-
“Lui per primo ci ha amato”Avviciniamoci a Geova
-
-
CAPITOLO 23
“Lui per primo ci ha amato”
1-3. Quali sono alcuni fattori che resero la morte di Gesù diversa da ogni altra?
QUASI 2.000 anni fa, in un giorno di primavera, un uomo innocente subì un processo, fu condannato per reati che non aveva commesso e poi fu torturato e ucciso. Non fu la prima esecuzione capitale crudele e ingiusta della storia e, purtroppo, neanche l’ultima. Eppure quella non fu una morte qualunque.
2 Mentre nelle ultime ore di agonia quell’uomo soffriva, il cielo stesso rivelò l’importanza di quell’avvenimento. Benché fosse circa mezzogiorno, le tenebre calarono improvvisamente sul paese. Come disse uno storico, “[venne] a mancare la luce del sole” (Luca 23:44, 45). Poi, appena prima di esalare l’ultimo respiro, l’uomo pronunciò queste parole indimenticabili: “È compiuto!” In effetti, sacrificando la sua vita, portò a termine qualcosa di meraviglioso. Il suo sacrificio fu il più grande atto d’amore che sia mai stato compiuto da un essere umano (Giovanni 15:13; 19:30).
3 Quell’uomo, naturalmente, era Gesù Cristo. Le sue sofferenze e la sua morte in quel triste giorno, il 14 nisan del 33 E.V., sono ben note. Tuttavia è stato spesso ignorato un fatto importante. Per quanto Gesù soffrisse intensamente, qualcun altro soffrì ancora di più. Infatti quel giorno qualcuno fece un sacrificio ancora maggiore: il più grande atto d’amore mai compiuto nell’universo. Di cosa si tratta? La risposta ci insegnerà qualcosa sulla qualità dominante di Geova: l’amore.
Il più grande atto d’amore
4. Come mai un centurione si rese conto che Gesù non era un uomo comune, e quale conclusione trasse?
4 Il centurione romano presente all’esecuzione rimase stupito sia per le tenebre che precedettero la morte di Gesù sia per il violento terremoto che la seguì, e disse: “Di sicuro questo era il Figlio di Dio!” (Matteo 27:54). Gesù non era certo un uomo comune. Quel soldato aveva partecipato all’esecuzione del Figlio unigenito dell’Iddio Altissimo! Quanto era caro questo Figlio a suo Padre?
5. Come si potrebbe illustrare l’enorme quantità di tempo che Geova e suo Figlio trascorsero insieme in cielo?
5 La Bibbia definisce Gesù “il primogenito di tutta la creazione” (Colossesi 1:15). Pensate, il Figlio di Geova esisteva prima dell’universo fisico. Per quanto tempo il Padre e il Figlio erano stati insieme? Alcuni scienziati calcolano che l’universo abbia 13 miliardi di anni. Riuscite a immaginare un tempo così lungo? Per dare un’idea di questo arco temporale, un planetario espone una linea del tempo lunga 110 metri. Quando i visitatori vi passano davanti, ogni passo che fanno corrisponde a circa 75 milioni di anni. Alla fine di questa linea tutta la storia dell’umanità è rappresentata da un unico tratto dello spessore di un capello. Eppure, anche se questa stima fosse corretta, l’intera linea del tempo non sarebbe abbastanza lunga per rappresentare la durata della vita del Figlio di Geova. Che attività svolse in tutto quel tempo?
6. (a) Che attività svolse il Figlio di Geova durante la sua esistenza preumana? (b) Che tipo di vincolo esiste fra Geova e suo Figlio?
6 Il Figlio era felice di servire quale “artefice” accanto al Padre (Proverbi 8:30). La Bibbia dice: “Neppure una cosa venne all’esistenza senza [il Figlio]” (Giovanni 1:3). Quindi Geova e suo Figlio operarono insieme per portare all’esistenza tutte le altre cose. Che momenti felici, emozionanti! Molti converranno che l’amore fra un padre e un figlio è molto intenso. E l’amore “è un legame che unisce perfettamente” (Colossesi 3:14). Chi di noi può immaginare quanto sia forte un vincolo che esiste da un periodo di tempo così lungo? Chiaramente Geova Dio e suo Figlio sono uniti dal più forte vincolo di amore che si sia mai formato.
7. Quando Gesù si battezzò, in che modo Geova espresse i suoi sentimenti riguardo a suo Figlio?
7 Comunque, il Padre mandò il Figlio sulla terra perché nascesse come un bambino. Questo significò che per alcuni decenni Geova dovette rinunciare all’intima compagnia del suo amato Figlio in cielo. Con vivo interesse osservò dal cielo Gesù che cresceva e diventava un uomo perfetto. A 30 anni circa Gesù si battezzò. Non dobbiamo tirare a indovinare cosa provò Geova, poiché lui stesso disse dal cielo: “Questo è mio Figlio, il mio amato Figlio, che io ho approvato” (Matteo 3:17). Quanto sarà stato contento vedendo che Gesù faceva tutto quello che era stato profetizzato, tutto quello che era richiesto da lui! (Giovanni 5:36; 17:4).
8, 9. (a) Cosa subì Gesù il 14 nisan del 33 E.V., e come influì questo sul suo Padre celeste? (b) Perché Geova permise che suo Figlio soffrisse e morisse?
8 Cosa provò invece Geova il 14 nisan del 33 E.V.? Cosa provò mentre Gesù veniva tradito e poi arrestato da una folla nella notte? Mentre veniva abbandonato dagli amici e sottoposto a un processo illegale? Mentre lo deridevano, gli sputavano in faccia e lo prendevano a pugni? Mentre lo flagellavano e riducevano il suo dorso a brandelli? Mentre veniva inchiodato, mani e piedi, e appeso a un palo di legno, e la gente lo insultava? Come si sentì il Padre quando il suo amato Figlio lo invocò agonizzante? Come si sentì quando Gesù esalò l’ultimo respiro e, per la prima volta dall’inizio della creazione, cessò di esistere? (Matteo 26:14-16, 46, 47, 56, 59, 67; 27:38-44, 46; Giovanni 19:1).
9 Non ci sono parole che possano descrivere il dolore che Geova provò per la morte di suo Figlio. Quello che si può dire è il motivo per cui permise che accadesse. Perché fu disposto a soffrire così tanto? In Giovanni 3:16, un versetto biblico così importante da essere definito il Vangelo in miniatura, Geova ci rivela una verità meravigliosa. Il versetto dice: “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito, affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. Quindi il motivo per cui Geova fu disposto a soffrire è l’amore. Il dono che Geova ci ha fatto mandando suo Figlio a soffrire e morire per noi è il più grande atto d’amore che sia mai stato compiuto.
“Dio [...] ha dato il suo Figlio unigenito”
Definizione dell’amore di Dio
10. Qual è un bisogno dell’uomo, e cosa è accaduto al significato della parola “amore”?
10 Cosa significa la parola “amore”? L’amore è stato definito il più grande bisogno dell’uomo. Da quando nascono a quando muoiono, gli esseri umani rincorrono l’amore, sono felici quando si sentono amati, soffrono e addirittura muoiono se ne sono privati. Tuttavia è sorprendente come l’amore sia difficile da definire. Certo, tutti ne parlano molto. C’è un’infinità di libri, canzoni e poesie sull’amore, che però non sempre aiutano a capire cos’è veramente. Anzi, si abusa di questa parola al punto che il suo vero significato è sempre più confuso.
11, 12. (a) In che modo la Bibbia ci insegna cos’è l’amore? (b) Quali tipi di amore erano descritti da termini del greco antico, e quale termine per “amore” è usato più spesso nelle Scritture Greche Cristiane? (Vedi anche la nota in calce.) (c) Che idea trasmette spesso il termine agàpe nelle Scritture?
11 La Bibbia invece insegna chiaramente cos’è l’amore. Nell’Expository Dictionary of New Testament Words, il biblista Vine osserva: “L’amore si può riconoscere solo dalle azioni che determina”. Gli atti di Geova di cui si parla nella Bibbia ci insegnano molto riguardo al suo amore, al benevolo affetto che prova per le sue creature. Pensate al supremo atto d’amore di Geova descritto sopra: niente potrebbe descrivere meglio cos’è l’amore. Nei prossimi capitoli sono riportati molti altri esempi concreti dell’amore di Geova. Inoltre possiamo farci un’idea più chiara esaminando i termini biblici originali resi “amore”. Nel greco antico esistevano quattro termini per “amore”.a Di questi, quello usato più spesso nelle Scritture Greche Cristiane è agàpe. Un dizionario biblico lo definisce “il termine più vigoroso che si possa immaginare per amore”. Perché?
12 Nell’uso biblico il termine agàpe spesso trasmette l’idea di amore che è guidato da princìpi. Quindi comporta più di uno slancio emotivo verso un’altra persona. Ha una portata più ampia; questo tipo di amore è più riflessivo e ponderato. Soprattutto, l’amore cristiano è totalmente altruistico. Per esempio, esaminiamo di nuovo Giovanni 3:16. Cos’è il “mondo” che Dio ha tanto amato da essere disposto a dare il suo Figlio unigenito? È il mondo del genere umano redimibile, di cui fanno parte molti che hanno un comportamento peccaminoso. Questo significa che Geova considera ciascuno di loro un amico, amandolo come amò il fedele Abraamo? (Giacomo 2:23). No, ma mostra amorevolmente bontà a tutti, anche se gli è costato molto. Vuole che tutti si pentano e cambino vita (2 Pietro 3:9). Molti lo fanno ed egli è felice di accoglierli come amici.
13, 14. Cosa indica che l’amore cristiano spesso include un caloroso affetto?
13 Qualcuno, però, si fa un’idea sbagliata del significato della parola agàpe nell’uso biblico. Pensa che si tratti di un amore freddo, intellettuale. Invece l’amore cristiano spesso include un caloroso affetto. Per esempio, Giovanni usò il verbo agapào quando scrisse: “Il Padre ama il Figlio”. Questo amore è privo di affetto caloroso? No, perché Gesù, quando disse “il Padre vuole bene al Figlio”, usò il verbo filèo (Giovanni 3:35; 5:20). Quindi l’amore di Geova include spesso il tenero affetto. Tuttavia il suo amore non è mai governato solo dai sentimenti. È sempre guidato dai suoi saggi e giusti princìpi.
14 Come abbiamo visto, tutte le qualità di Geova sono perfette e ci attraggono, ma quella che ci attrae di più è l’amore. Niente ci avvicina di più a Geova. Siamo felici che l’amore sia anche la sua qualità dominante. Come facciamo a saperlo?
“Dio è amore”
15. Cosa dice la Bibbia riguardo all’amore di Geova, e in che senso questa affermazione è unica? (Vedi anche la nota in calce.)
15 La Bibbia dice riguardo all’amore qualcosa che non dice mai riguardo alle altre principali qualità di Geova. Non dice che Dio è potenza né che Dio è giustizia e neanche che Dio è sapienza. Egli possiede queste qualità, ne è la Fonte ultima e nel manifestarle non ha uguali. Della quarta qualità, invece, viene detto qualcosa di più profondo: “Dio è amore” (1 Giovanni 4:8).b Cosa significa questo?
16-18. (a) Perché la Bibbia dice che “Dio è amore”? (b) Di tutte le creature esistenti sulla terra, perché l’uomo è un simbolo appropriato dell’amore di Geova?
16 “Dio è amore” non è una semplice equazione, come dire “Dio uguale amore”. Non si possono invertire i termini e dire che “l’amore è Dio”. Geova è molto più di una qualità astratta. È una Persona con un’ampia gamma di sentimenti e caratteristiche oltre all’amore. Eppure l’amore è profondamente radicato in Geova. A proposito di questo versetto un’opera di consultazione dice: “L’amore è l’essenza o la natura di Dio”. Si potrebbe ragionare in questo modo: la potenza permette a Geova di agire, la giustizia e la sapienza determinano il suo modo di agire, ma è l’amore che lo motiva ad agire. E l’amore è sempre presente nel modo in cui manifesta le altre qualità.
17 Spesso si dice che Geova è la personificazione stessa dell’amore. Quindi se vogliamo saperne di più riguardo all’amore basato sui princìpi, dobbiamo conoscere Geova. Naturalmente possiamo vedere questa bella qualità anche negli esseri umani. Perché? Al momento della creazione, rivolgendosi evidentemente a suo Figlio, Geova pronunciò queste parole: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza” (Genesi 1:26). Di tutte le creature esistenti sulla terra, solo gli uomini e le donne possono decidere di amare e imitare così il loro Padre celeste. Ricorderete che Geova si servì di varie creature per simboleggiare le sue qualità principali. Eppure scelse la più elevata creazione terrestre, l’uomo, come simbolo della sua qualità dominante, l’amore (Ezechiele 1:10).
18 Se mostriamo un amore altruistico, basato sui princìpi, rispecchiamo la qualità dominante di Geova. L’apostolo Giovanni infatti scrisse: “Noi amiamo perché lui per primo ci ha amato” (1 Giovanni 4:19). Ma in quali modi Geova ci ha amato per primo?
Geova prese l’iniziativa
19. Perché si può dire che l’amore ebbe un ruolo determinante nell’opera creativa di Geova?
19 L’amore non è qualcosa di nuovo. Dopotutto, cosa spinse Geova a iniziare a creare? Non che si sentisse solo e avesse bisogno di compagnia. Geova è completo e autosufficiente, non gli manca niente che qualcun altro possa dargli. L’amore, una qualità attiva, naturalmente lo spinse a voler rendere partecipi della sua gioia creature intelligenti che potessero apprezzare un simile dono. “Il principio della creazione di Dio” fu il suo Figlio unigenito (Rivelazione 3:14). Poi Geova si servì di questo “artefice” per portare all’esistenza tutte le altre cose, a partire dagli angeli (Giobbe 38:4, 7; Colossesi 1:16). Dotati di libertà, intelligenza e sentimenti, questi potenti spiriti avevano la possibilità di stringere legami affettivi fra loro e soprattutto con Geova Dio (2 Corinti 3:17). Quindi amavano perché prima erano stati amati.
20, 21. Quali prove avevano Adamo ed Eva che Geova li amava, ma quale fu la loro reazione?
