, 46-50; 27:3-10). Episodi come questo arrivano diritti al nostro cuore, aiutandoci a riconoscere e a rigettare le caratteristiche detestabili.
13. In che modo la Bibbia ci aiuta a capire in cosa consistono le qualità desiderabili?
13 La Bibbia parla anche di molti servitori di Dio fedeli. Leggiamo della loro devozione e lealtà. In loro vediamo esempi viventi delle qualità che dobbiamo coltivare per avvicinarci a Dio. Prendiamo, per esempio, la fede. La Bibbia dà una definizione della fede e dice che è indispensabile per piacere a Dio (Ebrei 11:1, 6). Tuttavia contiene anche vividi esempi di fede all’opera. Pensate alla fede che dimostrò Abraamo quando stava per sacrificare Isacco (Genesi, capitolo 22; Ebrei 11:17-19). Grazie a esempi simili la parola “fede” acquista maggior significato e diventa più facile da capire. Quindi Geova non ci ha solo esortato a coltivare qualità desiderabili, ma ci ha anche fornito esempi pratici: che saggezza ha dimostrato!
14, 15. Cosa dice la Bibbia di una donna che andò al tempio, e cosa ci fa capire di Geova questo episodio?
14 Gli episodi di vita vissuta che si trovano nella Bibbia spesso ci aiutano a capire che tipo di persona è Geova. Considerate quello che leggiamo della donna che Gesù notò nel tempio. Mentre se ne stava seduto vicino alle casse del tesoro, Gesù osservava coloro che vi mettevano le offerte. C’erano molti ricchi, che davano “attingendo da quello che avevano d’avanzo”. Il suo sguardo, però, si soffermò su una vedova povera. Il suo dono consisteva di “due monetine di piccolissimo valore”.b Erano gli ultimi spiccioli che aveva. Gesù, che rispecchiava alla perfezione la mente di Geova, osservò: “Questa vedova, povera com’è, ha offerto più di tutti gli altri che hanno messo denaro nelle casse del tesoro”. In base a queste parole, quella donna offrì più di tutti gli altri messi insieme (Marco 12:41-44; Luca 21:1-4; Giovanni 8:28).
15 Non è significativo che, fra tutti coloro che andarono al tempio quel giorno, fu proprio quella vedova a essere notata e poi menzionata nella Bibbia? Con questo esempio Geova ci insegna che lui apprezza quello che facciamo. È lieto di accettare i doni fatti con tutta l’anima, anche se piccoli in paragone con quelli di altri. Geova non avrebbe potuto trovare un modo migliore per insegnarci questa incoraggiante verità.
Cosa non contiene la Bibbia
16, 17. In che modo la sapienza di Geova è evidente anche da ciò che decise di omettere nella sua Parola?
16 Quando scrivete una lettera a una persona cara, non potete includere tutto. Perciò usate discernimento nel decidere cosa scrivere. Similmente Geova decise di menzionare nella sua Parola certi individui e certi avvenimenti. In queste descrizioni, però, non sempre la Bibbia riporta per filo e per segno tutti i particolari (Giovanni 21:25). Per esempio, quando parla del giudizio di Dio, forse le informazioni fornite non rispondono a tutte le nostre domande. La sapienza di Geova è evidente anche da quello che decise di omettere nella sua Parola. In che senso?
17 Il modo in cui è scritta la Bibbia serve a mettere alla prova quello che abbiamo nel cuore. Ebrei 4:12 dice: “La parola [o messaggio] di Dio è viva e potente; è più affilata di qualsiasi spada a doppio taglio e penetra fino a dividere l’anima dallo spirito, [...] ed è in grado di discernere i pensieri e le intenzioni del cuore”. Il messaggio della Bibbia penetra in profondità, rivelando i nostri veri pensieri e motivi. Coloro che la leggono con un atteggiamento critico spesso rimangono perplessi perché certi brani non contengono abbastanza informazioni da soddisfarli. Forse mettono persino in dubbio che Geova sia davvero amorevole, sapiente e giusto.
18, 19. (a) Perché non dovremmo rimanere turbati se un particolare passo biblico suscita domande a cui non possiamo trovare immediatamente risposta? (b) Cosa si deve fare per comprendere la Parola di Dio, e perché questa è una prova della grande sapienza di Geova?
18 Viceversa, quando facciamo un attento studio della Bibbia con sincerità, riusciamo a vedere Geova nel quadro generale in cui la Bibbia ce lo presenta. Perciò non siamo turbati se un particolare brano suscita delle domande a cui non possiamo trovare immediatamente risposta. Facciamo un esempio. Nel mettere insieme un grande puzzle forse in un primo momento non riusciamo a trovare un certo pezzo oppure non riusciamo a capire dove un pezzo vada inserito. Ma forse abbiamo sistemato abbastanza pezzi da avere un’idea di come deve essere il quadro completo. Similmente, quando studiamo la Bibbia, un po’ alla volta impariamo che tipo di Dio è Geova, e così emerge un quadro preciso. Anche se in un primo momento non riusciamo a capire un certo brano o a vedere come si accorda con la personalità di Geova, studiando la Bibbia abbiamo già imparato abbastanza su di lui da essere sicuri che è un Dio amorevole, leale e giusto.
19 Per comprendere la Parola di Dio dobbiamo dunque leggerla e studiarla con cuore sincero e mente aperta. In questo Geova ha dato prova di grande sapienza. Uomini intelligenti possono scrivere libri comprensibili solo “ai saggi e agli intellettuali”, ma per scrivere un libro che può essere capito solo da chi ha la giusta disposizione di cuore era necessaria la sapienza di Dio (Matteo 11:25).
Un libro pieno di “saggezza” per la vita di ogni giorno
20. Perché solo Geova ci può rivelare qual è il miglior modo di vivere, e cosa contiene la Bibbia a questo riguardo?
20 Nella sua Parola Geova ci rivela qual è il miglior modo di vivere. Essendo il nostro Creatore, conosce i nostri bisogni meglio di noi. E i fondamentali bisogni umani, incluso il desiderio di essere amati, di essere felici e di essere in buoni rapporti con gli altri, sono rimasti gli stessi. La Bibbia contiene la “saggezza” che può aiutarci ad avere una vita significativa (Proverbi 2:7). Ciascuna parte di questo libro contiene un capitolo che spiega come possiamo seguire i saggi consigli della Bibbia nella nostra vita, ma qui prenderemo in considerazione un solo esempio.
21-23. Quale saggio consiglio può aiutarci a non covare ira e risentimento?
21 Avete mai notato che chi cova rancore e nutre risentimento spesso finisce per nuocere a sé stesso? Il risentimento è un fardello pesante da portare nella vita. Se lo coltiviamo assorbe ogni nostro pensiero, ci priva della pace e soffoca la nostra gioia. Studi scientifici rivelano che covare ira può accrescere il rischio di disturbi cardiaci e di molte altre malattie croniche. Molto prima di questi studi scientifici, la Bibbia aveva saggiamente detto: “Allontana l’ira e abbandona il furore” (Salmo 37:8). Come possiamo far questo?
22 La Parola di Dio dà questo saggio consiglio: “La perspicacia di un uomo certamente frena la sua ira, ed è bello da parte sua passare sopra a un’offesa” (Proverbi 19:11). La perspicacia è la capacità di vedere sotto la superficie, di guardare oltre ciò che è ovvio. Ci aiuta a capire meglio perché una persona ha parlato o ha agito in un certo modo. Se ci sforziamo di comprendere i suoi veri motivi, i suoi sentimenti e le sue circostanze, ci sarà più facile scacciare i pensieri e i sentimenti negativi che potremmo avere nei suoi confronti.
23 La Bibbia ci dà anche questo consiglio: “Continuate a sopportarvi gli uni gli altri e a perdonarvi senza riserve” (Colossesi 3:13). La frase “continuate a sopportarvi gli uni gli altri” invita a essere pazienti con gli altri, tollerando gli aspetti che forse troviamo irritanti. La tolleranza può aiutarci a evitare di covare risentimenti meschini. Perdonare dà l’idea di smettere di nutrire rancore. Il nostro sapiente Dio sa che dobbiamo perdonare gli altri quando c’è un valido motivo per farlo perché questo non fa bene solo a loro, ma permette anche a noi di avere pace interiore (Luca 17:3, 4). Che sapienza si trova nella Parola di Dio!
24. Qual è il risultato quando mettiamo la nostra vita in armonia con la sapienza divina?
24 Spinto dal suo sconfinato amore, Geova ha voluto comunicare con noi. Ha scelto il miglior modo possibile: una “lettera” redatta da scrittori umani sotto la guida dello spirito santo. Di conseguenza nelle sue pagine si trova la sapienza stessa di Geova. Questa sapienza è davvero ‘degna di fiducia’ (Salmo 93:5). Man mano che mettiamo la nostra vita in armonia con essa e ne parliamo ad altri, ci avviciniamo al nostro onnisapiente Dio. Nel prossimo capitolo tratteremo un altro notevole esempio della lungimirante sapienza di Geova: la sua capacità di predire il futuro e di adempiere il suo proposito.
a Per esempio, Davide, un pastore, trae spunti dalla vita pastorale (Salmo 23). Matteo, un ex esattore di tasse, menziona più volte numeri e valori monetari (Matteo 17:27; 26:15; 27:3). Luca, un medico, usa parole che denotano la sua formazione medica (Luca 4:38; 14:2; 16:20).
b Ciascuna di quelle monete era un lepton, la moneta ebraica di minor valore in circolazione a quel tempo. Due lepton corrispondevano a 1/64 del salario di una giornata. Quelle due monete non erano sufficienti neanche per comprare un solo passero, l’uccello più a buon mercato di cui si cibavano i poveri.
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La “sapienza di Dio espressa in un sacro segreto”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 19
La “sapienza di Dio espressa in un sacro segreto”
1, 2. Quale “sacro segreto” ci dovrebbe interessare, e perché?
SEGRETI! Dato che ne sono incuriositi, affascinati e sconcertati, gli esseri umani hanno spesso difficoltà a mantenere i segreti. Tuttavia la Bibbia dice: “La gloria di Dio sta nel tenere segreta una questione” (Proverbi 25:2). Sì, Geova, il Sovrano Signore e Creatore, tiene giustamente segrete alcune cose al genere umano fino al tempo da lui stabilito per rivelarle.
2 Comunque nella sua Parola Geova ha rivelato un segreto che incuriosisce e affascina. È chiamato “il sacro segreto della sua volontà” (Efesini 1:9). Conoscere questo segreto non serve solo a soddisfare la curiosità. Può portare alla salvezza e può dare un’idea dell’incommensurabile sapienza di Geova.
Un sacro segreto rivelato progressivamente
3, 4. In che modo la profezia riportata in Genesi 3:15 offriva una speranza, e quale mistero, o “sacro segreto”, racchiudeva?
3 Quando Adamo ed Eva peccarono, poteva sembrare che il proposito di Dio di avere un paradiso terrestre abitato da esseri umani perfetti fosse stato vanificato. Ma Dio affrontò immediatamente il problema e disse: “Io susciterò ostilità fra te [il serpente] e la donna, e fra la tua discendenza e la discendenza di lei. Lui ti schiaccerà la testa e tu lo colpirai al calcagno” (Genesi 3:15).
4 Erano parole sconcertanti, misteriose. Chi era questa donna? Chi era il serpente? Chi era la “discendenza” che avrebbe schiacciato la testa al serpente? Adamo ed Eva potevano solo tirare a indovinare. Eppure le parole di Dio offrivano una speranza a ogni discendente fedele di quella coppia infedele. La giustizia avrebbe trionfato. Il proposito di Geova si sarebbe realizzato. Ma in che modo? Questo era un mistero. La Bibbia lo definisce “[la] sapienza di Dio espressa in un sacro segreto, la sapienza nascosta” (1 Corinti 2:7).
5. Spiegate con un esempio perché Geova rivelò il suo segreto progressivamente.
5 Essendo “un Dio che rivela i segreti”, Geova a suo tempo avrebbe svelato vari dettagli relativi a questo segreto (Daniele 2:28). Ma lo avrebbe fatto un po’ alla volta, progressivamente. Per esempio, potremmo pensare al modo in cui un padre amorevole risponde quando il suo bambino gli chiede: “Papà, da dove sono venuto?” Il padre saggio dà solo le informazioni che il bambino può capire. Man mano che il bambino cresce, il padre gli dice dell’altro. In modo simile Geova decide quando è il momento di rivelare al suo popolo certi aspetti della sua volontà e del suo proposito (Proverbi 4:18; Daniele 12:4).
6. (a) A cosa serve un patto, o contratto? (b) Perché è degno di nota che Geova abbia stipulato patti con gli esseri umani?
6 In che modo Geova fece queste rivelazioni? In buona parte servendosi di una serie di patti, o contratti. Probabilmente qualche volta avrete stipulato un contratto, forse per comprare una casa o per chiedere o concedere un prestito. Un contratto del genere costituiva la garanzia legale che i termini convenuti sarebbero stati rispettati. Ma perché Geova avrebbe dovuto stipulare patti, o contratti, con gli esseri umani? La sua parola è sicuramente una garanzia sufficiente per le sue promesse. Questo è vero, eppure in diverse occasioni Dio ha benignamente confermato la sua parola con contratti legali. Questi accordi inoppugnabili danno a noi esseri umani imperfetti una base ancora più solida per confidare nelle promesse di Geova (Ebrei 6:16-18).
Il patto con Abraamo
7, 8. (a) Quale patto fece Geova con Abraamo, e cosa rivelò questo riguardo al sacro segreto? (b) In che modo Geova rivelò progressivamente da chi doveva venire la discendenza promessa?
7 Oltre 2.000 anni dopo l’espulsione dell’uomo dal Paradiso, Geova disse al suo fedele servitore Abraamo: “Di sicuro [...] moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo [...]. E per mezzo della tua discendenza tutte le nazioni della terra si benediranno, perché tu hai ascoltato la mia voce” (Genesi 22:17, 18). Questa era più che una promessa; Geova la espresse sotto forma di patto legale e la confermò con il suo inviolabile giuramento (Genesi 17:1, 2; Ebrei 6:13-15). È straordinario che il Sovrano Signore si sia impegnato con un contratto a benedire l’umanità.
“Moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo”
8 Il patto abraamico rivelò che la discendenza promessa sarebbe stata un essere umano, perché doveva discendere da Abraamo. Ma di chi si sarebbe trattato? In seguito Geova rivelò che tra i figli di Abraamo la discendenza promessa sarebbe venuta da Isacco. Tra i due figli di Isacco fu scelto Giacobbe (Genesi 21:12; 28:13, 14). Poi Giacobbe pronunciò queste parole profetiche riguardo a uno dei suoi 12 figli: “Lo scettro non si allontanerà da Giuda, né il bastone da comandante dai suoi piedi, finché non verrà Silo [“colui al quale appartiene”, nota in calce], e a lui ubbidiranno i popoli” (Genesi 49:10). A quel punto si sapeva che la discendenza promessa sarebbe stata un re discendente di Giuda.
Il patto con Israele
9, 10. (a) Quale patto fece Geova con la nazione di Israele, e che protezione provvide quel patto? (b) In che modo la Legge dimostrò che l’umanità aveva bisogno di un riscatto?
9 Nel 1513 a.E.V. Geova prese un provvedimento che preparò la strada per ulteriori rivelazioni riguardanti il sacro segreto. Concluse un patto con i discendenti di Abraamo, la nazione di Israele. Anche se adesso non è più in vigore, il patto della Legge mosaica fu una parte essenziale del proposito di Geova per arrivare alla discendenza promessa. Sotto quali aspetti? Esaminiamone tre. Primo, la Legge era come un muro di protezione (Efesini 2:14). I suoi giusti decreti costituivano una barriera fra ebrei e non ebrei. Così la Legge contribuì a preservare la linea genealogica della discendenza promessa. Fu soprattutto grazie a questa protezione che la nazione di Israele esisteva ancora quando dalla tribù di Giuda nacque il Messia.
10 Secondo, la Legge dimostrò in modo esauriente che l’umanità aveva bisogno di un riscatto. Essendo perfetta, la Legge rivelò l’incapacità degli esseri umani peccatori di osservarla pienamente. Quindi servì “per rendere evidenti le trasgressioni finché non fosse arrivata la discendenza alla quale era stata fatta la promessa” (Galati 3:19). Mediante i sacrifici animali, la Legge provvedeva un’espiazione temporanea dei peccati. Tuttavia, come scrisse Paolo, “è impossibile che il sangue di tori e capri elimini i peccati”, quindi quei sacrifici non fecero che prefigurare il sacrificio di riscatto di Cristo (Ebrei 10:1-4). Per gli ebrei fedeli, quel patto diventò dunque un ‘tutore per condurli a Cristo’ (Galati 3:24).
11. Che meravigliosa prospettiva offrì a Israele il patto della Legge, ma perché la nazione nel suo insieme la perse?
11 Terzo, quel patto offrì agli israeliti una prospettiva meravigliosa. Geova disse loro che se si fossero dimostrati fedeli al patto sarebbero diventati “un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Esodo 19:5, 6). Alla fine l’Israele carnale fornì in effetti i primi componenti di un celeste regno di sacerdoti. Comunque, nel suo insieme, Israele si ribellò al patto della Legge, rigettò la discendenza messianica e perse quella prospettiva. Chi sarebbero stati dunque gli altri componenti di questo regno di sacerdoti? E che relazione ci sarebbe stata tra la “nazione santa” e la discendenza promessa? Questi aspetti del sacro segreto sarebbero stati rivelati al tempo stabilito da Dio.
Il patto del regno davidico
12. Che patto stipulò Geova con Davide, e come questo fece luce sul sacro segreto di Dio?
12 Nell’XI secolo a.E.V. Geova chiarì ulteriormente il sacro segreto stipulando un altro patto. Promise al fedele re Davide: “Susciterò dopo di te la tua discendenza, [...] e stabilirò saldamente il suo regno. [...] Stabilirò saldamente il trono del suo regno per sempre” (2 Samuele 7:12, 13; Salmo 89:3). Così la linea genealogica della discendenza promessa venne limitata alla casa di Davide. Ma un uomo comune poteva governare per sempre? (Salmo 89:20, 29, 34-36). E un re umano poteva liberare l’umanità dal peccato e dalla morte?
13, 14. (a) Secondo il Salmo 110, che promessa fa Geova al suo unto Re? (b) Quali ulteriori rivelazioni relative alla futura discendenza vennero fatte tramite i profeti di Geova?
13 Sotto ispirazione, Davide scrisse: “Geova ha dichiarato al mio Signore: ‘Siedi alla mia destra finché non avrò fatto dei tuoi nemici uno sgabello per i tuoi piedi’. [...] Geova ha giurato e non cambierà idea: ‘Tu sei sacerdote per sempre alla maniera di Melchisedec!’” (Salmo 110:1, 4). Le parole di Davide si riferivano direttamente alla discendenza promessa, il Messia che doveva venire (Atti 2:35, 36). Questo Re avrebbe governato non da Gerusalemme ma dal cielo, stando alla “destra” di Geova. Ciò gli avrebbe conferito autorità non solo sul paese di Israele, ma sull’intera terra (Salmo 2:6-8). Qui veniva rivelato qualcos’altro. Notate che Geova giurò solennemente che il Messia sarebbe stato “sacerdote [...] alla maniera di Melchisedec”. Come Melchisedec, che serviva quale re-sacerdote ai giorni di Abraamo, la discendenza promessa avrebbe ricevuto direttamente da Dio la nomina di Re e Sacerdote (Genesi 14:17-20).
14 Nel corso del tempo Geova si servì dei profeti per fare ulteriori rivelazioni riguardo al suo sacro segreto. Isaia, per esempio, rivelò che il Messia sarebbe morto in sacrificio (Isaia 53:3-12). Michea predisse il luogo in cui sarebbe nato (Michea 5:2). Daniele profetizzò persino il momento esatto della sua comparsa e della sua morte (Daniele 9:24-27).
Rivelato il sacro segreto
15, 16. (a) In che modo il Figlio di Geova “nacque da una donna”? (b) Cosa ereditò Gesù dai suoi genitori umani, e quando arrivò come discendenza promessa?
15 Il modo in cui si sarebbero adempiute queste profezie rimase un mistero fino all’effettiva comparsa della discendenza. Galati 4:4 dice: “Quando fu trascorso il periodo stabilito, Dio mandò suo Figlio, che nacque da una donna”. Nel 2 a.E.V. un angelo disse a una vergine ebrea di nome Maria: “Ecco, rimarrai incinta e partorirai un figlio; dovrai chiamarlo Gesù. Sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Geova Dio gli darà il trono di suo padre Davide. [...] Lo spirito santo verrà su di te, e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Per questa ragione colui che nascerà sarà chiamato santo, Figlio di Dio” (Luca 1:31, 32, 35).
16 Poi Geova trasferì la vita di suo Figlio dal cielo al grembo di Maria, così che nacque da una donna. Maria era una donna imperfetta. Eppure Gesù non ereditò da lei l’imperfezione, perché era “Figlio di Dio”. Al tempo stesso i suoi genitori umani, in quanto discendenti di Davide, gli trasmisero sia il diritto naturale che quello legale al trono di Davide (Atti 13:22, 23). Quando nel 29 E.V. Gesù si battezzò, Geova lo unse con spirito santo e disse: “Questo è mio Figlio, il mio amato Figlio” (Matteo 3:16, 17). Finalmente la discendenza era arrivata! (Galati 3:16). Era tempo di rivelare qualcos’altro circa il sacro segreto (2 Timoteo 1:10).
17. Come fu chiarito il significato di Genesi 3:15?
17 Durante il suo ministero Gesù identificò il serpente di Genesi 3:15 con Satana e la discendenza del serpente con i seguaci di Satana (Matteo 23:33; Giovanni 8:44). In seguito venne rivelato in che modo sarebbero stati tutti annientati per sempre (Rivelazione 20:1-3, 10, 15). E la donna fu identificata con “la Gerusalemme di sopra”, la moglie di Dio, cioè la parte celeste dell’organizzazione di Geova composta di creature spirituali (Galati 4:26; Rivelazione 12:1-6).a
Il nuovo patto
18. Qual è lo scopo del “nuovo patto”?
18 Forse la rivelazione più straordinaria di tutte si ebbe quando, la sera prima della sua morte, Gesù parlò del “nuovo patto” ai discepoli fedeli (Luca 22:20). Come il patto della Legge mosaica che lo aveva preceduto, questo nuovo patto doveva produrre “un regno di sacerdoti” (Esodo 19:6; 1 Pietro 2:9). Questo patto, però, non avrebbe istituito una nazione carnale, ma una nazione spirituale: “l’Israele di Dio”, formato esclusivamente dai fedeli seguaci unti di Cristo (Galati 6:16). Questi unti, con cui fu stipulato il nuovo patto, avrebbero contribuito a benedire la razza umana insieme a Gesù.
19. (a) Perché il nuovo patto può produrre “un regno di sacerdoti”? (b) Perché i cristiani unti sono definiti “una nuova creazione”, e quanti serviranno in cielo con Cristo?
19 Come mai il nuovo patto può produrre “un regno di sacerdoti” per benedire l’umanità? Perché, invece di condannare i discepoli di Cristo come peccatori, rende possibile il perdono dei loro peccati grazie al sacrificio di riscatto (Geremia 31:31-34). Una volta che hanno ottenuto una condizione pura dinanzi a lui, Geova li adotta accogliendoli nella sua famiglia celeste e li unge con spirito santo (Romani 8:15-17; 2 Corinti 1:21). Così “[nascono] di nuovo per una speranza viva [...] riservata nei cieli per [loro]” (1 Pietro 1:3, 4). Poiché una condizione così elevata è totalmente nuova per gli esseri umani, i cristiani unti generati dallo spirito sono definiti “una nuova creazione” (2 Corinti 5:17). La Bibbia rivela che alla fine 144.000 governeranno dal cielo l’umanità redenta (Rivelazione 5:9, 10; 14:1-4).
20. (a) Quale rivelazione relativa al sacro segreto fu fatta nel 36 E.V.? (b) Chi riceverà le benedizioni promesse ad Abraamo?
20 Insieme a Gesù, questi unti diventano “discendenza di Abraamo” (Galati 3:29).b I primi a essere scelti furono ebrei carnali, ma nel 36 E.V. venne rivelato un altro aspetto del sacro segreto: anche dei non ebrei avrebbero avuto la speranza celeste (Romani 9:6-8; 11:25, 26; Efesini 3:5, 6). I cristiani unti sarebbero stati gli unici a godere delle benedizioni promesse ad Abraamo? No, perché tutto il mondo trae beneficio dal sacrificio di Gesù (1 Giovanni 2:2). A suo tempo Geova rivelò che un’innumerevole “grande folla” sarebbe sopravvissuta alla fine del sistema di cose di Satana (Rivelazione 7:9, 14). E molti altri sarebbero stati risuscitati con la prospettiva di vivere per sempre nel Paradiso (Luca 23:43; Giovanni 5:28, 29; Rivelazione 20:11-15; 21:3, 4).
La sapienza di Dio e il sacro segreto
21, 22. In quali modi il sacro segreto manifesta la sapienza di Geova?
21 Il sacro segreto è una straordinaria manifestazione della “sapienza di Dio nei suoi molteplici aspetti” (Efesini 3:8-10). Che sapienza dimostrò Geova nel formulare questo segreto e poi nel rivelarlo gradualmente! Prese saggiamente in considerazione i limiti degli esseri umani, consentendo loro di manifestare la loro vera condizione di cuore (Salmo 103:14).
22 Geova mostrò impareggiabile sapienza anche nella scelta di Gesù come Re. Suo Figlio è più degno di fiducia di qualsiasi altra creatura nell’universo. Vivendo come uomo in carne e ossa, Gesù incontrò avversità di ogni genere e quindi capisce pienamente i problemi degli esseri umani (Ebrei 5:7-9). E che dire di coloro che governeranno insieme a Gesù? Nel corso dei secoli sono stati unti sia uomini che donne, di ogni etnia, lingua e cultura. Non esiste nessun problema che qualcuno di loro non abbia incontrato e superato (Efesini 4:22-24). Sarà un piacere vivere sotto il governo di questi misericordiosi re-sacerdoti.
23. Che privilegio hanno i cristiani in relazione al sacro segreto di Geova?
23 L’apostolo Paolo scrisse: “Il sacro segreto che è stato nascosto ai sistemi di cose passati e alle generazioni passate [...] è stato rivelato ai suoi santi” (Colossesi 1:26). I santi unti di Geova hanno compreso molto del sacro segreto e hanno trasmesso questa conoscenza a milioni di persone. Che privilegio abbiamo tutti! Geova “[ci ha fatto] conoscere il sacro segreto della sua volontà” (Efesini 1:9). Parliamo ad altri di questo segreto meraviglioso, aiutandoli a scoprire l’incommensurabile sapienza di Geova Dio.
a In Gesù fu rivelato anche “il sacro segreto [della] devozione a Dio” (1 Timoteo 3:16). Per molto tempo non si era potuto sapere se qualcuno sarebbe rimasto perfettamente integro davanti a Geova; questo era rimasto un segreto, un mistero. Gesù fornì la risposta. Mantenne l’integrità in tutte le prove a cui lo sottopose Satana (Matteo 4:1-11; 27:26-50).
b Con lo stesso gruppo Gesù fece anche “un patto [...] per un regno” (Luca 22:29, 30). In effetti Gesù stabilì che questo “piccolo gregge” avrebbe governato con lui in cielo come parte secondaria della discendenza di Abraamo (Luca 12:32).
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“Saggio di cuore”, eppure umileAvviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 20
“Saggio di cuore”, eppure umile
1-3. Perché possiamo essere certi che Geova è umile?
UN PADRE desidera impartire un’importante lezione al suo bambino. Vuole arrivare al suo cuore. Come dovrebbe comportarsi? Dovrebbe alzarsi in piedi per intimidire il bambino e parlargli con voce aspra? O dovrebbe chinarsi all’altezza del bambino e parlargli con dolcezza? Sicuramente un padre saggio e umile sceglierebbe la dolcezza.
2 Che tipo di Padre è Geova? Arrogante o umile, aspro o tenero? Geova è onnisciente e onnisapiente. Avrete notato, però, che la conoscenza e l’intelligenza non rendono necessariamente umili. Come dice la Bibbia, “la conoscenza gonfia” (1 Corinti 3:19; 8:1). Invece Geova, che è “saggio di cuore”, è anche umile (Giobbe 9:4). Questo non significa assolutamente che abbia una posizione di poco conto o che manchi di maestosità, ma significa che è privo di arroganza. Perché?
3 Geova è santo. Perciò la superbia, caratteristica che contamina, non è presente in lui (Marco 7:20-22). Inoltre notate cosa disse a Geova il profeta Geremia parlando della sua difficile situazione: “Sicuramente te ne ricorderai e ti chinerai su di me” (Lamentazioni 3:20).a Pensate! Geova, il Sovrano Signore dell’universo, fu disposto a ‘chinarsi’, cioè ad abbassarsi al livello di Geremia, un uomo imperfetto, per prestargli attenzione e mostrargli favore (Salmo 113:7). Sì, Geova è umile. Ma cosa comporta la sua umiltà? Che relazione ha con la sapienza? E perché è importante per noi?
In che modo Geova si dimostra umile
4, 5. (a) Che cos’è l’umiltà, come si manifesta e perché non va mai confusa con la debolezza o la timidezza? (b) In che modo Geova dimostrò umiltà nei confronti di Davide, e quanto è importante per noi l’umiltà di Geova?