20 Lo stesso si può dire dell’umanità. All’inizio Adamo ed Eva erano letteralmente circondati dall’amore. Nella loro dimora paradisiaca in Eden, ovunque guardassero potevano vedere prove dell’amore di Geova per loro. Notate cosa dice la Bibbia: “Geova Dio piantò un giardino in Eden, verso oriente, e vi mise l’uomo che aveva formato” (Genesi 2:8). Siete mai stati in un giardino o in un parco veramente bello? Cosa vi è piaciuto di più? La luce che filtrava tra le foglie in un angolo ombroso? Lo straordinario assortimento di colori in un tappeto di fiori? Il sottofondo musicale del gorgoglio di un ruscello, del canto degli uccelli e del ronzio degli insetti? Che dire del profumo degli alberi, dei frutti e dei fiori? In ogni caso, nessun parco al mondo si potrebbe paragonare all’Eden. Perché?
21 Quel giardino fu piantato da Geova stesso. Doveva essere di una bellezza indescrivibile. C’era ogni albero bello da vedere e con frutti deliziosi da mangiare. Era grande, ben irrigato e brulicante di un’affascinante varietà di animali. Adamo ed Eva avevano tutto quello che serviva per rendere la vita felice e piena, incluso un lavoro gratificante e una compagnia perfetta. Geova per primo mostrò loro amore, e loro avevano ogni ragione per ricambiarlo. Eppure non lo fecero. Invece di ubbidire amorevolmente al loro Padre celeste, furono egoisti e si ribellarono (Genesi, capitolo 2).
22. In che modo la reazione di Geova alla ribellione in Eden dimostra che il suo amore è leale?
22 Che dolore deve essere stato per Geova! Ma la ribellione lo indusse forse a smettere di amare l’umanità? No! “Il suo amore leale dura per sempre” (Salmo 136:1). Perciò, spinto dall’amore, decise immediatamente di prendere provvedimenti per redimere i discendenti di Adamo ed Eva che avrebbero dimostrato di avere la giusta disposizione di cuore. Come abbiamo visto, in questi provvedimenti era compreso il sacrificio di riscatto del suo amato Figlio, anche se questo gli costò davvero tanto (1 Giovanni 4:10).
23. Qual è una delle ragioni per cui Geova è il “felice Dio”, e a quale importante domanda risponderà il prossimo capitolo?
23 Fin dal principio Geova ha preso l’iniziativa nel mostrare amore all’umanità. “Lui per primo ci ha amato” in moltissimi modi. L’amore favorisce l’armonia e la gioia, quindi Geova è giustamente definito il “felice Dio” (1 Timoteo 1:11). Sorge tuttavia una domanda importante: Geova ci ama davvero individualmente? Il prossimo capitolo tratterà questo argomento.
a Il verbo filèo, che significa “avere affetto”, “voler bene” o “avere simpatia” (ad esempio nei confronti di un amico intimo o di un fratello), ricorre spesso nelle Scritture Greche Cristiane. Un termine derivato da storgè, che indica l’amore per i familiari, è usato in 2 Timoteo 3:3, dove si dice che questo amore sarebbe stato estremamente carente negli ultimi giorni. Il termine èros, che indica l’amore passionale fra uomo e donna, non è presente nelle Scritture Greche Cristiane, anche se nella Bibbia si parla di questo tipo di amore (Proverbi 5:15-20).
b Altre dichiarazioni scritturali sono formulate in modo simile. Per esempio, “Dio è luce” e “Dio è un fuoco consumante” (1 Giovanni 1:5; Ebrei 12:29). Queste però vanno intese come metafore, poiché paragonano Geova a cose materiali. Geova è paragonabile alla luce perché è santo e retto; in lui non ci sono né “tenebre” né impurità. Ed è paragonabile al fuoco per l’uso che fa della potenza distruttiva.
-
-
Niente può “separarci dall’amore di Dio”Avviciniamoci a Geova
-
-
CAPITOLO 24
Niente può “separarci dall’amore di Dio”
1. Quale pensiero negativo affligge molti, inclusi alcuni veri cristiani?
GEOVA ci ama individualmente? Alcuni non fanno fatica a credere che Dio ami l’umanità in generale, come dice Giovanni 3:16. Tuttavia pensano: “Dio non potrebbe mai amare proprio me”. Anche i veri cristiani potrebbero a volte avere dei dubbi al riguardo. Scoraggiato, un uomo disse: “Trovo molto difficile credere che a Dio importi qualcosa di me”. Vi capita di avere dubbi simili?
2, 3. Chi vuol farci credere che non possiamo essere apprezzati e amati da Geova, e come possiamo combattere questa idea?
2 Satana desidera ardentemente farci credere che Geova Dio non ci ami né ci apprezzi. È vero che Satana fa spesso leva sulla vanità e sull’orgoglio degli esseri umani (2 Corinti 11:3). Ma tante volte cerca invece di distruggerne l’autostima (Giovanni 7:47-49; 8:13, 44). Questo è particolarmente vero nei difficili “ultimi giorni” in cui viviamo. Molti oggi crescono in famiglie dove non c’è affetto. Altri hanno continuamente a che fare con persone violente, egoiste e testarde (2 Timoteo 3:1-5). Essendo stati per anni vittime di maltrattamenti, razzismo e odio, forse sono convinti di non essere degni di essere apprezzati e amati.
3 Se provate questi sentimenti negativi, non disperate. Molti di noi a volte sono irragionevolmente duri con sé stessi. Ma ricordate, la Parola di Dio serve per “correggere” idee errate e per “abbattere ciò che è solidamente fortificato” (2 Timoteo 3:16; 2 Corinti 10:4). La Bibbia dice: “Rassicureremo il nostro cuore davanti a lui riguardo a qualunque cosa per cui il cuore possa condannarci, perché Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1 Giovanni 3:19, 20). Esaminiamo quattro modi in cui le Scritture ci aiutano a ‘rassicurare il nostro cuore’ del fatto che Geova ci ama.
Geova ci apprezza
4, 5. In che modo l’esempio dei passeri fatto da Gesù indica che Geova ci apprezza?
4 Primo, la Bibbia insegna in modo chiaro che Dio vede qualche pregio in ogni suo servitore. Per esempio, Gesù disse: “Due passeri non si vendono forse per una moneta di piccolo valore? Eppure nemmeno uno di loro cadrà a terra senza che il Padre vostro lo sappia. Quanto a voi, perfino i capelli della vostra testa sono tutti contati. Perciò non abbiate paura: voi valete più di molti passeri” (Matteo 10:29-31). Vediamo cosa significavano queste parole per chi ascoltava Gesù nel I secolo.
“Voi valete più di molti passeri”
5 Potremmo chiederci perché mai qualcuno vorrebbe comprare un passero. Ai giorni di Gesù i passeri erano gli uccelli commestibili più a buon mercato. Notate che per una moneta di piccolo valore si potevano acquistare due passeri. Poi, però, Gesù affermò che se uno era disposto a spendere due monete, riceveva non quattro passeri, ma cinque. Il passero in più era incluso nel prezzo come se non valesse nulla. Forse quegli uccellini non valevano niente agli occhi degli uomini, ma cosa ne pensava il Creatore? Gesù disse: “Nemmeno uno di loro [neanche quello dato in aggiunta] viene dimenticato da Dio” (Luca 12:6, 7). Adesso forse cominciamo a capire cosa voleva dire Gesù. Se Geova attribuisce un simile valore a un solo passero, pensiamo a quanto deve valere un essere umano! Come spiegò Gesù, Geova conosce tutto di noi: persino i nostri capelli sono contati.
6. Perché siamo certi che Gesù non stava esagerando quando disse che i nostri capelli sono contati?
6 I nostri capelli sono contati? Qualcuno potrebbe dire che in questo caso Gesù stesse esagerando. Pensate, però, alla speranza della risurrezione: Geova deve conoscerci davvero bene per riportarci in vita! Ci apprezza al punto da ricordare ogni particolare, incluso il nostro codice genetico e tutti i ricordi e le esperienze che abbiamo accumulato.a Contare i nostri capelli, che in media sono 100.000, in paragone sarebbe impresa da poco.
Cosa vede Geova in noi?
7, 8. (a) Quali sono alcune qualità che Geova è contento di trovare nelle persone? (b) Quali sono alcune opere che Geova apprezza?
7 Secondo, la Bibbia ci insegna cosa apprezza Geova nei suoi servitori. In poche parole, si compiace delle nostre buone qualità e degli sforzi che facciamo. Il re Davide disse a suo figlio Salomone: “Geova scruta tutti i cuori e discerne ogni inclinazione dei pensieri” (1 Cronache 28:9). Mentre esamina miliardi di esseri umani in questo mondo violento e pieno di odio, che piacere deve provare Dio quando scorge un cuore che ama la pace, la verità e la giustizia! Cosa fa quando trova una persona che lo ama profondamente, e che cerca di conoscerlo e di farlo conoscere ad altri? Geova ci dice che prende nota di coloro che parlano di lui. Ha persino “un libro di memorie” per tutti ‘quelli che hanno timore di Geova e per quelli che meditano sul suo nome’ (Malachia 3:16). Queste cose sono davvero preziose per lui.
8 Quali sono alcune opere buone che Geova apprezza? Certamente gli sforzi che facciamo per imitare suo Figlio, Gesù Cristo (1 Pietro 2:21). Un’opera importante che Geova apprezza è la predicazione della buona notizia del suo Regno. In Romani 10:15 leggiamo: “Quanto sono belli i piedi di quelli che annunciano buone notizie!” Forse normalmente non pensiamo che i nostri piedi siano belli, ma qui rappresentano gli sforzi che i servitori di Geova fanno per predicare la buona notizia. Tutti questi sforzi sono belli e preziosi ai suoi occhi (Matteo 24:14; 28:19, 20).
9, 10. (a) Perché possiamo essere sicuri che Geova apprezza la nostra perseveranza nelle difficoltà? (b) Cosa non fa Geova quando esamina i suoi fedeli servitori?
9 Geova apprezza anche la nostra perseveranza (Matteo 24:13). Ricordate che Satana vuole che abbandoniamo Geova. Ogni giorno in cui restiamo leali a Geova è un altro giorno in cui abbiamo contribuito a fornire una risposta alle accuse di Satana (Proverbi 27:11). A volte non è facile perseverare. Malattie, difficoltà economiche, problemi emotivi e altri ostacoli possono rendere pesante e complicato ogni giorno che passa. Anche le delusioni possono essere motivo di scoraggiamento (Proverbi 13:12). La perseveranza di fronte ai problemi è ancora più preziosa per Geova. Per questo il re Davide chiese a Geova di conservare le sue lacrime in un “otre” e aggiunse fiducioso: “Non sono forse riportate nel tuo libro?” (Salmo 56:8). Sì, Geova apprezza e ricorda tutte le lacrime che abbiamo versato e le difficoltà che abbiamo sopportato per rimanergli leali. Anche queste sono preziose ai suoi occhi.
Geova apprezza la nostra perseveranza di fronte alle prove
10 Nonostante tutto questo, una persona che si autocondanna potrebbe non riconoscere di essere importante agli occhi di Dio. Forse continua a ripetersi: “Gli altri sono migliori di me. Come dev’essere deluso Geova quando mi paragona a loro!” Geova però non fa paragoni; e non è neanche rigido o insensibile (Galati 6:4). Legge il cuore degli esseri umani con grande perspicacia e apprezza ogni cosa buona, anche la più piccola.
Geova scorge il buono che c’è in noi
11. Cosa possiamo imparare riguardo a Geova dal modo in cui trattò il caso di Abia?
11 Terzo, mentre ci esamina, Geova ci vaglia con cura, cercando quello che c’è di buono in noi. Per esempio, quando decretò che l’intera casata apostata del re Geroboamo doveva essere eliminata, Geova ordinò che uno dei figli del re, Abia, ricevesse una sepoltura decorosa. Perché? “Geova, l’Iddio d’Israele, [aveva] trovato qualcosa di buono” in lui (1 Re 14:1, 10-13). Geova aveva vagliato il cuore di quel giovane e vi aveva trovato “qualcosa di buono”. Geova ritenne che valesse la pena di far menzionare nella sua Parola quel qualcosa di buono, per quanto piccolo o insignificante potesse essere. E addirittura ricompensò Abia mostrandogli un appropriato grado di misericordia.
12, 13. (a) In che modo il caso del re Giosafat indica che Geova cerca quello che c’è di buono in noi anche quando pecchiamo? (b) In quanto alle nostre buone opere e alle nostre buone qualità, in che senso Geova si comporta come un Genitore amorevole?
12 Un esempio ancora più positivo è forse quello del buon re Giosafat. Quando il re commise un’azione stolta, il profeta di Geova gli disse: “Per questo motivo Geova è indignato contro di te”. Che parole severe! Il messaggio di Geova, però, proseguiva: “Comunque, in te sono state trovate cose buone” (2 Cronache 19:1-3). Quindi la giusta ira non impedì a Geova di vedere ciò che c’era di buono in Giosafat. Che differenza con gli esseri umani imperfetti! Quando siamo arrabbiati, tendiamo a non vedere quello che c’è di buono negli altri. E quando pecchiamo, il disappunto, la vergogna e il senso di colpa ci impediscono di vedere quello che c’è di buono in noi stessi. Ricordiamo, però, che se ci pentiamo dei nostri peccati e facciamo tutto il possibile per non ripeterli, Geova ci perdona.
13 Mentre ci vaglia, Geova scarta questi peccati proprio come un cercatore d’oro scarta i sassolini privi di valore. Che dire delle nostre buone qualità e delle nostre buone opere? Queste sono le “pepite” che Geova conserva! Avete mai notato che i genitori amorevoli conservano gelosamente i disegni o i compiti dei figli, a volte per decenni, anche dopo che i figli se ne sono dimenticati? Geova è il Genitore più amorevole di tutti. Se gli rimaniamo fedeli, non dimenticherà mai le nostre buone opere e le nostre buone qualità. Anzi considererebbe ingiusto dimenticarle, e lui non è mai ingiusto (Ebrei 6:10). Geova ci vaglia anche in un altro modo.
14, 15. (a) Perché le nostre imperfezioni non impediscono mai a Geova di vedere quello che c’è di buono in noi? Fate un esempio. (b) Cosa farà Geova con le buone qualità che trova in noi, e come considera i suoi servitori fedeli?
14 Geova guarda oltre i nostri difetti e vede il nostro potenziale. Facciamo un esempio. Ci sono degli amanti dell’arte che si impegnano perché dipinti gravemente danneggiati o altri capolavori vengano restaurati. Quando, ad esempio, nella National Gallery di Londra qualcuno danneggiò con un colpo d’arma da fuoco un disegno di Leonardo da Vinci che valeva circa 30 milioni di dollari, nessuno suggerì di buttarlo via solo perché era stato danneggiato. Il restauro di quel capolavoro, che aveva quasi 500 anni, iniziò immediatamente. Perché? Perché era prezioso per gli amanti dell’arte. E voi, non valete più di un disegno a carboncino e gesso? Agli occhi di Dio certamente sì, per quanti danni possa aver fatto in voi l’imperfezione ereditata (Salmo 72:12-14). Geova Dio, il Creatore della famiglia umana, farà quanto è necessario per ridare la perfezione a tutti coloro che si dimostrano grati delle sue amorevoli cure (Atti 3:21; Romani 8:20-22).
15 Sì, Geova vede in noi del buono che forse noi stessi non vediamo. E man mano che lo serviamo, farà crescere quello che c’è di buono in noi finché non saremo perfetti. A prescindere da come ci abbia trattato il mondo di Satana, Geova ci considera preziosi (Aggeo 2:7).
Geova dimostra il suo amore in modo pratico
16. Qual è la massima prova che Geova ci ama, e come facciamo a sapere che questo dono è destinato a noi personalmente?
16 Quarto, Geova ci dimostra il suo amore in molti modi. Sicuramente il sacrificio di riscatto di Cristo è la risposta più efficace alla menzogna satanica secondo cui non siamo degni di essere apprezzati e amati. Non dobbiamo mai dimenticare che la morte straziante di Gesù sul palo di tortura e la sofferenza ancora maggiore di Geova nel veder morire il suo amato Figlio sono la prova del loro amore per noi. Purtroppo molti trovano difficile credere che questo dono sia destinato a loro personalmente. Si sentono indegni. Ricordate che l’apostolo Paolo era stato un persecutore dei seguaci di Cristo, eppure scrisse: “[Il] Figlio di Dio [...] mi ha amato e ha dato sé stesso per me” (Galati 1:13; 2:20).
17. Mediante che cosa Geova ci fa avvicinare a sé e a suo Figlio?
17 Geova ci dimostra il suo amore aiutandoci individualmente ad avvalerci dei benefìci del sacrificio di Cristo. Gesù disse: “Nessuno può venire da me a meno che non lo attiri il Padre, che mi ha mandato” (Giovanni 6:44). Geova in persona ci fa avvicinare a suo Figlio e alla speranza della vita eterna. In che modo? Mediante l’opera di predicazione, con cui veniamo raggiunti individualmente, e mediante il suo spirito santo, che usa per aiutarci a capire e a mettere in pratica le verità spirituali nonostante la nostra imperfezione. Geova può quindi dire a noi quello che disse a Israele: “Ti ho amato di un amore eterno. Per questo ti ho attratto con amore leale” (Geremia 31:3).
18, 19. (a) Qual è il modo più profondo in cui Geova dimostra il suo amore per noi, e cosa indica che lo fa in prima persona? (b) In che modo la Bibbia ci assicura che Geova ci ascolta con empatia?
18 Forse è grazie al privilegio della preghiera che sentiamo l’amore di Geova Dio nel modo più profondo. La Bibbia ci invita a ‘pregarlo di continuo’ (1 Tessalonicesi 5:17). Lui ascolta le nostre preghiere (Salmo 65:2). Non ha delegato questo compito a nessun altro, neanche a suo Figlio. Pensate: il Creatore dell’universo ci esorta ad avvicinarci a lui in preghiera parlandogli liberamente. E quando ci ascolta è forse freddo, impassibile, indifferente? Tutt’altro.
19 Geova ha molta empatia. Che cos’è l’empatia? Un fedele cristiano avanti negli anni disse: “Empatia è provare il tuo dolore nel mio cuore”. Geova è davvero toccato dal nostro dolore? A proposito delle sofferenze degli israeliti, il suo popolo, leggiamo: “Durante tutte le loro sofferenze, soffrì anche lui” (Isaia 63:9). Non solo vedeva cosa stavano passando, ma provava compassione per loro. L’intensità dei suoi sentimenti è evidente dalle parole che lui stesso rivolge ai suoi servitori: “Chi tocca voi tocca la pupilla del mio occhio” (Zaccaria 2:8).b Una cosa del genere sarebbe molto dolorosa. Sì, Geova prova compassione per noi: quando noi soffriamo, lui soffre.
20. Se vogliamo ubbidire al consiglio che si trova in Romani 12:3, quale concetto poco equilibrato dobbiamo evitare?
20 Nessun cristiano equilibrato userebbe una simile prova della stima e dell’amore di Dio come scusa per diventare orgoglioso o egocentrico. L’apostolo Paolo scrisse: “Per l’immeritata bontà che mi è stata mostrata dico a ognuno di voi di non avere un’opinione di sé più alta del dovuto, ma di avere un’opinione di sé che dimostri buon senso, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato” (Romani 12:3). Un’altra traduzione dice: “Dico a ciascuno di voi di non sopravvalutarsi, ma di valutarsi invece nel modo giusto, secondo la misura della fede che Dio gli ha dato” (Parola del Signore). Quindi, pur crogiolandoci al calore dell’amore del nostro Padre celeste, vogliamo essere assennati e ricordare che non possiamo guadagnarci né meritarci l’amore di Dio (Luca 17:10).
21. Quali menzogne sataniche dobbiamo respingere sempre, e con quale verità divina possiamo continuare a rassicurare il nostro cuore?
21 Facciamo ogni sforzo per respingere tutte le menzogne di Satana, inclusa quella secondo cui non valiamo nulla e non siamo degni di essere amati. Forse le esperienze avute nella vita ci hanno insegnato a ritenerci così indegni che Dio non potrebbe mai amarci, a considerare le nostre buone opere così insignificanti che lui non potrebbe mai notarle o i nostri peccati così grandi che la morte del suo prezioso Figlio non potrebbe mai coprirli. Respingiamo con decisione simili menzogne! Continuiamo a rassicurare il nostro cuore con la verità espressa dalle ispirate parole di Paolo: “Sono convinto che né morte, né vita, né angeli, né governi, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né qualsiasi altra creazione potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore” (Romani 8:38, 39).
a Più volte la Bibbia collega la speranza della risurrezione con la memoria di Geova. Il fedele Giobbe disse a Geova: “Mi nascondessi tu nella Tomba, [...] stabilissi per me un limite di tempo e ti ricordassi di me!” (Giobbe 14:13). Gesù menzionò la risurrezione di “tutti quelli che sono nelle tombe commemorative”. Il termine che usò era appropriato perché Geova ricorda perfettamente i morti che intende risuscitare (Giovanni 5:28, 29).
b Alcune traduzioni qui lasciano intendere che chi tocca il popolo di Dio tocca il proprio occhio oppure l’occhio di Israele, e non l’occhio di Dio. Questo errore fu introdotto da alcuni copisti che, volendo arbitrariamente emendare questo passo da loro giudicato irriverente, offuscarono l’intensità dell’empatia di Geova.
-
-
La “tenera compassione del nostro Dio”Avviciniamoci a Geova
-
-
CAPITOLO 25
La “tenera compassione del nostro Dio”
1, 2. (a) Qual è la reazione naturale di una madre quando il suo bambino piange? (b) Quale sentimento è ancora più forte della compassione di una madre?
IN PIENA notte un neonato piange. La madre si sveglia immediatamente. Il suo sonno non è più così profondo adesso che è nato il suo bambino. Ha imparato a distinguere i vari tipi di pianto, quindi spesso sa dire se il suo bambino ha bisogno di mangiare, di essere coccolato o di essere cambiato. Comunque, indipendentemente dalla ragione per cui il neonato piange, la madre interviene. Non potrebbe mai ignorare i bisogni del figlio.
2 La compassione che una madre prova per il suo bambino è uno dei sentimenti più teneri che gli esseri umani conoscano. Esiste comunque un sentimento che è infinitamente più forte: la tenera compassione del nostro Dio, Geova. Analizzare questa straordinaria qualità ci può aiutare ad avvicinarci maggiormente a Geova. Vediamo, dunque, cos’è la compassione e come la manifesta il nostro Dio.
Cos’è la compassione?
3. Qual è il significato del verbo ebraico reso “mostrare misericordia” o “avere compassione”?
3 Nella Bibbia c’è una stretta relazione fra compassione e misericordia. Diversi termini ebraici e greci rendono l’idea di tenera compassione. Prendiamo, per esempio, il verbo ebraico rachàm, che spesso è reso “mostrare misericordia” o “avere compassione”. Un’opera di consultazione spiega che il verbo rachàm “esprime un profondo e tenero sentimento di compassione, come quello suscitato dalla vista della debolezza o della sofferenza di chi ci è caro o ha bisogno del nostro aiuto”. Questo termine ebraico, che Geova applica a sé stesso, è affine al sostantivo tradotto “grembo” e si può rendere “compassione materna” (Esodo 33:19; Geremia 33:26).a
“Può una donna dimenticare [...] il figlio del suo grembo?”
4, 5. In che modo la Bibbia si serve dei sentimenti che una madre prova per il suo bambino per farci capire la compassione di Geova?
4 La Bibbia si serve dei sentimenti che una madre prova per il suo bambino per farci capire il significato della compassione di Geova. In Isaia 49:15 leggiamo: “Può una donna dimenticare il suo piccolo o non avere compassione [rachàm] per il figlio del suo grembo? Anche se le madri dovessero dimenticarsi dei propri figli, io non mi dimenticherò mai di te”. Questa descrizione toccante sottolinea la profonda compassione che Geova ha per il suo popolo.
5 È difficile immaginare che una madre dimentichi di allattare il suo bambino e di prendersene cura. Dopotutto un neonato è indifeso, e ha bisogno delle attenzioni e dell’affetto della madre giorno e notte. Purtroppo si sente spesso parlare di neonati abbandonati dalla madre, specialmente in questi “tempi difficili” caratterizzati da mancanza di “affetto naturale” (2 Timoteo 3:1, 3, nota in calce). Geova invece dichiara: “Io non mi dimenticherò mai di te”. La tenera compassione che Geova prova per i suoi servitori non viene mai meno. È immensamente più forte del più tenero sentimento naturale che si possa immaginare: la compassione che una madre normalmente prova per il suo bambino appena nato. Non sorprende che un commentatore abbia detto a proposito di Isaia 49:15: “Questa è una delle espressioni più forti, se non la più forte in assoluto, dell’amore di Dio nell’Antico Testamento”.
6. In che modo molti esseri umani imperfetti hanno considerato la tenera compassione, ma cosa ci assicura Geova?
6 La tenera compassione è segno di debolezza? Molti esseri umani imperfetti sono di questa opinione. Per esempio Seneca, filosofo contemporaneo di Gesù e figura di primo piano della cultura romana, insegnava che “la compassione è un vizio degli animi”.b Seneca era un sostenitore dello stoicismo, corrente filosofica che incoraggiava un’indifferenza priva di emozioni. Il saggio può aiutare chi è in difficoltà, diceva Seneca, ma non deve permettersi di provare compassione, poiché un sentimento del genere lo priverebbe della serenità. Questa veduta egocentrica della vita non dava spazio alla sincera compassione. Ma Geova non è affatto così. Nella sua Parola ci assicura che “è molto compassionevole e misericordioso” (Giacomo 5:11, nota in calce). Come vedremo, la compassione non è una debolezza, ma una qualità forte, vitale. Esaminiamo in che modo Geova, come un genitore amorevole, la manifesta.
Geova mostra compassione alla nazione di Israele
7, 8. Quali sofferenze patirono gli israeliti nell’antico Egitto, e come reagì Geova alle loro sofferenze?
7 La compassione di Geova è evidente dal modo in cui trattò la nazione di Israele. Alla fine del XVI secolo a.E.V. milioni di israeliti erano schiavi in Egitto, dove erano oppressi duramente. Gli egiziani “resero amara la loro vita con il duro lavoro, usandoli nella preparazione della malta d’argilla e dei mattoni e in ogni tipo di lavoro servile” (Esodo 1:11, 14). Nella loro angoscia, gli israeliti invocarono l’aiuto di Geova. Come reagì il Dio della tenera compassione?
8 Geova fu mosso a pietà e disse: “Ho visto le sofferenze del mio popolo in Egitto, e ho udito il grido che alza a causa di quelli che lo costringono ai lavori forzati; conosco bene le pene che soffre” (Esodo 3:7). Non poteva vedere le sofferenze degli israeliti né udire le loro grida senza provare pietà per loro. Come abbiamo visto nel capitolo 24 di questo libro, Geova Dio ha molta empatia. E l’empatia, la capacità di immedesimarsi nel dolore altrui, è affine alla compassione. Geova però non si limitò a provare compassione per il suo popolo; si sentì spinto a intervenire in suo favore. Isaia 63:9 dice: “Nel suo amore e nella sua compassione Egli li riscattò”. Con “mano forte” Geova liberò gli israeliti dall’Egitto (Deuteronomio 4:34). Poi provvide loro cibo miracoloso e li fece entrare in un paese fertile.
9, 10. (a) Perché Geova liberò più volte gli israeliti? (b) Dall’oppressione di chi Geova liberò gli israeliti ai giorni di Iefte, e cosa lo spinse a farlo?
9 Geova non smise di mostrare compassione. Una volta stabiliti nella Terra Promessa, gli israeliti ricaddero più volte nell’infedeltà. Quando questo succedeva, soffrivano. Poi però tornavano in sé e invocavano Geova, che più volte li liberò. Perché? “Perché provava compassione per il suo popolo” (2 Cronache 36:15; Giudici 2:11-16).
10 Pensate a quello che accadde ai giorni di Iefte. Gli israeliti si erano sviati e servivano falsi dèi, perciò Geova permise che fossero oppressi per 18 anni dagli ammoniti. Infine si pentirono. La Bibbia ci dice: “Eliminarono di mezzo a loro gli dèi stranieri e servirono Geova, così che egli non poté più sopportare le sofferenze di Israele” (Giudici 10:6-16).c Non appena il suo popolo manifestò sincero pentimento, Geova, il Dio della tenera compassione, non poté più sopportare di vederlo soffrire. Quindi usò Iefte per liberare gli israeliti dalle mani dei loro nemici (Giudici 11:30-33).