4 L’umiltà è assenza di arroganza e di superbia. È una qualità interiore del cuore che si manifesta con caratteristiche come mitezza, pazienza e ragionevolezza (Galati 5:22, 23). Queste sante qualità non vanno però mai scambiate per debolezza o timidezza. Non sono incompatibili con la giusta ira di Geova né con la sua potenza distruttiva. Anzi, l’umiltà e la mitezza di Geova dimostrano la sua immensa forza, la sua capacità di controllarsi perfettamente (Isaia 42:14). Che relazione ha l’umiltà con la sapienza? Un’opera di consultazione biblica osserva: “L’umiltà è definita [...] in termini di altruismo ed è il fondamento essenziale di tutta la sapienza”. La vera sapienza, dunque, non può esistere senza l’umiltà. Di che beneficio è per noi l’umiltà di Geova?
Un padre saggio tratta i figli con umiltà e dolcezza
5 Il re Davide cantò a Geova: “Tu mi dai il tuo scudo di salvezza, la tua destra mi sostiene, e la tua umiltà mi fa grande” (Salmo 18:35). In effetti Geova si abbassò per agire a favore di quell’uomo imperfetto, proteggendolo e sostenendolo di giorno in giorno. Davide si rendeva conto che la sua salvezza — e anche la possibilità di raggiungere una certa grandezza come re — dipendeva unicamente dalla disponibilità di Geova a umiliarsi in quel modo. Davvero, chi di noi avrebbe qualche speranza di salvarsi se Geova non fosse umile, disposto ad abbassarsi per trattarci come un Padre mite e amorevole?
6, 7. (a) Perché la Bibbia non dice mai che Geova è modesto? (b) Che relazione c’è fra la mitezza e la sapienza, e chi dà il massimo esempio a questo riguardo?
6 È da notare che c’è differenza tra umiltà e modestia. La modestia è un’ottima qualità che gli esseri umani fedeli dovrebbero coltivare. Come l’umiltà, è legata alla sapienza. Per esempio, Proverbi 11:2 dice: “La sapienza è con i modesti”. La Bibbia, però, non dice mai che Geova sia modesto. Questo perché il termine “modestia”, per come è usato nelle Scritture, dà l’idea di giusta consapevolezza dei propri limiti, e l’Onnipotente non ha limiti tranne quelli che si autoimpone a motivo delle sue giuste norme (Marco 10:27; Tito 1:2). Inoltre, essendo l’Altissimo, non è sottoposto a nessuno. Quindi il concetto di modestia semplicemente non si applica a Geova.
7 Tuttavia Geova è umile e mite. Insegna ai suoi servitori che la mitezza è essenziale per la vera sapienza. La sua Parola parla di “mitezza derivante dalla sapienza” (Giacomo 3:13).b Vediamo quale esempio dà Geova a questo riguardo.
Geova umilmente delega e ascolta
8-10. (a) Perché è straordinario che Geova sia disposto a delegare e ad ascoltare? (b) In che modo l’Onnipotente agì con umiltà nei confronti degli angeli?
8 Un’incoraggiante prova dell’umiltà di Geova è la sua disponibilità a delegare responsabilità e ad ascoltare. È davvero sorprendente che Geova faccia una cosa del genere: lui non ha bisogno né di aiuto né di consigli (Isaia 40:13, 14; Romani 11:34, 35). Nondimeno la Bibbia mostra ripetutamente che Geova manifesta umiltà in questi modi.
9 Riflettiamo, per esempio, su uno straordinario avvenimento della vita di Abraamo. Abraamo ricevette la visita di tre personaggi, e si rivolse a uno di loro chiamandolo “Geova”. I visitatori in realtà erano angeli, ma uno era venuto nel nome di Geova e agiva in nome Suo. Quando quell’angelo parlava e agiva, era come se fosse Geova a parlare e agire. Attraverso quell’angelo Geova disse ad Abraamo di avere udito un forte “grido contro Sodoma e Gomorra”. E dichiarò: “Scenderò a vedere se agiscono veramente secondo il grido che è arrivato fino a me; e se non è così, lo saprò” (Genesi 18:3, 20, 21). Naturalmente queste parole non significavano che l’Onnipotente dovesse ‘scendere’ di persona. Piuttosto mandò nuovamente degli angeli a rappresentarlo (Genesi 19:1). Perché? Geova, che vede tutto, non poteva sapere da sé qual era la vera condizione di quella zona? Certamente. Invece incaricò umilmente quegli angeli di esaminare la situazione e di recarsi a Sodoma da Lot e dalla sua famiglia.
10 Inoltre Geova ascolta. Una volta chiese agli angeli di suggerire vari modi per provocare la caduta del malvagio re Acab. Geova non aveva bisogno di quell’aiuto. Eppure accettò il suggerimento di un angelo e lo incaricò di agire di conseguenza (1 Re 22:19-22). Questa non è una dimostrazione di umiltà?
11, 12. In che modo Abraamo poté rendersi conto dell’umiltà di Geova?
11 Geova è persino disposto ad ascoltare gli esseri umani imperfetti che desiderano esprimere le loro preoccupazioni. Per esempio, quando Geova disse per la prima volta ad Abraamo che aveva intenzione di distruggere Sodoma e Gomorra, quell’uomo fedele rimase perplesso. “Non faresti mai una cosa del genere!”, disse Abraamo, e aggiunse: “Il Giudice di tutta la terra non farà forse quello che è giusto?” Chiese a Geova se avrebbe risparmiato le città nell’eventualità che ci fossero stati 50 giusti. Geova gli assicurò che le avrebbe risparmiate. Abraamo, però, fece di nuovo la domanda, riducendo il numero a 45, poi a 40, ecc. Nonostante le rassicurazioni di Geova, Abraamo insisté finché il numero fu ridotto a 10. Forse non capiva ancora pienamente quanto fosse misericordioso Geova. Comunque Geova pazientemente e umilmente permise che il suo amico e servitore Abraamo esprimesse in quel modo le sue preoccupazioni (Genesi 18:23-33).
12 Quanti esseri umani brillanti e colti avrebbero ascoltato con tanta pazienza una persona molto meno intelligente?c Ma il nostro Dio, che è umile, lo fece. Durante la stessa conversazione Abraamo poté anche constatare che Geova è “lento all’ira” (Esodo 34:6, nota in calce). Forse rendendosi conto di non avere nessun diritto di dubitare dell’operato dell’Altissimo, implorò due volte: “Geova, ti prego, non ti arrabbiare” (Genesi 18:30, 32). Naturalmente Geova non si adirò. Possiede veramente “la mitezza derivante dalla sapienza”.
Geova è ragionevole
13. Cosa significa la parola “ragionevole” per come è usata nella Bibbia, e perché questa parola ben descrive Geova?
13 L’umiltà di Geova è evidente anche in un’altra bella qualità: la ragionevolezza. Questa qualità purtroppo è carente fra gli esseri umani imperfetti. Geova non solo è disposto ad ascoltare le sue creature intelligenti, ma è disposto anche a cedere quando questo non è in conflitto con i suoi giusti princìpi. La parola “ragionevole” usata nella Bibbia significa letteralmente “arrendevole”. Anche questa qualità caratterizza la sapienza di Dio. Giacomo 3:17 dice: “La sapienza che viene dall’alto è [...] ragionevole”. In che senso l’onnisapiente Geova è ragionevole? Prima di tutto è adattabile. Ricordate: il suo stesso nome ci insegna che Geova diviene qualunque cosa sia necessaria al fine di adempiere i suoi propositi (Esodo 3:14). Questo non indica uno spirito adattabile e ragionevole?
14, 15. Cosa ci insegna la visione di Ezechiele riguardo alla parte celeste dell’organizzazione di Geova, e in che senso questa è diversa dalle organizzazioni umane?
14 C’è uno straordinario passo biblico che ci aiuta a farci un’idea dell’adattabilità di Geova. Il profeta Ezechiele ebbe una visione della parte celeste dell’organizzazione di Geova, formata da creature spirituali. Vide un carro di proporzioni gigantesche, il “veicolo” di Geova costantemente sotto il suo controllo. Il modo in cui si muoveva era molto interessante. Le gigantesche ruote puntavano ognuna in quattro direzioni ed erano piene di occhi, così che potevano vedere dappertutto e cambiare direzione all’istante, senza fermarsi o voltare. E questo carro gigantesco non doveva spostarsi rumorosamente come un ingombrante veicolo di fattura umana. Poteva muoversi alla velocità del lampo e svoltare perfino ad angolo retto (Ezechiele 1:1, 14-28). L’organizzazione di Geova, come il Sovrano Onnipotente che ha autorità su di essa, è estremamente adattabile, risponde a situazioni sempre nuove e alle varie necessità che sorgono.
15 Gli esseri umani possono cercare di avvicinarsi a un’adattabilità così perfetta. Troppo spesso, però, gli esseri umani e le loro organizzazioni sono più rigidi che adattabili, più irragionevoli che arrendevoli. Per esempio, una superpetroliera o un treno merci potrebbero essere imponenti in quanto a dimensioni e potenza, ma possono forse rispondere a improvvisi cambiamenti? Se un ostacolo cade sui binari davanti a un treno merci in corsa, il treno non può svoltare. Per dei mezzi del genere non è facile nemmeno fermarsi all’improvviso. Un pesante treno merci può proseguire per quasi due chilometri dopo che sono stati azionati i freni. Similmente una superpetroliera può procedere per inerzia per otto chilometri dopo che sono stati spenti i motori. Anche se i motori vengono fatti girare all’indietro la petroliera può proseguire per circa tre chilometri. Avviene più o meno la stessa cosa con le organizzazioni umane che tendono a essere rigide e irragionevoli. Per orgoglio spesso gli uomini rifiutano di adattarsi ai bisogni e alle circostanze che cambiano. A causa di questa rigidità sono fallite grandi aziende e sono persino caduti governi (Proverbi 16:18). Possiamo essere felici che né Geova né la sua organizzazione siano così!
In che modo Geova mostra ragionevolezza
16. In che modo Geova mostrò ragionevolezza nei confronti di Lot prima della distruzione di Sodoma e Gomorra?
16 Pensiamo di nuovo alla distruzione di Sodoma e Gomorra. Lot e la sua famiglia ricevettero istruzioni precise dall’angelo di Geova: “Fuggi verso la regione montuosa”. Lot però era di parere diverso. “Ti prego, Geova, non lì!”, implorò. Convinto che sarebbe morto se avesse dovuto fuggire verso i monti, Lot supplicò di poter fuggire con la famiglia in una città vicina chiamata Zoar. Geova si era proposto di distruggere quella città. Inoltre i timori di Lot erano infondati. Sicuramente Geova avrebbe potuto conservare in vita Lot in quella regione montuosa. Eppure cedette alla sua richiesta. L’angelo disse a Lot: “Va bene, ti concedo anche questo: non distruggerò la città di cui parli” (Genesi 19:17-22). Questa non fu una dimostrazione di ragionevolezza da parte di Geova?
17, 18. In che modo Geova mostrò di essere ragionevole nei confronti dei niniviti?
17 Geova tiene conto anche del pentimento sincero, facendo sempre ciò che è misericordioso e giusto. Pensiamo a quello che accadde quando il profeta Giona venne mandato a Ninive, città malvagia e violenta. Mentre percorreva le strade di Ninive, Giona proclamava un messaggio ispirato che era molto semplice: di lì a 40 giorni la potente città sarebbe stata distrutta. Tuttavia le circostanze cambiarono radicalmente. I niniviti si pentirono (Giona, capitolo 3).
18 È istruttivo confrontare la reazione di Geova con quella di Giona di fronte alla piega che avevano preso gli eventi. Geova si adattò, divenendo colui che perdona i peccati anziché “un potente guerriero” (Esodo 15:3).d Giona viceversa fu inflessibile e tutt’altro che misericordioso. Invece di rispecchiare la ragionevolezza di Geova, reagì più come il treno merci o la petroliera menzionati in precedenza. Aveva annunciato la sventura e sventura doveva essere! Con pazienza, però, Geova diede al suo impaziente profeta una memorabile lezione di ragionevolezza e misericordia (Giona, capitolo 4).
Geova è ragionevole e capisce i nostri limiti
19. (a) Perché possiamo essere sicuri che Geova è ragionevole in quello che si aspetta da noi? (b) In che modo Proverbi 19:17 indica che Geova è un Signore ‘buono e ragionevole’ e anche straordinariamente umile?
19 Infine, Geova è ragionevole in quello che si aspetta da noi. Il re Davide disse: “[Geova] sa bene come siamo formati, ricordando che siamo polvere” (Salmo 103:14). Lui capisce meglio di noi i nostri limiti e i nostri difetti. Non si aspetta mai da noi più di quello che possiamo fare. La Bibbia contrappone i padroni umani che sono “buoni e ragionevoli” a quelli che sono “difficili da accontentare” (1 Pietro 2:18). Che tipo di Padrone, o Signore, è Geova? Notate cosa dice Proverbi 19:17: “Chi mostra compassione al misero fa un prestito a Geova”. Chiaramente solo un padrone buono e ragionevole prenderebbe nota di ogni atto di benignità compiuto a favore dei miseri. Per di più questo passo biblico indica che il Creatore dell’universo in effetti si considera in debito verso semplici esseri umani che compiono simili opere di misericordia. Che umiltà straordinaria ha Geova!
20. Cosa ci assicura che Geova ascolta le nostre preghiere e risponde?
20 Geova è altrettanto mite e ragionevole oggi verso i suoi servitori. Quando preghiamo con fede, ascolta. E anche se non manda dei messaggeri angelici a parlarci, non dovremmo concludere che non risponda alle nostre preghiere. Ricordate che nell’invitare i compagni di fede a ‘continuare a pregare’ perché fosse liberato di prigione, l’apostolo Paolo aggiunse: “Affinché io vi sia restituito al più presto” (Ebrei 13:18, 19). Perciò le nostre preghiere possono effettivamente indurre Geova a fare qualcosa che altrimenti non avrebbe fatto (Giacomo 5:16).
21. Quale conclusione non dovremmo mai trarre dal fatto che Geova è umile, e cosa dovremmo invece apprezzare di lui?
21 Naturalmente, nessuna di queste manifestazioni dell’umiltà di Geova — mitezza, disponibilità ad ascoltare, pazienza, ragionevolezza — indica che Geova scenda a compromessi sui suoi giusti princìpi. Forse il clero della cristianità pensa di essere ragionevole quando dice ai credenti quello che vogliono sentirsi dire, annacquando le norme morali di Dio (2 Timoteo 4:3). Ma la tendenza umana a scendere a compromessi per opportunismo non ha niente a che fare con la ragionevolezza di Dio. Geova è santo; non contamina mai le sue giuste norme (Levitico 11:44). Amiamo dunque la ragionevolezza di Geova perché è una prova della sua umiltà. Non è entusiasmante pensare che Geova Dio, l’Essere più sapiente dell’universo, è anche straordinariamente umile? Che gioia avvicinarsi a un Dio così maestoso eppure mite, paziente e ragionevole!
a Gli antichi scribi, o soferìm, cambiarono questo versetto per fargli dire che colui che si china è Geremia, non Geova. Evidentemente pensavano che fosse fuori luogo attribuire a Dio un’azione così umile. Perciò molte versioni non rendono correttamente il senso di questo bellissimo versetto. Tuttavia la New English Bible rende in modo accurato le parole che Geremia rivolge a Dio: “Ricorda, oh ricorda, e abbassati fino a me”.
b Altre versioni dicono “l’umiltà che deriva dalla sapienza” e “quella gentilezza che contraddistingue la sapienza”.
c È interessante che la Bibbia contrapponga la pazienza alla superbia (Ecclesiaste 7:8). La pazienza di Geova è un’ulteriore prova della sua umiltà (2 Pietro 3:9).
d In Salmo 86:5 viene detto che Geova è “buono” e “pronto a perdonare”. Quando questo salmo fu tradotto in greco, l’espressione “pronto a perdonare” fu resa epieikès, cioè “ragionevole”.
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Gesù rivela la “sapienza di Dio”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 21
Gesù rivela la “sapienza di Dio”
1-3. Come reagirono gli abitanti della città dove Gesù era cresciuto quando lo videro insegnare, e cosa non riconobbero riguardo a lui?
I PRESENTI erano sbalorditi. Gesù stava in piedi davanti a loro nella sinagoga e insegnava. Non era uno sconosciuto, dato che era cresciuto nella loro città e per anni aveva lavorato fra loro come falegname. Forse alcuni vivevano in case che Gesù aveva aiutato a costruire, o magari lavoravano la terra con aratri e gioghi che lui aveva fatto con le sue mani.a Quale sarebbe stata, però, la loro reazione vedendo questo ex falegname che insegnava?
2 Molti degli ascoltatori erano stupefatti e chiedevano: “Come fa quest’uomo ad avere una tale sapienza?” Ma dicevano pure: “È il falegname, il figlio di Maria” (Matteo 13:54-58; Marco 6:1-3). Purtroppo gli abitanti della città dove Gesù era cresciuto ragionavano in questo modo: “Questo falegname è solo uno del posto come noi”. Nonostante la sapienza delle sue parole, lo rigettarono. Non sapevano che la sapienza che manifestava non veniva da lui.
3 Da dove veniva in realtà la sapienza di Gesù? “Quello che insegno non è mio”, disse, “ma di colui che mi ha mandato” (Giovanni 7:16). L’apostolo Paolo spiegò che Gesù “[era] diventato per noi sapienza di Dio” (1 Corinti 1:30). La sapienza stessa di Geova veniva rivelata tramite il Figlio, Gesù. Anzi, questo era vero al punto che Gesù poté dire: “Io e il Padre siamo uno” (Giovanni 10:30). Esaminiamo tre campi in cui Gesù manifestò la “sapienza di Dio”.
Cosa insegnava
4. (a) Qual era il tema del messaggio di Gesù, e perché quel messaggio era molto importante? (b) Perché i consigli di Gesù erano sempre pratici e della massima utilità?
4 Prima di tutto vediamo cosa insegnava Gesù. Il tema del suo messaggio era “la buona notizia del Regno” (Luca 4:43). Questo messaggio era molto importante a motivo del ruolo che il Regno avrebbe avuto nel santificare il nome di Dio, che include la sua reputazione quale giusto Governante, e nel recare benedizioni durature all’umanità. Quando insegnava, Gesù dava pure saggi consigli per la vita di ogni giorno. Dimostrò di essere il predetto “Consigliere meraviglioso” (Isaia 9:6). In effetti, come potevano i suoi consigli non essere meravigliosi? Aveva una profonda conoscenza della Parola e della volontà di Dio, una chiara comprensione della natura umana e un grande amore per l’umanità. Perciò i suoi consigli erano sempre pratici e della massima utilità per chi li ascoltava. Gesù pronunciava “parole di vita eterna”. Quando vengono seguiti, i suoi consigli portano alla salvezza (Giovanni 6:68).
5. Quali furono alcuni soggetti trattati da Gesù nel Discorso della Montagna?
5 Il Discorso della Montagna è uno straordinario esempio dell’impareggiabile sapienza degli insegnamenti di Gesù. Questo discorso, riportato in Matteo 5:3–7:27, probabilmente potrebbe essere pronunciato in soli 20 minuti. I suoi consigli, però, sono senza tempo, sono attuali oggi come lo erano quando furono dati inizialmente. Gesù trattò un’ampia gamma di soggetti, fra cui come migliorare i rapporti con gli altri (5:23-26, 38-42; 7:1-5, 12), come mantenersi moralmente puri (5:27-32) e come avere una vita significativa (6:19-24; 7:24-27). Comunque non si limitò a dire agli ascoltatori cosa fare per agire in modo saggio, lo mostrò in pratica con spiegazioni, ragionamenti e azioni.
6-8. (a) Quali valide ragioni per evitare l’ansia fornisce Gesù? (b) Cosa dimostra che i consigli di Gesù rispecchiano la sapienza che viene dall’alto?
6 Prendiamo, per esempio, i saggi consigli di Gesù su come far fronte all’ansia legata alle cose materiali, consigli che si trovano nel capitolo 6 di Matteo. “Smettete di essere ansiosi per la vostra vita, riguardo a quello che mangerete o che berrete, o per il vostro corpo, riguardo a quello che indosserete”, ci consiglia Gesù (versetto 25). Cibo e vestiario sono bisogni fondamentali, ed è più che naturale preoccuparsene. Gesù però ci dice di ‘smettere di essere ansiosi’ per queste cose.b Perché?
7 Ascoltiamo il convincente ragionamento di Gesù. Dal momento che Geova Dio ci ha dato la vita e un corpo fisico, può anche provvedere il cibo per sostenerci e l’abbigliamento per vestirci (versetto 25). Se provvede cibo agli uccelli e riveste di bellezza i fiori, tanto più avrà cura di chi lo serve (versetti 26, 28-30). L’ansia eccessiva è davvero inutile. Non può allungare la nostra vita neanche di un attimo (versetto 27).c Come facciamo a evitare quest’ansia? Gesù ci consiglia di continuare a mettere l’adorazione di Dio al primo posto nella vita. Chi lo fa può essere sicuro che le cose necessarie gli “saranno date in aggiunta” dal suo Padre celeste (versetto 33). Infine Gesù ci dà un suggerimento davvero pratico: prendere un giorno alla volta. Perché aggiungere le preoccupazioni di domani a quelle di oggi? (versetto 34). Inoltre, perché preoccuparsi troppo di cose che forse non accadranno mai? Seguendo questo saggio consiglio possiamo evitare molte angosce in questo mondo stressante.
8 Chiaramente i consigli di Gesù sono pratici oggi come lo erano quando lui li diede quasi 2.000 anni fa. Questa non è forse una prova che la sua sapienza veniva dall’alto? Anche i migliori consigli dei consulenti umani tendono a diventare sorpassati e vengono presto corretti o sostituiti. Gli insegnamenti di Gesù, invece, hanno resistito alla prova del tempo. Questo non dovrebbe sorprenderci, perché il Consigliere meraviglioso pronunciava “le parole di Dio” (Giovanni 3:34).
Il suo modo di insegnare
9. Cosa dissero dell’insegnamento di Gesù alcuni soldati, e perché questa non era un’esagerazione?
9 Il secondo campo in cui Gesù rispecchiò la sapienza di Dio è il suo modo di insegnare. In un’occasione alcuni soldati che erano stati mandati ad arrestarlo tornarono a mani vuote dicendo: “Nessuno ha mai parlato così” (Giovanni 7:45, 46). Non era un’esagerazione. Di tutti gli esseri umani che siano mai vissuti, Gesù, che veniva dal cielo, è stato quello con il più grande bagaglio di conoscenza ed esperienza (Giovanni 8:23). Insegnava davvero come nessun altro essere umano era in grado di fare. Esaminiamo solo due dei metodi di questo saggio Insegnante.
“Le folle erano stupite del suo modo d’insegnare”
10, 11. (a) Perché rimaniamo meravigliati vedendo come Gesù usava gli esempi? (b) Cosa sono le parabole, e quale esempio dimostra che le parabole di Gesù sono molto efficaci?
10 Efficace uso di esempi. “Gesù disse tutte queste cose alla folla servendosi di parabole”, leggiamo. “In effetti, senza parabole non parlava loro” (Matteo 13:34). Non possiamo fare a meno di ammirare la sua impareggiabile capacità di insegnare verità profonde tramite cose di ogni giorno. Agricoltori che seminano, donne che preparano il pane, bambini che giocano nella piazza del mercato, pescatori che ritirano le reti, pastori che cercano la pecora smarrita: queste erano cose che gli ascoltatori avevano visto molte volte. Verità importanti, se collegate a cose familiari, si imprimono rapidamente e profondamente nella mente e nel cuore di chi ascolta (Matteo 11:16-19; 13:3-8, 33, 47-50; 18:12-14).
11 Gesù spesso si serviva di parabole, brevi storie che insegnano una morale o una verità spirituale. Dato che le storie si capiscono e si ricordano più facilmente delle idee astratte, le parabole hanno contribuito a preservare gli insegnamenti di Gesù. In molte parabole Gesù descrisse il Padre con immagini che non si potevano dimenticare tanto facilmente. Per esempio, non è difficile capire il senso della parabola del figlio prodigo: quando un peccatore mostra sincero pentimento, Geova prova compassione e lo riaccoglie teneramente (Luca 15:11-32).
12. (a) In che modo Gesù si serviva di domande nel suo insegnamento? (b) Come mise a tacere coloro che mettevano in dubbio la sua autorità?
12 Abile uso di domande. Gesù si serviva di domande affinché gli ascoltatori traessero le proprie conclusioni, esaminassero i propri motivi o prendessero decisioni (Matteo 12:24-30; 17:24-27; 22:41-46). Quando i capi religiosi misero in dubbio che la sua autorità venisse da Dio, Gesù rispose: “Il battesimo di Giovanni era dal cielo o dagli uomini?” Sconcertati dalla domanda, ragionavano fra loro: “Se rispondiamo: ‘Dal cielo’, dirà: ‘Perché, dunque, non gli avete creduto?’ Ma come facciamo a rispondere: ‘Dagli uomini’?” Infatti “avevano [...] paura della folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse stato veramente un profeta”. Alla fine risposero: “Non lo sappiamo” (Marco 11:27-33; Matteo 21:23-27). Con una semplice domanda Gesù li lasciò senza parole e rivelò la perfidia del loro cuore.
13-15. In che modo la parabola del buon samaritano rivela la sapienza di Gesù?
13 Gesù a volte univa i due metodi inserendo negli esempi alcune domande che facevano riflettere. Quando un giurista ebreo gli chiese cosa doveva fare per ottenere la vita eterna, Gesù gli disse di consultare la Legge mosaica, che comandava di amare Dio e il prossimo. Volendo mostrarsi giusto, l’uomo chiese: “Chi è davvero il mio prossimo?” Gesù rispose raccontando una storia. Un ebreo viaggiava da solo quando fu assalito dai briganti, che lo lasciarono mezzo morto. Passarono due ebrei, prima un sacerdote e poi un levita. Entrambi lo ignorarono. Ma poi arrivò un samaritano che si impietosì, gli fasciò delicatamente le ferite e lo portò al sicuro in una locanda dove potesse rimettersi. Per concludere la storia, Gesù chiese a chi gli aveva fatto la domanda: “Chi di questi tre ti sembra che si sia comportato da prossimo nei confronti dell’uomo che cadde vittima dei briganti?” L’uomo si trovò costretto a rispondere: “Quello che agì con misericordia verso di lui” (Luca 10:25-37).
14 In che modo la parabola rivela la sapienza di Gesù? Ai suoi giorni, con il termine “prossimo” gli ebrei si riferivano solo a chi osservava le loro tradizioni, non certo ai samaritani (Giovanni 4:9). Se Gesù avesse raccontato la storia scegliendo come vittima un samaritano e come soccorritore un ebreo, avrebbe abbattuto il pregiudizio? Saggiamente formulò la storia in modo che un samaritano si prendesse tenera cura di un ebreo. Notate, inoltre, la domanda che fece alla fine della storia. Evidenziò il senso del termine “prossimo”. Il giurista, in pratica, voleva sapere: “Chi dovrebbe essere l’oggetto del mio amore verso il prossimo?” Gesù invece chiese: “Chi di questi tre ti sembra che si sia comportato da prossimo?” Non si concentrò su colui che aveva ricevuto le cure, la vittima, ma su colui che aveva mostrato benignità, il samaritano. Chi si comporta veramente da prossimo prende l’iniziativa nel mostrare amore ad altri indipendentemente dalla loro origine etnica. Gesù non avrebbe potuto essere più chiaro.
15 Non è difficile capire perché le persone “erano stupite del suo modo d’insegnare” ed erano attratte da lui (Matteo 7:28, 29). Una volta “una grande folla” rimase con lui per tre giorni, pur non avendo niente da mangiare (Marco 8:1, 2).
Il suo modo di vivere
16. In che modo Gesù dimostrò “con i fatti” di essere guidato dalla sapienza divina?
16 Il terzo campo in cui Gesù rispecchiò la sapienza di Geova è il suo modo di vivere. La sapienza funziona, dà ottimi risultati. “Qualcuno, tra voi, pensa di essere saggio?”, chiese il discepolo Giacomo. Rispose lui stesso, dicendo: “Lo faccia vedere con i fatti, comportandosi bene” (Giacomo 3:13, Parola del Signore). Gesù dimostrò con il comportamento, “con i fatti”, di essere guidato dalla sapienza divina. Vediamo come dimostrò sano giudizio sia nel suo modo di vivere che nei rapporti con gli altri.
17. Che indicazioni abbiamo che Gesù aveva un equilibrio perfetto nella vita?
17 Avete notato che chi ha poco giudizio spesso va agli estremi? Ci vuole saggezza per essere equilibrati. Dato che rispecchiava la sapienza divina, Gesù aveva un equilibrio perfetto. Soprattutto, metteva le cose spirituali al primo posto nella vita. Era molto impegnato a predicare la buona notizia. “È per questo che sono venuto”, disse (Marco 1:38). Per lui le cose materiali non erano di primaria importanza; sembra che materialmente avesse ben poco (Matteo 8:20). Comunque non era un asceta. Come suo Padre, il “felice Dio”, Gesù era felice e contribuì alla felicità degli altri (1 Timoteo 1:11; 6:15). Quando andò a una festa nuziale — occasione tipicamente contrassegnata da musica, canti e allegria — non era lì per fare il guastafeste. Quando il vino finì, trasformò l’acqua in ottimo vino, una bevanda che “rallegra il cuore dell’uomo” (Salmo 104:15; Giovanni 2:1-11). Gesù accettò molti inviti a pranzo, e spesso ne approfittò per insegnare (Luca 10:38-42; 14:1-6).