11. Cosa impariamo riguardo alla compassione dal modo in cui Geova trattò gli israeliti?
11 Cosa ci insegna riguardo alla tenera compassione il modo in cui Geova trattò la nazione di Israele? Prima di tutto, la compassione non è solo una sentita partecipazione alle avversità altrui. Ripensate all’esempio della madre intenerita dal pianto del suo bambino. Similmente, Geova non è sordo alle invocazioni del suo popolo. La tenera compassione lo spinge ad alleviarne le sofferenze. Inoltre il modo in cui Geova trattò gli israeliti ci insegna che la compassione non è affatto un segno di debolezza, dato che questa tenera qualità lo spinse a compiere un’azione forte, decisiva, a loro favore. Ma Geova mostra compassione solo ai suoi servitori come gruppo?
La compassione di Geova per i singoli individui
12. In che modo la Legge rispecchiava la compassione di Geova per i singoli individui?
12 La Legge che Dio diede alla nazione di Israele evidenziava la sua compassione per i singoli individui. Notate, per esempio, il suo premuroso interesse per i poveri. Geova sapeva che circostanze impreviste potevano far cadere un israelita in povertà. Come andavano trattati i poveri? Geova diede un rigoroso comando agli israeliti: “Non devi indurire il tuo cuore né essere tirchio verso il tuo fratello povero. [...] Devi dargli generosamente, non devi farlo malvolentieri, perché è per questo che Geova tuo Dio benedirà ogni tua opera e attività” (Deuteronomio 15:7, 10). Inoltre comandò agli israeliti di non mietere completamente i margini dei campi e di non raccogliere ciò che restava, in modo da lasciare qualcosa per i bisognosi (Levitico 23:22; Rut 2:2-7). Quando la nazione di Israele osservava questa premurosa disposizione a favore dei poveri, i bisognosi non dovevano mendicare. Tutto questo rispecchiava la tenera compassione di Geova.
13, 14. (a) In che modo le parole di Davide ci assicurano che Geova si interessa di noi individualmente? (b) Come si potrebbe illustrare il fatto che Geova è vicino a chi ha il “cuore affranto” o lo “spirito abbattuto”?
13 Anche oggi il nostro amorevole Dio si interessa di noi individualmente. Possiamo star certi che è ben consapevole di qualsiasi sofferenza ci affligga. Il salmista Davide scrisse: “Gli occhi di Geova sono sui giusti e i suoi orecchi ascoltano le loro grida d’aiuto. [...] Geova è vicino a quelli che hanno il cuore affranto; salva quelli dallo spirito abbattuto” (Salmo 34:15, 18). A proposito delle persone di cui si parla in questo salmo uno studioso osserva: “Hanno il cuore spezzato e lo spirito contrito, cioè sono avvilite a motivo del peccato e mancano di amor proprio; hanno poca stima di sé e nessuna fiducia nei propri meriti”. Quindi quelli che provano questi sentimenti possono pensare che Geova sia molto lontano e che loro siano troppo insignificanti perché lui se ne prenda cura. Ma le cose non stanno così. Le parole di Davide ci assicurano che Geova non abbandona chi ha “poca stima di sé”. Essendo compassionevole, Dio sa che in momenti simili abbiamo più che mai bisogno di lui, e ci è vicino.
14 Riflettete su un episodio. Negli Stati Uniti una madre portò di corsa il suo bambino di due anni all’ospedale perché soffriva di una grave forma di crup. Dopo aver visitato il bambino, i medici dissero alla madre che dovevano trattenerlo fino all’indomani. Dove trascorse la notte la madre? Su una sedia nella stanza dell’ospedale, accanto al letto del figlio. Il suo bambino stava male e lei voleva stargli vicino. Possiamo aspettarci ancora di più dal nostro amorevole Padre celeste. Dopotutto siamo fatti a sua immagine (Genesi 1:26). Le toccanti parole di Salmo 34:18 ci dicono che quando abbiamo il “cuore affranto” o lo “spirito abbattuto”, Geova, come un genitore amorevole, “è vicino” a noi, ci mostra sempre compassione ed è pronto ad aiutarci.
15. In quali modi Geova ci aiuta a livello individuale?
15 In che modo Geova ci aiuta a livello individuale? Anche se non elimina necessariamente la causa delle nostre sofferenze, provvede con generosità dei doni per aiutare chi lo invoca. La sua Parola, la Bibbia, contiene consigli veramente efficaci. Nella congregazione, Geova provvede sorveglianti spiritualmente qualificati, che si sforzano di riflettere la sua compassione aiutando i compagni di fede (Giacomo 5:14, 15). Dato che lui ascolta le preghiere, dà “spirito santo a quelli che glielo chiedono” (Luca 11:13; Salmo 65:2). Questo spirito ci può infondere “potenza oltre il normale” per aiutarci a perseverare fino a quando il Regno di Dio non avrà eliminato tutto ciò che ci causa sofferenza (2 Corinti 4:7). Non siamo grati di tutti questi doni? Non dimentichiamo che sono espressioni della tenera compassione di Geova.
16. Qual è il massimo esempio della compassione di Geova, e in che senso ci riguarda personalmente?
16 Naturalmente il massimo esempio della compassione di Geova è l’aver dato come riscatto per noi la persona a lui più cara. Fu un sacrificio amorevole da parte di Geova e aprì la strada per la nostra salvezza. Non dimentichiamo che il riscatto riguarda personalmente ciascuno di noi. A ragione Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, predisse che questo provvedimento avrebbe esaltato la “tenera compassione del nostro Dio” (Luca 1:78).
In certi casi Geova non mostra compassione
17-19. (a) In che modo la Bibbia mostra che la compassione di Geova ha dei limiti? (b) Cosa fece arrivare al limite la compassione di Geova per il suo popolo?
17 Dobbiamo pensare che la tenera compassione di Geova non abbia limiti? No, infatti la Bibbia indica che Geova giustamente non mostra compassione agli individui che si oppongono alle sue vie (Ebrei 10:28). Per capire il perché, torniamo all’esempio della nazione di Israele.
18 Geova liberò più volte il suo popolo dai nemici, ma alla fine la sua compassione arrivò al limite. Quegli israeliti ostinati praticavano l’idolatria, portando persino idoli disgustosi nel tempio di Geova (Ezechiele 5:11; 8:17, 18). Inoltre ci viene detto che “continuarono a farsi beffe dei messaggeri del vero Dio, disprezzarono le sue parole e derisero i suoi profeti, finché il furore di Geova contro il suo popolo arrivò al punto che non ci fu più rimedio per loro” (2 Cronache 36:16). Gli israeliti arrivarono al punto in cui non c’era più alcun motivo plausibile per mostrare loro compassione e provocarono la giusta ira di Geova. Con quali conseguenze?
19 Non potendo più provare compassione per loro, Geova annunciò: “Non proverò per loro alcuna compassione o pietà, e non avrò nessuna misericordia; niente mi tratterrà dal distruggerli” (Geremia 13:14). Quindi Gerusalemme e il suo tempio furono distrutti e gli israeliti furono portati prigionieri in Babilonia. Che tragedia quando gli esseri umani peccatori diventano così ribelli da oltrepassare i limiti della compassione divina! (Lamentazioni 2:21).
20, 21. (a) Cosa accadrà quando la compassione divina avrà raggiunto il limite? (b) Di quale dono di Geova si parlerà nel prossimo capitolo?
20 Che dire di oggi? Geova non è cambiato. Spinto dalla compassione, ha incaricato i suoi Testimoni di predicare la “buona notizia del Regno” in tutta la terra abitata (Matteo 24:14). Quando le persone ben disposte ascoltano, Geova le aiuta a capire il messaggio del Regno (Atti 16:14). Ma quest’opera non continuerà per sempre. Non sarebbe compassionevole che Geova permettesse a questo mondo malvagio, con tutte le sue sofferenze, di andare avanti all’infinito. Quando la sua compassione avrà raggiunto il limite, Geova interverrà per eseguire il giudizio su questo sistema di cose. Anche allora agirà mosso da compassione, compassione per il suo “santo nome” e per i suoi devoti servitori (Ezechiele 36:20-23). Geova eliminerà la malvagità e darà inizio a un giusto nuovo mondo. Riguardo ai malvagi dichiara: “Il mio occhio non si impietosirà e non mostrerò compassione. Farò ricadere sulla loro testa gli effetti della loro condotta” (Ezechiele 9:10).
21 Fino a quel momento, comunque, Geova proverà compassione, anche per coloro che rischiano di andare incontro alla distruzione. Gli esseri umani peccatori che si pentono sinceramente possono beneficiare del più compassionevole dono di Geova: il perdono. Nel prossimo capitolo esamineremo alcune delle belle metafore bibliche che fanno capire quanto è grande il perdono di Geova.
a Va notato che in Salmo 103:13 il verbo ebraico rachàm indica la misericordia, o compassione, che un padre mostra ai figli.
b La clemenza, II, 4, 4, in Tutte le opere, a cura di G. Reale, Bompiani, Milano, 2000.
c L’espressione resa “egli non poté più sopportare” letteralmente significa “la sua anima si accorciò”, “la sua pazienza si esaurì”. La versione della CEI legge: “Non tollerò più la tribolazione d’Israele”.
-
-
Un Dio che è “pronto a perdonare”Avviciniamoci a Geova
-
-
CAPITOLO 26
Un Dio che è “pronto a perdonare”
1-3. (a) Quale pesante fardello portava il salmista Davide, e come trovò conforto? (b) Quando pecchiamo, quale peso portiamo, ma cosa ci assicura Geova?
“I MIEI errori gravano sulla mia testa”, scrisse il salmista Davide. “Sono un carico pesante, troppo pesante per me. [...] Sono pietrificato, sono distrutto” (Salmo 38:4, 8). Davide sapeva quanto poteva essere pesante il fardello di una coscienza sporca, ma trovò conforto per il suo cuore turbato. Comprese che anche se Geova odia il peccato, non odia il peccatore se questi è veramente pentito e abbandona la sua condotta sbagliata. Con piena fiducia che Geova è disposto a mostrare misericordia a chi si pente, Davide disse: “Tu sei buono, o Geova, e pronto a perdonare” (Salmo 86:5).
2 Quando pecchiamo, anche noi portiamo lo schiacciante peso di una coscienza turbata. Questo rimorso è salutare. Può spingerci a fare passi concreti per correggere i nostri errori. C’è però il pericolo di essere sopraffatti dai sensi di colpa. Se il nostro cuore si autocondanna potrebbe continuare a dirci che Geova non ci perdonerà, anche se siamo pentiti. E se ci lasciamo ‘sopraffare da una tristezza troppo grande’, Satana potrebbe indurci ad arrenderci, a pensare che Geova ci consideri indegni di servirlo (2 Corinti 2:5-11).
3 È così che Geova vede le cose? Niente affatto. Il perdono è una sfaccettatura del grande amore di Geova. Nella sua Parola ci assicura che, quando manifestiamo vero pentimento, è pronto a perdonare (Proverbi 28:13). Per essere sicuri che possiamo davvero ricevere il perdono di Geova, esaminiamo perché lui perdona e come.
Perché Geova è “pronto a perdonare”
4. Cosa ricorda Geova circa la nostra natura, e come influisce questo sui suoi rapporti con noi?
4 Geova è consapevole dei nostri limiti. “Sa bene come siamo formati, ricordando che siamo polvere”, dice Salmo 103:14. Non dimentica che a causa dell’imperfezione siamo creature di polvere, con fragilità e debolezze. La frase “sa bene come siamo formati” ci ricorda che nella Bibbia Geova è paragonato a un vasaio e noi ai vasi di argilla che lui modella (Geremia 18:2-6). Nei suoi rapporti con noi il grande Vasaio tiene conto della fragilità della nostra natura peccaminosa e di come reagiamo alla sua guida.
5. In che modo la lettera ai Romani descrive la possente stretta del peccato?
5 Geova sa che il peccato è potente. La sua Parola definisce il peccato una forza possente che tiene l’uomo nella sua stretta mortale. Quanto è forte l’influenza del peccato? Nella lettera ai Romani l’apostolo Paolo spiega che siamo “sotto il peccato”, come soldati sotto il loro comandante (Romani 3:9); il peccato ‘regna’ sull’umanità come un re (Romani 5:21); “risiede” o “dimora” dentro di noi (Romani 7:17, 20); la sua “legge” opera di continuo in noi, cercando in effetti di determinare il nostro comportamento (Romani 7:23, 25). Che influenza potente ha sulla nostra natura imperfetta! (Romani 7:21, 24).
6, 7. (a) Come considera Geova chi cerca la sua misericordia con cuore pentito? (b) Perché non dovremmo approfittare della misericordia di Dio?
6 Quindi Geova sa che ci è impossibile ubbidirgli alla perfezione, per quanto ci sforziamo sinceramente di farlo. Ci assicura amorevolmente che se cerchiamo la sua misericordia con cuore contrito, ci perdonerà. Salmo 51:17 dice: “Il sacrificio gradito a Dio è uno spirito affranto. Un cuore affranto e abbattuto, o Dio, tu non disprezzerai”. Geova non respingerà né allontanerà mai un cuore “affranto e abbattuto” dal peso della colpa.
7 Questo significa forse che possiamo approfittare della misericordia di Dio, usando la nostra natura peccaminosa come scusa per peccare? Certamente no. Geova non è guidato dal sentimentalismo. La sua misericordia ha un limite. Non perdonerà affatto chi pratica volontariamente il peccato, senza mostrare alcun pentimento (Ebrei 10:26). Viceversa, quando vede un cuore pentito, è pronto a perdonare. Consideriamo alcune vivide espressioni usate nella Bibbia per descrivere questa meravigliosa sfaccettatura dell’amore di Geova.
Fino a che punto Geova perdona?
8. Cosa fa Geova quando perdona i nostri peccati, e che fiducia ci infonde questo?
8 Davide, pentito di ciò che aveva fatto, disse: “Infine ti confessai il mio peccato; non coprii il mio errore. [...] E tu perdonasti il mio errore e i miei peccati” (Salmo 32:5). Il verbo ebraico reso “perdonare” fondamentalmente significa “alzare”, “sollevare” o “portare”. Qui viene usato nel senso di portare via la colpa o la trasgressione. Quindi Geova, per così dire, sollevò i peccati di Davide e li portò via. Questo senza dubbio alleviò i sensi di colpa che Davide provava (Salmo 32:3). Anche noi possiamo avere piena fiducia che Dio porterà via i nostri peccati se gli chiediamo di perdonarci in base alla nostra fede nel sacrificio di riscatto di Gesù (Matteo 20:28).