18. In che modo Gesù manifestò un giudizio ineccepibile nei rapporti con i discepoli?
18 Gesù manifestò un giudizio ineccepibile nei rapporti con gli altri. La profonda conoscenza della natura umana gli permise di farsi un’opinione corretta dei suoi discepoli. Sapeva bene che non erano perfetti, ma riconosceva le loro buone qualità. Vedeva il potenziale di quegli uomini che Geova aveva attirato (Giovanni 6:44). Nonostante le loro mancanze, Gesù fu disposto a fidarsi di loro. A dimostrazione di questa fiducia, delegò loro una seria responsabilità. Li incaricò di predicare la buona notizia, ed ebbe fiducia nella loro capacità di assolvere quell’incarico (Matteo 28:19, 20). Il libro degli Atti attesta che i discepoli portarono avanti fedelmente l’opera che aveva comandato loro di svolgere (Atti 2:41, 42; 4:33; 5:27-32). È dunque chiaro che Gesù era stato saggio a fidarsi di loro.
19. In che modo Gesù dimostrò di essere “mite e modesto di cuore”?
19 Come abbiamo notato nel capitolo 20, la Bibbia associa alla sapienza l’umiltà e la mitezza. Geova, naturalmente, costituisce il massimo esempio al riguardo. Ma che dire di Gesù? È rincuorante vedere l’umiltà che Gesù dimostrò con i discepoli. Essendo un uomo perfetto, era superiore a loro, eppure non li guardò mai dall’alto in basso. Non cercò mai di farli sentire inferiori o incompetenti. Al contrario, teneva conto dei loro limiti e aveva pazienza di fronte alle loro mancanze (Marco 14:34-38; Giovanni 16:12). Non è significativo che perfino i bambini si sentissero a proprio agio con Gesù? Sicuramente erano attratti da lui perché si accorgevano che era “mite e modesto di cuore” (Matteo 11:29; Marco 10:13-16).
20. In che modo Gesù manifestò ragionevolezza nei confronti della donna non ebrea la cui figlia era indemoniata?
20 Gesù rispecchiò l’umiltà di Dio anche in un altro modo importante. Era ragionevole, cioè disposto a cedere, quando c’era una buona ragione per mostrare misericordia. Pensate, per esempio, alla volta in cui una donna non ebrea lo pregò di sanare la figlia indemoniata. Gesù inizialmente le fece capire in tre modi che non l’avrebbe aiutata: primo, evitando di risponderle; secondo, dicendo in modo diretto che era stato mandato alla casa d’Israele, non ai non ebrei; terzo, con un esempio che benevolmente ribadiva il concetto. La donna, però, insisté, mostrando una fede straordinaria. Di fronte a quella circostanza eccezionale, come reagì Gesù? Fece esattamente quello che aveva detto che non avrebbe fatto: sanò la figlia della donna (Matteo 15:21-28). Un’umiltà notevole, non è vero? E ricordate, l’umiltà è alla radice della vera sapienza.
21. Perché dovremmo sforzarci di imitare la personalità e il modo di parlare e di agire di Gesù?
21 Possiamo essere davvero grati del fatto che i Vangeli ci rivelano le parole e le azioni dell’uomo più saggio che sia mai vissuto! Ricordiamo che Gesù era l’immagine perfetta del Padre. Imitando la personalità e il modo di parlare e di agire di Gesù, coltiveremo la sapienza che viene dall’alto. Nel prossimo capitolo vedremo come possiamo manifestare la sapienza divina nella nostra vita.
a Nei tempi biblici i falegnami costruivano case, fabbricavano mobili e realizzavano attrezzi agricoli. Giustino Martire, che visse nel II secolo E.V., scrisse di Gesù: “Mentre [...] era tra gli uomini ha fabbricato, come opere di carpenteria, aratri e gioghi” (Dialogo con Trifone, 88, 8, a cura di G. Visonà, Edizioni Paoline, Milano, 1988).
b Il verbo greco reso “essere ansiosi” significa “avere la mente distratta”. In Matteo 6:25 si riferisce a un’angosciosa preoccupazione che distrae o divide la mente rendendo la vita infelice.
c Effettivamente la scienza ha dimostrato che preoccupazione e stress eccessivi possono esporre al rischio di malattie cardiovascolari e causare molti altri disturbi che potrebbero accorciare la vita.
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“La sapienza che viene dall’alto” opera nella nostra vita?Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 22
“La sapienza che viene dall’alto” opera nella nostra vita?
1-3. (a) In che modo Salomone manifestò una sapienza straordinaria nel risolvere una disputa fra due madri? (b) Cosa promette di darci Geova, e quali domande possiamo farci?
ERA un caso difficile: due donne si contendevano un bambino. Le donne abitavano nella stessa casa e avevano avuto un bambino a pochi giorni di distanza l’una dall’altra. Uno dei due neonati era morto ed entrambe sostenevano di essere la madre di quello vivo.a Non c’erano altri testimoni dell’accaduto. Probabilmente il caso era stato trattato da una corte di grado inferiore, ma non era stato risolto. Alla fine fu presentato a Salomone, il re di Israele. Il re sarebbe riuscito a scoprire la verità?
2 Dopo aver ascoltato per un po’ le donne che litigavano, Salomone chiese una spada. Poi, con apparente convinzione, ordinò che si tagliasse in due il bambino e se ne desse metà a ciascuna donna. Immediatamente la vera madre supplicò il re di dare il bambino, il suo amato figlio, all’altra, la quale invece continuava a insistere che il bambino fosse tagliato a metà. Adesso Salomone conosceva la verità. Sapeva bene quanta tenerezza prova una madre per il figlio che ha partorito, e questo lo aiutò a risolvere la disputa. Immaginate il sollievo della madre quando Salomone le diede il bambino e disse: “È lei la madre” (1 Re 3:16-27).
3 Una sapienza straordinaria, non è vero? Quando gli israeliti seppero come Salomone aveva risolto il caso, furono presi da timore reverenziale, “perché videro che la sapienza di Dio era con lui”. La sapienza di Salomone era un dono di Geova Dio, che gli aveva detto: “Ti darò un cuore saggio e che abbia discernimento” (1 Re 3:12, 28). Ma che dire di noi? Possiamo anche noi ricevere sapienza divina? Sì, perché Salomone fu ispirato a scrivere: “È Geova [...] che dà sapienza” (Proverbi 2:6). Geova promette di dare sapienza — la capacità di fare buon uso di conoscenza, intendimento e discernimento — a chi la ricerca sinceramente. Come possiamo acquistare la sapienza che viene dall’alto? E come possiamo manifestarla nella nostra vita?
Come ‘acquistare sapienza’
4-7. Quali sono quattro cose che dobbiamo fare per acquistare sapienza?
4 Per ricevere sapienza divina occorre avere una grande intelligenza o un’istruzione elevata? No. Geova è pronto a darci la sua sapienza indipendentemente dal nostro ambiente di provenienza o dalla nostra istruzione (1 Corinti 1:26-29). Noi però dobbiamo prendere l’iniziativa, perché la Bibbia ci esorta ad ‘acquistare sapienza’ (Proverbi 4:7). Come possiamo far questo?
5 Primo, dobbiamo temere Dio. “Il timore di Geova è il principio della sapienza [“il primo passo verso la sapienza”, The New English Bible]”, dice Proverbi 9:10. Il timore di Dio è il fondamento della vera sapienza. Perché? Ricordiamo che la sapienza implica la capacità di fare buon uso della conoscenza. Temere Dio non vuol dire avere paura di lui, ma provare nei suoi confronti timore reverenziale, rispetto e fiducia. Un simile timore è salutare e fortemente motivante. Ci spinge a mettere la nostra vita in armonia con ciò che conosciamo della volontà e delle vie di Geova. Non potremmo scegliere una strada migliore, poiché le sue norme procurano sempre il massimo bene a coloro che le seguono.
6 Secondo, dobbiamo essere umili e modesti. Non può esistere sapienza divina senza umiltà e modestia (Proverbi 11:2). Perché? Se siamo umili e modesti, saremo pronti ad ammettere che non sappiamo tutto, che le nostre opinioni non sempre sono corrette e che abbiamo bisogno di sapere come la pensa Geova. Lui “si oppone ai superbi”, ma è felice di concedere sapienza a chi è umile (Giacomo 4:6).
7 Terzo, dobbiamo studiare la scritta Parola di Dio in cui è rivelata la sua sapienza. Per acquistare questa sapienza dobbiamo fare lo sforzo di ricercarla (Proverbi 2:1-5). Quarto, dobbiamo pregare. Se chiediamo sinceramente sapienza a Dio, lui ce la darà generosamente (Giacomo 1:5). Le nostre preghiere per avere l’aiuto dello spirito santo non rimarranno inascoltate. E il suo spirito può permetterci di trovare nella sua Parola i tesori che ci aiuteranno a risolvere problemi, evitare pericoli e prendere sagge decisioni (Luca 11:13).
Per acquistare sapienza divina dobbiamo fare lo sforzo di ricercarla
8. Da cosa si vedrà se abbiamo acquistato davvero sapienza divina?
8 Come abbiamo visto nel capitolo 17, la sapienza di Geova è pratica. Quindi, se abbiamo acquistato davvero sapienza divina, lo si vedrà dal nostro comportamento. Il discepolo Giacomo descrisse i frutti della sapienza divina con queste parole: “La sapienza che viene dall’alto è prima di tutto pura, poi pacifica, ragionevole, pronta a ubbidire, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, non ipocrita” (Giacomo 3:17). Mentre esamineremo ciascuno di questi aspetti della sapienza divina, chiediamoci: “La sapienza che viene dall’alto sta operando nella mia vita?”
“Pura, poi pacifica”
9. Cosa significa essere puri, e perché è appropriato che la purezza sia elencata per prima fra le qualità della sapienza?
9 “Prima di tutto pura”. Essere puri significa essere incontaminati interiormente, non solo esteriormente. La Bibbia collega la sapienza con il cuore, ma la sapienza divina non può entrare in un cuore contaminato da motivi, desideri e pensieri cattivi (Proverbi 2:10; Matteo 15:19, 20). Però se il nostro cuore è puro — nella misura in cui può esserlo il cuore di esseri umani imperfetti — ‘ci allontaneremo dal male e faremo il bene’ (Salmo 37:27; Proverbi 3:7). Non è appropriato che la purezza sia elencata per prima fra le qualità della sapienza? Dopotutto, se non siamo moralmente e spiritualmente puri, come possiamo rispecchiare davvero le altre qualità della sapienza che viene dall’alto?
10, 11. (a) Perché è importante essere pacifici? (b) Se ci accorgiamo di aver offeso un compagno di fede, come possiamo promuovere la pace? (Vedi anche la nota in calce.)
10 “Poi pacifica”. La sapienza che viene dall’alto ci spinge a perseguire la pace, che è un aspetto del frutto dello spirito di Dio (Galati 5:22). Ci sforziamo di non infrangere il “vincolo della pace” che tiene unito il popolo di Geova (Efesini 4:3). Inoltre facciamo del nostro meglio per ristabilire la pace quando viene turbata. Perché questo è importante? La Bibbia dice: “Continuate [...] a vivere in pace; e l’Iddio dell’amore e della pace sarà con voi” (2 Corinti 13:11). Quindi finché continueremo a vivere in maniera pacifica, l’Iddio della pace sarà con noi. Il modo in cui trattiamo i compagni di fede influisce direttamente sulla nostra relazione con Geova. Come possiamo dimostrare di essere persone che promuovono la pace? Facciamo un esempio.
11 Cosa dobbiamo fare se ci accorgiamo di aver offeso un compagno di fede? Gesù disse: “Se quindi porti la tua offerta all’altare e lì ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta lì davanti all’altare e va’ via. Prima fa’ pace con tuo fratello, poi torna e presenta la tua offerta” (Matteo 5:23, 24). Possiamo seguire questo consiglio prendendo l’iniziativa di andare dal fratello. Con quale obiettivo? Fare pace con lui.b Per questo dovremmo riconoscere che può sentirsi offeso, e non sminuire i suoi sentimenti. Se lo avviciniamo con l’intento di ristabilire la pace e continuiamo a tenere presente questo obiettivo, probabilmente potremo chiarire qualsiasi malinteso, presentare le dovute scuse e concedere il perdono. Quando ci adoperiamo per fare pace, dimostriamo di essere guidati dalla sapienza divina.
“Ragionevole, pronta a ubbidire”
12, 13. (a) Qual è il significato del termine reso “ragionevole” in Giacomo 3:17? (b) Come possiamo dimostrare di essere ragionevoli?
12 “Ragionevole”. Cosa significa essere ragionevoli? Secondo alcuni biblisti il termine greco originale reso “ragionevole” in Giacomo 3:17 è difficile da tradurre. Trasmette l’idea di essere arrendevoli. Alcuni traduttori hanno usato aggettivi come “mite”, “indulgente” e “comprensivo”. Come possiamo dimostrare che questo aspetto della sapienza che viene dall’alto opera in noi?
13 “La vostra ragionevolezza sia nota a tutti”, si legge in Filippesi 4:5. Un’altra traduzione dice: “Abbiate la reputazione di essere ragionevoli” (The New Testament in Modern English di J. B. Phillips). Notate che non si tratta tanto di come ci vediamo noi, quanto di come ci vedono gli altri, di che reputazione abbiamo. Chi è ragionevole non pretende sempre che la legge venga applicata alla lettera né insiste per fare sempre a modo suo. Anzi è disposto ad ascoltare gli altri e, quando è il caso, ad accontentarli. Nei rapporti con gli altri è anche mite e gentile, non aspro o duro. Questo è essenziale per tutti i cristiani, ma è particolarmente importante per chi serve come anziano. La gentilezza attira, rendendo gli anziani avvicinabili (1 Tessalonicesi 2:7, 8). Tutti facciamo bene a chiederci: “Ho la reputazione di essere comprensivo, arrendevole e gentile?”
14. Come possiamo dimostrare di essere pronti a ubbidire?
14 “Pronta a ubbidire”. La parola greca resa “pronta a ubbidire” ricorre solo in questo passo delle Scritture Greche Cristiane. Secondo un biblista “è usata spesso nell’ambito della disciplina militare”. Può significare “facile a persuadersi” e “sottomesso”. Chi si lascia guidare dalla sapienza che viene dall’alto è pronto a sottomettersi a quello che dicono le Scritture. Non è come quelle persone che, dopo aver preso una decisione, rifiutano di prendere in considerazione qualsiasi fatto che la contraddica; anzi, quando gli viene dimostrato con le Scritture che la sua presa di posizione è sbagliata o che ha tratto conclusioni errate, è pronto a cambiare. Siamo conosciuti come persone pronte a ubbidire?
“Piena di misericordia e di buoni frutti”
15. Cos’è la misericordia, e perché è appropriato che in Giacomo 3:17 “misericordia” e “buoni frutti” siano menzionati insieme?
15 “Piena di misericordia e di buoni frutti”.c La sapienza che viene dall’alto è “piena di misericordia”, quindi la misericordia è un aspetto importante di questa sapienza. Notate che “misericordia” e “buoni frutti” sono menzionati insieme. Ed è appropriato perché, nella Bibbia, il più delle volte la misericordia si riferisce a un interesse concreto per gli altri, una compassione che genera una gran quantità di buone azioni. Un’opera di consultazione definisce la misericordia “sentimento di sofferta partecipazione alla triste situazione altrui, che spinge a fare qualcosa al riguardo”. Quindi la sapienza divina non è fredda, insensibile o puramente intellettuale. Piuttosto è sentita, calorosa e sensibile. In che modo possiamo dimostrare di essere pieni di misericordia?
16, 17. (a) Oltre all’amore per Dio, cosa ci spinge a partecipare all’opera di predicazione, e perché? (b) In quali modi possiamo dimostrare di essere pieni di misericordia?
16 Un modo importante in cui possiamo dimostrarlo è quello di portare ad altri la buona notizia del Regno di Dio. Cosa ci spinge a svolgere quest’opera? Principalmente l’amore per Dio. Tuttavia siamo motivati anche da misericordia, o compassione, per gli altri (Matteo 22:37-39). Oggi molte persone sono “mal ridotte e disperse come pecore senza pastore” (Matteo 9:36). Sono state trascurate e rese spiritualmente cieche da falsi pastori religiosi. Di conseguenza non conoscono i saggi consigli della Parola di Dio né le benedizioni che presto il Regno porterà su questa terra. Se pensiamo ai bisogni spirituali delle persone intorno a noi, la compassione sincera ci spingerà a fare tutto il possibile per parlare loro dell’amorevole proposito di Geova.
Quando mostriamo misericordia, o compassione, rispecchiamo “la sapienza che viene dall’alto”
17 In quali altri modi possiamo dimostrare di essere pieni di misericordia? Ricordiamo la parabola, narrata da Gesù, del samaritano che trovò lungo la strada un viaggiatore che era stato derubato e picchiato. Mosso a compassione, il samaritano “agì con misericordia”, fasciandogli le ferite e prendendosi cura di lui (Luca 10:29-37). Quindi la misericordia presuppone che si offra aiuto pratico a chi è nel bisogno. La Bibbia ci dice di “[fare] del bene a tutti, ma specialmente a quelli che appartengono alla nostra famiglia della fede” (Galati 6:10). Consideriamo alcuni modi in cui possiamo farlo. Forse potremmo dare un passaggio a un fratello anziano per andare all’adunanza. Potremmo aiutare una sorella rimasta vedova che ha bisogno di fare delle riparazioni in casa (Giacomo 1:27). Oppure potremmo dire “una parola buona” a qualcuno che è scoraggiato per tirarlo su di morale (Proverbi 12:25). Quando mostriamo misericordia in questi modi, diamo prova del fatto che la sapienza che viene dall’alto opera in noi.
“Imparziale, non ipocrita”
18. Se siamo guidati dalla sapienza che viene dall’alto, cosa dobbiamo sforzarci di sradicare dal nostro cuore, e perché?
18 “Imparziale”. La sapienza divina aiuta a vincere pregiudizi razziali e orgoglio nazionalistico. Se siamo guidati da questa sapienza, ci sforzeremo di sradicare dal nostro cuore ogni tendenza a fare favoritismi (Giacomo 2:9). Non riserviamo un trattamento preferenziale ad alcuni a motivo della loro cultura, della loro situazione economica o delle responsabilità che hanno nella congregazione; e non disprezziamo nessuno dei nostri compagni di fede, per quanto umili possano sembrare le loro origini. Se Geova li ha ritenuti degni del suo amore, dobbiamo senz’altro ritenerli degni del nostro.
19, 20. (a) Qual è l’origine della parola greca resa “ipocrita”? (b) Come manifestiamo “affetto fraterno senza ipocrisia”, e perché è importante?
19 “Non ipocrita”. Il termine greco reso “ipocrita” può riferirsi a “un attore che interpretava una parte”. Anticamente gli attori greci e romani portavano grandi maschere. Quindi la parola greca per “ipocrita” finì per riferirsi a un simulatore o a un imbroglione. Questo aspetto della sapienza divina dovrebbe influire non solo sul modo in cui trattiamo i compagni di fede, ma anche su quello che proviamo per loro.
20 L’apostolo Pietro osservò che l’“ubbidienza alla verità” dovrebbe produrre “un affetto fraterno senza ipocrisia” (1 Pietro 1:22). L’affetto che mostriamo ai nostri fratelli non dev’essere solo di facciata. Non indossiamo una maschera né recitiamo una parte per ingannare gli altri. Il nostro affetto deve essere sincero, profondo. Così i nostri compagni di fede si fideranno di noi, perché sapranno che siamo proprio quello che appariamo. Questa sincerità prepara la strada a rapporti franchi e onesti tra cristiani e contribuisce a creare un’atmosfera serena nella congregazione.
“Custodisci la saggezza”
21, 22. (a) Perché Salomone non custodì la saggezza? (b) Come possiamo custodire la saggezza, e quali saranno i benefìci?
21 La sapienza divina è un dono di Geova che dobbiamo salvaguardare. Salomone disse: “Figlio mio, [...] custodisci la saggezza e la capacità di riflettere” (Proverbi 3:21). Purtroppo Salomone non lo fece. Rimase saggio finché ebbe un cuore ubbidiente, ma alla fine le sue numerose mogli straniere allontanarono il suo cuore dalla pura adorazione di Geova (1 Re 11:1-8). Quello che successe a Salomone indica che la conoscenza serve a poco se non se ne fa buon uso.
22 Come possiamo custodire la saggezza? Dobbiamo non solo leggere regolarmente la Bibbia e le pubblicazioni bibliche provvedute dallo “schiavo fedele e saggio”, ma anche sforzarci di mettere in pratica quello che impariamo (Matteo 24:45). Abbiamo ogni ragione di manifestare la sapienza divina: ci permette di vivere meglio già da ora e di “afferrare saldamente la vera vita”, la vita nel nuovo mondo di Dio (1 Timoteo 6:19). E, cosa ben più importante, coltivando la sapienza che viene dall’alto ci avviciniamo maggiormente alla Fonte di ogni sapienza, Geova Dio.
a In 1 Re 3:16 si dice che le due donne erano prostitute. “Può darsi che quelle donne non fossero prostitute nel vero senso della parola, ma donne, ebree o, molto probabilmente, di origine straniera, che avevano commesso fornicazione”, dice Perspicacia nello studio delle Scritture, edito dai Testimoni di Geova.
b L’espressione greca resa “fare pace” può significare “cambiare l’inimicizia in amicizia”, “riconciliarsi”, “ristabilire i normali rapporti o l’armonia”. Perciò il nostro obiettivo è quello di produrre un cambiamento, di eliminare, se possibile, il rancore dal cuore della persona offesa (Romani 12:18).
c Un’altra traduzione rende queste parole “piena di compassione e opere buone” (A Translation in the Language of the People di C. B. Williams).
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“Lui per primo ci ha amato”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 23
“Lui per primo ci ha amato”
1-3. Quali sono alcuni fattori che resero la morte di Gesù diversa da ogni altra?
QUASI 2.000 anni fa, in un giorno di primavera, un uomo innocente subì un processo, fu condannato per reati che non aveva commesso e poi fu torturato e ucciso. Non fu la prima esecuzione capitale crudele e ingiusta della storia e, purtroppo, neanche l’ultima. Eppure quella non fu una morte qualunque.
2 Mentre nelle ultime ore di agonia quell’uomo soffriva, il cielo stesso rivelò l’importanza di quell’avvenimento. Benché fosse circa mezzogiorno, le tenebre calarono improvvisamente sul paese. Come disse uno storico, “[venne] a mancare la luce del sole” (Luca 23:44, 45). Poi, appena prima di esalare l’ultimo respiro, l’uomo pronunciò queste parole indimenticabili: “È compiuto!” In effetti, sacrificando la sua vita, portò a termine qualcosa di meraviglioso. Il suo sacrificio fu il più grande atto d’amore che sia mai stato compiuto da un essere umano (Giovanni 15:13; 19:30).
3 Quell’uomo, naturalmente, era Gesù Cristo. Le sue sofferenze e la sua morte in quel triste giorno, il 14 nisan del 33 E.V., sono ben note. Tuttavia è stato spesso ignorato un fatto importante. Per quanto Gesù soffrisse intensamente, qualcun altro soffrì ancora di più. Infatti quel giorno qualcuno fece un sacrificio ancora maggiore: il più grande atto d’amore mai compiuto nell’universo. Di cosa si tratta? La risposta ci insegnerà qualcosa sulla qualità dominante di Geova: l’amore.
Il più grande atto d’amore
4. Come mai un centurione si rese conto che Gesù non era un uomo comune, e quale conclusione trasse?
4 Il centurione romano presente all’esecuzione rimase stupito sia per le tenebre che precedettero la morte di Gesù sia per il violento terremoto che la seguì, e disse: “Di sicuro questo era il Figlio di Dio!” (Matteo 27:54). Gesù non era certo un uomo comune. Quel soldato aveva partecipato all’esecuzione del Figlio unigenito dell’Iddio Altissimo! Quanto era caro questo Figlio a suo Padre?
5. Come si potrebbe illustrare l’enorme quantità di tempo che Geova e suo Figlio trascorsero insieme in cielo?
5 La Bibbia definisce Gesù “il primogenito di tutta la creazione” (Colossesi 1:15). Pensate, il Figlio di Geova esisteva prima dell’universo fisico. Per quanto tempo il Padre e il Figlio erano stati insieme? Alcuni scienziati calcolano che l’universo abbia 13 miliardi di anni. Riuscite a immaginare un tempo così lungo? Per dare un’idea di questo arco temporale, un planetario espone una linea del tempo lunga 110 metri. Quando i visitatori vi passano davanti, ogni passo che fanno corrisponde a circa 75 milioni di anni. Alla fine di questa linea tutta la storia dell’umanità è rappresentata da un unico tratto dello spessore di un capello. Eppure, anche se questa stima fosse corretta, l’intera linea del tempo non sarebbe abbastanza lunga per rappresentare la durata della vita del Figlio di Geova. Che attività svolse in tutto quel tempo?
6. (a) Che attività svolse il Figlio di Geova durante la sua esistenza preumana? (b) Che tipo di vincolo esiste fra Geova e suo Figlio?
6 Il Figlio era felice di servire quale “artefice” accanto al Padre (Proverbi 8:30). La Bibbia dice: “Neppure una cosa venne all’esistenza senza [il Figlio]” (Giovanni 1:3). Quindi Geova e suo Figlio operarono insieme per portare all’esistenza tutte le altre cose. Che momenti felici, emozionanti! Molti converranno che l’amore fra un padre e un figlio è molto intenso. E l’amore “è un legame che unisce perfettamente” (Colossesi 3:14). Chi di noi può immaginare quanto sia forte un vincolo che esiste da un periodo di tempo così lungo? Chiaramente Geova Dio e suo Figlio sono uniti dal più forte vincolo di amore che si sia mai formato.
7. Quando Gesù si battezzò, in che modo Geova espresse i suoi sentimenti riguardo a suo Figlio?
7 Comunque, il Padre mandò il Figlio sulla terra perché nascesse come un bambino. Questo significò che per alcuni decenni Geova dovette rinunciare all’intima compagnia del suo amato Figlio in cielo. Con vivo interesse osservò dal cielo Gesù che cresceva e diventava un uomo perfetto. A 30 anni circa Gesù si battezzò. Non dobbiamo tirare a indovinare cosa provò Geova, poiché lui stesso disse dal cielo: “Questo è mio Figlio, il mio amato Figlio, che io ho approvato” (Matteo 3:17). Quanto sarà stato contento vedendo che Gesù faceva tutto quello che era stato profetizzato, tutto quello che era richiesto da lui! (Giovanni 5:36; 17:4).
8, 9. (a) Cosa subì Gesù il 14 nisan del 33 E.V., e come influì questo sul suo Padre celeste? (b) Perché Geova permise che suo Figlio soffrisse e morisse?
8 Cosa provò invece Geova il 14 nisan del 33 E.V.? Cosa provò mentre Gesù veniva tradito e poi arrestato da una folla nella notte? Mentre veniva abbandonato dagli amici e sottoposto a un processo illegale? Mentre lo deridevano, gli sputavano in faccia e lo prendevano a pugni? Mentre lo flagellavano e riducevano il suo dorso a brandelli? Mentre veniva inchiodato, mani e piedi, e appeso a un palo di legno, e la gente lo insultava? Come si sentì il Padre quando il suo amato Figlio lo invocò agonizzante? Come si sentì quando Gesù esalò l’ultimo respiro e, per la prima volta dall’inizio della creazione, cessò di esistere? (Matteo 26:14-16, 46, 47, 56, 59, 67; 27:38-44, 46; Giovanni 19:1).
9 Non ci sono parole che possano descrivere il dolore che Geova provò per la morte di suo Figlio. Quello che si può dire è il motivo per cui permise che accadesse. Perché fu disposto a soffrire così tanto? In Giovanni 3:16, un versetto biblico così importante da essere definito il Vangelo in miniatura, Geova ci rivela una verità meravigliosa. Il versetto dice: “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito, affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. Quindi il motivo per cui Geova fu disposto a soffrire è l’amore. Il dono che Geova ci ha fatto mandando suo Figlio a soffrire e morire per noi è il più grande atto d’amore che sia mai stato compiuto.
“Dio [...] ha dato il suo Figlio unigenito”
Definizione dell’amore di Dio
10. Qual è un bisogno dell’uomo, e cosa è accaduto al significato della parola “amore”?
10 Cosa significa la parola “amore”? L’amore è stato definito il più grande bisogno dell’uomo. Da quando nascono a quando muoiono, gli esseri umani rincorrono l’amore, sono felici quando si sentono amati, soffrono e addirittura muoiono se ne sono privati. Tuttavia è sorprendente come l’amore sia difficile da definire. Certo, tutti ne parlano molto. C’è un’infinità di libri, canzoni e poesie sull’amore, che però non sempre aiutano a capire cos’è veramente. Anzi, si abusa di questa parola al punto che il suo vero significato è sempre più confuso.
11, 12. (a) In che modo la Bibbia ci insegna cos’è l’amore? (b) Quali tipi di amore erano descritti da termini del greco antico, e quale termine per “amore” è usato più spesso nelle Scritture Greche Cristiane? (Vedi anche la nota in calce.) (c) Che idea trasmette spesso il termine agàpe nelle Scritture?
11 La Bibbia invece insegna chiaramente cos’è l’amore. Nell’Expository Dictionary of New Testament Words, il biblista Vine osserva: “L’amore si può riconoscere solo dalle azioni che determina”. Gli atti di Geova di cui si parla nella Bibbia ci insegnano molto riguardo al suo amore, al benevolo affetto che prova per le sue creature. Pensate al supremo atto d’amore di Geova descritto sopra: niente potrebbe descrivere meglio cos’è l’amore. Nei prossimi capitoli sono riportati molti altri esempi concreti dell’amore di Geova. Inoltre possiamo farci un’idea più chiara esaminando i termini biblici originali resi “amore”. Nel greco antico esistevano quattro termini per “amore”.a Di questi, quello usato più spesso nelle Scritture Greche Cristiane è agàpe. Un dizionario biblico lo definisce “il termine più vigoroso che si possa immaginare per amore”. Perché?
12 Nell’uso biblico il termine agàpe spesso trasmette l’idea di amore che è guidato da princìpi. Quindi comporta più di uno slancio emotivo verso un’altra persona. Ha una portata più ampia; questo tipo di amore è più riflessivo e ponderato. Soprattutto, l’amore cristiano è totalmente altruistico. Per esempio, esaminiamo di nuovo Giovanni 3:16. Cos’è il “mondo” che Dio ha tanto amato da essere disposto a dare il suo Figlio unigenito? È il mondo del genere umano redimibile, di cui fanno parte molti che hanno un comportamento peccaminoso. Questo significa che Geova considera ciascuno di loro un amico, amandolo come amò il fedele Abraamo? (Giacomo 2:23). No, ma mostra amorevolmente bontà a tutti, anche se gli è costato molto. Vuole che tutti si pentano e cambino vita (2 Pietro 3:9). Molti lo fanno ed egli è felice di accoglierli come amici.
13, 14. Cosa indica che l’amore cristiano spesso include un caloroso affetto?
13 Qualcuno, però, si fa un’idea sbagliata del significato della parola agàpe nell’uso biblico. Pensa che si tratti di un amore freddo, intellettuale. Invece l’amore cristiano spesso include un caloroso affetto. Per esempio, Giovanni usò il verbo agapào quando scrisse: “Il Padre ama il Figlio”. Questo amore è privo di affetto caloroso? No, perché Gesù, quando disse “il Padre vuole bene al Figlio”, usò il verbo filèo (Giovanni 3:35; 5:20). Quindi l’amore di Geova include spesso il tenero affetto. Tuttavia il suo amore non è mai governato solo dai sentimenti. È sempre guidato dai suoi saggi e giusti princìpi.
14 Come abbiamo visto, tutte le qualità di Geova sono perfette e ci attraggono, ma quella che ci attrae di più è l’amore. Niente ci avvicina di più a Geova. Siamo felici che l’amore sia anche la sua qualità dominante. Come facciamo a saperlo?
“Dio è amore”
15. Cosa dice la Bibbia riguardo all’amore di Geova, e in che senso questa affermazione è unica? (Vedi anche la nota in calce.)
15 La Bibbia dice riguardo all’amore qualcosa che non dice mai riguardo alle altre principali qualità di Geova. Non dice che Dio è potenza né che Dio è giustizia e neanche che Dio è sapienza. Egli possiede queste qualità, ne è la Fonte ultima e nel manifestarle non ha uguali. Della quarta qualità, invece, viene detto qualcosa di più profondo: “Dio è amore” (1 Giovanni 4:8).b Cosa significa questo?
16-18. (a) Perché la Bibbia dice che “Dio è amore”? (b) Di tutte le creature esistenti sulla terra, perché l’uomo è un simbolo appropriato dell’amore di Geova?
16 “Dio è amore” non è una semplice equazione, come dire “Dio uguale amore”. Non si possono invertire i termini e dire che “l’amore è Dio”. Geova è molto più di una qualità astratta. È una Persona con un’ampia gamma di sentimenti e caratteristiche oltre all’amore. Eppure l’amore è profondamente radicato in Geova. A proposito di questo versetto un’opera di consultazione dice: “L’amore è l’essenza o la natura di Dio”. Si potrebbe ragionare in questo modo: la potenza permette a Geova di agire, la giustizia e la sapienza determinano il suo modo di agire, ma è l’amore che lo motiva ad agire. E l’amore è sempre presente nel modo in cui manifesta le altre qualità.
17 Spesso si dice che Geova è la personificazione stessa dell’amore. Quindi se vogliamo saperne di più riguardo all’amore basato sui princìpi, dobbiamo conoscere Geova. Naturalmente possiamo vedere questa bella qualità anche negli esseri umani. Perché? Al momento della creazione, rivolgendosi evidentemente a suo Figlio, Geova pronunciò queste parole: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza” (Genesi 1:26). Di tutte le creature esistenti sulla terra, solo gli uomini e le donne possono decidere di amare e imitare così il loro Padre celeste. Ricorderete che Geova si servì di varie creature per simboleggiare le sue qualità principali. Eppure scelse la più elevata creazione terrestre, l’uomo, come simbolo della sua qualità dominante, l’amore (Ezechiele 1:10).
18 Se mostriamo un amore altruistico, basato sui princìpi, rispecchiamo la qualità dominante di Geova. L’apostolo Giovanni infatti scrisse: “Noi amiamo perché lui per primo ci ha amato” (1 Giovanni 4:19). Ma in quali modi Geova ci ha amato per primo?
Geova prese l’iniziativa
19. Perché si può dire che l’amore ebbe un ruolo determinante nell’opera creativa di Geova?
19 L’amore non è qualcosa di nuovo. Dopotutto, cosa spinse Geova a iniziare a creare? Non che si sentisse solo e avesse bisogno di compagnia. Geova è completo e autosufficiente, non gli manca niente che qualcun altro possa dargli. L’amore, una qualità attiva, naturalmente lo spinse a voler rendere partecipi della sua gioia creature intelligenti che potessero apprezzare un simile dono. “Il principio della creazione di Dio” fu il suo Figlio unigenito (Rivelazione 3:14). Poi Geova si servì di questo “artefice” per portare all’esistenza tutte le altre cose, a partire dagli angeli (Giobbe 38:4, 7; Colossesi 1:16). Dotati di libertà, intelligenza e sentimenti, questi potenti spiriti avevano la possibilità di stringere legami affettivi fra loro e soprattutto con Geova Dio (2 Corinti 3:17). Quindi amavano perché prima erano stati amati.
20, 21. Quali prove avevano Adamo ed Eva che Geova li amava, ma quale fu la loro reazione?
20 Lo stesso si può dire dell’umanità. All’inizio Adamo ed Eva erano letteralmente circondati dall’amore. Nella loro dimora paradisiaca in Eden, ovunque guardassero potevano vedere prove dell’amore di Geova per loro. Notate cosa dice la Bibbia: “Geova Dio piantò un giardino in Eden, verso oriente, e vi mise l’uomo che aveva formato” (Genesi 2:8). Siete mai stati in un giardino o in un parco veramente bello? Cosa vi è piaciuto di più? La luce che filtrava tra le foglie in un angolo ombroso? Lo straordinario assortimento di colori in un tappeto di fiori? Il sottofondo musicale del gorgoglio di un ruscello, del canto degli uccelli e del ronzio degli insetti? Che dire del profumo degli alberi, dei frutti e dei fiori? In ogni caso, nessun parco al mondo si potrebbe paragonare all’Eden. Perché?
21 Quel giardino fu piantato da Geova stesso. Doveva essere di una bellezza indescrivibile. C’era ogni albero bello da vedere e con frutti deliziosi da mangiare. Era grande, ben irrigato e brulicante di un’affascinante varietà di animali. Adamo ed Eva avevano tutto quello che serviva per rendere la vita felice e piena, incluso un lavoro gratificante e una compagnia perfetta. Geova per primo mostrò loro amore, e loro avevano ogni ragione per ricambiarlo. Eppure non lo fecero. Invece di ubbidire amorevolmente al loro Padre celeste, furono egoisti e si ribellarono (Genesi, capitolo 2).
22. In che modo la reazione di Geova alla ribellione in Eden dimostra che il suo amore è leale?
22 Che dolore deve essere stato per Geova! Ma la ribellione lo indusse forse a smettere di amare l’umanità? No! “Il suo amore leale dura per sempre” (Salmo 136:1). Perciò, spinto dall’amore, decise immediatamente di prendere provvedimenti per redimere i discendenti di Adamo ed Eva che avrebbero dimostrato di avere la giusta disposizione di cuore. Come abbiamo visto, in questi provvedimenti era compreso il sacrificio di riscatto del suo amato Figlio, anche se questo gli costò davvero tanto (1 Giovanni 4:10).
23. Qual è una delle ragioni per cui Geova è il “felice Dio”, e a quale importante domanda risponderà il prossimo capitolo?
23 Fin dal principio Geova ha preso l’iniziativa nel mostrare amore all’umanità. “Lui per primo ci ha amato” in moltissimi modi. L’amore favorisce l’armonia e la gioia, quindi Geova è giustamente definito il “felice Dio” (1 Timoteo 1:11). Sorge tuttavia una domanda importante: Geova ci ama davvero individualmente? Il prossimo capitolo tratterà questo argomento.
a Il verbo filèo, che significa “avere affetto”, “voler bene” o “avere simpatia” (ad esempio nei confronti di un amico intimo o di un fratello), ricorre spesso nelle Scritture Greche Cristiane. Un termine derivato da storgè, che indica l’amore per i familiari, è usato in 2 Timoteo 3:3, dove si dice che questo amore sarebbe stato estremamente carente negli ultimi giorni. Il termine èros, che indica l’amore passionale fra uomo e donna, non è presente nelle Scritture Greche Cristiane, anche se nella Bibbia si parla di questo tipo di amore (Proverbi 5:15-20).
b Altre dichiarazioni scritturali sono formulate in modo simile. Per esempio, “Dio è luce” e “Dio è un fuoco consumante” (1 Giovanni 1:5; Ebrei 12:29). Queste però vanno intese come metafore, poiché paragonano Geova a cose materiali. Geova è paragonabile alla luce perché è santo e retto; in lui non ci sono né “tenebre” né impurità. Ed è paragonabile al fuoco per l’uso che fa della potenza distruttiva.
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Niente può “separarci dall’amore di Dio”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 24
Niente può “separarci dall’amore di Dio”
1. Quale pensiero negativo affligge molti, inclusi alcuni veri cristiani?
GEOVA ci ama individualmente? Alcuni non fanno fatica a credere che Dio ami l’umanità in generale, come dice Giovanni 3:16. Tuttavia pensano: “Dio non potrebbe mai amare proprio me”. Anche i veri cristiani potrebbero a volte avere dei dubbi al riguardo. Scoraggiato, un uomo disse: “Trovo molto difficile credere che a Dio importi qualcosa di me”. Vi capita di avere dubbi simili?
2, 3. Chi vuol farci credere che non possiamo essere apprezzati e amati da Geova, e come possiamo combattere questa idea?
2 Satana desidera ardentemente farci credere che Geova Dio non ci ami né ci apprezzi. È vero che Satana fa spesso leva sulla vanità e sull’orgoglio degli esseri umani (2 Corinti 11:3). Ma tante volte cerca invece di distruggerne l’autostima (Giovanni 7:47-49; 8:13, 44). Questo è particolarmente vero nei difficili “ultimi giorni” in cui viviamo. Molti oggi crescono in famiglie dove non c’è affetto. Altri hanno continuamente a che fare con persone violente, egoiste e testarde (2 Timoteo 3:1-5). Essendo stati per anni vittime di maltrattamenti, razzismo e odio, forse sono convinti di non essere degni di essere apprezzati e amati.
3 Se provate questi sentimenti negativi, non disperate. Molti di noi a volte sono irragionevolmente duri con sé stessi. Ma ricordate, la Parola di Dio serve per “correggere” idee errate e per “abbattere ciò che è solidamente fortificato” (2 Timoteo 3:16; 2 Corinti 10:4). La Bibbia dice: “Rassicureremo il nostro cuore davanti a lui riguardo a qualunque cosa per cui il cuore possa condannarci, perché Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1 Giovanni 3:19, 20). Esaminiamo quattro modi in cui le Scritture ci aiutano a ‘rassicurare il nostro cuore’ del fatto che Geova ci ama.
Geova ci apprezza
4, 5. In che modo l’esempio dei passeri fatto da Gesù indica che Geova ci apprezza?
4 Primo, la Bibbia insegna in modo chiaro che Dio vede qualche pregio in ogni suo servitore. Per esempio, Gesù disse: “Due passeri non si vendono forse per una moneta di piccolo valore? Eppure nemmeno uno di loro cadrà a terra senza che il Padre vostro lo sappia. Quanto a voi, perfino i capelli della vostra testa sono tutti contati. Perciò non abbiate paura: voi valete più di molti passeri” (Matteo 10:29-31). Vediamo cosa significavano queste parole per chi ascoltava Gesù nel I secolo.
“Voi valete più di molti passeri”
5 Potremmo chiederci perché mai qualcuno vorrebbe comprare un passero. Ai giorni di Gesù i passeri erano gli uccelli commestibili più a buon mercato. Notate che per una moneta di piccolo valore si potevano acquistare due passeri. Poi, però, Gesù affermò che se uno era disposto a spendere due monete, riceveva non quattro passeri, ma cinque. Il passero in più era incluso nel prezzo come se non valesse nulla. Forse quegli uccellini non valevano niente agli occhi degli uomini, ma cosa ne pensava il Creatore? Gesù disse: “Nemmeno uno di loro [neanche quello dato in aggiunta] viene dimenticato da Dio” (Luca 12:6, 7). Adesso forse cominciamo a capire cosa voleva dire Gesù. Se Geova attribuisce un simile valore a un solo passero, pensiamo a quanto deve valere un essere umano! Come spiegò Gesù, Geova conosce tutto di noi: persino i nostri capelli sono contati.
6. Perché siamo certi che Gesù non stava esagerando quando disse che i nostri capelli sono contati?
6 I nostri capelli sono contati? Qualcuno potrebbe dire che in questo caso Gesù stesse esagerando. Pensate, però, alla speranza della risurrezione: Geova deve conoscerci davvero bene per riportarci in vita! Ci apprezza al punto da ricordare ogni particolare, incluso il nostro codice genetico e tutti i ricordi e le esperienze che abbiamo accumulato.a Contare i nostri capelli, che in media sono 100.000, in paragone sarebbe impresa da poco.
Cosa vede Geova in noi?
7, 8. (a) Quali sono alcune qualità che Geova è contento di trovare nelle persone? (b) Quali sono alcune opere che Geova apprezza?
7 Secondo, la Bibbia ci insegna cosa apprezza Geova nei suoi servitori. In poche parole, si compiace delle nostre buone qualità e degli sforzi che facciamo. Il re Davide disse a suo figlio Salomone: “Geova scruta tutti i cuori e discerne ogni inclinazione dei pensieri” (1 Cronache 28:9). Mentre esamina miliardi di esseri umani in questo mondo violento e pieno di odio, che piacere deve provare Dio quando scorge un cuore che ama la pace, la verità e la giustizia! Cosa fa quando trova una persona che lo ama profondamente, e che cerca di conoscerlo e di farlo conoscere ad altri? Geova ci dice che prende nota di coloro che parlano di lui. Ha persino “un libro di memorie” per tutti ‘quelli che hanno timore di Geova e per quelli che meditano sul suo nome’ (Malachia 3:16). Queste cose sono davvero preziose per lui.
8 Quali sono alcune opere buone che Geova apprezza? Certamente gli sforzi che facciamo per imitare suo Figlio, Gesù Cristo (1 Pietro 2:21). Un’opera importante che Geova apprezza è la predicazione della buona notizia del suo Regno. In Romani 10:15 leggiamo: “Quanto sono belli i piedi di quelli che annunciano buone notizie!” Forse normalmente non pensiamo che i nostri piedi siano belli, ma qui rappresentano gli sforzi che i servitori di Geova fanno per predicare la buona notizia. Tutti questi sforzi sono belli e preziosi ai suoi occhi (Matteo 24:14; 28:19, 20).
9, 10. (a) Perché possiamo essere sicuri che Geova apprezza la nostra perseveranza nelle difficoltà? (b) Cosa non fa Geova quando esamina i suoi fedeli servitori?
9 Geova apprezza anche la nostra perseveranza (Matteo 24:13). Ricordate che Satana vuole che abbandoniamo Geova. Ogni giorno in cui restiamo leali a Geova è un altro giorno in cui abbiamo contribuito a fornire una risposta alle accuse di Satana (Proverbi 27:11). A volte non è facile perseverare. Malattie, difficoltà economiche, problemi emotivi e altri ostacoli possono rendere pesante e complicato ogni giorno che passa. Anche le delusioni possono essere motivo di scoraggiamento (Proverbi 13:12). La perseveranza di fronte ai problemi è ancora più preziosa per Geova. Per questo il re Davide chiese a Geova di conservare le sue lacrime in un “otre” e aggiunse fiducioso: “Non sono forse riportate nel tuo libro?” (Salmo 56:8). Sì, Geova apprezza e ricorda tutte le lacrime che abbiamo versato e le difficoltà che abbiamo sopportato per rimanergli leali. Anche queste sono preziose ai suoi occhi.
Geova apprezza la nostra perseveranza di fronte alle prove
10 Nonostante tutto questo, una persona che si autocondanna potrebbe non riconoscere di essere importante agli occhi di Dio. Forse continua a ripetersi: “Gli altri sono migliori di me. Come dev’essere deluso Geova quando mi paragona a loro!” Geova però non fa paragoni; e non è neanche rigido o insensibile (Galati 6:4). Legge il cuore degli esseri umani con grande perspicacia e apprezza ogni cosa buona, anche la più piccola.
Geova scorge il buono che c’è in noi
11. Cosa possiamo imparare riguardo a Geova dal modo in cui trattò il caso di Abia?
11 Terzo, mentre ci esamina, Geova ci vaglia con cura, cercando quello che c’è di buono in noi. Per esempio, quando decretò che l’intera casata apostata del re Geroboamo doveva essere eliminata, Geova ordinò che uno dei figli del re, Abia, ricevesse una sepoltura decorosa. Perché? “Geova, l’Iddio d’Israele, [aveva] trovato qualcosa di buono” in lui (1 Re 14:1, 10-13). Geova aveva vagliato il cuore di quel giovane e vi aveva trovato “qualcosa di buono”. Geova ritenne che valesse la pena di far menzionare nella sua Parola quel qualcosa di buono, per quanto piccolo o insignificante potesse essere. E addirittura ricompensò Abia mostrandogli un appropriato grado di misericordia.
12, 13. (a) In che modo il caso del re Giosafat indica che Geova cerca quello che c’è di buono in noi anche quando pecchiamo? (b) In quanto alle nostre buone opere e alle nostre buone qualità, in che senso Geova si comporta come un Genitore amorevole?
12 Un esempio ancora più positivo è forse quello del buon re Giosafat. Quando il re commise un’azione stolta, il profeta di Geova gli disse: “Per questo motivo Geova è indignato contro di te”. Che parole severe! Il messaggio di Geova, però, proseguiva: “Comunque, in te sono state trovate cose buone” (2 Cronache 19:1-3). Quindi la giusta ira non impedì a Geova di vedere ciò che c’era di buono in Giosafat. Che differenza con gli esseri umani imperfetti! Quando siamo arrabbiati, tendiamo a non vedere quello che c’è di buono negli altri. E quando pecchiamo, il disappunto, la vergogna e il senso di colpa ci impediscono di vedere quello che c’è di buono in noi stessi. Ricordiamo, però, che se ci pentiamo dei nostri peccati e facciamo tutto il possibile per non ripeterli, Geova ci perdona.
13 Mentre ci vaglia, Geova scarta questi peccati proprio come un cercatore d’oro scarta i sassolini privi di valore. Che dire delle nostre buone qualità e delle nostre buone opere? Queste sono le “pepite” che Geova conserva! Avete mai notato che i genitori amorevoli conservano gelosamente i disegni o i compiti dei figli, a volte per decenni, anche dopo che i figli se ne sono dimenticati? Geova è il Genitore più amorevole di tutti. Se gli rimaniamo fedeli, non dimenticherà mai le nostre buone opere e le nostre buone qualità. Anzi considererebbe ingiusto dimenticarle, e lui non è mai ingiusto (Ebrei 6:10). Geova ci vaglia anche in un altro modo.
14, 15. (a) Perché le nostre imperfezioni non impediscono mai a Geova di vedere quello che c’è di buono in noi? Fate un esempio. (b) Cosa farà Geova con le buone qualità che trova in noi, e come considera i suoi servitori fedeli?
14 Geova guarda oltre i nostri difetti e vede il nostro potenziale. Facciamo un esempio. Ci sono degli amanti dell’arte che si impegnano perché dipinti gravemente danneggiati o altri capolavori vengano restaurati. Quando, ad esempio, nella National Gallery di Londra qualcuno danneggiò con un colpo d’arma da fuoco un disegno di Leonardo da Vinci che valeva circa 30 milioni di dollari, nessuno suggerì di buttarlo via solo perché era stato danneggiato. Il restauro di quel capolavoro, che aveva quasi 500 anni, iniziò immediatamente. Perché? Perché era prezioso per gli amanti dell’arte. E voi, non valete più di un disegno a carboncino e gesso? Agli occhi di Dio certamente sì, per quanti danni possa aver fatto in voi l’imperfezione ereditata (Salmo 72:12-14). Geova Dio, il Creatore della famiglia umana, farà quanto è necessario per ridare la perfezione a tutti coloro che si dimostrano grati delle sue amorevoli cure (Atti 3:21; Romani 8:20-22).
15 Sì, Geova vede in noi del buono che forse noi stessi non vediamo. E man mano che lo serviamo, farà crescere quello che c’è di buono in noi finché non saremo perfetti. A prescindere da come ci abbia trattato il mondo di Satana, Geova ci considera preziosi (Aggeo 2:7).
Geova dimostra il suo amore in modo pratico
16. Qual è la massima prova che Geova ci ama, e come facciamo a sapere che questo dono è destinato a noi personalmente?
16 Quarto, Geova ci dimostra il suo amore in molti modi. Sicuramente il sacrificio di riscatto di Cristo è la risposta più efficace alla menzogna satanica secondo cui non siamo degni di essere apprezzati e amati. Non dobbiamo mai dimenticare che la morte straziante di Gesù sul palo di tortura e la sofferenza ancora maggiore di Geova nel veder morire il suo amato Figlio sono la prova del loro amore per noi. Purtroppo molti trovano difficile credere che questo dono sia destinato a loro personalmente. Si sentono indegni. Ricordate che l’apostolo Paolo era stato un persecutore dei seguaci di Cristo, eppure scrisse: “[Il] Figlio di Dio [...] mi ha amato e ha dato sé stesso per me” (Galati 1:13; 2:20).
17. Mediante che cosa Geova ci fa avvicinare a sé e a suo Figlio?
17 Geova ci dimostra il suo amore aiutandoci individualmente ad avvalerci dei benefìci del sacrificio di Cristo. Gesù disse: “Nessuno può venire da me a meno che non lo attiri il Padre, che mi ha mandato” (Giovanni 6:44). Geova in persona ci fa avvicinare a suo Figlio e alla speranza della vita eterna. In che modo? Mediante l’opera di predicazione, con cui veniamo raggiunti individualmente, e mediante il suo spirito santo, che usa per aiutarci a capire e a mettere in pratica le verità spirituali nonostante la nostra imperfezione. Geova può quindi dire a noi quello che disse a Israele: “Ti ho amato di un amore eterno. Per questo ti ho attratto con amore leale” (Geremia 31:3).
18, 19. (a) Qual è il modo più profondo in cui Geova dimostra il suo amore per noi, e cosa indica che lo fa in prima persona? (b) In che modo la Bibbia ci assicura che Geova ci ascolta con empatia?
18 Forse è grazie al privilegio della preghiera che sentiamo l’amore di Geova Dio nel modo più profondo. La Bibbia ci invita a ‘pregarlo di continuo’ (1 Tessalonicesi 5:17). Lui ascolta le nostre preghiere (Salmo 65:2). Non ha delegato questo compito a nessun altro, neanche a suo Figlio. Pensate: il Creatore dell’universo ci esorta ad avvicinarci a lui in preghiera parlandogli liberamente. E quando ci ascolta è forse freddo, impassibile, indifferente? Tutt’altro.
19 Geova ha molta empatia. Che cos’è l’empatia? Un fedele cristiano avanti negli anni disse: “Empatia è provare il tuo dolore nel mio cuore”. Geova è davvero toccato dal nostro dolore? A proposito delle sofferenze degli israeliti, il suo popolo, leggiamo: “Durante tutte le loro sofferenze, soffrì anche lui” (Isaia 63:9). Non solo vedeva cosa stavano passando, ma provava compassione per loro. L’intensità dei suoi sentimenti è evidente dalle parole che lui stesso rivolge ai suoi servitori: “Chi tocca voi tocca la pupilla del mio occhio” (Zaccaria 2:8).b Una cosa del genere sarebbe molto dolorosa. Sì, Geova prova compassione per noi: quando noi soffriamo, lui soffre.
20. Se vogliamo ubbidire al consiglio che si trova in Romani 12:3, quale concetto poco equilibrato dobbiamo evitare?
20 Nessun cristiano equilibrato userebbe una simile prova della stima e dell’amore di Dio come scusa per diventare orgoglioso o egocentrico. L’apostolo Paolo scrisse: “Per l’immeritata bontà che mi è stata mostrata dico a ognuno di voi di non avere un’opinione di sé più alta del dovuto, ma di avere un’opinione di sé che dimostri buon senso, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato” (Romani 12:3). Un’altra traduzione dice: “Dico a ciascuno di voi di non sopravvalutarsi, ma di valutarsi invece nel modo giusto, secondo la misura della fede che Dio gli ha dato” (Parola del Signore). Quindi, pur crogiolandoci al calore dell’amore del nostro Padre celeste, vogliamo essere assennati e ricordare che non possiamo guadagnarci né meritarci l’amore di Dio (Luca 17:10).
21. Quali menzogne sataniche dobbiamo respingere sempre, e con quale verità divina possiamo continuare a rassicurare il nostro cuore?
21 Facciamo ogni sforzo per respingere tutte le menzogne di Satana, inclusa quella secondo cui non valiamo nulla e non siamo degni di essere amati. Forse le esperienze avute nella vita ci hanno insegnato a ritenerci così indegni che Dio non potrebbe mai amarci, a considerare le nostre buone opere così insignificanti che lui non potrebbe mai notarle o i nostri peccati così grandi che la morte del suo prezioso Figlio non potrebbe mai coprirli. Respingiamo con decisione simili menzogne! Continuiamo a rassicurare il nostro cuore con la verità espressa dalle ispirate parole di Paolo: “Sono convinto che né morte, né vita, né angeli, né governi, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né qualsiasi altra creazione potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore” (Romani 8:38, 39).
a Più volte la Bibbia collega la speranza della risurrezione con la memoria di Geova. Il fedele Giobbe disse a Geova: “Mi nascondessi tu nella Tomba, [...] stabilissi per me un limite di tempo e ti ricordassi di me!” (Giobbe 14:13). Gesù menzionò la risurrezione di “tutti quelli che sono nelle tombe commemorative”. Il termine che usò era appropriato perché Geova ricorda perfettamente i morti che intende risuscitare (Giovanni 5:28, 29).
b Alcune traduzioni qui lasciano intendere che chi tocca il popolo di Dio tocca il proprio occhio oppure l’occhio di Israele, e non l’occhio di Dio. Questo errore fu introdotto da alcuni copisti che, volendo arbitrariamente emendare questo passo da loro giudicato irriverente, offuscarono l’intensità dell’empatia di Geova.
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La “tenera compassione del nostro Dio”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 25
La “tenera compassione del nostro Dio”
1, 2. (a) Qual è la reazione naturale di una madre quando il suo bambino piange? (b) Quale sentimento è ancora più forte della compassione di una madre?
IN PIENA notte un neonato piange. La madre si sveglia immediatamente. Il suo sonno non è più così profondo adesso che è nato il suo bambino. Ha imparato a distinguere i vari tipi di pianto, quindi spesso sa dire se il suo bambino ha bisogno di mangiare, di essere coccolato o di essere cambiato. Comunque, indipendentemente dalla ragione per cui il neonato piange, la madre interviene. Non potrebbe mai ignorare i bisogni del figlio.
2 La compassione che una madre prova per il suo bambino è uno dei sentimenti più teneri che gli esseri umani conoscano. Esiste comunque un sentimento che è infinitamente più forte: la tenera compassione del nostro Dio, Geova. Analizzare questa straordinaria qualità ci può aiutare ad avvicinarci maggiormente a Geova. Vediamo, dunque, cos’è la compassione e come la manifesta il nostro Dio.
Cos’è la compassione?
3. Qual è il significato del verbo ebraico reso “mostrare misericordia” o “avere compassione”?
3 Nella Bibbia c’è una stretta relazione fra compassione e misericordia. Diversi termini ebraici e greci rendono l’idea di tenera compassione. Prendiamo, per esempio, il verbo ebraico rachàm, che spesso è reso “mostrare misericordia” o “avere compassione”. Un’opera di consultazione spiega che il verbo rachàm “esprime un profondo e tenero sentimento di compassione, come quello suscitato dalla vista della debolezza o della sofferenza di chi ci è caro o ha bisogno del nostro aiuto”. Questo termine ebraico, che Geova applica a sé stesso, è affine al sostantivo tradotto “grembo” e si può rendere “compassione materna” (Esodo 33:19; Geremia 33:26).a
“Può una donna dimenticare [...] il figlio del suo grembo?”