9. Quanto lontano da noi Geova pone i nostri peccati?
9 Davide si servì di un’altra vivida espressione per descrivere il perdono di Geova: “Quanto il levante è lontano dal ponente, tanto lontano da noi egli ha posto le nostre trasgressioni” (Salmo 103:12). Quanto è lontano il levante dal ponente, cioè l’est dall’ovest? In un certo senso il levante è il punto più lontano dal ponente che si possa immaginare; i due punti non si potranno mai incontrare. Uno studioso osserva che questa espressione significa “il più lontano possibile, il più lontano che si possa immaginare”. Le parole ispirate di Davide ci dicono che, quando perdona, Geova pone i nostri peccati più lontano da noi di quanto possiamo immaginare.
“I vostri peccati [...] diverranno bianchi come la neve”
10. Quando Geova perdona i nostri peccati, perché non dovremmo pensare che ne saremo macchiati a vita?
10 Avete mai provato a togliere una macchia da un abito chiaro? Nonostante i migliori sforzi la macchia si vede ancora. Notate in che modo Geova descrive la sua capacità di perdonare: “Anche se i vostri peccati sono rosso scarlatto, diverranno bianchi come la neve; anche se sono come il panno cremisi, diverranno come la lana” (Isaia 1:18). Il termine “scarlatto” indica un rosso molto vivace.a Il “cremisi” era uno dei colori più intensi per tingere i tessuti (Naum 2:3). Con i nostri sforzi non potremo mai eliminare la macchia del peccato. Geova invece può rendere bianchi come la neve o come la lana non tinta peccati che sono come lo scarlatto o il cremisi. Quando Geova perdona i nostri peccati, non dobbiamo pensare che ne saremo macchiati a vita.
11. In che senso Geova getta i nostri peccati dietro di sé?
11 In un toccante canto di ringraziamento composto dopo essere stato guarito da una malattia mortale, Ezechia disse a Geova: “Ti sei gettato alle spalle tutti i miei peccati” (Isaia 38:17). Qui Geova è descritto nell’atto di prendere i peccati di un trasgressore pentito e gettarli dietro di sé, in modo da non vederli né notarli più. Secondo una fonte autorevole, sarebbe come dire: “Hai reso [i miei peccati] come se non fossero stati commessi”. Non è rassicurante?
12. In che modo il profeta Michea indica che Geova, quando perdona, elimina i nostri peccati in modo permanente?
12 In una promessa di ristabilimento, il profeta Michea espresse la convinzione che Geova avrebbe perdonato il suo popolo pentito: “Chi è un Dio come te, che [...] passa sopra la trasgressione di quelli che rimangono della sua eredità? [...] Getterai nelle profondità del mare tutti i loro peccati” (Michea 7:18, 19). Immaginate cosa significavano queste parole per coloro che vivevano nei tempi biblici. C’era qualche probabilità di recuperare qualcosa che era stato gettato “nelle profondità del mare”? In effetti le parole di Michea indicano che Geova, quando perdona, elimina i nostri peccati in modo permanente.
13. Qual è il significato delle parole di Gesù “perdona i nostri debiti”?
13 Per illustrare il perdono di Geova, Gesù fece riferimento ai rapporti fra creditori e debitori. Esortò i suoi discepoli a pregare: “Perdona i nostri debiti” (Matteo 6:12). Paragonò quindi i peccati a debiti (Luca 11:4). Quando pecchiamo, diventiamo “debitori” nei confronti di Geova. Secondo un’opera di consultazione, il verbo greco reso “perdonare” può significare “lasciar andare, condonare un debito non esigendone il pagamento”. In un certo senso, quando perdona, Geova cancella il debito che altrimenti ci verrebbe messo in conto. I peccatori pentiti possono dunque sentirsi sollevati. Geova non esigerà mai il pagamento di un debito che ha cancellato (Salmo 32:1, 2).
14. Che immagine evoca la frase “i vostri peccati siano cancellati”?
14 Il perdono di Geova è descritto anche in Atti 3:19: “Pentitevi e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati”. Quest’ultimo termine traduce un verbo greco che significa anche “eliminare”, “distruggere”. Secondo alcuni studiosi l’idea espressa è quella di cancellare uno scritto. Com’era possibile? L’inchiostro comunemente usato nell’antichità era un miscuglio di carbone, resina e acqua. Subito dopo aver usato un inchiostro del genere, si poteva prendere una spugna bagnata e cancellare lo scritto. Quindi questa è una bella descrizione della misericordia di Geova. Quando perdona i nostri peccati, è come se prendesse una spugna e li cancellasse.
15. Cosa vuol farci sapere di sé Geova?
15 Se riflettiamo su queste metafore, capiamo che Geova vuol farci sapere che è davvero pronto a perdonare i nostri peccati purché siamo sinceramente pentiti. Non dobbiamo temere che in futuro ci condanni per quei peccati. Possiamo esserne certi anche perché la Bibbia ci rivela qualcos’altro riguardo alla grande misericordia di Geova: quando Geova perdona, dimentica.
Geova vuole che sappiamo che è “pronto a perdonare”
“Non ricorderò più il loro peccato”
16, 17. Cosa intende la Bibbia quando dice che Geova dimentica i nostri peccati, e perché rispondete così?
16 Riguardo a coloro che sarebbero stati inclusi nel nuovo patto Geova promise: “Perdonerò il loro errore e non ricorderò più il loro peccato” (Geremia 31:34). Questo significa forse che Geova, quando perdona, non è più in grado di ricordare i peccati? Ovviamente no. La Bibbia ci parla dei peccati di molti individui che Geova ha perdonato, fra cui Davide (2 Samuele 11:1-17; 12:13). Geova sa benissimo quali peccati commisero. E nella Bibbia ha fatto riportare per il nostro bene il racconto dei loro peccati, del loro pentimento e del suo perdono (Romani 15:4). Cosa intende, dunque, la Bibbia quando dice che Geova ‘non ricorda’ i peccati di coloro che decide di perdonare?
17 Il verbo ebraico reso “ricordare” implica più che semplicemente richiamare alla mente il passato. Secondo un dizionario biblico, sottintende “un passo ulteriore, cioè compiere un’azione appropriata” (Theological Wordbook of the Old Testament). Quindi, in questo senso, “ricordare” un peccato significa agire contro i peccatori (Osea 9:9). Dicendo “non ricorderò più il loro peccato”, Geova ci assicura che, una volta perdonati i peccatori pentiti, non agirà più contro di loro a motivo di quei peccati (Ezechiele 18:21, 22). Perciò Geova dimentica nel senso che non rivanga continuamente i nostri peccati per accusarci o punirci di nuovo. Non è confortante sapere che il nostro Dio perdona e dimentica?
Che dire delle conseguenze dei nostri peccati?
18. Perché il fatto che un peccatore pentito venga perdonato non significa che sia dispensato da tutte le conseguenze della sua condotta sbagliata?
18 Dato che Geova è pronto a perdonare, un peccatore pentito è forse dispensato da tutte le conseguenze della sua condotta sbagliata? Niente affatto. Non si può peccare impunemente. Paolo scrisse: “L’uomo raccoglie ciò che semina” (Galati 6:7). Potremmo dover affrontare le conseguenze delle nostre azioni. Questo non significa che, dopo averci concesso il perdono, Geova faccia in modo che abbiamo dei problemi. Quando sorgono difficoltà, un cristiano non dovrebbe pensare che Geova lo stia punendo per dei peccati commessi (Giacomo 1:13). D’altro canto Geova non ci protegge dalle conseguenze delle nostre azioni sbagliate. Divorzi, gravidanze indesiderate, malattie trasmesse per via sessuale, perdita di fiducia e di stima possono tutte essere spiacevoli e inevitabili conseguenze del peccato. Ricordiamo che Geova, pur avendo perdonato Davide per i peccati commessi in relazione a Betsabea e a Uria, non lo protesse dalle disastrose conseguenze dei suoi errori (2 Samuele 12:9-12).
19-21. (a) In che modo la legge riportata in Levitico 6:1-7 giovava sia alla vittima che al colpevole? (b) Nel caso in cui i nostri peccati abbiano recato danno ad altri, cosa dobbiamo fare per avere il favore di Geova?
19 I nostri peccati possono avere ulteriori conseguenze, specialmente se altri sono stati danneggiati dalle nostre azioni. Vediamo, per esempio, cosa dice il capitolo 6 di Levitico. Qui la Legge mosaica prende in considerazione il caso di un israelita che commette un reato grave appropriandosi di beni altrui mediante furto, estorsione o frode. Il peccatore nega di essere colpevole, arrivando persino a giurare il falso. È la parola di uno contro la parola dell’altro. In seguito però il colpevole è preso dai rimorsi e confessa il suo peccato. Per ottenere il perdono di Dio, deve fare altre tre cose: restituire il maltolto, pagare alla vittima un’ammenda pari al 20 per cento del valore degli oggetti rubati e provvedere un montone come offerta per il peccato. A questo punto la legge dice: “Il sacerdote farà espiazione per lui davanti a Geova, e lui sarà perdonato” (Levitico 6:1-7).
20 Questa legge era una misericordiosa disposizione di Dio. Giovava alla vittima, che rientrava in possesso dei suoi beni e senza dubbio provava grande sollievo quando il colpevole ammetteva il suo peccato. Al tempo stesso giovava a colui che alla fine, spinto dalla coscienza, ammetteva la sua colpa e correggeva il torto. Certo, se avesse rifiutato di farlo, Dio non l’avrebbe perdonato.
21 Anche se non siamo sotto la Legge mosaica, quella legge ci permette di capire la mente di Geova, incluso quello che pensa del perdono (Colossesi 2:13, 14). Nel caso in cui i nostri peccati abbiano recato danno ad altri, se vogliamo avere il favore di Dio dobbiamo fare il possibile per correggere il torto (Matteo 5:23, 24). Dobbiamo riconoscere la nostra colpa e chiedere scusa alla vittima. Allora potremo invocare Geova Dio in base al sacrificio di Gesù e sperimentare il suo perdono (Ebrei 10:21, 22).
22. Da cosa può essere accompagnato il perdono di Geova?
22 Come tutti i genitori amorevoli, Geova può concedere il perdono e allo stesso tempo impartire una certa disciplina (Proverbi 3:11, 12). Forse un cristiano pentito dovrà rinunciare al privilegio di servire come anziano, servitore di ministero o evangelizzatore a tempo pieno. Perdere anche temporaneamente privilegi a cui teneva non sarà facile. Questa disciplina, però, non significa che Geova non l’abbia perdonato. Dobbiamo ricordare che disciplinandoci Geova dimostra che ci ama. È nel nostro interesse accettare la sua disciplina e permettergli di correggerci (Ebrei 12:5-11).
23. Perché non dovremmo mai concludere che Geova non possa mostrarci misericordia, e perché dovremmo imitarlo perdonando a nostra volta?
23 Che bello sapere che il nostro Dio è “pronto a perdonare”! Nonostante gli errori che possiamo aver commesso, non dovremmo mai concludere che Geova non possa mostrarci misericordia. Se siamo veramente pentiti, se facciamo i passi per correggere il torto e se chiediamo sinceramente perdono sulla base del sangue versato da Gesù, possiamo avere piena fiducia che Geova ci perdonerà (1 Giovanni 1:9). Imitiamolo perdonandoci gli uni gli altri. Dopotutto, se Geova, che non pecca, può perdonarci così amorevolmente, noi esseri umani peccatori dovremmo senz’altro fare del nostro meglio per perdonarci a vicenda.
a Uno studioso dice che lo scarlatto “era un colore resistente, che non stingeva. Né rugiada, né pioggia, né lavaggio, né uso prolungato l’avrebbero alterato”. (Il corsivo è nell’originale.)
-
-
“Quant’è grande la sua bontà!”Avviciniamoci a Geova
-
-
CAPITOLO 27
“Quant’è grande la sua bontà!”
1, 2. Quant’è grande la bontà di Dio, e cosa dice la Bibbia di questa qualità?
IMMERSI nella calda luce del tramonto, alcuni vecchi amici si godono una cena all’aperto, ridendo e conversando mentre ammirano il panorama. In lontananza un agricoltore osserva i suoi campi e sorride soddisfatto perché si sono addensate nuvole nere e stanno cadendo le prime gocce di pioggia sulle colture assetate. Da un’altra parte marito e moglie sono felici di vedere il loro bambino muovere i primi passi.
2 Che lo sappiano o no, tutti loro stanno beneficiando della stessa cosa: la bontà di Geova Dio. Chi è religioso spesso ripete la frase “Dio è buono”. La Bibbia dice in modo molto più enfatico: “Oh, quant’è grande la sua bontà”! (Zaccaria 9:17). Tuttavia sembra che oggi pochi sappiano cosa significano davvero queste parole. Cos’è effettivamente la bontà di Geova Dio, e in che modo questa sua qualità influisce su ciascuno di noi?
Una sfaccettatura notevole dell’amore divino
3, 4. Cos’è la bontà, e perché la bontà di Geova si potrebbe meglio definire un’espressione del suo amore?
3 In molte lingue moderne “bontà” è un termine alquanto generico. Secondo la Bibbia, però, la bontà è tutt’altro che generica. Principalmente indica virtù ed eccellenza morale. Quindi, in un certo senso, si potrebbe dire che Geova è pervaso dalla bontà. Tutte le sue qualità, che includono potenza, giustizia e sapienza, sono assolutamente buone. Comunque la bontà si potrebbe meglio definire un’espressione dell’amore di Geova. Perché?
4 La bontà è una qualità attiva, dinamica. L’apostolo Paolo spiegò che negli esseri umani è ancora più attraente della giustizia (Romani 5:7). L’uomo giusto di sicuro si attiene scrupolosamente alla legge, ma l’uomo buono fa di più. Prende l’iniziativa, cerca con impegno i modi per fare del bene ad altri. Come vedremo, Geova è buono in questo senso. È chiaro che una simile bontà scaturisce dal suo sconfinato amore.
5-7. Perché Gesù rifiutò di farsi chiamare “maestro buono”, e così quale profonda verità affermò?
5 Geova inoltre è unico nella sua bontà. Non molto tempo prima che Gesù morisse, un uomo gli si avvicinò per fargli una domanda e lo chiamò “maestro buono”. Gesù rispose: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono tranne uno solo, Dio” (Marco 10:17, 18). Questa risposta potrebbe sembrarvi strana. Perché Gesù corresse quell’uomo? Gesù non era forse un “maestro buono”?