4, 5. In che modo la Bibbia si serve dei sentimenti che una madre prova per il suo bambino per farci capire la compassione di Geova?
4 La Bibbia si serve dei sentimenti che una madre prova per il suo bambino per farci capire il significato della compassione di Geova. In Isaia 49:15 leggiamo: “Può una donna dimenticare il suo piccolo o non avere compassione [rachàm] per il figlio del suo grembo? Anche se le madri dovessero dimenticarsi dei propri figli, io non mi dimenticherò mai di te”. Questa descrizione toccante sottolinea la profonda compassione che Geova ha per il suo popolo.
5 È difficile immaginare che una madre dimentichi di allattare il suo bambino e di prendersene cura. Dopotutto un neonato è indifeso, e ha bisogno delle attenzioni e dell’affetto della madre giorno e notte. Purtroppo si sente spesso parlare di neonati abbandonati dalla madre, specialmente in questi “tempi difficili” caratterizzati da mancanza di “affetto naturale” (2 Timoteo 3:1, 3, nota in calce). Geova invece dichiara: “Io non mi dimenticherò mai di te”. La tenera compassione che Geova prova per i suoi servitori non viene mai meno. È immensamente più forte del più tenero sentimento naturale che si possa immaginare: la compassione che una madre normalmente prova per il suo bambino appena nato. Non sorprende che un commentatore abbia detto a proposito di Isaia 49:15: “Questa è una delle espressioni più forti, se non la più forte in assoluto, dell’amore di Dio nell’Antico Testamento”.
6. In che modo molti esseri umani imperfetti hanno considerato la tenera compassione, ma cosa ci assicura Geova?
6 La tenera compassione è segno di debolezza? Molti esseri umani imperfetti sono di questa opinione. Per esempio Seneca, filosofo contemporaneo di Gesù e figura di primo piano della cultura romana, insegnava che “la compassione è un vizio degli animi”.b Seneca era un sostenitore dello stoicismo, corrente filosofica che incoraggiava un’indifferenza priva di emozioni. Il saggio può aiutare chi è in difficoltà, diceva Seneca, ma non deve permettersi di provare compassione, poiché un sentimento del genere lo priverebbe della serenità. Questa veduta egocentrica della vita non dava spazio alla sincera compassione. Ma Geova non è affatto così. Nella sua Parola ci assicura che “è molto compassionevole e misericordioso” (Giacomo 5:11, nota in calce). Come vedremo, la compassione non è una debolezza, ma una qualità forte, vitale. Esaminiamo in che modo Geova, come un genitore amorevole, la manifesta.
Geova mostra compassione alla nazione di Israele
7, 8. Quali sofferenze patirono gli israeliti nell’antico Egitto, e come reagì Geova alle loro sofferenze?
7 La compassione di Geova è evidente dal modo in cui trattò la nazione di Israele. Alla fine del XVI secolo a.E.V. milioni di israeliti erano schiavi in Egitto, dove erano oppressi duramente. Gli egiziani “resero amara la loro vita con il duro lavoro, usandoli nella preparazione della malta d’argilla e dei mattoni e in ogni tipo di lavoro servile” (Esodo 1:11, 14). Nella loro angoscia, gli israeliti invocarono l’aiuto di Geova. Come reagì il Dio della tenera compassione?
8 Geova fu mosso a pietà e disse: “Ho visto le sofferenze del mio popolo in Egitto, e ho udito il grido che alza a causa di quelli che lo costringono ai lavori forzati; conosco bene le pene che soffre” (Esodo 3:7). Non poteva vedere le sofferenze degli israeliti né udire le loro grida senza provare pietà per loro. Come abbiamo visto nel capitolo 24 di questo libro, Geova Dio ha molta empatia. E l’empatia, la capacità di immedesimarsi nel dolore altrui, è affine alla compassione. Geova però non si limitò a provare compassione per il suo popolo; si sentì spinto a intervenire in suo favore. Isaia 63:9 dice: “Nel suo amore e nella sua compassione Egli li riscattò”. Con “mano forte” Geova liberò gli israeliti dall’Egitto (Deuteronomio 4:34). Poi provvide loro cibo miracoloso e li fece entrare in un paese fertile.
9, 10. (a) Perché Geova liberò più volte gli israeliti? (b) Dall’oppressione di chi Geova liberò gli israeliti ai giorni di Iefte, e cosa lo spinse a farlo?
9 Geova non smise di mostrare compassione. Una volta stabiliti nella Terra Promessa, gli israeliti ricaddero più volte nell’infedeltà. Quando questo succedeva, soffrivano. Poi però tornavano in sé e invocavano Geova, che più volte li liberò. Perché? “Perché provava compassione per il suo popolo” (2 Cronache 36:15; Giudici 2:11-16).
10 Pensate a quello che accadde ai giorni di Iefte. Gli israeliti si erano sviati e servivano falsi dèi, perciò Geova permise che fossero oppressi per 18 anni dagli ammoniti. Infine si pentirono. La Bibbia ci dice: “Eliminarono di mezzo a loro gli dèi stranieri e servirono Geova, così che egli non poté più sopportare le sofferenze di Israele” (Giudici 10:6-16).c Non appena il suo popolo manifestò sincero pentimento, Geova, il Dio della tenera compassione, non poté più sopportare di vederlo soffrire. Quindi usò Iefte per liberare gli israeliti dalle mani dei loro nemici (Giudici 11:30-33).
11. Cosa impariamo riguardo alla compassione dal modo in cui Geova trattò gli israeliti?
11 Cosa ci insegna riguardo alla tenera compassione il modo in cui Geova trattò la nazione di Israele? Prima di tutto, la compassione non è solo una sentita partecipazione alle avversità altrui. Ripensate all’esempio della madre intenerita dal pianto del suo bambino. Similmente, Geova non è sordo alle invocazioni del suo popolo. La tenera compassione lo spinge ad alleviarne le sofferenze. Inoltre il modo in cui Geova trattò gli israeliti ci insegna che la compassione non è affatto un segno di debolezza, dato che questa tenera qualità lo spinse a compiere un’azione forte, decisiva, a loro favore. Ma Geova mostra compassione solo ai suoi servitori come gruppo?
La compassione di Geova per i singoli individui
12. In che modo la Legge rispecchiava la compassione di Geova per i singoli individui?
12 La Legge che Dio diede alla nazione di Israele evidenziava la sua compassione per i singoli individui. Notate, per esempio, il suo premuroso interesse per i poveri. Geova sapeva che circostanze impreviste potevano far cadere un israelita in povertà. Come andavano trattati i poveri? Geova diede un rigoroso comando agli israeliti: “Non devi indurire il tuo cuore né essere tirchio verso il tuo fratello povero. [...] Devi dargli generosamente, non devi farlo malvolentieri, perché è per questo che Geova tuo Dio benedirà ogni tua opera e attività” (Deuteronomio 15:7, 10). Inoltre comandò agli israeliti di non mietere completamente i margini dei campi e di non raccogliere ciò che restava, in modo da lasciare qualcosa per i bisognosi (Levitico 23:22; Rut 2:2-7). Quando la nazione di Israele osservava questa premurosa disposizione a favore dei poveri, i bisognosi non dovevano mendicare. Tutto questo rispecchiava la tenera compassione di Geova.
13, 14. (a) In che modo le parole di Davide ci assicurano che Geova si interessa di noi individualmente? (b) Come si potrebbe illustrare il fatto che Geova è vicino a chi ha il “cuore affranto” o lo “spirito abbattuto”?
13 Anche oggi il nostro amorevole Dio si interessa di noi individualmente. Possiamo star certi che è ben consapevole di qualsiasi sofferenza ci affligga. Il salmista Davide scrisse: “Gli occhi di Geova sono sui giusti e i suoi orecchi ascoltano le loro grida d’aiuto. [...] Geova è vicino a quelli che hanno il cuore affranto; salva quelli dallo spirito abbattuto” (Salmo 34:15, 18). A proposito delle persone di cui si parla in questo salmo uno studioso osserva: “Hanno il cuore spezzato e lo spirito contrito, cioè sono avvilite a motivo del peccato e mancano di amor proprio; hanno poca stima di sé e nessuna fiducia nei propri meriti”. Quindi quelli che provano questi sentimenti possono pensare che Geova sia molto lontano e che loro siano troppo insignificanti perché lui se ne prenda cura. Ma le cose non stanno così. Le parole di Davide ci assicurano che Geova non abbandona chi ha “poca stima di sé”. Essendo compassionevole, Dio sa che in momenti simili abbiamo più che mai bisogno di lui, e ci è vicino.
14 Riflettete su un episodio. Negli Stati Uniti una madre portò di corsa il suo bambino di due anni all’ospedale perché soffriva di una grave forma di crup. Dopo aver visitato il bambino, i medici dissero alla madre che dovevano trattenerlo fino all’indomani. Dove trascorse la notte la madre? Su una sedia nella stanza dell’ospedale, accanto al letto del figlio. Il suo bambino stava male e lei voleva stargli vicino. Possiamo aspettarci ancora di più dal nostro amorevole Padre celeste. Dopotutto siamo fatti a sua immagine (Genesi 1:26). Le toccanti parole di Salmo 34:18 ci dicono che quando abbiamo il “cuore affranto” o lo “spirito abbattuto”, Geova, come un genitore amorevole, “è vicino” a noi, ci mostra sempre compassione ed è pronto ad aiutarci.
15. In quali modi Geova ci aiuta a livello individuale?
15 In che modo Geova ci aiuta a livello individuale? Anche se non elimina necessariamente la causa delle nostre sofferenze, provvede con generosità dei doni per aiutare chi lo invoca. La sua Parola, la Bibbia, contiene consigli veramente efficaci. Nella congregazione, Geova provvede sorveglianti spiritualmente qualificati, che si sforzano di riflettere la sua compassione aiutando i compagni di fede (Giacomo 5:14, 15). Dato che lui ascolta le preghiere, dà “spirito santo a quelli che glielo chiedono” (Luca 11:13; Salmo 65:2). Questo spirito ci può infondere “potenza oltre il normale” per aiutarci a perseverare fino a quando il Regno di Dio non avrà eliminato tutto ciò che ci causa sofferenza (2 Corinti 4:7). Non siamo grati di tutti questi doni? Non dimentichiamo che sono espressioni della tenera compassione di Geova.
16. Qual è il massimo esempio della compassione di Geova, e in che senso ci riguarda personalmente?
16 Naturalmente il massimo esempio della compassione di Geova è l’aver dato come riscatto per noi la persona a lui più cara. Fu un sacrificio amorevole da parte di Geova e aprì la strada per la nostra salvezza. Non dimentichiamo che il riscatto riguarda personalmente ciascuno di noi. A ragione Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, predisse che questo provvedimento avrebbe esaltato la “tenera compassione del nostro Dio” (Luca 1:78).
In certi casi Geova non mostra compassione
17-19. (a) In che modo la Bibbia mostra che la compassione di Geova ha dei limiti? (b) Cosa fece arrivare al limite la compassione di Geova per il suo popolo?
17 Dobbiamo pensare che la tenera compassione di Geova non abbia limiti? No, infatti la Bibbia indica che Geova giustamente non mostra compassione agli individui che si oppongono alle sue vie (Ebrei 10:28). Per capire il perché, torniamo all’esempio della nazione di Israele.
18 Geova liberò più volte il suo popolo dai nemici, ma alla fine la sua compassione arrivò al limite. Quegli israeliti ostinati praticavano l’idolatria, portando persino idoli disgustosi nel tempio di Geova (Ezechiele 5:11; 8:17, 18). Inoltre ci viene detto che “continuarono a farsi beffe dei messaggeri del vero Dio, disprezzarono le sue parole e derisero i suoi profeti, finché il furore di Geova contro il suo popolo arrivò al punto che non ci fu più rimedio per loro” (2 Cronache 36:16). Gli israeliti arrivarono al punto in cui non c’era più alcun motivo plausibile per mostrare loro compassione e provocarono la giusta ira di Geova. Con quali conseguenze?
19 Non potendo più provare compassione per loro, Geova annunciò: “Non proverò per loro alcuna compassione o pietà, e non avrò nessuna misericordia; niente mi tratterrà dal distruggerli” (Geremia 13:14). Quindi Gerusalemme e il suo tempio furono distrutti e gli israeliti furono portati prigionieri in Babilonia. Che tragedia quando gli esseri umani peccatori diventano così ribelli da oltrepassare i limiti della compassione divina! (Lamentazioni 2:21).
20, 21. (a) Cosa accadrà quando la compassione divina avrà raggiunto il limite? (b) Di quale dono di Geova si parlerà nel prossimo capitolo?
20 Che dire di oggi? Geova non è cambiato. Spinto dalla compassione, ha incaricato i suoi Testimoni di predicare la “buona notizia del Regno” in tutta la terra abitata (Matteo 24:14). Quando le persone ben disposte ascoltano, Geova le aiuta a capire il messaggio del Regno (Atti 16:14). Ma quest’opera non continuerà per sempre. Non sarebbe compassionevole che Geova permettesse a questo mondo malvagio, con tutte le sue sofferenze, di andare avanti all’infinito. Quando la sua compassione avrà raggiunto il limite, Geova interverrà per eseguire il giudizio su questo sistema di cose. Anche allora agirà mosso da compassione, compassione per il suo “santo nome” e per i suoi devoti servitori (Ezechiele 36:20-23). Geova eliminerà la malvagità e darà inizio a un giusto nuovo mondo. Riguardo ai malvagi dichiara: “Il mio occhio non si impietosirà e non mostrerò compassione. Farò ricadere sulla loro testa gli effetti della loro condotta” (Ezechiele 9:10).
21 Fino a quel momento, comunque, Geova proverà compassione, anche per coloro che rischiano di andare incontro alla distruzione. Gli esseri umani peccatori che si pentono sinceramente possono beneficiare del più compassionevole dono di Geova: il perdono. Nel prossimo capitolo esamineremo alcune delle belle metafore bibliche che fanno capire quanto è grande il perdono di Geova.
a Va notato che in Salmo 103:13 il verbo ebraico rachàm indica la misericordia, o compassione, che un padre mostra ai figli.
b La clemenza, II, 4, 4, in Tutte le opere, a cura di G. Reale, Bompiani, Milano, 2000.
c L’espressione resa “egli non poté più sopportare” letteralmente significa “la sua anima si accorciò”, “la sua pazienza si esaurì”. La versione della CEI legge: “Non tollerò più la tribolazione d’Israele”.
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Un Dio che è “pronto a perdonare”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 26
Un Dio che è “pronto a perdonare”
1-3. (a) Quale pesante fardello portava il salmista Davide, e come trovò conforto? (b) Quando pecchiamo, quale peso portiamo, ma cosa ci assicura Geova?
“I MIEI errori gravano sulla mia testa”, scrisse il salmista Davide. “Sono un carico pesante, troppo pesante per me. [...] Sono pietrificato, sono distrutto” (Salmo 38:4, 8). Davide sapeva quanto poteva essere pesante il fardello di una coscienza sporca, ma trovò conforto per il suo cuore turbato. Comprese che anche se Geova odia il peccato, non odia il peccatore se questi è veramente pentito e abbandona la sua condotta sbagliata. Con piena fiducia che Geova è disposto a mostrare misericordia a chi si pente, Davide disse: “Tu sei buono, o Geova, e pronto a perdonare” (Salmo 86:5).
2 Quando pecchiamo, anche noi portiamo lo schiacciante peso di una coscienza turbata. Questo rimorso è salutare. Può spingerci a fare passi concreti per correggere i nostri errori. C’è però il pericolo di essere sopraffatti dai sensi di colpa. Se il nostro cuore si autocondanna potrebbe continuare a dirci che Geova non ci perdonerà, anche se siamo pentiti. E se ci lasciamo ‘sopraffare da una tristezza troppo grande’, Satana potrebbe indurci ad arrenderci, a pensare che Geova ci consideri indegni di servirlo (2 Corinti 2:5-11).
3 È così che Geova vede le cose? Niente affatto. Il perdono è una sfaccettatura del grande amore di Geova. Nella sua Parola ci assicura che, quando manifestiamo vero pentimento, è pronto a perdonare (Proverbi 28:13). Per essere sicuri che possiamo davvero ricevere il perdono di Geova, esaminiamo perché lui perdona e come.
Perché Geova è “pronto a perdonare”
4. Cosa ricorda Geova circa la nostra natura, e come influisce questo sui suoi rapporti con noi?
4 Geova è consapevole dei nostri limiti. “Sa bene come siamo formati, ricordando che siamo polvere”, dice Salmo 103:14. Non dimentica che a causa dell’imperfezione siamo creature di polvere, con fragilità e debolezze. La frase “sa bene come siamo formati” ci ricorda che nella Bibbia Geova è paragonato a un vasaio e noi ai vasi di argilla che lui modella (Geremia 18:2-6). Nei suoi rapporti con noi il grande Vasaio tiene conto della fragilità della nostra natura peccaminosa e di come reagiamo alla sua guida.
5. In che modo la lettera ai Romani descrive la possente stretta del peccato?
5 Geova sa che il peccato è potente. La sua Parola definisce il peccato una forza possente che tiene l’uomo nella sua stretta mortale. Quanto è forte l’influenza del peccato? Nella lettera ai Romani l’apostolo Paolo spiega che siamo “sotto il peccato”, come soldati sotto il loro comandante (Romani 3:9); il peccato ‘regna’ sull’umanità come un re (Romani 5:21); “risiede” o “dimora” dentro di noi (Romani 7:17, 20); la sua “legge” opera di continuo in noi, cercando in effetti di determinare il nostro comportamento (Romani 7:23, 25). Che influenza potente ha sulla nostra natura imperfetta! (Romani 7:21, 24).
6, 7. (a) Come considera Geova chi cerca la sua misericordia con cuore pentito? (b) Perché non dovremmo approfittare della misericordia di Dio?
6 Quindi Geova sa che ci è impossibile ubbidirgli alla perfezione, per quanto ci sforziamo sinceramente di farlo. Ci assicura amorevolmente che se cerchiamo la sua misericordia con cuore contrito, ci perdonerà. Salmo 51:17 dice: “Il sacrificio gradito a Dio è uno spirito affranto. Un cuore affranto e abbattuto, o Dio, tu non disprezzerai”. Geova non respingerà né allontanerà mai un cuore “affranto e abbattuto” dal peso della colpa.
7 Questo significa forse che possiamo approfittare della misericordia di Dio, usando la nostra natura peccaminosa come scusa per peccare? Certamente no. Geova non è guidato dal sentimentalismo. La sua misericordia ha un limite. Non perdonerà affatto chi pratica volontariamente il peccato, senza mostrare alcun pentimento (Ebrei 10:26). Viceversa, quando vede un cuore pentito, è pronto a perdonare. Consideriamo alcune vivide espressioni usate nella Bibbia per descrivere questa meravigliosa sfaccettatura dell’amore di Geova.
Fino a che punto Geova perdona?
8. Cosa fa Geova quando perdona i nostri peccati, e che fiducia ci infonde questo?
8 Davide, pentito di ciò che aveva fatto, disse: “Infine ti confessai il mio peccato; non coprii il mio errore. [...] E tu perdonasti il mio errore e i miei peccati” (Salmo 32:5). Il verbo ebraico reso “perdonare” fondamentalmente significa “alzare”, “sollevare” o “portare”. Qui viene usato nel senso di portare via la colpa o la trasgressione. Quindi Geova, per così dire, sollevò i peccati di Davide e li portò via. Questo senza dubbio alleviò i sensi di colpa che Davide provava (Salmo 32:3). Anche noi possiamo avere piena fiducia che Dio porterà via i nostri peccati se gli chiediamo di perdonarci in base alla nostra fede nel sacrificio di riscatto di Gesù (Matteo 20:28).
9. Quanto lontano da noi Geova pone i nostri peccati?
9 Davide si servì di un’altra vivida espressione per descrivere il perdono di Geova: “Quanto il levante è lontano dal ponente, tanto lontano da noi egli ha posto le nostre trasgressioni” (Salmo 103:12). Quanto è lontano il levante dal ponente, cioè l’est dall’ovest? In un certo senso il levante è il punto più lontano dal ponente che si possa immaginare; i due punti non si potranno mai incontrare. Uno studioso osserva che questa espressione significa “il più lontano possibile, il più lontano che si possa immaginare”. Le parole ispirate di Davide ci dicono che, quando perdona, Geova pone i nostri peccati più lontano da noi di quanto possiamo immaginare.
“I vostri peccati [...] diverranno bianchi come la neve”
10. Quando Geova perdona i nostri peccati, perché non dovremmo pensare che ne saremo macchiati a vita?
10 Avete mai provato a togliere una macchia da un abito chiaro? Nonostante i migliori sforzi la macchia si vede ancora. Notate in che modo Geova descrive la sua capacità di perdonare: “Anche se i vostri peccati sono rosso scarlatto, diverranno bianchi come la neve; anche se sono come il panno cremisi, diverranno come la lana” (Isaia 1:18). Il termine “scarlatto” indica un rosso molto vivace.a Il “cremisi” era uno dei colori più intensi per tingere i tessuti (Naum 2:3). Con i nostri sforzi non potremo mai eliminare la macchia del peccato. Geova invece può rendere bianchi come la neve o come la lana non tinta peccati che sono come lo scarlatto o il cremisi. Quando Geova perdona i nostri peccati, non dobbiamo pensare che ne saremo macchiati a vita.
11. In che senso Geova getta i nostri peccati dietro di sé?
11 In un toccante canto di ringraziamento composto dopo essere stato guarito da una malattia mortale, Ezechia disse a Geova: “Ti sei gettato alle spalle tutti i miei peccati” (Isaia 38:17). Qui Geova è descritto nell’atto di prendere i peccati di un trasgressore pentito e gettarli dietro di sé, in modo da non vederli né notarli più. Secondo una fonte autorevole, sarebbe come dire: “Hai reso [i miei peccati] come se non fossero stati commessi”. Non è rassicurante?
12. In che modo il profeta Michea indica che Geova, quando perdona, elimina i nostri peccati in modo permanente?
12 In una promessa di ristabilimento, il profeta Michea espresse la convinzione che Geova avrebbe perdonato il suo popolo pentito: “Chi è un Dio come te, che [...] passa sopra la trasgressione di quelli che rimangono della sua eredità? [...] Getterai nelle profondità del mare tutti i loro peccati” (Michea 7:18, 19). Immaginate cosa significavano queste parole per coloro che vivevano nei tempi biblici. C’era qualche probabilità di recuperare qualcosa che era stato gettato “nelle profondità del mare”? In effetti le parole di Michea indicano che Geova, quando perdona, elimina i nostri peccati in modo permanente.
13. Qual è il significato delle parole di Gesù “perdona i nostri debiti”?
13 Per illustrare il perdono di Geova, Gesù fece riferimento ai rapporti fra creditori e debitori. Esortò i suoi discepoli a pregare: “Perdona i nostri debiti” (Matteo 6:12). Paragonò quindi i peccati a debiti (Luca 11:4). Quando pecchiamo, diventiamo “debitori” nei confronti di Geova. Secondo un’opera di consultazione, il verbo greco reso “perdonare” può significare “lasciar andare, condonare un debito non esigendone il pagamento”. In un certo senso, quando perdona, Geova cancella il debito che altrimenti ci verrebbe messo in conto. I peccatori pentiti possono dunque sentirsi sollevati. Geova non esigerà mai il pagamento di un debito che ha cancellato (Salmo 32:1, 2).
14. Che immagine evoca la frase “i vostri peccati siano cancellati”?
14 Il perdono di Geova è descritto anche in Atti 3:19: “Pentitevi e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati”. Quest’ultimo termine traduce un verbo greco che significa anche “eliminare”, “distruggere”. Secondo alcuni studiosi l’idea espressa è quella di cancellare uno scritto. Com’era possibile? L’inchiostro comunemente usato nell’antichità era un miscuglio di carbone, resina e acqua. Subito dopo aver usato un inchiostro del genere, si poteva prendere una spugna bagnata e cancellare lo scritto. Quindi questa è una bella descrizione della misericordia di Geova. Quando perdona i nostri peccati, è come se prendesse una spugna e li cancellasse.
15. Cosa vuol farci sapere di sé Geova?
15 Se riflettiamo su queste metafore, capiamo che Geova vuol farci sapere che è davvero pronto a perdonare i nostri peccati purché siamo sinceramente pentiti. Non dobbiamo temere che in futuro ci condanni per quei peccati. Possiamo esserne certi anche perché la Bibbia ci rivela qualcos’altro riguardo alla grande misericordia di Geova: quando Geova perdona, dimentica.
Geova vuole che sappiamo che è “pronto a perdonare”
“Non ricorderò più il loro peccato”
16, 17. Cosa intende la Bibbia quando dice che Geova dimentica i nostri peccati, e perché rispondete così?
16 Riguardo a coloro che sarebbero stati inclusi nel nuovo patto Geova promise: “Perdonerò il loro errore e non ricorderò più il loro peccato” (Geremia 31:34). Questo significa forse che Geova, quando perdona, non è più in grado di ricordare i peccati? Ovviamente no. La Bibbia ci parla dei peccati di molti individui che Geova ha perdonato, fra cui Davide (2 Samuele 11:1-17; 12:13). Geova sa benissimo quali peccati commisero. E nella Bibbia ha fatto riportare per il nostro bene il racconto dei loro peccati, del loro pentimento e del suo perdono (Romani 15:4). Cosa intende, dunque, la Bibbia quando dice che Geova ‘non ricorda’ i peccati di coloro che decide di perdonare?
17 Il verbo ebraico reso “ricordare” implica più che semplicemente richiamare alla mente il passato. Secondo un dizionario biblico, sottintende “un passo ulteriore, cioè compiere un’azione appropriata” (Theological Wordbook of the Old Testament). Quindi, in questo senso, “ricordare” un peccato significa agire contro i peccatori (Osea 9:9). Dicendo “non ricorderò più il loro peccato”, Geova ci assicura che, una volta perdonati i peccatori pentiti, non agirà più contro di loro a motivo di quei peccati (Ezechiele 18:21, 22). Perciò Geova dimentica nel senso che non rivanga continuamente i nostri peccati per accusarci o punirci di nuovo. Non è confortante sapere che il nostro Dio perdona e dimentica?
Che dire delle conseguenze dei nostri peccati?
18. Perché il fatto che un peccatore pentito venga perdonato non significa che sia dispensato da tutte le conseguenze della sua condotta sbagliata?
18 Dato che Geova è pronto a perdonare, un peccatore pentito è forse dispensato da tutte le conseguenze della sua condotta sbagliata? Niente affatto. Non si può peccare impunemente. Paolo scrisse: “L’uomo raccoglie ciò che semina” (Galati 6:7). Potremmo dover affrontare le conseguenze delle nostre azioni. Questo non significa che, dopo averci concesso il perdono, Geova faccia in modo che abbiamo dei problemi. Quando sorgono difficoltà, un cristiano non dovrebbe pensare che Geova lo stia punendo per dei peccati commessi (Giacomo 1:13). D’altro canto Geova non ci protegge dalle conseguenze delle nostre azioni sbagliate. Divorzi, gravidanze indesiderate, malattie trasmesse per via sessuale, perdita di fiducia e di stima possono tutte essere spiacevoli e inevitabili conseguenze del peccato. Ricordiamo che Geova, pur avendo perdonato Davide per i peccati commessi in relazione a Betsabea e a Uria, non lo protesse dalle disastrose conseguenze dei suoi errori (2 Samuele 12:9-12).
19-21. (a) In che modo la legge riportata in Levitico 6:1-7 giovava sia alla vittima che al colpevole? (b) Nel caso in cui i nostri peccati abbiano recato danno ad altri, cosa dobbiamo fare per avere il favore di Geova?
19 I nostri peccati possono avere ulteriori conseguenze, specialmente se altri sono stati danneggiati dalle nostre azioni. Vediamo, per esempio, cosa dice il capitolo 6 di Levitico. Qui la Legge mosaica prende in considerazione il caso di un israelita che commette un reato grave appropriandosi di beni altrui mediante furto, estorsione o frode. Il peccatore nega di essere colpevole, arrivando persino a giurare il falso. È la parola di uno contro la parola dell’altro. In seguito però il colpevole è preso dai rimorsi e confessa il suo peccato. Per ottenere il perdono di Dio, deve fare altre tre cose: restituire il maltolto, pagare alla vittima un’ammenda pari al 20 per cento del valore degli oggetti rubati e provvedere un montone come offerta per il peccato. A questo punto la legge dice: “Il sacerdote farà espiazione per lui davanti a Geova, e lui sarà perdonato” (Levitico 6:1-7).
20 Questa legge era una misericordiosa disposizione di Dio. Giovava alla vittima, che rientrava in possesso dei suoi beni e senza dubbio provava grande sollievo quando il colpevole ammetteva il suo peccato. Al tempo stesso giovava a colui che alla fine, spinto dalla coscienza, ammetteva la sua colpa e correggeva il torto. Certo, se avesse rifiutato di farlo, Dio non l’avrebbe perdonato.
21 Anche se non siamo sotto la Legge mosaica, quella legge ci permette di capire la mente di Geova, incluso quello che pensa del perdono (Colossesi 2:13, 14). Nel caso in cui i nostri peccati abbiano recato danno ad altri, se vogliamo avere il favore di Dio dobbiamo fare il possibile per correggere il torto (Matteo 5:23, 24). Dobbiamo riconoscere la nostra colpa e chiedere scusa alla vittima. Allora potremo invocare Geova Dio in base al sacrificio di Gesù e sperimentare il suo perdono (Ebrei 10:21, 22).
22. Da cosa può essere accompagnato il perdono di Geova?
22 Come tutti i genitori amorevoli, Geova può concedere il perdono e allo stesso tempo impartire una certa disciplina (Proverbi 3:11, 12). Forse un cristiano pentito dovrà rinunciare al privilegio di servire come anziano, servitore di ministero o evangelizzatore a tempo pieno. Perdere anche temporaneamente privilegi a cui teneva non sarà facile. Questa disciplina, però, non significa che Geova non l’abbia perdonato. Dobbiamo ricordare che disciplinandoci Geova dimostra che ci ama. È nel nostro interesse accettare la sua disciplina e permettergli di correggerci (Ebrei 12:5-11).
23. Perché non dovremmo mai concludere che Geova non possa mostrarci misericordia, e perché dovremmo imitarlo perdonando a nostra volta?
23 Che bello sapere che il nostro Dio è “pronto a perdonare”! Nonostante gli errori che possiamo aver commesso, non dovremmo mai concludere che Geova non possa mostrarci misericordia. Se siamo veramente pentiti, se facciamo i passi per correggere il torto e se chiediamo sinceramente perdono sulla base del sangue versato da Gesù, possiamo avere piena fiducia che Geova ci perdonerà (1 Giovanni 1:9). Imitiamolo perdonandoci gli uni gli altri. Dopotutto, se Geova, che non pecca, può perdonarci così amorevolmente, noi esseri umani peccatori dovremmo senz’altro fare del nostro meglio per perdonarci a vicenda.
a Uno studioso dice che lo scarlatto “era un colore resistente, che non stingeva. Né rugiada, né pioggia, né lavaggio, né uso prolungato l’avrebbero alterato”. (Il corsivo è nell’originale.)
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“Quant’è grande la sua bontà!”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 27
“Quant’è grande la sua bontà!”
1, 2. Quant’è grande la bontà di Dio, e cosa dice la Bibbia di questa qualità?
IMMERSI nella calda luce del tramonto, alcuni vecchi amici si godono una cena all’aperto, ridendo e conversando mentre ammirano il panorama. In lontananza un agricoltore osserva i suoi campi e sorride soddisfatto perché si sono addensate nuvole nere e stanno cadendo le prime gocce di pioggia sulle colture assetate. Da un’altra parte marito e moglie sono felici di vedere il loro bambino muovere i primi passi.
2 Che lo sappiano o no, tutti loro stanno beneficiando della stessa cosa: la bontà di Geova Dio. Chi è religioso spesso ripete la frase “Dio è buono”. La Bibbia dice in modo molto più enfatico: “Oh, quant’è grande la sua bontà”! (Zaccaria 9:17). Tuttavia sembra che oggi pochi sappiano cosa significano davvero queste parole. Cos’è effettivamente la bontà di Geova Dio, e in che modo questa sua qualità influisce su ciascuno di noi?
Una sfaccettatura notevole dell’amore divino
3, 4. Cos’è la bontà, e perché la bontà di Geova si potrebbe meglio definire un’espressione del suo amore?
3 In molte lingue moderne “bontà” è un termine alquanto generico. Secondo la Bibbia, però, la bontà è tutt’altro che generica. Principalmente indica virtù ed eccellenza morale. Quindi, in un certo senso, si potrebbe dire che Geova è pervaso dalla bontà. Tutte le sue qualità, che includono potenza, giustizia e sapienza, sono assolutamente buone. Comunque la bontà si potrebbe meglio definire un’espressione dell’amore di Geova. Perché?
4 La bontà è una qualità attiva, dinamica. L’apostolo Paolo spiegò che negli esseri umani è ancora più attraente della giustizia (Romani 5:7). L’uomo giusto di sicuro si attiene scrupolosamente alla legge, ma l’uomo buono fa di più. Prende l’iniziativa, cerca con impegno i modi per fare del bene ad altri. Come vedremo, Geova è buono in questo senso. È chiaro che una simile bontà scaturisce dal suo sconfinato amore.
5-7. Perché Gesù rifiutò di farsi chiamare “maestro buono”, e così quale profonda verità affermò?
5 Geova inoltre è unico nella sua bontà. Non molto tempo prima che Gesù morisse, un uomo gli si avvicinò per fargli una domanda e lo chiamò “maestro buono”. Gesù rispose: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono tranne uno solo, Dio” (Marco 10:17, 18). Questa risposta potrebbe sembrarvi strana. Perché Gesù corresse quell’uomo? Gesù non era forse un “maestro buono”?
6 Evidentemente quell’uomo usò l’espressione “maestro buono” come titolo adulatorio. Gesù con modestia attribuì questo onore al Padre celeste, che è buono al massimo grado (Proverbi 11:2). Ma Gesù stava anche affermando una verità profonda: soltanto Geova è il modello assoluto di bontà, l’unico che abbia il diritto sovrano di determinare ciò che è bene (o buono) e ciò che è male. Ribellandosi e mangiando il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, Adamo ed Eva cercarono di arrogarsi questo diritto. Invece Gesù lascia umilmente che sia il Padre a stabilire le norme.
7 Inoltre Gesù sapeva che la Fonte di tutto ciò che è veramente buono è Geova, colui che concede “ogni dono buono e ogni regalo perfetto” (Giacomo 1:17). Esaminiamo in che modo la bontà di Geova è evidente dalla sua generosità.
Prove dell’abbondante bontà di Geova
8. In che modo Geova ha mostrato bontà a tutto il genere umano?
8 Tutti gli esseri umani in tutte le epoche hanno beneficiato della bontà di Geova. Salmo 145:9 dice: “Geova è buono verso tutti”. Quali sono alcuni esempi della sua grande bontà? La Bibbia dice: “Non [ha] smesso di rendere testimonianza di sé facendo del bene, concedendovi piogge dal cielo e stagioni ricche di frutti, dandovi cibo in abbondanza e riempiendo i vostri cuori di gioia” (Atti 14:17). Vi è mai capitato che un pasto gustoso vi abbia tirato su? Questo è possibile solo perché Geova, nella sua bontà, ha progettato la terra con il ciclo dell’acqua e “stagioni ricche di frutti” per produrre cibo in abbondanza. Geova ha esteso la sua bontà non solo a coloro che lo amano, ma a tutti. Gesù disse: “Egli fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Matteo 5:45).
9. In che modo la mela rende evidente la bontà di Geova?
9 Molti danno per scontate le tante cose buone di cui possono godere grazie al sole, alla pioggia e alle stagioni. Prendete, per esempio, la mela. Nelle regioni temperate della terra è un frutto comune, eppure è bello da vedere, buono da mangiare, dissetante e ricco di importanti sostanze nutritive. Sapevate che in tutto il mondo esistono circa 7.500 varietà di mele? Differiscono nel colore, che va dal rosso all’oro, dal giallo al verde; possono essere piccole più o meno come una ciliegia o grandi come un pompelmo. Il seme della mela è minuscolo; sembra insignificante, ma da esso cresce un albero bellissimo (Cantico dei Cantici 2:3). A primavera il melo si ammanta di splendidi fiori e in autunno produce i frutti. Ogni anno un melo può produrre abbastanza frutti da riempire 20 cassette da una ventina di chili ciascuna, e può farlo anche per 75 anni.
Geova ci dà “piogge dal cielo e stagioni ricche di frutti”
Da questo minuscolo seme cresce un albero che può dare frutti per decenni
10, 11. In quali modi i sensi rendono evidente la bontà di Dio?
10 Nella sua infinita bontà, Geova ci ha dato un corpo fatto “in maniera meravigliosa”, dotato di sensi che ci permettono di apprezzare le sue opere e rallegrarcene (Salmo 139:14). Ripensate alle scene descritte all’inizio di questo capitolo. Quale vista vi rallegra in momenti simili? Le guance rosee di un bambino felice? lo scrosciare della pioggia sui campi? i colori accesi di un tramonto? L’occhio umano è fatto per distinguere centinaia di migliaia, se non addirittura milioni, di colori. E il nostro udito percepisce le sfumature del tono di una voce amata, lo stormire del vento fra gli alberi, la risata entusiasta di un bambino che muove i primi passi. Perché siamo in grado di apprezzare ciò che vediamo e udiamo? La Bibbia dice: “L’orecchio che ode e l’occhio che vede: Geova ha fatto entrambi” (Proverbi 20:12). Questi però sono solo due dei nostri sensi.
11 L’odorato è un’altra prova della bontà di Geova. Il nostro naso può distinguere un vastissimo numero di odori, che secondo le stime può andare da qualche migliaio a 1.000 miliardi. Pensate solo ad alcuni di questi: il profumo del vostro piatto preferito, di un fiore, delle foglie cadute, di un caminetto acceso. E il tatto vi permette di sentire la brezza che vi sfiora il viso, il rassicurante abbraccio di una persona cara, la morbidezza di un frutto. Quando gli date un morso, entra in gioco il gusto. Le vostre papille gustative sono inondate da una sinfonia di sapori dovuta alla complessa composizione chimica del frutto. Abbiamo proprio ragione di esclamare a proposito di Geova: “Com’è abbondante la tua bontà! L’hai riservata a quelli che ti temono” (Salmo 31:19). In che modo, però, Geova ‘ha riservato la bontà a quelli che lo temono’?
Bontà con benefìci eterni
12. Quali doni di Geova sono i più importanti, e perché?
12 Gesù disse: “È scritto: ‘L’uomo non deve vivere solo di pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Geova’” (Matteo 4:4). In effetti i doni spirituali di Geova possono essere ancora più benefici di quelli materiali, perché danno la possibilità di avere la vita eterna. Nel capitolo 8 di questo libro abbiamo notato che in questi ultimi giorni Geova ha impiegato la sua potenza per portare all’esistenza un paradiso spirituale in continuo sviluppo. Un aspetto importante di questo paradiso è l’abbondanza di cibo spirituale.
13, 14. (a) Cosa vide in visione il profeta Ezechiele, e cosa significa per noi oggi? (b) Quali vivificanti doni spirituali Geova provvede ai suoi fedeli servitori?
13 In una delle grandi profezie di ristabilimento, il profeta Ezechiele vide in visione un tempio ristabilito e glorificato. Dal tempio sgorgava un rivolo d’acqua, che si faceva sempre più largo e profondo fino a diventare un fiume. Ovunque scorreva, quel fiume recava benedizioni. Lungo le sponde cresceva una gran quantità di alberi che procuravano cibo e guarigione. Il fiume portava vita e produttività persino al Mar Morto, salato e senza vita (Ezechiele 47:1-12). Ma cosa significava tutto questo?
14 La visione del tempio significava che Geova avrebbe ristabilito la pura adorazione. Così i giusti requisiti della pura adorazione sarebbero stati di nuovo soddisfatti. Come il fiume della visione, i doni che Dio provvede per dare vita eterna si sarebbero riversati sempre più abbondantemente sul suo popolo. Dal ristabilimento della pura adorazione nel 1919, Geova ha messo a disposizione del suo popolo doni vivificanti. In che modo? Bibbie, pubblicazioni bibliche, adunanze, assemblee e congressi sono serviti a portare la verità a milioni di persone. Attraverso questi mezzi Geova ha fatto conoscere alle persone il suo dono più grande: il sacrificio di riscatto di Cristo, che permette a tutti coloro che amano e temono Geova Dio di avere una posizione pura dinanzi a lui e la speranza della vita eterna.a Quindi, durante questi ultimi giorni, mentre nel mondo c’è carestia spirituale, il popolo di Geova ha sempre goduto di un banchetto spirituale (Isaia 65:13).
15. In che modo Geova mostrerà la sua bontà al genere umano fedele durante il Regno millenario di Cristo?
15 Il fiume visto in visione da Ezechiele, comunque, non smetterà di scorrere quando questo vecchio sistema di cose finirà. Al contrario, scorrerà con una portata ancora maggiore durante il Regno millenario di Cristo. Allora, mediante il Regno messianico, Geova applicherà il pieno valore del sacrificio di Gesù, elevando un po’ alla volta il genere umano fedele alla perfezione. Come esulteremo allora per la bontà di Geova!
Altre sfaccettature della bontà di Geova
16. In che modo la Bibbia mostra che la bontà di Geova include altre qualità, e quali sono alcune di queste?
16 La bontà di Geova non include solo la generosità. Dio disse a Mosè: “Farò passare davanti a te tutta la mia bontà, e proclamerò davanti a te il nome di Geova”. Più avanti leggiamo: “Geova passò davanti a lui e dichiarò: ‘Geova, Geova, Dio misericordioso e compassionevole, che è paziente e abbonda in amore leale e verità’” (Esodo 33:19; 34:6). Quindi la bontà di Geova include diverse ottime qualità. Prendiamone in esame due.
17. In che modo Geova tratta noi esseri umani imperfetti? Fate un esempio.
17 “Compassionevole”. La compassione spinge Geova a essere gentile e avvicinabile con le sue creature. Anziché essere brusco, freddo o tirannico, come sono spesso i potenti, Geova è gentile e premuroso. Per esempio, disse ad Abramo: “Per favore, guardati intorno e, dal luogo in cui ti trovi, spingi lo sguardo a nord e a sud, a est e a ovest” (Genesi 13:14). Molte traduzioni omettono “per favore”, ma i biblisti fanno notare che il testo originale ebraico contiene una particella che trasforma un comando in una richiesta garbata. E questa particella ricorre anche in altri versetti (Genesi 31:12; Ezechiele 8:5). Pensate: il Sovrano dell’universo dice “per favore” a semplici esseri umani. In un mondo in cui molti sono duri, aggressivi e sgarbati non è rincuorante vedere quanto è gentile e avvicinabile il nostro compassionevole Dio, Geova?
18. In che senso Geova “abbonda in [...] verità”, e perché queste parole sono rassicuranti?
18 “Abbonda in [...] verità”. La disonestà è diventata la norma nel mondo odierno. La Bibbia però ci ricorda: “Dio non è un semplice uomo che dice menzogne” (Numeri 23:19). Infatti Tito 1:2 dice che “Dio [...] non può mentire”. È troppo buono per farlo. Quindi le promesse di Geova sono assolutamente degne di fiducia; di certo le sue parole si adempiono sempre. Geova è anche chiamato “Dio di verità” (Salmo 31:5). Non solo non dice menzogne, ma diffonde verità in abbondanza. Non è chiuso o reticente, anzi con la sua sconfinata sapienza illumina generosamente i suoi fedeli servitori.b Insegna loro a vivere secondo le verità che dispensa affinché “[continuino] a camminare nella verità” (3 Giovanni 3). Che effetto dovrebbe avere su ciascuno di noi la bontà di Geova?
“Diverranno raggianti per la bontà di Geova”
19, 20. (a) In che modo Satana cercò di minare la fiducia di Eva nella bontà di Geova, e con quale risultato? (b) Che effetto dovrebbe avere su di noi la bontà di Geova, e perché?
19 Quando tentò Eva nel giardino di Eden, Satana innanzitutto cercò insidiosamente di minare la sua fiducia nella bontà di Geova. Geova aveva detto ad Adamo: “Puoi mangiare a volontà i frutti di ogni albero del giardino”. Fra tutte le migliaia di alberi che abbellivano quel giardino, ce n’era solo uno di cui Adamo ed Eva non potevano mangiare il frutto. Eppure notate come Satana formulò la prima domanda che rivolse a Eva: “Dio ha detto davvero che non dovete mangiare i frutti di ogni albero del giardino?” (Genesi 2:9, 16; 3:1). Satana distorse le parole di Geova per indurre Eva a pensare che Geova la stesse privando di qualcosa di buono. Purtroppo quella tattica funzionò. Eva, come moltissimi uomini e donne dopo di lei, cominciò a dubitare della bontà di Dio, che le aveva dato tutto.
20 Sappiamo quanto dolore e infelicità hanno provocato quei dubbi. Prendiamo dunque a cuore le parole di Geremia 31:12: “Diverranno raggianti per la bontà di Geova”. La sua bontà dovrebbe davvero renderci raggianti. Non dobbiamo mai mettere in dubbio i motivi del nostro Dio, che è così buono! Possiamo avere completa fiducia in lui, perché vuole solo il bene di coloro che lo amano.
21, 22. (a) Quali sono alcuni modi in cui potreste ringraziare Geova per la sua bontà? (b) Di quale qualità parleremo nel prossimo capitolo, e in che senso è diversa dalla bontà?
21 Quando abbiamo occasione di parlare ad altri della bontà di Geova, siamo felici. Salmo 145:7 dice dei suoi servitori: “Rammenteranno entusiasti la tua immensa bontà”. Ogni singolo giorno della nostra vita beneficiamo in qualche modo della bontà di Geova. Perché non prendere l’abitudine di ringraziarlo ogni giorno per la sua bontà, essendo più specifici possibile? Riflettendo sulla sua bontà, ringraziandolo quotidianamente per questa sua qualità e parlandone ad altri, saremo spinti a imitarlo. E man mano che cerchiamo i modi per fare il bene, come fa Geova, ci avvicineremo ancora di più a lui. L’apostolo Giovanni, ormai anziano, scrisse: “Mio caro, non imitare ciò che è male, ma ciò che è bene. Chi fa il bene ha origine da Dio” (3 Giovanni 11).
22 La bontà di Geova è legata anche ad altre qualità. Per esempio, lui “abbonda in amore leale” (Esodo 34:6). Questa qualità è diversa dalla bontà: Geova la esprime solo verso i suoi servitori fedeli. Nel prossimo capitolo impareremo come fa questo.
a Il riscatto è il massimo esempio della bontà di Geova. Fra tutti i milioni di creature spirituali, Geova scelse il suo amato Figlio unigenito perché morisse per noi.
b La Bibbia associa giustamente la verità alla luce. “Manda la tua luce e la tua verità”, cantava il salmista (Salmo 43:3). Geova riversa luce spirituale in abbondanza su chi desidera essere da lui ‘illuminato’, o ammaestrato (2 Corinti 4:6; 1 Giovanni 1:5).
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“Tu solo sei leale”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 28
“Tu solo sei leale”
1, 2. Perché si può dire che il re Davide sapeva cos’era la slealtà?
IL RE Davide sapeva cos’era la slealtà. A un certo punto il suo regno fu scosso da intrighi e complotti, anche per opera degli stessi connazionali di Davide. Per di più il re fu tradito da alcune delle persone a lui più vicine. Pensiamo per esempio a Mical, la prima moglie. Inizialmente “era innamorata di Davide” e senza dubbio lo sosteneva nelle sue imprese. In seguito, però, “in cuor suo cominciò a disprezzarlo”, considerandolo “come uno stupido qualsiasi” (1 Samuele 18:20; 2 Samuele 6:16, 20).
2 Poi ci fu Ahitofel, consigliere personale di Davide. I suoi consigli erano apprezzati come fossero la parola di Geova (2 Samuele 16:23). Col tempo, però, quel confidente di fiducia diventò un traditore e si unì a un complotto organizzato contro Davide. E chi ne era l’istigatore? Proprio uno dei figli di Davide: Absalom. Quell’astuto opportunista “si accattivava le simpatie della gente d’Israele”, proponendosi come re al posto di Davide. La rivolta di Absalom dilagò al punto che il re Davide fu costretto a fuggire per mettersi in salvo (2 Samuele 15:1-6, 12-17).
3. Di cosa era sicuro Davide?
3 Ci fu qualcuno che rimase leale a Davide? Anche nei momenti peggiori Davide era sicuro che qualcuno gli era rimasto leale. Chi? Il suo Dio, Geova. “Con chi è leale tu ti mostri leale”, disse Davide a Geova (2 Samuele 22:26). Cos’è la lealtà, e in che modo Geova ne è il massimo esempio?
Cos’è la lealtà?
4, 5. (a) Cosa significa il termine “lealtà”? (b) Che differenza c’è tra lealtà e fedeltà?
4 Il termine “lealtà”, com’è usato nelle Scritture Ebraiche, si riferisce alla benignità di chi con amore mostra attaccamento per qualcuno o qualcosa e non smette di mostrarlo finché l’obiettivo relativo a quella persona o cosa non si sia realizzato. È più che fedeltà. Dopotutto, una persona potrebbe essere fedele solo per senso del dovere. Invece la lealtà si basa sull’amore.a La parola “fedele” si può riferire anche a cose inanimate. Per esempio, il salmista definì la luna un “testimone fedele nei cieli” a motivo della regolarità con cui compare la notte (Salmo 89:37). Ma la luna non si può definire leale. Perché? Perché la lealtà è un’espressione di amore, qualità che le cose inanimate non possono manifestare.
La luna è definita un testimone fedele, ma solo le creature intelligenti possono rispecchiare la lealtà di Geova
5 Secondo quanto dice la Bibbia, la lealtà è una qualità che include calore. Implica un rapporto tra chi la manifesta e chi ne è oggetto. La lealtà non è incostante, non è come le onde del mare sospinte qua e là dai venti. Al contrario, la lealtà, o amore leale, ha la stabilità e la forza per superare i più grandi ostacoli.
6. (a) Quanto è rara la lealtà fra gli esseri umani, e come lo indica la Bibbia? (b) Qual è il modo migliore per imparare cosa significa essere leali, e perché?
6 È vero, oggi questa lealtà è rara. Troppo spesso sentiamo di amici che sono “pronti ad annientarsi l’un l’altro” e di coniugi che si dividono (Proverbi 18:24; Malachia 2:14-16). Il tradimento è così comune che potremmo trovarci a fare eco alle parole del profeta Michea: “Il leale è scomparso dalla terra” (Michea 7:2). A differenza degli esseri umani, Geova mostra sempre lealtà in maniera straordinaria. Quindi il modo migliore per imparare cosa significa essere leali è esaminare come Geova manifesta questa importante sfaccettatura del suo amore.
L’impareggiabile lealtà di Geova
7, 8. Come mai si può dire che solo Geova è leale?
7 La Bibbia dice di Geova: “Tu solo sei leale” (Rivelazione 15:4). Come mai? Sia esseri umani che angeli a volte hanno manifestato notevole lealtà (Giobbe 1:1; Rivelazione 4:8). E che dire di Gesù Cristo? Non è il principale “leale” servitore di Dio? (Salmo 16:10). Allora, come mai si può dire che solo Geova è leale?
8 Prima di tutto, ricordiamo che la lealtà è un aspetto dell’amore. Dato che “Dio è amore”, essendo la personificazione stessa di questa qualità, chi può manifestare lealtà in modo più completo di Geova? (1 Giovanni 4:8). Angeli ed esseri umani possono rispecchiare le qualità di Geova, ma solo Geova è leale al massimo grado. Essendo “l’Antico di Giorni”, ha manifestato lealtà più a lungo di qualsiasi creatura terrena o celeste (Daniele 7:9). Quindi Geova è il massimo esempio di lealtà e manifesta questa qualità in un modo che nessuna creatura può uguagliare. Esaminiamo alcuni esempi.
9. In che modo Geova è “leale in tutto ciò che fa”?
9 Geova è “leale in tutto ciò che fa” (Salmo 145:17). In che modo? Il Salmo 136 risponde citando diversi atti salvifici di Geova, inclusa la straordinaria liberazione degli israeliti attraverso il Mar Rosso. È significativo che in ogni versetto di questo salmo ricorra la frase “perché il suo amore leale dura per sempre”. Questo salmo è incluso nei “Punti su cui meditare” a pagina 289. Leggendo questi versetti sarete senz’altro colpiti dai molti modi in cui Geova dimostrò amore leale al suo popolo. Sì, Geova mostra lealtà ai suoi servitori fedeli ascoltando le loro grida di aiuto e intervenendo al tempo giusto (Salmo 34:6). Il leale amore di Geova per i suoi servitori non vacilla finché rimangono leali.
10. In che modo Geova mostra lealtà riguardo alle sue norme?
10 Inoltre Geova mostra lealtà ai suoi servitori attenendosi alle sue norme. A differenza di certi esseri umani incostanti, che si fanno guidare solo dai loro capricci e dal sentimentalismo, Geova non ha dubbi su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Nel corso dei millenni quello che pensa di cose come spiritismo, idolatria e assassinio non è cambiato. “Anche quando sarete vecchi io sarò lo stesso”, affermò tramite il profeta Isaia (Isaia 46:4). Quindi possiamo essere certi che trarremo beneficio dal seguire le chiare norme morali che troviamo nella Parola di Dio (Isaia 48:17-19).
11. Fate degli esempi per dimostrare che Geova mantiene sempre le sue promesse.
11 Geova mostra lealtà anche mantenendo le promesse che fa. Quando predice qualcosa, ciò avviene. Infatti dichiara: “La parola che esce dalla mia bocca [...] non tornerà da me senza risultati, ma certamente realizzerà ciò che desidero, e di sicuro raggiungerà lo scopo per cui l’ho mandata” (Isaia 55:11). Mantenendo la parola, Geova mostra lealtà al suo popolo. Non lo tiene in ansiosa aspettativa di qualcosa che non intende realizzare. La reputazione di Geova al riguardo è così ineccepibile che il suo servitore Giosuè poté dire: “Nemmeno una promessa di tutte le promesse di cose buone che Geova aveva fatto alla casa d’Israele rimase inadempiuta; si avverarono tutte” (Giosuè 21:45). Possiamo dunque essere certi che Geova non ci deluderà mai perché manterrà sempre le sue promesse (Isaia 49:23; Romani 5:5).
12, 13. In quali modi l’amore leale di Geova “dura per sempre”?
12 Come abbiamo già visto, la Bibbia ci dice che l’amore leale di Geova “dura per sempre” (Salmo 136:1). In che senso? Prima di tutto, il suo perdono è permanente. Com’è stato spiegato nel capitolo 26, Geova non rivanga gli errori del passato per cui una persona è già stata perdonata. Dal momento che “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”, ciascuno di noi deve essere grato del fatto che l’amore leale di Geova dura per sempre (Romani 3:23).
13 L’amore leale di Geova dura per sempre anche in un altro senso. La sua Parola dice che il giusto “sarà come un albero piantato presso corsi d’acqua, un albero che dà frutto nella sua stagione e il cui fogliame non appassisce. Ogni cosa che farà riuscirà” (Salmo 1:3). Immaginate un albero rigoglioso il cui fogliame non appassisce mai. Se proviamo sincero diletto nella Parola di Dio, la nostra vita sarà lunga, pacifica e fruttuosa. Le benedizioni che Geova lealmente concede ai suoi servitori fedeli sono eterne. Nel giusto nuovo mondo che Geova porterà, l’umanità ubbidiente sperimenterà il Suo amore leale per sempre (Rivelazione 21:3, 4).
Geova “non abbandonerà chi gli è leale”
14. In che modo Geova mostra di apprezzare la lealtà dei suoi servitori?
14 Geova ha manifestato molte volte la sua lealtà. Visto che è perfettamente coerente, la lealtà che mostra verso i suoi servitori fedeli non diminuisce mai. Il salmista scrisse: “Un tempo ero giovane, e ora sono vecchio, eppure non ho mai visto un giusto abbandonato, né i suoi figli cercare il pane. [...] Perché Geova ama la giustizia e non abbandonerà chi gli è leale” (Salmo 37:25, 28). Certo, dato che Geova è il Creatore, la nostra adorazione gli è dovuta (Rivelazione 4:11). Eppure, dato che è leale, apprezza molto quello che facciamo per servirlo (Malachia 3:16, 17).
15. Spiegate in che modo quello che Geova fece per Israele dà risalto alla Sua lealtà.
15 Nel suo amore leale, Geova viene più volte in aiuto dei suoi servitori quando sono in difficoltà. Il salmista dice: “Egli custodisce la vita di chi gli è leale, e lo libera dalla mano dei malvagi” (Salmo 97:10). Vediamo cosa fece Geova per la nazione di Israele. Dopo la liberazione miracolosa attraverso il Mar Rosso, gli israeliti cantarono a Geova: “Nel tuo amore leale hai guidato il popolo che hai riscattato” (Esodo 15:13). La liberazione al Mar Rosso fu certamente un atto di amore leale da parte di Geova. Pertanto Mosè disse agli israeliti: “Geova vi ha mostrato affetto e vi ha scelto non perché eravate il più numeroso di tutti i popoli, anzi eravate il più piccolo di tutti i popoli. Ma se Geova vi fece uscire con mano potente, per riscattarvi dalla casa di schiavitù, dalla mano del faraone, re d’Egitto, è stato perché Geova vi ama e perché ha rispettato il giuramento fatto ai vostri antenati” (Deuteronomio 7:7, 8).
16, 17. (a) Quale vergognosa mancanza di gratitudine manifestarono gli israeliti, eppure in che modo Geova mostrò loro compassione? (b) In che modo tanti israeliti dimostrarono che ‘non c’era più rimedio per loro’, e cosa ci insegna questo?