6 Evidentemente quell’uomo usò l’espressione “maestro buono” come titolo adulatorio. Gesù con modestia attribuì questo onore al Padre celeste, che è buono al massimo grado (Proverbi 11:2). Ma Gesù stava anche affermando una verità profonda: soltanto Geova è il modello assoluto di bontà, l’unico che abbia il diritto sovrano di determinare ciò che è bene (o buono) e ciò che è male. Ribellandosi e mangiando il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, Adamo ed Eva cercarono di arrogarsi questo diritto. Invece Gesù lascia umilmente che sia il Padre a stabilire le norme.
7 Inoltre Gesù sapeva che la Fonte di tutto ciò che è veramente buono è Geova, colui che concede “ogni dono buono e ogni regalo perfetto” (Giacomo 1:17). Esaminiamo in che modo la bontà di Geova è evidente dalla sua generosità.
Prove dell’abbondante bontà di Geova
8. In che modo Geova ha mostrato bontà a tutto il genere umano?
8 Tutti gli esseri umani in tutte le epoche hanno beneficiato della bontà di Geova. Salmo 145:9 dice: “Geova è buono verso tutti”. Quali sono alcuni esempi della sua grande bontà? La Bibbia dice: “Non [ha] smesso di rendere testimonianza di sé facendo del bene, concedendovi piogge dal cielo e stagioni ricche di frutti, dandovi cibo in abbondanza e riempiendo i vostri cuori di gioia” (Atti 14:17). Vi è mai capitato che un pasto gustoso vi abbia tirato su? Questo è possibile solo perché Geova, nella sua bontà, ha progettato la terra con il ciclo dell’acqua e “stagioni ricche di frutti” per produrre cibo in abbondanza. Geova ha esteso la sua bontà non solo a coloro che lo amano, ma a tutti. Gesù disse: “Egli fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Matteo 5:45).
9. In che modo la mela rende evidente la bontà di Geova?
9 Molti danno per scontate le tante cose buone di cui possono godere grazie al sole, alla pioggia e alle stagioni. Prendete, per esempio, la mela. Nelle regioni temperate della terra è un frutto comune, eppure è bello da vedere, buono da mangiare, dissetante e ricco di importanti sostanze nutritive. Sapevate che in tutto il mondo esistono circa 7.500 varietà di mele? Differiscono nel colore, che va dal rosso all’oro, dal giallo al verde; possono essere piccole più o meno come una ciliegia o grandi come un pompelmo. Il seme della mela è minuscolo; sembra insignificante, ma da esso cresce un albero bellissimo (Cantico dei Cantici 2:3). A primavera il melo si ammanta di splendidi fiori e in autunno produce i frutti. Ogni anno un melo può produrre abbastanza frutti da riempire 20 cassette da una ventina di chili ciascuna, e può farlo anche per 75 anni.
Geova ci dà “piogge dal cielo e stagioni ricche di frutti”
Da questo minuscolo seme cresce un albero che può dare frutti per decenni
10, 11. In quali modi i sensi rendono evidente la bontà di Dio?
10 Nella sua infinita bontà, Geova ci ha dato un corpo fatto “in maniera meravigliosa”, dotato di sensi che ci permettono di apprezzare le sue opere e rallegrarcene (Salmo 139:14). Ripensate alle scene descritte all’inizio di questo capitolo. Quale vista vi rallegra in momenti simili? Le guance rosee di un bambino felice? lo scrosciare della pioggia sui campi? i colori accesi di un tramonto? L’occhio umano è fatto per distinguere centinaia di migliaia, se non addirittura milioni, di colori. E il nostro udito percepisce le sfumature del tono di una voce amata, lo stormire del vento fra gli alberi, la risata entusiasta di un bambino che muove i primi passi. Perché siamo in grado di apprezzare ciò che vediamo e udiamo? La Bibbia dice: “L’orecchio che ode e l’occhio che vede: Geova ha fatto entrambi” (Proverbi 20:12). Questi però sono solo due dei nostri sensi.
11 L’odorato è un’altra prova della bontà di Geova. Il nostro naso può distinguere un vastissimo numero di odori, che secondo le stime può andare da qualche migliaio a 1.000 miliardi. Pensate solo ad alcuni di questi: il profumo del vostro piatto preferito, di un fiore, delle foglie cadute, di un caminetto acceso. E il tatto vi permette di sentire la brezza che vi sfiora il viso, il rassicurante abbraccio di una persona cara, la morbidezza di un frutto. Quando gli date un morso, entra in gioco il gusto. Le vostre papille gustative sono inondate da una sinfonia di sapori dovuta alla complessa composizione chimica del frutto. Abbiamo proprio ragione di esclamare a proposito di Geova: “Com’è abbondante la tua bontà! L’hai riservata a quelli che ti temono” (Salmo 31:19). In che modo, però, Geova ‘ha riservato la bontà a quelli che lo temono’?
Bontà con benefìci eterni
12. Quali doni di Geova sono i più importanti, e perché?
12 Gesù disse: “È scritto: ‘L’uomo non deve vivere solo di pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Geova’” (Matteo 4:4). In effetti i doni spirituali di Geova possono essere ancora più benefici di quelli materiali, perché danno la possibilità di avere la vita eterna. Nel capitolo 8 di questo libro abbiamo notato che in questi ultimi giorni Geova ha impiegato la sua potenza per portare all’esistenza un paradiso spirituale in continuo sviluppo. Un aspetto importante di questo paradiso è l’abbondanza di cibo spirituale.
13, 14. (a) Cosa vide in visione il profeta Ezechiele, e cosa significa per noi oggi? (b) Quali vivificanti doni spirituali Geova provvede ai suoi fedeli servitori?
13 In una delle grandi profezie di ristabilimento, il profeta Ezechiele vide in visione un tempio ristabilito e glorificato. Dal tempio sgorgava un rivolo d’acqua, che si faceva sempre più largo e profondo fino a diventare un fiume. Ovunque scorreva, quel fiume recava benedizioni. Lungo le sponde cresceva una gran quantità di alberi che procuravano cibo e guarigione. Il fiume portava vita e produttività persino al Mar Morto, salato e senza vita (Ezechiele 47:1-12). Ma cosa significava tutto questo?
14 La visione del tempio significava che Geova avrebbe ristabilito la pura adorazione. Così i giusti requisiti della pura adorazione sarebbero stati di nuovo soddisfatti. Come il fiume della visione, i doni che Dio provvede per dare vita eterna si sarebbero riversati sempre più abbondantemente sul suo popolo. Dal ristabilimento della pura adorazione nel 1919, Geova ha messo a disposizione del suo popolo doni vivificanti. In che modo? Bibbie, pubblicazioni bibliche, adunanze, assemblee e congressi sono serviti a portare la verità a milioni di persone. Attraverso questi mezzi Geova ha fatto conoscere alle persone il suo dono più grande: il sacrificio di riscatto di Cristo, che permette a tutti coloro che amano e temono Geova Dio di avere una posizione pura dinanzi a lui e la speranza della vita eterna.a Quindi, durante questi ultimi giorni, mentre nel mondo c’è carestia spirituale, il popolo di Geova ha sempre goduto di un banchetto spirituale (Isaia 65:13).
15. In che modo Geova mostrerà la sua bontà al genere umano fedele durante il Regno millenario di Cristo?
15 Il fiume visto in visione da Ezechiele, comunque, non smetterà di scorrere quando questo vecchio sistema di cose finirà. Al contrario, scorrerà con una portata ancora maggiore durante il Regno millenario di Cristo. Allora, mediante il Regno messianico, Geova applicherà il pieno valore del sacrificio di Gesù, elevando un po’ alla volta il genere umano fedele alla perfezione. Come esulteremo allora per la bontà di Geova!
Altre sfaccettature della bontà di Geova
16. In che modo la Bibbia mostra che la bontà di Geova include altre qualità, e quali sono alcune di queste?
16 La bontà di Geova non include solo la generosità. Dio disse a Mosè: “Farò passare davanti a te tutta la mia bontà, e proclamerò davanti a te il nome di Geova”. Più avanti leggiamo: “Geova passò davanti a lui e dichiarò: ‘Geova, Geova, Dio misericordioso e compassionevole, che è paziente e abbonda in amore leale e verità’” (Esodo 33:19; 34:6). Quindi la bontà di Geova include diverse ottime qualità. Prendiamone in esame due.
17. In che modo Geova tratta noi esseri umani imperfetti? Fate un esempio.
17 “Compassionevole”. La compassione spinge Geova a essere gentile e avvicinabile con le sue creature. Anziché essere brusco, freddo o tirannico, come sono spesso i potenti, Geova è gentile e premuroso. Per esempio, disse ad Abramo: “Per favore, guardati intorno e, dal luogo in cui ti trovi, spingi lo sguardo a nord e a sud, a est e a ovest” (Genesi 13:14). Molte traduzioni omettono “per favore”, ma i biblisti fanno notare che il testo originale ebraico contiene una particella che trasforma un comando in una richiesta garbata. E questa particella ricorre anche in altri versetti (Genesi 31:12; Ezechiele 8:5). Pensate: il Sovrano dell’universo dice “per favore” a semplici esseri umani. In un mondo in cui molti sono duri, aggressivi e sgarbati non è rincuorante vedere quanto è gentile e avvicinabile il nostro compassionevole Dio, Geova?
18. In che senso Geova “abbonda in [...] verità”, e perché queste parole sono rassicuranti?
18 “Abbonda in [...] verità”. La disonestà è diventata la norma nel mondo odierno. La Bibbia però ci ricorda: “Dio non è un semplice uomo che dice menzogne” (Numeri 23:19). Infatti Tito 1:2 dice che “Dio [...] non può mentire”. È troppo buono per farlo. Quindi le promesse di Geova sono assolutamente degne di fiducia; di certo le sue parole si adempiono sempre. Geova è anche chiamato “Dio di verità” (Salmo 31:5). Non solo non dice menzogne, ma diffonde verità in abbondanza. Non è chiuso o reticente, anzi con la sua sconfinata sapienza illumina generosamente i suoi fedeli servitori.b Insegna loro a vivere secondo le verità che dispensa affinché “[continuino] a camminare nella verità” (3 Giovanni 3). Che effetto dovrebbe avere su ciascuno di noi la bontà di Geova?
“Diverranno raggianti per la bontà di Geova”
19, 20. (a) In che modo Satana cercò di minare la fiducia di Eva nella bontà di Geova, e con quale risultato? (b) Che effetto dovrebbe avere su di noi la bontà di Geova, e perché?
19 Quando tentò Eva nel giardino di Eden, Satana innanzitutto cercò insidiosamente di minare la sua fiducia nella bontà di Geova. Geova aveva detto ad Adamo: “Puoi mangiare a volontà i frutti di ogni albero del giardino”. Fra tutte le migliaia di alberi che abbellivano quel giardino, ce n’era solo uno di cui Adamo ed Eva non potevano mangiare il frutto. Eppure notate come Satana formulò la prima domanda che rivolse a Eva: “Dio ha detto davvero che non dovete mangiare i frutti di ogni albero del giardino?” (Genesi 2:9, 16; 3:1). Satana distorse le parole di Geova per indurre Eva a pensare che Geova la stesse privando di qualcosa di buono. Purtroppo quella tattica funzionò. Eva, come moltissimi uomini e donne dopo di lei, cominciò a dubitare della bontà di Dio, che le aveva dato tutto.
20 Sappiamo quanto dolore e infelicità hanno provocato quei dubbi. Prendiamo dunque a cuore le parole di Geremia 31:12: “Diverranno raggianti per la bontà di Geova”. La sua bontà dovrebbe davvero renderci raggianti. Non dobbiamo mai mettere in dubbio i motivi del nostro Dio, che è così buono! Possiamo avere completa fiducia in lui, perché vuole solo il bene di coloro che lo amano.
21, 22. (a) Quali sono alcuni modi in cui potreste ringraziare Geova per la sua bontà? (b) Di quale qualità parleremo nel prossimo capitolo, e in che senso è diversa dalla bontà?
21 Quando abbiamo occasione di parlare ad altri della bontà di Geova, siamo felici. Salmo 145:7 dice dei suoi servitori: “Rammenteranno entusiasti la tua immensa bontà”. Ogni singolo giorno della nostra vita beneficiamo in qualche modo della bontà di Geova. Perché non prendere l’abitudine di ringraziarlo ogni giorno per la sua bontà, essendo più specifici possibile? Riflettendo sulla sua bontà, ringraziandolo quotidianamente per questa sua qualità e parlandone ad altri, saremo spinti a imitarlo. E man mano che cerchiamo i modi per fare il bene, come fa Geova, ci avvicineremo ancora di più a lui. L’apostolo Giovanni, ormai anziano, scrisse: “Mio caro, non imitare ciò che è male, ma ciò che è bene. Chi fa il bene ha origine da Dio” (3 Giovanni 11).
22 La bontà di Geova è legata anche ad altre qualità. Per esempio, lui “abbonda in amore leale” (Esodo 34:6). Questa qualità è diversa dalla bontà: Geova la esprime solo verso i suoi servitori fedeli. Nel prossimo capitolo impareremo come fa questo.
a Il riscatto è il massimo esempio della bontà di Geova. Fra tutti i milioni di creature spirituali, Geova scelse il suo amato Figlio unigenito perché morisse per noi.
b La Bibbia associa giustamente la verità alla luce. “Manda la tua luce e la tua verità”, cantava il salmista (Salmo 43:3). Geova riversa luce spirituale in abbondanza su chi desidera essere da lui ‘illuminato’, o ammaestrato (2 Corinti 4:6; 1 Giovanni 1:5).
-
-
“Tu solo sei leale”Avviciniamoci a Geova
-
-
CAPITOLO 28
“Tu solo sei leale”
1, 2. Perché si può dire che il re Davide sapeva cos’era la slealtà?
IL RE Davide sapeva cos’era la slealtà. A un certo punto il suo regno fu scosso da intrighi e complotti, anche per opera degli stessi connazionali di Davide. Per di più il re fu tradito da alcune delle persone a lui più vicine. Pensiamo per esempio a Mical, la prima moglie. Inizialmente “era innamorata di Davide” e senza dubbio lo sosteneva nelle sue imprese. In seguito, però, “in cuor suo cominciò a disprezzarlo”, considerandolo “come uno stupido qualsiasi” (1 Samuele 18:20; 2 Samuele 6:16, 20).
2 Poi ci fu Ahitofel, consigliere personale di Davide. I suoi consigli erano apprezzati come fossero la parola di Geova (2 Samuele 16:23). Col tempo, però, quel confidente di fiducia diventò un traditore e si unì a un complotto organizzato contro Davide. E chi ne era l’istigatore? Proprio uno dei figli di Davide: Absalom. Quell’astuto opportunista “si accattivava le simpatie della gente d’Israele”, proponendosi come re al posto di Davide. La rivolta di Absalom dilagò al punto che il re Davide fu costretto a fuggire per mettersi in salvo (2 Samuele 15:1-6, 12-17).