16 Come nazione gli israeliti non mostrarono gratitudine per l’amore leale di Geova; infatti, dopo la liberazione “continuarono a peccare contro l’Altissimo, ribellandosi a lui” (Salmo 78:17). Nel corso dei secoli si ribellarono ripetutamente, lasciando Geova, adorando falsi dèi e adottando pratiche pagane che non portarono altro che degradazione. Eppure Geova non infranse il suo patto. Anzi, tramite il profeta Geremia, implorò il suo popolo: “Torna, o rinnegata Israele [...]. Non ti guarderò con ira, perché sono leale” (Geremia 3:12). Come si è notato nel capitolo 25, però, la maggioranza degli israeliti non cambiò atteggiamento. In realtà “continuarono a farsi beffe dei messaggeri del vero Dio, disprezzarono le sue parole e derisero i suoi profeti”. Con quale risultato? Alla fine “il furore di Geova contro il suo popolo arrivò al punto che non ci fu più rimedio per loro” (2 Cronache 36:15, 16).
17 Cosa impariamo da questo? Che la lealtà di Geova non è né cieca né ingenua. È vero, Geova “abbonda in amore leale” ed è contento di mostrare misericordia quando c’è motivo di farlo. Ma cosa succede quando un trasgressore si dimostra incorreggibilmente malvagio? In tal caso Geova si attiene alle sue giuste norme ed emette un giudizio avverso. Come disse a Mosè, “non lascerà affatto impuniti i colpevoli” (Esodo 34:6, 7).
18, 19. (a) Perché la punizione dei malvagi è di per sé un atto di lealtà di Geova? (b) In che modo Geova mostra lealtà ai suoi servitori che sono stati perseguitati fino alla morte?
18 La punizione dei malvagi è di per sé un atto di lealtà di Dio. In che senso? Un’indicazione si trova nel libro di Rivelazione, nei comandi che Geova dà a sette angeli: “Andate e versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio”. Quando il terzo angelo versa la sua coppa “nei fiumi e nelle sorgenti d’acqua”, questi diventano sangue. Quindi l’angelo dice a Geova: “Tu, Colui che è e che era, il Leale, sei giusto, perché hai emesso questi giudizi. Essi hanno sparso il sangue dei santi e dei profeti, e tu hai dato loro sangue da bere; lo meritano” (Rivelazione 16:1-6).
19 Osservate che mentre pronuncia questo messaggio di giudizio, l’angelo definisce Geova “il Leale”. Perché? Perché distruggendo i malvagi Geova mostra lealtà ai suoi servitori, molti dei quali sono stati perseguitati fino alla morte. Lealmente, Geova li conserva ben vivi nella sua memoria. Desidera ardentemente rivederli, e la Bibbia conferma che è suo proposito ricompensarli con la risurrezione (Giobbe 14:14, 15). Geova non dimentica coloro che gli sono stati leali solo perché adesso non sono più in vita. Al contrario, “per lui sono tutti vivi” (Luca 20:37, 38). Il proposito di Geova di riportare in vita coloro che sono nella sua memoria è una chiara prova della sua lealtà.
Geova lealmente ricorderà e risusciterà coloro che si sono dimostrati leali fino alla morte
Bernard Luimes (a sinistra) e Wolfgang Kusserow (al centro) furono giustiziati dai nazisti
Moses Nyamussua (a destra) fu ucciso da un gruppo politico
L’amore leale di Geova apre la via della salvezza
20. Chi sono i “vasi di misericordia”, e in che modo Geova mostra loro lealtà?
20 In tutto il corso della storia Geova ha mostrato notevole lealtà agli esseri umani fedeli. Infatti per migliaia di anni “ha sopportato con molta pazienza vasi d’ira preparati per la distruzione”. Perché? “Per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso vasi di misericordia che ha preparato in anticipo per la gloria” (Romani 9:22, 23). Questi “vasi di misericordia” sono le persone dalla giusta disposizione che sono unte con spirito santo per essere coeredi di Cristo nel suo Regno (Matteo 19:28). Aprendo la via della salvezza a questi “vasi di misericordia”, Geova rimase leale ad Abraamo, a cui aveva promesso con un patto: “Per mezzo della tua discendenza tutte le nazioni della terra si benediranno, perché tu hai ascoltato la mia voce” (Genesi 22:18).
Grazie alla lealtà di Geova, tutti i suoi servitori fedeli hanno una speranza sicura per il futuro
21. (a) In che modo Geova mostra lealtà a “una grande folla” che ha la prospettiva di superare la “grande tribolazione”? (b) Cosa ci spinge a fare la lealtà di Geova?
21 Geova mostra simile lealtà a “una grande folla” che ha la prospettiva di superare la “grande tribolazione” e di vivere per sempre su una terra paradisiaca (Rivelazione 7:9, 10, 14). Anche se i suoi servitori sono imperfetti, Geova lealmente offre loro la possibilità di vivere per sempre su una terra paradisiaca. In che modo? Mediante il riscatto, la massima dimostrazione della lealtà di Geova (Giovanni 3:16; Romani 5:8). La lealtà di Geova attrae coloro che, nel loro cuore, hanno sete di giustizia (Geremia 31:3). Non ci sentiamo più vicini a Geova per la profonda lealtà che ha mostrato e mostrerà ancora? Dato che desideriamo avvicinarci a lui, ricambiamo il suo amore essendo sempre più risoluti a servirlo con lealtà.
a È interessante notare che il verbo originale che in 2 Samuele 22:26 è tradotto “mostrarsi leale” può anche essere reso “mostrare amore leale”.
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“Conoscere l’amore del Cristo”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 29
“Conoscere l’amore del Cristo”
1-3. (a) Cosa spinse Gesù a voler essere simile al Padre? (b) Quali aspetti dell’amore di Gesù esamineremo?
AVETE mai visto un bambino che cerca di imitare il suo papà, magari nel modo di camminare, di parlare o di agire? Col tempo potrebbe anche adottarne i valori morali e spirituali. L’amore e l’ammirazione che un figlio prova per suo padre lo spingono a voler essere come lui.
2 Che dire del rapporto fra Gesù e il suo Padre celeste? In un’occasione Gesù disse: “Io amo il Padre” (Giovanni 14:31). Nessuno può in alcun modo amare Geova più di questo suo Figlio, che era insieme a lui molto prima che venisse all’esistenza qualsiasi altra creatura. Quell’amore spinse questo Figlio devoto a voler essere simile al Padre (Giovanni 14:9).
3 In precedenti capitoli di questo libro abbiamo visto come Gesù imitò alla perfezione la potenza, la giustizia e la sapienza di Geova. Ma come rispecchiò l’amore del Padre? Esaminiamo tre aspetti dell’amore di Gesù: l’altruismo, la tenera compassione e la prontezza a perdonare.
“Nessuno ha un amore più grande”
4. In che modo Gesù diede il massimo esempio di amore altruistico che un essere umano potesse dare?
4 Gesù diede uno straordinario esempio di amore altruistico. Altruismo significa mettere i bisogni e gli interessi altrui al di sopra dei propri. Come dimostrò Gesù un simile amore? Lui stesso spiegò: “Nessuno ha un amore più grande di chi cede la vita per i suoi amici” (Giovanni 15:13). Gesù diede volontariamente la sua vita perfetta per noi. Questa fu la massima espressione di amore da parte di un essere umano. Gesù comunque mostrò amore altruistico anche in altri modi.
5. Perché lasciare i cieli fu un sacrificio amorevole da parte dell’unigenito Figlio di Dio?
5 Nella sua esistenza preumana nei cieli l’unigenito Figlio di Dio aveva una posizione elevata, unica. Aveva uno stretto rapporto con Geova e con moltitudini di creature spirituali. Nonostante la sua superiorità, questo caro Figlio “svuotò sé stesso, assunse la forma di uno schiavo e divenne come gli uomini” (Filippesi 2:7). Venne volontariamente a vivere in mezzo agli esseri umani peccatori in un mondo che “è in potere del Malvagio” (1 Giovanni 5:19). Non fu un sacrificio amorevole da parte del Figlio di Dio?
6, 7. (a) In quali modi Gesù mostrò amore altruistico durante il suo ministero terreno? (b) Quale toccante esempio di amore altruistico è riportato in Giovanni 19:25-27?
6 Durante tutto il suo ministero terreno Gesù mostrò amore altruistico in diversi modi. Non fu mai egoista. Era così assorbito dal ministero da sacrificare le normali comodità a cui gli esseri umani sono abituati. “Le volpi hanno tane e gli uccelli del cielo hanno nidi”, disse, “ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare la testa” (Matteo 8:20). Essendo un esperto falegname, Gesù avrebbe potuto prendersi del tempo per costruirsi una bella casa o fare dei mobili da vendere per avere del denaro in più. Eppure non usò le sue capacità per procurarsi cose materiali.
7 Un esempio veramente toccante dell’amore altruistico di Gesù è riportato in Giovanni 19:25-27. Pensate a quante cose dovevano affollare la sua mente e il suo cuore il pomeriggio in cui morì. Mentre soffriva sul palo di tortura, pensava ai discepoli, all’opera di predicazione e soprattutto a come rimanere integro e onorare il nome del Padre suo. In effetti il futuro dell’umanità dipendeva da lui. Eppure, pochi momenti prima di morire, Gesù pensò anche a sua madre, Maria, che a quanto pare era ormai vedova. Chiese all’apostolo Giovanni di occuparsi di lei come se fosse stata sua madre, e l’apostolo in seguito la prese in casa sua. Così Gesù provvide al benessere fisico e spirituale di sua madre. Che tenera espressione di amore altruistico!
“Provò compassione”
8. Qual è il significato del verbo greco che la Bibbia usa per descrivere la compassione che Gesù provava?
8 Come il Padre, Gesù era compassionevole. Dalle Scritture emerge che si spendeva per gli afflitti perché era profondamente toccato dalla loro condizione. Per descrivere questi sentimenti di Gesù la Bibbia usa un verbo greco che spesso è reso “avere (o provare) compassione”. Un biblista dice: “Descrive [...] un sentimento che tocca un uomo fin nel profondo del suo essere. È il termine più forte in greco per indicare il sentimento della compassione”. Esaminiamo alcune situazioni in cui la profonda compassione spinse Gesù ad agire.
9, 10. (a) Quali circostanze indussero Gesù e gli apostoli a cercare un posto tranquillo? (b) Quando il suo riposo fu disturbato dalla folla, come reagì Gesù, e perché?
9 Soddisfece i bisogni spirituali. Il brano di Marco 6:30-34 indica cosa in particolare spingeva Gesù a provare compassione. Immaginate la scena. Gli apostoli erano entusiasti, perché avevano appena terminato un esteso giro di predicazione. Erano tornati da Gesù e gli avevano riferito tutto quello che avevano visto e sentito. Comunque si era radunata una grande folla e loro non avevano nemmeno il tempo di mangiare. Gesù, che era un attento osservatore, notò che gli apostoli erano stanchi e disse: “Venite in disparte, in un posto isolato, e riposatevi un po’”. Saliti in barca, attraversarono la parte settentrionale del Mar di Galilea e raggiunsero un posto tranquillo. La folla però li vide partire e molte altre persone lo vennero a sapere. Tutti corsero lungo la riva settentrionale e arrivarono sull’altra sponda prima della barca.
10 Gesù si irritò per essere stato disturbato in un momento di riposo? Niente affatto. Il suo cuore fu toccato alla vista delle migliaia di persone che lo aspettavano. Marco scrisse: “Gesù vide una grande folla e provò compassione per quelle persone, perché erano come pecore senza pastore. E cominciò a insegnare loro molte cose”. Gesù vide persone che avevano bisogno di essere aiutate spiritualmente. Erano come pecore che vagavano indifese, senza un pastore che le guidasse e le proteggesse. Gesù sapeva che la gente comune veniva trascurata dagli insensibili capi religiosi, che invece avrebbero dovuto essere pastori amorevoli (Giovanni 7:47-49). Provò compassione per quelle persone, perciò “cominciò a parlare loro del Regno di Dio” (Luca 9:11). Notate che Gesù provò compassione ancor prima di vedere come avrebbero reagito a quello che avrebbe insegnato. Quindi la sua tenera compassione non dipendeva dalla reazione delle persone al suo insegnamento, ma era la motivazione stessa per cui insegnava.
“Stese la mano e lo toccò”
11, 12. (a) Come venivano considerati i lebbrosi nei tempi biblici, ma come reagì Gesù quando fu avvicinato da un uomo “pieno di lebbra”? (b) Che effetto può aver avuto sul lebbroso il fatto che Gesù lo toccò, e quale vicenda ci aiuta a capirlo?
11 Alleviò le sofferenze. Persone afflitte da diversi mali si rendevano conto che Gesù provava compassione, perciò andavano da lui. Questo in particolare fu evidente quando Gesù, seguito dalle folle, fu avvicinato da un uomo “pieno di lebbra” (Luca 5:12). Nei tempi biblici i lebbrosi venivano messi in quarantena per evitare che contaminassero altri (Numeri 5:1-4). In seguito, però, i rabbini incoraggiarono a essere spietati con i lebbrosi e imposero regole oppressive.a Notate, invece, come reagì Gesù: “Venne da lui un lebbroso, che lo supplicò in ginocchio dicendogli: ‘Se tu vuoi, puoi purificarmi’. Allora Gesù, mosso a compassione, stese la mano e lo toccò dicendogli: ‘Lo voglio! Sii purificato’. Immediatamente la lebbra sparì” (Marco 1:40-42). Gesù sapeva che il lebbroso non avrebbe nemmeno dovuto trovarsi lì. Eppure, anziché allontanarlo, provò una tale compassione che fece qualcosa di impensabile: lo toccò.
12 Potete immaginare cosa significò quel gesto per il lebbroso? Una vicenda accaduta in India ci aiuta a capirlo. Il dott. Paul Brand, specializzato nella cura della lebbra, parlò di un lebbroso che aveva curato. Una volta, durante la visita, mise la mano sulla spalla del lebbroso e, tramite un interprete, gli spiegò quale cura doveva fare. Tutt’a un tratto il lebbroso cominciò a piangere. “Ho detto qualcosa che non va?”, chiese il medico. L’interprete lo chiese al giovane nella sua lingua e poi disse: “No, dottore. Dice che piange perché lei gli ha messo la mano sulla spalla. Erano anni che nessuno lo toccava”. Per il lebbroso che avvicinò Gesù, essere toccato significò molto di più. In seguito a quel gesto, la malattia che l’aveva emarginato sparì!
13, 14. (a) Quale corteo incontrò Gesù mentre si avvicinava alla città di Nain, e cosa rendeva particolarmente triste la situazione? (b) Mosso dalla compassione, cosa fu spinto a fare Gesù per la vedova di Nain?
13 Alleviò il dolore dovuto al lutto. Gesù si commuoveva profondamente quando vedeva gli altri soffrire. Prendiamo, per esempio, l’episodio descritto in Luca 7:11-15. Si verificò quando, circa a metà del suo ministero, Gesù si stava recando a Nain, in Galilea. Mentre si avvicinava alla porta della città, si imbatté in un funerale. Le circostanze erano particolarmente tragiche. Era morto un ragazzo, che era figlio unico. In più sua madre era vedova. In precedenza lei aveva probabilmente fatto parte di un altro corteo funebre, quello del marito. Questa volta si trattava di suo figlio, forse il suo unico sostegno. È possibile che nella folla che la accompagnava ci fossero cantori che intonavano canti funebri e musicisti che suonavano tristi melodie (Geremia 9:17, 18; Matteo 9:23). Lo sguardo di Gesù però si concentrò sulla madre addolorata, che senza dubbio camminava accanto alla bara del figlio.
14 Gesù “ebbe compassione” di quella madre afflitta. In tono rassicurante le disse: “Smetti di piangere”. Si avvicinò alla bara e la toccò. Quelli che la portavano, e forse il resto della folla, si fermarono. Con voce autorevole Gesù si rivolse al corpo privo di vita: “Ragazzo, ti dico: alzati!” A quel punto cosa accadde? “Il morto si mise a sedere e cominciò a parlare”, come se si fosse svegliato da un sonno profondo. Segue poi la frase più toccante: “Gesù lo restituì a sua madre”.
15. (a) Negli episodi biblici in cui Gesù provò compassione, quale collegamento si nota fra compassione e azione? (b) In che modo possiamo imitare Gesù a questo riguardo?
15 Cosa impariamo da questi episodi? In ciascun caso si nota il collegamento fra compassione e azione. Gesù non poteva osservare la triste situazione di qualcuno senza provare compassione, e non poteva provare compassione senza agire di conseguenza. Come possiamo seguire il suo esempio? Noi cristiani abbiamo l’obbligo di predicare la buona notizia e fare discepoli. Siamo motivati in primo luogo dall’amore per Dio. Ricordiamo, però, che quest’opera richiede compassione. Se ci mettiamo nei panni degli altri come faceva Gesù, il cuore ci spingerà a fare tutto il possibile per portare loro la buona notizia (Matteo 22:37-39). E che dire di mostrare compassione ai compagni di fede che soffrono o sono in lutto? Non possiamo eliminare miracolosamente le sofferenze fisiche né risuscitare i morti, tuttavia possiamo mostrare compassione interessandoci degli altri e offrendo appropriato aiuto pratico (Efesini 4:32).
“Padre, perdonali”
16. In che modo Gesù dimostrò di essere pronto a perdonare perfino quando era sul palo di tortura?
16 Gesù rispecchiava alla perfezione l’amore del Padre anche in un altro modo importante: era “pronto a perdonare” (Salmo 86:5). Questo fu evidente anche quando era sul palo di tortura. Mentre stava per subire una morte umiliante, con le mani e i piedi trafitti dai chiodi, cosa disse Gesù? Chiese a gran voce a Geova di punire i suoi carnefici? Tutt’altro. Alcune delle ultime parole di Gesù furono: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34).b
17-19. In quali modi Gesù dimostrò di aver perdonato Pietro, che l’aveva rinnegato tre volte?
17 Forse un esempio ancora più toccante della prontezza di Gesù a perdonare è il modo in cui trattò l’apostolo Pietro. Non c’è dubbio che Pietro amasse teneramente Gesù. Il 14 nisan, l’ultima sera della vita di Gesù sulla terra, Pietro gli aveva detto: “Signore, con te sono pronto ad andare sia in prigione che incontro alla morte”. Ma solo poche ore dopo, Pietro per tre volte negò perfino di conoscerlo. La Bibbia ci dice cosa accadde quando lo fece per la terza volta: “Il Signore si voltò e guardò Pietro”. Schiacciato dal peso del suo peccato, Pietro, “uscì e pianse amaramente”. Quando più tardi Gesù morì, l’apostolo si sarà chiesto: “Il Signore mi avrà perdonato?” (Luca 22:33, 61, 62).
18 Pietro non dovette aspettare a lungo la risposta. Gesù fu risuscitato la mattina del 16 nisan e, evidentemente quel giorno stesso, apparve a Pietro (Luca 24:34; 1 Corinti 15:4-8). Perché Gesù dedicò un’attenzione particolare a Pietro, che l’aveva rinnegato in modo così deciso? Forse voleva assicurare all’apostolo pentito che gli voleva bene e lo apprezzava ancora. Ma fece ancora di più per rassicurarlo.
19 Qualche tempo dopo, Gesù apparve ai discepoli presso il Mar di Galilea. In quell’occasione Gesù chiese tre volte a Pietro (che per tre volte lo aveva rinnegato) se lo amava. La terza volta, Pietro rispose: “Signore, tu sai ogni cosa; lo sai che ti voglio bene”. Certamente Gesù, che poteva leggere il cuore, era ben consapevole dell’affetto che Pietro aveva per lui, ma gli diede la possibilità di confermarglielo. Inoltre Gesù incaricò Pietro di ‘nutrire le sue pecorelle’ e di ‘prendersene cura’ (Giovanni 21:15-17). In precedenza Pietro aveva ricevuto l’incarico di predicare (Luca 5:10). Ora, però, con una notevole dimostrazione di fiducia, Gesù Cristo gli stava affidando un’ulteriore importante responsabilità: prendersi cura di coloro che sarebbero diventati suoi seguaci. Poco dopo assegnò a Pietro un ruolo di primo piano nell’opera che i discepoli dovevano svolgere (Atti 2:1-41). Come dovette sentirsi sollevato Pietro sapendo che Gesù l’aveva perdonato e si fidava ancora di lui!
Come possiamo “conoscere l’amore del Cristo”?
20, 21. Come possiamo “conoscere l’amore del Cristo” pienamente?
20 La Parola di Geova descrive in modo davvero mirabile l’amore del Cristo. Quale dovrebbe essere, però, la nostra reazione all’amore di Gesù? La Bibbia ci esorta a “conoscere l’amore del Cristo che oltrepassa la conoscenza” (Efesini 3:19). Come abbiamo visto, la descrizione della vita e del ministero di Gesù riportata nei Vangeli ci insegna molte cose riguardo al suo amore. Comunque, per “conoscere l’amore del Cristo” pienamente non basta imparare quello che la Bibbia dice di lui.
21 Il verbo greco reso “conoscere” significa conoscere in modo pratico, per esperienza. Quando mostriamo amore come lo mostrava Gesù, spendendoci altruisticamente per gli altri, soddisfacendo in modo compassionevole i loro bisogni e perdonandoli di cuore, allora possiamo capire davvero i suoi sentimenti. Così, per esperienza, riusciamo a “conoscere l’amore del Cristo che oltrepassa la conoscenza”. E non dimentichiamo mai che più diventiamo simili a Cristo, più ci avvicineremo a colui che Cristo imitò alla perfezione: il nostro amorevole Dio, Geova.
a Regole rabbiniche stabilivano che si doveva stare a una distanza di almeno quattro cubiti (quasi due metri) da un lebbroso. Se però tirava vento, si doveva stare a una distanza di almeno 100 cubiti (circa 45 metri). Il Midrash Rabbah parla di un rabbi che si nascondeva dai lebbrosi e di un altro che lanciava loro sassi per tenerli lontani. I lebbrosi quindi sapevano quanto è doloroso essere respinti e cosa si prova a essere disprezzati e indesiderati.
b La prima parte di Luca 23:34 non compare in alcuni manoscritti antichi. Tuttavia, dal momento che è presente in molti altri manoscritti autorevoli, è inclusa nella Traduzione del Nuovo Mondo e in numerose altre traduzioni. Probabilmente Gesù si stava riferendo ai soldati romani che l’avevano messo al palo. Loro non sapevano quello che stavano facendo; ignoravano chi fosse realmente Gesù. Forse Gesù aveva anche in mente i giudei che avevano spinto per la sua esecuzione ma che in seguito avrebbero riposto fede in lui (Atti 2:36-38). Certo, i capi religiosi che lo avevano condannato erano molto più colpevoli, perché avevano agito consapevolmente e intenzionalmente. Per molti di loro non ci poteva essere perdono (Giovanni 11:45-53).
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“Continuate a camminare nell’amore”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 30
“Continuate a camminare nell’amore”
1-3. Qual è il risultato se mostriamo amore a imitazione di Geova?
“C’È più felicità nel dare che nel ricevere” (Atti 20:35). Queste parole di Gesù sottolineano un’importante verità: mostrare amore altruistico fa bene. Anche se c’è molta felicità nel ricevere amore, o nell’essere amati, c’è ancora più felicità nel dare, o nel mostrare, amore agli altri.
2 Nessuno lo sa meglio del nostro Padre celeste. Come abbiamo visto nei precedenti capitoli di questa parte, Geova è il massimo esempio di amore. Nessuno ha mostrato amore in maggior misura o più a lungo di lui. Quindi non è strano che Geova sia chiamato ‘il felice Dio’ (1 Timoteo 1:11).
3 Il nostro amorevole Dio vuole che cerchiamo di assomigliargli, specialmente nel mostrare amore. Efesini 5:1, 2 ci dice: “Imitate l’esempio di Dio, quali figli amati, e continuate a camminare nell’amore”. Se mostriamo amore a imitazione di Geova, proviamo la grande felicità che deriva dal dare. Abbiamo anche la soddisfazione di sapere che facciamo piacere a Geova, poiché la sua Parola ci esorta ad ‘amarci gli uni gli altri’ (Romani 13:8). Ma ci sono anche altre ragioni per cui dovremmo ‘continuare a camminare nell’amore’.
Perché l’amore è fondamentale
L’amore ci spinge ad avere fiducia nei nostri fratelli
4, 5. Perché è importante mostrare amore altruistico ai compagni di fede?
4 Perché è importante mostrare amore ai compagni di fede? Perché l’amore è l’essenza del vero cristianesimo. Senza amore non possiamo avere uno stretto legame con gli altri cristiani e, soprattutto, siamo inutili per Geova. Vediamo come la Parola di Dio mette in risalto queste verità.
5 L’ultima sera della sua vita terrena Gesù disse ai suoi seguaci: “Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate gli uni gli altri; come vi ho amato io, amatevi gli uni gli altri anche voi. Grazie a questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore fra voi” (Giovanni 13:34, 35). Le parole “come vi ho amato io” indicano che abbiamo il comando di mostrare il tipo di amore che manifestò Gesù. Nel capitolo 29 abbiamo visto che Gesù diede uno splendido esempio di amore altruistico mettendo i bisogni e gli interessi altrui al di sopra dei propri. Anche noi dobbiamo sforzarci al massimo di mostrare amore disinteressato, e questo amore sarà evidente anche a chi non serve Geova. L’amore fraterno è proprio il segno che contraddistingue i veri seguaci di Cristo.
6, 7. (a) Come facciamo a sapere che la Parola di Geova dà grande importanza al mostrare amore? (b) Su quale aspetto dell’amore pongono l’accento le parole di 1 Corinti 13:4-8?
6 Ma se non abbiamo amore? “Se [...] non ho amore”, disse l’apostolo Paolo, “sono un gong che rimbomba o un cembalo dal suono assordante” (1 Corinti 13:1). Un cembalo dal suono assordante produce un rumore sgradevole. E un gong che rimbomba? Che esempi appropriati! Chi è privo di amore è come uno strumento musicale che produce un suono forte e fastidioso, che risulta spiacevole anziché attraente. Come potrebbe una persona del genere avere stretti rapporti con gli altri? Paolo disse anche: “Se ho tanta fede da spostare i monti, ma non ho amore, non sono nulla” (1 Corinti 13:2). Pensate, chi non ha amore è “un’inutile nullità”, per quante opere possa compiere! (The Amplified Bible). È evidente che la Parola di Geova dà grande importanza al mostrare amore.
7 Come possiamo manifestare questa qualità nei rapporti con gli altri? Per rispondere, prendiamo in esame le parole di Paolo riportate in 1 Corinti 13:4-8. In questi versetti non viene messo in risalto né l’amore di Dio per noi né il nostro amore per Dio. Paolo, piuttosto, pose l’accento su come dovremmo mostrarci amore gli uni gli altri, descrivendo cos’è e cosa non è l’amore.
Cos’è l’amore
8. In che modo la pazienza ci può aiutare nei rapporti con gli altri?
8 “L’amore è paziente”. Da queste parole capiamo che l’amore implica sopportare gli altri con pazienza (Colossesi 3:13). La pazienza è indispensabile. Dato che siamo creature imperfette e serviamo Geova insieme, è realistico aspettarci che qualche volta i nostri fratelli cristiani irritino noi e che noi irritiamo loro. La pazienza e la tolleranza, però, possono aiutarci a superare le situazioni spiacevoli e gli screzi che si creano nei rapporti con gli altri, in modo che la pace della congregazione non venga turbata.
9. In quali modi possiamo essere premurosi?
9 “L’amore è [...] premuroso”. La premura, o benignità, si dimostra con azioni soccorrevoli e con parole gentili. L’amore ci spinge a cercare i modi per essere premurosi, specialmente nei confronti di chi ne ha più bisogno. Per esempio, un fratello più anziano forse si sente solo e ha bisogno di compagnia e incoraggiamento. Una madre sola o una sorella con la famiglia religiosamente divisa possono avere bisogno di aiuto. Chi è malato o si trova in difficoltà forse ha bisogno delle parole gentili di un amico leale (Proverbi 12:25; 17:17). Se cerchiamo i modi per essere premurosi, dimostriamo la sincerità del nostro amore (2 Corinti 8:8).
10. In che modo l’amore ci aiuta a sostenere e a dire la verità, anche quando non è facile farlo?
10 “L’amore [...] si rallegra della verità”. Un’altra versione dice: “L’amore [...] gioisce con la verità” (Nuova Riveduta). L’amore ci spinge a sostenere la verità e a ‘dire la verità l’uno all’altro’ (Zaccaria 8:16). Se, per esempio, una persona che ci è cara ha commesso un peccato grave, l’amore per Geova, e per chi ha sbagliato, ci aiuterà ad attenerci alle norme divine anziché cercare di nascondere la trasgressione, trovare giustificazioni o perfino mentire al riguardo. È vero, può essere difficile accettare la realtà dei fatti. Tuttavia, se abbiamo a cuore i migliori interessi della persona che ha sbagliato, desideriamo che riceva e accetti l’amorevole disciplina di Dio (Proverbi 3:11, 12). Essendo cristiani amorevoli, desideriamo anche “comportarci onestamente in ogni cosa” (Ebrei 13:18).
11. Dato che l’amore “copre ogni cosa”, cosa dovremmo sforzarci di fare riguardo alle mancanze dei nostri compagni di fede?
11 “L’amore [...] copre ogni cosa”. In 1 Pietro 4:8 si legge: “L’amore copre una gran quantità di peccati”. Il cristiano che si lascia guidare dall’amore non è ansioso di mettere in risalto tutte le imperfezioni e le mancanze dei suoi fratelli. In molti casi gli sbagli dei nostri compagni di fede non sono gravi e possono essere coperti dall’amore (Proverbi 10:12; 17:9).
12. In che modo l’apostolo Paolo dimostrò di credere il meglio riguardo a Filemone, e cosa impariamo dall’esempio di Paolo?
12 “L’amore [...] crede ogni cosa”. La traduzione di Moffatt dice che l’amore è “sempre ansioso di credere il meglio”. Non siamo sospettosi nei confronti dei compagni di fede, e non mettiamo in dubbio i loro motivi. L’amore ci aiuta a “credere il meglio” riguardo ai nostri fratelli e a fidarci di loro.a Ne abbiamo un esempio nella lettera di Paolo a Filemone. Paolo scrisse per incoraggiare Filemone ad accogliere benevolmente lo schiavo fuggitivo Onesimo, che era diventato cristiano e stava ritornando da lui. Anziché cercare di costringere Filemone, Paolo fece una richiesta basata sull’amore. Espresse la fiducia che Filemone avrebbe fatto la cosa giusta, dicendo: “Ti scrivo confidando nella tua disponibilità, certo che farai anche più di ciò che chiedo” (versetto 21). Quando l’amore ci spinge ad avere una simile fiducia nei nostri fratelli, tiriamo fuori il meglio da loro.
13. Come possiamo dimostrare che speriamo il meglio per i nostri fratelli?
13 “L’amore [...]. spera ogni cosa”. L’amore è pieno di fiducia, ma anche di speranza. Motivati dall’amore, speriamo il meglio per i nostri fratelli. Ad esempio, se un fratello “fa un passo falso senza rendersene conto”, speriamo che reagirà bene agli amorevoli tentativi di correggerlo (Galati 6:1). Inoltre continuiamo a sperare che coloro che sono deboli nella fede si riprendano. Siamo pazienti con loro, facendo il possibile per aiutarli a diventare forti nella fede (Romani 15:1; 1 Tessalonicesi 5:14). Se una persona che amiamo si allontana dalla verità, non rinunciamo alla speranza che un giorno si riprenda e ritorni da Geova, come il figlio prodigo della parabola di Gesù (Luca 15:17, 18).
14. In quali modi lo spirito di sopportazione e la perseveranza possono essere messi alla prova all’interno della congregazione, e come reagiremo se abbiamo amore?
14 “L’amore [...] sopporta ogni cosa”. Lo spirito di sopportazione e la perseveranza ci permettono di rimanere saldi di fronte a delusioni e difficoltà. Le prove non vengono solo dall’esterno della congregazione, ma a volte anche dall’interno. A motivo dell’imperfezione, può darsi che i nostri fratelli ogni tanto ci deludano. Un’osservazione sconsiderata potrebbe ferire i nostri sentimenti (Proverbi 12:18). Forse un problema della congregazione non viene affrontato come pensiamo si dovrebbe. Il comportamento di un fratello rispettato ci potrebbe turbare, e potremmo chiederci: “Come può un fratello agire così?” Di fronte a situazioni del genere, lasceremmo la congregazione e smetteremmo di servire Geova? Se abbiamo amore, no. L’amore ci impedisce di essere accecati dalle mancanze di un fratello al punto di non vedere più niente di buono in lui o nella congregazione in generale. L’amore ci permette di rimanere fedeli a Dio e di sostenere la congregazione nonostante quello che può dire o fare un altro essere umano imperfetto (Salmo 119:165).
Cosa non è l’amore
15. Cos’è la gelosia fuori luogo, e in che modo l’amore ci aiuta a evitare questo sentimento deleterio?
15 “L’amore non è geloso”. La gelosia fuori luogo può farci diventare invidiosi di quello che hanno altri, dei loro beni, dei loro privilegi o delle loro capacità. Questa gelosia è un sentimento deleterio, egoistico, che se non viene controllato può turbare la pace della congregazione. Cosa ci aiuterà a combattere la tendenza all’invidia? (Giacomo 4:5). In una parola, l’amore. Questa preziosa qualità ci consente di rallegrarci con chi sembra avere nella vita certi vantaggi che noi non abbiamo (Romani 12:15). L’amore ci aiuta a non considerare un affronto il fatto che qualcuno riceva una lode per un suo talento o per qualche risultato che ha ottenuto.
16. Se amiamo davvero i nostri fratelli, perché eviteremo di vantarci di quello che facciamo nel servizio che rendiamo a Geova?
16 “L’amore [...] non si vanta, non si gonfia d’orgoglio”. L’amore ci trattiene dall’ostentare i nostri talenti o i nostri successi. Se amiamo davvero i nostri fratelli, come potremmo vantarci di continuo dei risultati che abbiamo nel ministero o dei privilegi che riceviamo nella congregazione? Questo vantarsi può scoraggiare altri, facendoli sentire inferiori. L’amore non ci consente di vantarci di quello che Dio ci permette di fare nel servizio che gli rendiamo (1 Corinti 3:5-9). Dopotutto l’amore “non si gonfia d’orgoglio” o, come dice La Nuova Diodati, “non si mette in mostra”. L’amore ci impedisce di avere un concetto troppo elevato di noi stessi (Romani 12:3).
17. Se abbiamo amore, quale considerazione mostreremo per gli altri, e quindi che tipo di condotta eviteremo?
17 “L’amore [...] non si comporta in modo indecente”. Chi si comporta in modo indecente agisce in maniera sconveniente o offensiva. Un comportamento del genere non è amorevole, poiché non tiene assolutamente conto dei sentimenti o del benessere altrui. Al contrario, nell’amore c’è una premura che ci spinge a mostrare considerazione per gli altri. L’amore incoraggia le buone maniere, la condotta che Dio approva e il rispetto per i compagni di fede. Quindi l’amore non ci permetterà di tenere un “comportamento vergognoso”, cioè un comportamento che in qualche modo possa scandalizzare o offendere i nostri fratelli cristiani (Efesini 5:3, 4).
18. Perché chi è amorevole non pretende che si faccia tutto a modo suo?
18 “L’amore [...] non cerca il proprio interesse”. Un’altra traduzione dice: “Non insiste nel fare le cose a modo proprio” (Revised Standard Version). Chi è amorevole non pretende che si faccia tutto a modo suo, come se le sue opinioni fossero sempre corrette. Non condiziona gli altri, usando il suo potere di persuasione per logorare chi è di parere diverso. Un’ostinazione simile rivelerebbe un certo orgoglio, e la Bibbia dice: “L’orgoglio viene prima del crollo” (Proverbi 16:18). Se amiamo davvero i nostri fratelli, rispetteremo le loro idee e, se possibile, saremo disposti a cedere. Lo spirito arrendevole è in armonia con queste parole di Paolo: “Nessuno cerchi il proprio interesse, ma quello degli altri” (1 Corinti 10:24).
19. Se abbiamo amore, come reagiremo quando qualcuno ci offende?
19 “L’amore [...] non cede all’ira, non tiene conto del male”. L’amore non si irrita facilmente per quello che altri dicono o fanno. È vero, è naturale rimanerci male quando qualcuno ci offende, ma anche se abbiamo un motivo valido per arrabbiarci, l’amore ci aiuta a non rimanere irritati (Efesini 4:26, 27). Non vogliamo rimuginare sulle parole o sulle azioni che ci hanno ferito, come se le appuntassimo in un registro per non dimenticarle. L’amore invece ci spinge a imitare il nostro amorevole Dio. Come abbiamo visto nel capitolo 26, Geova perdona ogni volta che ci sono valide ragioni per farlo. Quando perdona, dimentica, e quindi non ci imputerà quei peccati in futuro. Non siamo riconoscenti che Geova non tenga conto del male?
20. Come dovremmo reagire se un compagno di fede ha commesso un peccato e ne sta subendo le conseguenze?
20 “L’amore [...] non si rallegra dell’ingiustizia”. Un’altra versione dice: “L’amore [...] non esulta per i peccati altrui” (The New English Bible). La traduzione di Moffatt dice: “L’amore non è mai contento quando qualcuno prende una cattiva strada”. L’amore non prova piacere nell’ingiustizia, perciò non condoniamo nessun tipo di immoralità. Come reagiamo se un compagno di fede ha commesso un peccato e ne sta subendo le conseguenze? L’amore non ci permetterà di rallegrarci, e quindi non penseremo: “Gli sta bene! Se lo merita!” (Proverbi 17:5). Ci rallegriamo, invece, quando un fratello che ha sbagliato compie passi concreti per riprendersi spiritualmente.
“Una via che non ha uguali”
21-23. (a) Cosa intendeva Paolo quando disse che “l’amore non viene mai meno”? (b) Cosa prenderemo in esame nell’ultimo capitolo?
21 “L’amore non viene mai meno”. Cosa voleva dire Paolo con queste parole? Come si vede dal contesto, stava parlando dei doni dello spirito che erano presenti fra i primi cristiani. Quei doni dimostravano che la congregazione appena formata aveva il favore di Dio. Ma non tutti i cristiani potevano compiere guarigioni, profetizzare o parlare in altre lingue. Questo però non era importante, perché i doni miracolosi alla fine sarebbero cessati. Ma c’era qualcosa che sarebbe rimasto e che ogni cristiano poteva coltivare, qualcosa di più straordinario e più duraturo di qualsiasi dono miracoloso. Paolo ne parlò come di “una via che non ha uguali” (1 Corinti 12:31). Cos’era questa “via che non ha uguali”? Era la via dell’amore.
22 Certamente l’amore cristiano descritto da Paolo “non viene mai meno”, cioè non avrà mai fine. Tuttora l’amore fraterno contraddistingue i veri seguaci di Gesù. Non c’è dubbio che vediamo questo amore nelle congregazioni dei Testimoni di Geova in tutta la terra. Questo amore durerà per sempre, perché Geova promette la vita eterna ai suoi servitori fedeli (Salmo 37:9-11, 29). Facciamo dunque del nostro meglio per ‘continuare a camminare nell’amore’. Così potremo provare la grande felicità che deriva dal dare. Inoltre potremo continuare a vivere — e continuare ad amare — per tutta l’eternità, a imitazione del nostro amorevole Dio, Geova.
I servitori di Geova si riconoscono dall’amore che hanno fra loro
23 In questo capitolo, che conclude la parte sull’amore, abbiamo ragionato su come possiamo mostrarci amore gli uni gli altri. Ma dato che traiamo beneficio in molti modi dall’amore di Geova — come anche dalla sua potenza, dalla sua giustizia e dalla sua sapienza — facciamo bene a chiederci: “Come posso dimostrargli che lo amo veramente?” Questa domanda sarà presa in esame nell’ultimo capitolo.
a Naturalmente l’amore cristiano non è affatto ingenuo. Nella Bibbia troviamo questa esortazione: “[Tenete] d’occhio quelli che fomentano divisioni e creano ostacoli alla fede [...]. State lontani da loro” (Romani 16:17).
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“Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 31
“Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi”
1-3. (a) Cosa possiamo imparare sulla natura umana osservando ciò che avviene fra i genitori e il loro bambino? (b) Quale reazione naturale abbiamo quando qualcuno ci mostra amore, e quale importante domanda possiamo farci?
I GENITORI sono molto contenti quando vedono sorridere il loro bambino. Spesso avvicinano il loro viso al suo, sorridendo e sussurrando parole dolci. Sono ansiosi di vedere una reazione da parte sua. Ben presto sulle sue guance si forma una fossetta e sul suo visetto appare un incantevole sorriso. Con quel sorriso, che pare dimostrare affetto, il bambino inizia a contraccambiare l’amore dei genitori.
2 Il sorriso del bambino ci ricorda qualcosa di importante riguardo alla natura umana. La reazione naturale all’amore è l’amore. Semplicemente siamo fatti così (Salmo 22:9). Man mano che cresciamo, siamo in grado di ricambiare l’amore in modi diversi. Forse ricordiamo che, quando eravamo piccoli, genitori, parenti e amici ci esprimevano amore. Questo sentimento metteva radice nel nostro cuore e cresceva; così a nostra volta mostravamo amore. Nel nostro rapporto con Geova avviene qualcosa di simile.
3 La Bibbia dice: “Noi amiamo perché lui per primo ci ha amato” (1 Giovanni 4:19). Nelle prime tre parti di questo libro ci è stato ricordato che, quando Geova manifesta potenza, giustizia e sapienza, lo fa con amore e per il nostro bene. Nella quarta parte abbiamo visto che mostra il suo amore per l’umanità, e per ognuno di noi singolarmente, in modi straordinari. Ora sorge una domanda. In un certo senso è la domanda più importante che ognuno di noi possa farsi: “Come reagirò all’amore di Geova?”
Cosa significa amare Dio
4. Come mai la gente è confusa su cosa significa amare Dio?
4 Geova, da cui l’amore ha origine, sa bene che l’amore ha l’immenso potere di tirare fuori il meglio dagli altri. Perciò, sebbene gli esseri umani continuino a ribellarsi a lui, non ha perso la fiducia che alcuni vogliano ricambiare il suo amore. E in effetti milioni di persone l’hanno ricambiato. Purtroppo, però, le religioni di questo mondo corrotto hanno confuso le idee su cosa significa amare Dio. Moltissimi dicono di avere amore per Dio, ma sembrano pensare che sia sufficiente esprimerlo a parole. L’amore per Dio può anche iniziare in questo modo, proprio come l’amore di un bambino per i genitori può inizialmente rivelarsi con un sorriso. Negli adulti, però, l’amore comporta dell’altro.
5. Cosa significa amare Dio, e perché questo è un bene per noi?
5 Geova ci spiega cosa significa amarlo. La sua Parola dice: “Amare Dio significa questo: osservare i suoi comandamenti”. L’amore per Dio, dunque, si deve esprimere con le azioni. È vero che a molti l’idea di ubbidire non piace, ma lo stesso versetto aggiunge: “I suoi comandamenti non sono gravosi” (1 Giovanni 5:3). Le leggi e i princìpi di Geova Dio sono per il nostro bene, non hanno lo scopo di opprimerci (Isaia 48:17, 18). La sua Parola contiene moltissimi princìpi che ci aiutano ad avvicinarci maggiormente a lui. Esaminiamo tre aspetti della nostra relazione con Dio: comunicare con lui, adorarlo e imitarlo.
Comunicare con Geova
6-8. (a) In quali modi possiamo ascoltare Geova? (b) Come possiamo far vivere la Bibbia quando la leggiamo?
6 Il primo capitolo iniziava con la domanda: “Riuscite a immaginare di fare una conversazione con Dio?” Abbiamo visto che non è pura fantasia. Mosè fece effettivamente una conversazione del genere. Che dire di noi? Oggi Geova non manda i suoi angeli a conversare con gli esseri umani, ma comunica ancora con noi in modi efficaci. Come possiamo ascoltare quello che dice?
7 Dato che “tutta la Scrittura è ispirata da Dio”, ascoltiamo Geova leggendo la sua Parola, la Bibbia (2 Timoteo 3:16). Il salmista esortò i servitori di Geova a leggerla “giorno e notte” (Salmo 1:1, 2). Questo richiede notevole sforzo da parte nostra, ma ne vale la pena. Come abbiamo visto nel capitolo 18, la Bibbia si può paragonare a una lettera preziosa inviataci dal nostro Padre celeste. Quindi leggerla non dovrebbe essere un peso. Quando la leggiamo, dobbiamo farla vivere. Come possiamo far questo?
8 Mentre leggiamo, visualizziamo gli episodi biblici. Cerchiamo di vedere i personaggi come persone reali. Chiediamoci da quale ambiente provenivano, e quali erano le loro circostanze e i loro motivi. Poi riflettiamo su quello che leggiamo, facendoci domande come queste: “Cosa mi insegna questo episodio riguardo a Geova? Quale sua qualità emerge? Quale principio vuole insegnarmi Geova, e come posso seguirlo nella mia vita?” Leggiamo, meditiamo e mettiamo in pratica: così facendo, la Parola di Dio diventerà viva per noi (Salmo 77:12; Giacomo 1:23-25).
9. Chi è “lo schiavo fedele e saggio”, e perché è importante ascoltarlo con attenzione?
9 Geova ci parla anche mediante “lo schiavo fedele e saggio”. Come predisse Gesù, un piccolo gruppo di cristiani unti è stato incaricato di provvedere “cibo [spirituale] al tempo giusto” durante questi difficili ultimi giorni (Matteo 24:45-47). Quando leggiamo le pubblicazioni preparate per aiutarci a conoscere meglio la Bibbia e quando assistiamo alle adunanze e alle assemblee, veniamo nutriti spiritualmente da quello schiavo. Dato che è schiavo di Cristo, seguiamo saggiamente il consiglio di Gesù: “Prestate attenzione a come ascoltate” (Luca 8:18). Ascoltiamo attentamente perché riconosciamo che lo schiavo è un mezzo che Geova impiega per comunicare con noi.
10-12. (a) Perché la preghiera è un meraviglioso dono di Geova? (b) Come possiamo pregare in modo gradito a Geova, e perché possiamo essere certi che apprezza le nostre preghiere?
10 Abbiamo visto come Dio parla con noi, ma noi come possiamo parlare con lui? È un pensiero che incute timore reverenziale. Se volessimo parlare con la persona più potente del nostro paese per esporgli una nostra preoccupazione, che probabilità avremmo di riuscirci? In certi casi, il tentativo stesso di avvicinarsi potrebbe essere rischioso. Ai giorni di Ester e Mardocheo si poteva essere messi a morte per essersi presentati davanti al re persiano senza essere stati invitati (Ester 4:10, 11). Ora immaginiamo di presentarci davanti al Sovrano Signore dell’universo, in paragone al quale anche gli esseri umani più potenti “sono come cavallette” (Isaia 40:22). Dovremmo essere tanto intimoriti da non avvicinarci a lui? Niente affatto.
11 Geova ha provveduto un mezzo semplice, alla portata di tutti, per avvicinarsi a lui: la preghiera. Anche un bambino molto piccolo può pregare Geova con fede nel nome di Gesù (Giovanni 14:6; Ebrei 11:6). Comunque la preghiera ci permette di comunicare i nostri pensieri e sentimenti più intimi e complessi, perfino quelli così dolorosi che troviamo difficile esprimere a parole (Romani 8:26). È inutile cercare di impressionare Geova con parole ricercate o con preghiere lunghe e prolisse (Matteo 6:7, 8). D’altro canto, Geova non pone limiti alla durata o alla frequenza delle nostre preghiere. La sua Parola ci invita perfino a ‘pregare di continuo’ (1 Tessalonicesi 5:17).
12 Ricordiamo che soltanto Geova è ‘colui che ascolta le preghiere’, e lo fa con vera empatia (Salmo 65:2). Ascoltare le preghiere dei suoi servitori fedeli non è pesante per lui, anzi gli fa piacere. La sua Parola paragona queste preghiere a incenso che bruciando fa salire un fumo riposante, dall’odore soave (Salmo 141:2; Rivelazione 5:8; 8:4). Non è confortante pensare che anche le nostre preghiere ascendono al Sovrano Signore e gli sono gradite? Quindi, se desideriamo avvicinarci a Geova, preghiamolo umilmente e facciamolo spesso, ogni giorno. Apriamogli il nostro cuore; non nascondiamogli nulla (Salmo 62:8). Parliamogli delle nostre preoccupazioni e delle nostre gioie, ringraziamolo e lodiamolo. Così il legame fra noi e il nostro Padre celeste diventerà sempre più forte.
Adorare Geova
13, 14. Cosa significa adorare Geova, e perché è appropriato che lo adoriamo?
13 Quando comunichiamo con Geova, non stiamo solo ascoltando e parlando come faremmo con un amico o un parente. In effetti lo stiamo adorando, dandogli l’onore che merita. La vera adorazione è tutta la nostra vita, è il modo in cui esprimiamo a Geova il nostro amore e la nostra devozione con tutta l’anima. La vera adorazione unisce tutte le sue fedeli creature, che siano in cielo o sulla terra. In visione l’apostolo Giovanni sentì un angelo dare questo comando: “Adorate colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le sorgenti d’acqua!” (Rivelazione 14:7).
14 Perché dovremmo adorare Geova? Pensiamo alle qualità di cui abbiamo parlato, come la santità, la potenza, l’autocontrollo, la giustizia, il coraggio, la misericordia, la sapienza, l’umiltà, l’amore, la compassione, la lealtà e la bontà. Abbiamo visto che Geova manifesta tutte queste preziose qualità al massimo grado. Quando cerchiamo di comprendere i molti modi in cui manifesta tutte le sue qualità, ci accorgiamo che non è soltanto una Persona da ammirare. È straordinariamente glorioso, immensamente superiore a noi (Isaia 55:9). Senza dubbio Geova è il nostro legittimo Sovrano, e merita certamente la nostra adorazione. Ma come dovremmo adorarlo?
15. Come possiamo adorare Geova “con spirito e verità”, e che opportunità ci offrono le adunanze?
15 Gesù disse: “Dio è uno Spirito, e quelli che l’adorano devono adorarlo con spirito e verità” (Giovanni 4:24). Per adorare Geova “con spirito” dobbiamo avere il suo spirito e farci guidare da esso. La nostra adorazione deve anche essere in armonia con la verità, la conoscenza accurata che si trova nella Parola di Dio. Abbiamo l’inestimabile opportunità di adorare Geova “con spirito e verità” ogni volta che ci raduniamo con i nostri compagni di fede (Ebrei 10:24, 25). Quando cantiamo lodi a Geova, quando ci uniamo nella preghiera, quando ascoltiamo e partecipiamo mentre si studia la sua Parola, dimostriamo di amarlo perché lo adoriamo come lui vuole.
Le adunanze sono piacevoli occasioni per adorare Geova
16. Qual è uno dei più grandi comandamenti dati ai veri cristiani, e perché ci sentiamo spinti a ubbidire?
16 Adoriamo Geova anche quando lo lodiamo pubblicamente parlando di lui ad altri (Ebrei 13:15). Senz’altro quello di predicare la buona notizia del Regno di Geova è uno dei più grandi comandamenti dati ai veri cristiani (Matteo 24:14). Ubbidiamo molto volentieri perché amiamo Geova. Se pensiamo a come “il dio di questo sistema di cose”, Satana il Diavolo, “ha accecato la mente” dei “non credenti”, diffondendo vili menzogne sul conto di Geova, siamo ansiosi di servire quali Testimoni a favore del nostro Dio e di smentire simili calunnie (2 Corinti 4:4; Isaia 43:10-12). E quando contempliamo le meravigliose qualità di Geova, sentiamo crescere in noi il desiderio di parlare di lui ad altri. Non c’è privilegio più grande di quello di aiutare altri a conoscere e amare il nostro Padre celeste!
17. Cosa include l’adorazione che rendiamo a Geova, e perché dobbiamo adorarlo con integrità?
17 L’adorazione che rendiamo a Geova include anche dell’altro. Influisce su ogni aspetto della nostra vita (Colossesi 3:23). Se riconosciamo veramente Geova come nostro Sovrano Signore, cercheremo di fare la sua volontà in ogni cosa: in famiglia, al lavoro, nei rapporti con gli altri, nel tempo libero. Cercheremo di servire Geova “con cuore completo”, con integrità (1 Cronache 28:9). Un’adorazione del genere non lascia spazio a un cuore diviso o a una doppia vita: non faremo credere agli altri che serviamo Geova mentre in segreto commettiamo peccati gravi. L’integrità non permette una simile ipocrisia, l’amore ce la rende ripugnante, e anche il timore di Dio ci aiuta a evitarla. La Bibbia collega questa riverenza all’intima amicizia con Geova (Salmo 25:14).
Imitare Geova
18, 19. Perché è realistico pensare che semplici esseri umani imperfetti possano imitare Geova?
18 Ogni parte di questo libro termina con un capitolo che spiega cosa fare per “[imitare] l’esempio di Dio, quali figli amati” (Efesini 5:1). È fondamentale ricordare che, per quanto imperfetti, possiamo davvero imitare il modo perfetto in cui Geova usa la potenza, pratica la giustizia, agisce con sapienza e mostra amore. Come sappiamo che è davvero possibile imitare l’Onnipotente? Ricordate: il significato del nome Geova ci insegna che egli può divenire tutto ciò che vuole per adempiere i suoi propositi. Giustamente questa capacità ci lascia stupefatti, ma è qualcosa di completamente irraggiungibile per noi? No.
19 Siamo fatti a immagine di Dio (Genesi 1:26). Perciò noi esseri umani siamo diversi da tutte le altre creature sulla terra. Non siamo guidati semplicemente dall’istinto, da fattori genetici o ambientali. Geova ci ha dato un dono prezioso, il libero arbitrio. Nonostante i nostri limiti e i nostri difetti, siamo liberi di decidere cosa vogliamo diventare. Inoltre dobbiamo ricordare che il nome di Dio significa anche che lui può far diventare i suoi servitori qualsiasi cosa desideri. Quindi, se vogliamo essere persone amorevoli, sagge e giuste che usano il potere in modo corretto, grazie all’aiuto dello spirito di Geova possiamo diventare proprio così. Pensiamo al bene che potremo fare in questo modo.
20. Cosa facciamo di buono imitando Geova?
20 Faremo piacere al nostro Padre celeste, rallegrando il suo cuore (Proverbi 27:11). Anzi potremo “piacergli pienamente”, dato che lui comprende i nostri limiti (Colossesi 1:9, 10). E man mano che continueremo a coltivare buone qualità a imitazione del nostro amorevole Padre, avremo un grande privilegio. In un mondo che è nelle tenebre, lontano da Dio, saremo portatori di luce (Matteo 5:1, 2, 14). Contribuiremo a diffondere in ogni parte della terra qualche riflesso della gloriosa personalità di Geova. Che onore!
“Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi”
Avviciniamoci sempre di più a Geova
21, 22. Quale viaggio attende tutti coloro che amano Geova?
21 Quello che Giacomo 4:8 ci dice di fare non è solo un obiettivo da raggiungere. È come un viaggio, un viaggio che non finirà mai finché rimarremo fedeli. Continueremo ad avvicinarci sempre di più a Geova. Ci sarà sempre dell’altro da imparare su di lui. Non dovremmo pensare che questo libro ci abbia insegnato tutto riguardo a Geova, anzi abbiamo appena cominciato a prendere in considerazione ciò che la Bibbia dice del nostro Dio. E neanche la Bibbia ci dice tutto quello che c’è da sapere su di lui. L’apostolo Giovanni supponeva che, se fosse stato messo per iscritto tutto quello che Gesù aveva fatto durante il suo ministero terreno, “non [sarebbe bastato] il mondo intero a contenere i rotoli che si [sarebbero potuti] scrivere” (Giovanni 21:25). Se si poteva dire questo del Figlio, quanto più del Padre!
22 Neanche la vita eterna ci permetterà di conoscere completamente Geova (Ecclesiaste 3:11). Pensate, quindi, alla prospettiva che abbiamo. Dopo essere vissuti per centinaia, migliaia, milioni, persino miliardi di anni, conosceremo Geova Dio molto più di adesso. Eppure ci renderemo conto che ci saranno ancora tantissime cose meravigliose da imparare. Saremo sempre ansiosi di imparare, perché avremo sempre ragione di pensarla come il salmista, che cantò: “Avvicinarmi a Dio è un bene per me” (Salmo 73:28). La vita eterna sarà incredibilmente ricca e varia. E continuare ad avvicinarci a Geova sarà sempre la cosa più bella.
23. Cosa siamo incoraggiati a fare?
23 Vogliamo contraccambiare già da ora l’amore di Geova, amandolo con tutto il cuore, l’anima, la mente e la forza (Marco 12:29, 30). Dimostriamogli un amore leale e costante. Facciamo in modo che le decisioni che prendiamo ogni giorno, dalla più piccola alla più grande, rispecchino tutte lo stesso principio guida: scegliere sempre la via che porta a una più stretta amicizia con il nostro Padre celeste. Soprattutto, avviciniamoci sempre di più a Geova ed egli si avvicinerà sempre di più a noi, per tutta l’eternità!
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“Straordinaria potenza”Avviciniamoci a Geova
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PRIMA PARTE
“Straordinaria potenza”
In questa parte esamineremo i passi biblici che attestano la potenza usata da Geova per creare, per distruggere, per proteggere e per ristabilire. Quando comprendiamo in che modo Geova Dio, che ha una “straordinaria potenza”, si serve della sua “immensa energia”, il nostro cuore si riempie di coraggio e speranza (Isaia 40:26).
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“Geova ama la giustizia”Avviciniamoci a Geova
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SECONDA PARTE
“Geova ama la giustizia”
Oggi nel mondo dilaga l’ingiustizia e spesso la responsabilità è attribuita erroneamente a Dio. La Bibbia però insegna una verità che rincuora: “Geova ama la giustizia” (Salmo 37:28). In questa parte vedremo in che modo Geova ha dimostrato la veracità di queste parole, dando una speranza a tutta l’umanità.
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“Saggio di cuore”Avviciniamoci a Geova
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TERZA PARTE
“Saggio di cuore”
La vera sapienza è uno dei tesori più preziosi che si possano ricercare. Solo Geova ne è la Fonte. In questa parte esamineremo più da vicino l’illimitata sapienza di Geova Dio, che il fedele Giobbe definì “saggio di cuore” (Giobbe 9:4).
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“Dio è amore”Avviciniamoci a Geova
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QUARTA PARTE
“Dio è amore”
Di tutte le qualità che Geova possiede l’amore è la principale. È anche quella che attira di più. Man mano che esamineremo alcune splendide sfaccettature di questa qualità paragonabile a una gemma, capiremo perché la Bibbia dice che “Dio è amore” (1 Giovanni 4:8).
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