3. Di cosa era sicuro Davide?
3 Ci fu qualcuno che rimase leale a Davide? Anche nei momenti peggiori Davide era sicuro che qualcuno gli era rimasto leale. Chi? Il suo Dio, Geova. “Con chi è leale tu ti mostri leale”, disse Davide a Geova (2 Samuele 22:26). Cos’è la lealtà, e in che modo Geova ne è il massimo esempio?
Cos’è la lealtà?
4, 5. (a) Cosa significa il termine “lealtà”? (b) Che differenza c’è tra lealtà e fedeltà?
4 Il termine “lealtà”, com’è usato nelle Scritture Ebraiche, si riferisce alla benignità di chi con amore mostra attaccamento per qualcuno o qualcosa e non smette di mostrarlo finché l’obiettivo relativo a quella persona o cosa non si sia realizzato. È più che fedeltà. Dopotutto, una persona potrebbe essere fedele solo per senso del dovere. Invece la lealtà si basa sull’amore.a La parola “fedele” si può riferire anche a cose inanimate. Per esempio, il salmista definì la luna un “testimone fedele nei cieli” a motivo della regolarità con cui compare la notte (Salmo 89:37). Ma la luna non si può definire leale. Perché? Perché la lealtà è un’espressione di amore, qualità che le cose inanimate non possono manifestare.
La luna è definita un testimone fedele, ma solo le creature intelligenti possono rispecchiare la lealtà di Geova
5 Secondo quanto dice la Bibbia, la lealtà è una qualità che include calore. Implica un rapporto tra chi la manifesta e chi ne è oggetto. La lealtà non è incostante, non è come le onde del mare sospinte qua e là dai venti. Al contrario, la lealtà, o amore leale, ha la stabilità e la forza per superare i più grandi ostacoli.
6. (a) Quanto è rara la lealtà fra gli esseri umani, e come lo indica la Bibbia? (b) Qual è il modo migliore per imparare cosa significa essere leali, e perché?
6 È vero, oggi questa lealtà è rara. Troppo spesso sentiamo di amici che sono “pronti ad annientarsi l’un l’altro” e di coniugi che si dividono (Proverbi 18:24; Malachia 2:14-16). Il tradimento è così comune che potremmo trovarci a fare eco alle parole del profeta Michea: “Il leale è scomparso dalla terra” (Michea 7:2). A differenza degli esseri umani, Geova mostra sempre lealtà in maniera straordinaria. Quindi il modo migliore per imparare cosa significa essere leali è esaminare come Geova manifesta questa importante sfaccettatura del suo amore.
L’impareggiabile lealtà di Geova
7, 8. Come mai si può dire che solo Geova è leale?
7 La Bibbia dice di Geova: “Tu solo sei leale” (Rivelazione 15:4). Come mai? Sia esseri umani che angeli a volte hanno manifestato notevole lealtà (Giobbe 1:1; Rivelazione 4:8). E che dire di Gesù Cristo? Non è il principale “leale” servitore di Dio? (Salmo 16:10). Allora, come mai si può dire che solo Geova è leale?
8 Prima di tutto, ricordiamo che la lealtà è un aspetto dell’amore. Dato che “Dio è amore”, essendo la personificazione stessa di questa qualità, chi può manifestare lealtà in modo più completo di Geova? (1 Giovanni 4:8). Angeli ed esseri umani possono rispecchiare le qualità di Geova, ma solo Geova è leale al massimo grado. Essendo “l’Antico di Giorni”, ha manifestato lealtà più a lungo di qualsiasi creatura terrena o celeste (Daniele 7:9). Quindi Geova è il massimo esempio di lealtà e manifesta questa qualità in un modo che nessuna creatura può uguagliare. Esaminiamo alcuni esempi.
9. In che modo Geova è “leale in tutto ciò che fa”?
9 Geova è “leale in tutto ciò che fa” (Salmo 145:17). In che modo? Il Salmo 136 risponde citando diversi atti salvifici di Geova, inclusa la straordinaria liberazione degli israeliti attraverso il Mar Rosso. È significativo che in ogni versetto di questo salmo ricorra la frase “perché il suo amore leale dura per sempre”. Questo salmo è incluso nei “Punti su cui meditare” a pagina 289. Leggendo questi versetti sarete senz’altro colpiti dai molti modi in cui Geova dimostrò amore leale al suo popolo. Sì, Geova mostra lealtà ai suoi servitori fedeli ascoltando le loro grida di aiuto e intervenendo al tempo giusto (Salmo 34:6). Il leale amore di Geova per i suoi servitori non vacilla finché rimangono leali.
10. In che modo Geova mostra lealtà riguardo alle sue norme?
10 Inoltre Geova mostra lealtà ai suoi servitori attenendosi alle sue norme. A differenza di certi esseri umani incostanti, che si fanno guidare solo dai loro capricci e dal sentimentalismo, Geova non ha dubbi su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Nel corso dei millenni quello che pensa di cose come spiritismo, idolatria e assassinio non è cambiato. “Anche quando sarete vecchi io sarò lo stesso”, affermò tramite il profeta Isaia (Isaia 46:4). Quindi possiamo essere certi che trarremo beneficio dal seguire le chiare norme morali che troviamo nella Parola di Dio (Isaia 48:17-19).
11. Fate degli esempi per dimostrare che Geova mantiene sempre le sue promesse.
11 Geova mostra lealtà anche mantenendo le promesse che fa. Quando predice qualcosa, ciò avviene. Infatti dichiara: “La parola che esce dalla mia bocca [...] non tornerà da me senza risultati, ma certamente realizzerà ciò che desidero, e di sicuro raggiungerà lo scopo per cui l’ho mandata” (Isaia 55:11). Mantenendo la parola, Geova mostra lealtà al suo popolo. Non lo tiene in ansiosa aspettativa di qualcosa che non intende realizzare. La reputazione di Geova al riguardo è così ineccepibile che il suo servitore Giosuè poté dire: “Nemmeno una promessa di tutte le promesse di cose buone che Geova aveva fatto alla casa d’Israele rimase inadempiuta; si avverarono tutte” (Giosuè 21:45). Possiamo dunque essere certi che Geova non ci deluderà mai perché manterrà sempre le sue promesse (Isaia 49:23; Romani 5:5).
12, 13. In quali modi l’amore leale di Geova “dura per sempre”?
12 Come abbiamo già visto, la Bibbia ci dice che l’amore leale di Geova “dura per sempre” (Salmo 136:1). In che senso? Prima di tutto, il suo perdono è permanente. Com’è stato spiegato nel capitolo 26, Geova non rivanga gli errori del passato per cui una persona è già stata perdonata. Dal momento che “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”, ciascuno di noi deve essere grato del fatto che l’amore leale di Geova dura per sempre (Romani 3:23).
13 L’amore leale di Geova dura per sempre anche in un altro senso. La sua Parola dice che il giusto “sarà come un albero piantato presso corsi d’acqua, un albero che dà frutto nella sua stagione e il cui fogliame non appassisce. Ogni cosa che farà riuscirà” (Salmo 1:3). Immaginate un albero rigoglioso il cui fogliame non appassisce mai. Se proviamo sincero diletto nella Parola di Dio, la nostra vita sarà lunga, pacifica e fruttuosa. Le benedizioni che Geova lealmente concede ai suoi servitori fedeli sono eterne. Nel giusto nuovo mondo che Geova porterà, l’umanità ubbidiente sperimenterà il Suo amore leale per sempre (Rivelazione 21:3, 4).
Geova “non abbandonerà chi gli è leale”
14. In che modo Geova mostra di apprezzare la lealtà dei suoi servitori?
14 Geova ha manifestato molte volte la sua lealtà. Visto che è perfettamente coerente, la lealtà che mostra verso i suoi servitori fedeli non diminuisce mai. Il salmista scrisse: “Un tempo ero giovane, e ora sono vecchio, eppure non ho mai visto un giusto abbandonato, né i suoi figli cercare il pane. [...] Perché Geova ama la giustizia e non abbandonerà chi gli è leale” (Salmo 37:25, 28). Certo, dato che Geova è il Creatore, la nostra adorazione gli è dovuta (Rivelazione 4:11). Eppure, dato che è leale, apprezza molto quello che facciamo per servirlo (Malachia 3:16, 17).
15. Spiegate in che modo quello che Geova fece per Israele dà risalto alla Sua lealtà.
15 Nel suo amore leale, Geova viene più volte in aiuto dei suoi servitori quando sono in difficoltà. Il salmista dice: “Egli custodisce la vita di chi gli è leale, e lo libera dalla mano dei malvagi” (Salmo 97:10). Vediamo cosa fece Geova per la nazione di Israele. Dopo la liberazione miracolosa attraverso il Mar Rosso, gli israeliti cantarono a Geova: “Nel tuo amore leale hai guidato il popolo che hai riscattato” (Esodo 15:13). La liberazione al Mar Rosso fu certamente un atto di amore leale da parte di Geova. Pertanto Mosè disse agli israeliti: “Geova vi ha mostrato affetto e vi ha scelto non perché eravate il più numeroso di tutti i popoli, anzi eravate il più piccolo di tutti i popoli. Ma se Geova vi fece uscire con mano potente, per riscattarvi dalla casa di schiavitù, dalla mano del faraone, re d’Egitto, è stato perché Geova vi ama e perché ha rispettato il giuramento fatto ai vostri antenati” (Deuteronomio 7:7, 8).
16, 17. (a) Quale vergognosa mancanza di gratitudine manifestarono gli israeliti, eppure in che modo Geova mostrò loro compassione? (b) In che modo tanti israeliti dimostrarono che ‘non c’era più rimedio per loro’, e cosa ci insegna questo?
16 Come nazione gli israeliti non mostrarono gratitudine per l’amore leale di Geova; infatti, dopo la liberazione “continuarono a peccare contro l’Altissimo, ribellandosi a lui” (Salmo 78:17). Nel corso dei secoli si ribellarono ripetutamente, lasciando Geova, adorando falsi dèi e adottando pratiche pagane che non portarono altro che degradazione. Eppure Geova non infranse il suo patto. Anzi, tramite il profeta Geremia, implorò il suo popolo: “Torna, o rinnegata Israele [...]. Non ti guarderò con ira, perché sono leale” (Geremia 3:12). Come si è notato nel capitolo 25, però, la maggioranza degli israeliti non cambiò atteggiamento. In realtà “continuarono a farsi beffe dei messaggeri del vero Dio, disprezzarono le sue parole e derisero i suoi profeti”. Con quale risultato? Alla fine “il furore di Geova contro il suo popolo arrivò al punto che non ci fu più rimedio per loro” (2 Cronache 36:15, 16).
17 Cosa impariamo da questo? Che la lealtà di Geova non è né cieca né ingenua. È vero, Geova “abbonda in amore leale” ed è contento di mostrare misericordia quando c’è motivo di farlo. Ma cosa succede quando un trasgressore si dimostra incorreggibilmente malvagio? In tal caso Geova si attiene alle sue giuste norme ed emette un giudizio avverso. Come disse a Mosè, “non lascerà affatto impuniti i colpevoli” (Esodo 34:6, 7).
18, 19. (a) Perché la punizione dei malvagi è di per sé un atto di lealtà di Geova? (b) In che modo Geova mostra lealtà ai suoi servitori che sono stati perseguitati fino alla morte?
18 La punizione dei malvagi è di per sé un atto di lealtà di Dio. In che senso? Un’indicazione si trova nel libro di Rivelazione, nei comandi che Geova dà a sette angeli: “Andate e versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio”. Quando il terzo angelo versa la sua coppa “nei fiumi e nelle sorgenti d’acqua”, questi diventano sangue. Quindi l’angelo dice a Geova: “Tu, Colui che è e che era, il Leale, sei giusto, perché hai emesso questi giudizi. Essi hanno sparso il sangue dei santi e dei profeti, e tu hai dato loro sangue da bere; lo meritano” (Rivelazione 16:1-6).
19 Osservate che mentre pronuncia questo messaggio di giudizio, l’angelo definisce Geova “il Leale”. Perché? Perché distruggendo i malvagi Geova mostra lealtà ai suoi servitori, molti dei quali sono stati perseguitati fino alla morte. Lealmente, Geova li conserva ben vivi nella sua memoria. Desidera ardentemente rivederli, e la Bibbia conferma che è suo proposito ricompensarli con la risurrezione (Giobbe 14:14, 15). Geova non dimentica coloro che gli sono stati leali solo perché adesso non sono più in vita. Al contrario, “per lui sono tutti vivi” (Luca 20:37, 38). Il proposito di Geova di riportare in vita coloro che sono nella sua memoria è una chiara prova della sua lealtà.
Geova lealmente ricorderà e risusciterà coloro che si sono dimostrati leali fino alla morte
Bernard Luimes (a sinistra) e Wolfgang Kusserow (al centro) furono giustiziati dai nazisti
Moses Nyamussua (a destra) fu ucciso da un gruppo politico
L’amore leale di Geova apre la via della salvezza
20. Chi sono i “vasi di misericordia”, e in che modo Geova mostra loro lealtà?
20 In tutto il corso della storia Geova ha mostrato notevole lealtà agli esseri umani fedeli. Infatti per migliaia di anni “ha sopportato con molta pazienza vasi d’ira preparati per la distruzione”. Perché? “Per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso vasi di misericordia che ha preparato in anticipo per la gloria” (Romani 9:22, 23). Questi “vasi di misericordia” sono le persone dalla giusta disposizione che sono unte con spirito santo per essere coeredi di Cristo nel suo Regno (Matteo 19:28). Aprendo la via della salvezza a questi “vasi di misericordia”, Geova rimase leale ad Abraamo, a cui aveva promesso con un patto: “Per mezzo della tua discendenza tutte le nazioni della terra si benediranno, perché tu hai ascoltato la mia voce” (Genesi 22:18).
Grazie alla lealtà di Geova, tutti i suoi servitori fedeli hanno una speranza sicura per il futuro
21. (a) In che modo Geova mostra lealtà a “una grande folla” che ha la prospettiva di superare la “grande tribolazione”? (b) Cosa ci spinge a fare la lealtà di Geova?
21 Geova mostra simile lealtà a “una grande folla” che ha la prospettiva di superare la “grande tribolazione” e di vivere per sempre su una terra paradisiaca (Rivelazione 7:9, 10, 14). Anche se i suoi servitori sono imperfetti, Geova lealmente offre loro la possibilità di vivere per sempre su una terra paradisiaca. In che modo? Mediante il riscatto, la massima dimostrazione della lealtà di Geova (Giovanni 3:16; Romani 5:8). La lealtà di Geova attrae coloro che, nel loro cuore, hanno sete di giustizia (Geremia 31:3). Non ci sentiamo più vicini a Geova per la profonda lealtà che ha mostrato e mostrerà ancora? Dato che desideriamo avvicinarci a lui, ricambiamo il suo amore essendo sempre più risoluti a servirlo con lealtà.
a È interessante notare che il verbo originale che in 2 Samuele 22:26 è tradotto “mostrarsi leale” può anche essere reso “mostrare amore leale”.
-
-
“Conoscere l’amore del Cristo”Avviciniamoci a Geova
-
-
CAPITOLO 29
“Conoscere l’amore del Cristo”
1-3. (a) Cosa spinse Gesù a voler essere simile al Padre? (b) Quali aspetti dell’amore di Gesù esamineremo?
AVETE mai visto un bambino che cerca di imitare il suo papà, magari nel modo di camminare, di parlare o di agire? Col tempo potrebbe anche adottarne i valori morali e spirituali. L’amore e l’ammirazione che un figlio prova per suo padre lo spingono a voler essere come lui.
2 Che dire del rapporto fra Gesù e il suo Padre celeste? In un’occasione Gesù disse: “Io amo il Padre” (Giovanni 14:31). Nessuno può in alcun modo amare Geova più di questo suo Figlio, che era insieme a lui molto prima che venisse all’esistenza qualsiasi altra creatura. Quell’amore spinse questo Figlio devoto a voler essere simile al Padre (Giovanni 14:9).
3 In precedenti capitoli di questo libro abbiamo visto come Gesù imitò alla perfezione la potenza, la giustizia e la sapienza di Geova. Ma come rispecchiò l’amore del Padre? Esaminiamo tre aspetti dell’amore di Gesù: l’altruismo, la tenera compassione e la prontezza a perdonare.
“Nessuno ha un amore più grande”
4. In che modo Gesù diede il massimo esempio di amore altruistico che un essere umano potesse dare?
4 Gesù diede uno straordinario esempio di amore altruistico. Altruismo significa mettere i bisogni e gli interessi altrui al di sopra dei propri. Come dimostrò Gesù un simile amore? Lui stesso spiegò: “Nessuno ha un amore più grande di chi cede la vita per i suoi amici” (Giovanni 15:13). Gesù diede volontariamente la sua vita perfetta per noi. Questa fu la massima espressione di amore da parte di un essere umano. Gesù comunque mostrò amore altruistico anche in altri modi.
5. Perché lasciare i cieli fu un sacrificio amorevole da parte dell’unigenito Figlio di Dio?
5 Nella sua esistenza preumana nei cieli l’unigenito Figlio di Dio aveva una posizione elevata, unica. Aveva uno stretto rapporto con Geova e con moltitudini di creature spirituali. Nonostante la sua superiorità, questo caro Figlio “svuotò sé stesso, assunse la forma di uno schiavo e divenne come gli uomini” (Filippesi 2:7). Venne volontariamente a vivere in mezzo agli esseri umani peccatori in un mondo che “è in potere del Malvagio” (1 Giovanni 5:19). Non fu un sacrificio amorevole da parte del Figlio di Dio?
6, 7. (a) In quali modi Gesù mostrò amore altruistico durante il suo ministero terreno? (b) Quale toccante esempio di amore altruistico è riportato in Giovanni 19:25-27?
6 Durante tutto il suo ministero terreno Gesù mostrò amore altruistico in diversi modi. Non fu mai egoista. Era così assorbito dal ministero da sacrificare le normali comodità a cui gli esseri umani sono abituati. “Le volpi hanno tane e gli uccelli del cielo hanno nidi”, disse, “ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare la testa” (Matteo 8:20). Essendo un esperto falegname, Gesù avrebbe potuto prendersi del tempo per costruirsi una bella casa o fare dei mobili da vendere per avere del denaro in più. Eppure non usò le sue capacità per procurarsi cose materiali.
7 Un esempio veramente toccante dell’amore altruistico di Gesù è riportato in Giovanni 19:25-27. Pensate a quante cose dovevano affollare la sua mente e il suo cuore il pomeriggio in cui morì. Mentre soffriva sul palo di tortura, pensava ai discepoli, all’opera di predicazione e soprattutto a come rimanere integro e onorare il nome del Padre suo. In effetti il futuro dell’umanità dipendeva da lui. Eppure, pochi momenti prima di morire, Gesù pensò anche a sua madre, Maria, che a quanto pare era ormai vedova. Chiese all’apostolo Giovanni di occuparsi di lei come se fosse stata sua madre, e l’apostolo in seguito la prese in casa sua. Così Gesù provvide al benessere fisico e spirituale di sua madre. Che tenera espressione di amore altruistico!
“Provò compassione”
8. Qual è il significato del verbo greco che la Bibbia usa per descrivere la compassione che Gesù provava?
8 Come il Padre, Gesù era compassionevole. Dalle Scritture emerge che si spendeva per gli afflitti perché era profondamente toccato dalla loro condizione. Per descrivere questi sentimenti di Gesù la Bibbia usa un verbo greco che spesso è reso “avere (o provare) compassione”. Un biblista dice: “Descrive [...] un sentimento che tocca un uomo fin nel profondo del suo essere. È il termine più forte in greco per indicare il sentimento della compassione”. Esaminiamo alcune situazioni in cui la profonda compassione spinse Gesù ad agire.
9, 10. (a) Quali circostanze indussero Gesù e gli apostoli a cercare un posto tranquillo? (b) Quando il suo riposo fu disturbato dalla folla, come reagì Gesù, e perché?
9 Soddisfece i bisogni spirituali. Il brano di Marco 6:30-34 indica cosa in particolare spingeva Gesù a provare compassione. Immaginate la scena. Gli apostoli erano entusiasti, perché avevano appena terminato un esteso giro di predicazione. Erano tornati da Gesù e gli avevano riferito tutto quello che avevano visto e sentito. Comunque si era radunata una grande folla e loro non avevano nemmeno il tempo di mangiare. Gesù, che era un attento osservatore, notò che gli apostoli erano stanchi e disse: “Venite in disparte, in un posto isolato, e riposatevi un po’”. Saliti in barca, attraversarono la parte settentrionale del Mar di Galilea e raggiunsero un posto tranquillo. La folla però li vide partire e molte altre persone lo vennero a sapere. Tutti corsero lungo la riva settentrionale e arrivarono sull’altra sponda prima della barca.
10 Gesù si irritò per essere stato disturbato in un momento di riposo? Niente affatto. Il suo cuore fu toccato alla vista delle migliaia di persone che lo aspettavano. Marco scrisse: “Gesù vide una grande folla e provò compassione per quelle persone, perché erano come pecore senza pastore. E cominciò a insegnare loro molte cose”. Gesù vide persone che avevano bisogno di essere aiutate spiritualmente. Erano come pecore che vagavano indifese, senza un pastore che le guidasse e le proteggesse. Gesù sapeva che la gente comune veniva trascurata dagli insensibili capi religiosi, che invece avrebbero dovuto essere pastori amorevoli (Giovanni 7:47-49). Provò compassione per quelle persone, perciò “cominciò a parlare loro del Regno di Dio” (Luca 9:11). Notate che Gesù provò compassione ancor prima di vedere come avrebbero reagito a quello che avrebbe insegnato. Quindi la sua tenera compassione non dipendeva dalla reazione delle persone al suo insegnamento, ma era la motivazione stessa per cui insegnava.
“Stese la mano e lo toccò”
11, 12. (a) Come venivano considerati i lebbrosi nei tempi biblici, ma come reagì Gesù quando fu avvicinato da un uomo “pieno di lebbra”? (b) Che effetto può aver avuto sul lebbroso il fatto che Gesù lo toccò, e quale vicenda ci aiuta a capirlo?
11 Alleviò le sofferenze. Persone afflitte da diversi mali si rendevano conto che Gesù provava compassione, perciò andavano da lui. Questo in particolare fu evidente quando Gesù, seguito dalle folle, fu avvicinato da un uomo “pieno di lebbra” (Luca 5:12). Nei tempi biblici i lebbrosi venivano messi in quarantena per evitare che contaminassero altri (Numeri 5:1-4). In seguito, però, i rabbini incoraggiarono a essere spietati con i lebbrosi e imposero regole oppressive.a Notate, invece, come reagì Gesù: “Venne da lui un lebbroso, che lo supplicò in ginocchio dicendogli: ‘Se tu vuoi, puoi purificarmi’. Allora Gesù, mosso a compassione, stese la mano e lo toccò dicendogli: ‘Lo voglio! Sii purificato’. Immediatamente la lebbra sparì” (Marco 1:40-42). Gesù sapeva che il lebbroso non avrebbe nemmeno dovuto trovarsi lì. Eppure, anziché allontanarlo, provò una tale compassione che fece qualcosa di impensabile: lo toccò.
12 Potete immaginare cosa significò quel gesto per il lebbroso? Una vicenda accaduta in India ci aiuta a capirlo. Il dott. Paul Brand, specializzato nella cura della lebbra, parlò di un lebbroso che aveva curato. Una volta, durante la visita, mise la mano sulla spalla del lebbroso e, tramite un interprete, gli spiegò quale cura doveva fare. Tutt’a un tratto il lebbroso cominciò a piangere. “Ho detto qualcosa che non va?”, chiese il medico. L’interprete lo chiese al giovane nella sua lingua e poi disse: “No, dottore. Dice che piange perché lei gli ha messo la mano sulla spalla. Erano anni che nessuno lo toccava”. Per il lebbroso che avvicinò Gesù, essere toccato significò molto di più. In seguito a quel gesto, la malattia che l’aveva emarginato sparì!
13, 14. (a) Quale corteo incontrò Gesù mentre si avvicinava alla città di Nain, e cosa rendeva particolarmente triste la situazione? (b) Mosso dalla compassione, cosa fu spinto a fare Gesù per la vedova di Nain?
13 Alleviò il dolore dovuto al lutto. Gesù si commuoveva profondamente quando vedeva gli altri soffrire. Prendiamo, per esempio, l’episodio descritto in Luca 7:11-15. Si verificò quando, circa a metà del suo ministero, Gesù si stava recando a Nain, in Galilea. Mentre si avvicinava alla porta della città, si imbatté in un funerale. Le circostanze erano particolarmente tragiche. Era morto un ragazzo, che era figlio unico. In più sua madre era vedova. In precedenza lei aveva probabilmente fatto parte di un altro corteo funebre, quello del marito. Questa volta si trattava di suo figlio, forse il suo unico sostegno. È possibile che nella folla che la accompagnava ci fossero cantori che intonavano canti funebri e musicisti che suonavano tristi melodie (Geremia 9:17, 18; Matteo 9:23). Lo sguardo di Gesù però si concentrò sulla madre addolorata, che senza dubbio camminava accanto alla bara del figlio.
14 Gesù “ebbe compassione” di quella madre afflitta. In tono rassicurante le disse: “Smetti di piangere”. Si avvicinò alla bara e la toccò. Quelli che la portavano, e forse il resto della folla, si fermarono. Con voce autorevole Gesù si rivolse al corpo privo di vita: “Ragazzo, ti dico: alzati!” A quel punto cosa accadde? “Il morto si mise a sedere e cominciò a parlare”, come se si fosse svegliato da un sonno profondo. Segue poi la frase più toccante: “Gesù lo restituì a sua madre”.
15. (a) Negli episodi biblici in cui Gesù provò compassione, quale collegamento si nota fra compassione e azione? (b) In che modo possiamo imitare Gesù a questo riguardo?
15 Cosa impariamo da questi episodi? In ciascun caso si nota il collegamento fra compassione e azione. Gesù non poteva osservare la triste situazione di qualcuno senza provare compassione, e non poteva provare compassione senza agire di conseguenza. Come possiamo seguire il suo esempio? Noi cristiani abbiamo l’obbligo di predicare la buona notizia e fare discepoli. Siamo motivati in primo luogo dall’amore per Dio. Ricordiamo, però, che quest’opera richiede compassione. Se ci mettiamo nei panni degli altri come faceva Gesù, il cuore ci spingerà a fare tutto il possibile per portare loro la buona notizia (Matteo 22:37-39). E che dire di mostrare compassione ai compagni di fede che soffrono o sono in lutto? Non possiamo eliminare miracolosamente le sofferenze fisiche né risuscitare i morti, tuttavia possiamo mostrare compassione interessandoci degli altri e offrendo appropriato aiuto pratico (Efesini 4:32).
“Padre, perdonali”
16. In che modo Gesù dimostrò di essere pronto a perdonare perfino quando era sul palo di tortura?
16 Gesù rispecchiava alla perfezione l’amore del Padre anche in un altro modo importante: era “pronto a perdonare” (Salmo 86:5). Questo fu evidente anche quando era sul palo di tortura. Mentre stava per subire una morte umiliante, con le mani e i piedi trafitti dai chiodi, cosa disse Gesù? Chiese a gran voce a Geova di punire i suoi carnefici? Tutt’altro. Alcune delle ultime parole di Gesù furono: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34).b
17-19. In quali modi Gesù dimostrò di aver perdonato Pietro, che l’aveva rinnegato tre volte?
17 Forse un esempio ancora più toccante della prontezza di Gesù a perdonare è il modo in cui trattò l’apostolo Pietro. Non c’è dubbio che Pietro amasse teneramente Gesù. Il 14 nisan, l’ultima sera della vita di Gesù sulla terra, Pietro gli aveva detto: “Signore, con te sono pronto ad andare sia in prigione che incontro alla morte”. Ma solo poche ore dopo, Pietro per tre volte negò perfino di conoscerlo. La Bibbia ci dice cosa accadde quando lo fece per la terza volta: “Il Signore si voltò e guardò Pietro”. Schiacciato dal peso del suo peccato, Pietro, “uscì e pianse amaramente”. Quando più tardi Gesù morì, l’apostolo si sarà chiesto: “Il Signore mi avrà perdonato?” (Luca 22:33, 61, 62).
18 Pietro non dovette aspettare a lungo la risposta. Gesù fu risuscitato la mattina del 16 nisan e, evidentemente quel giorno stesso, apparve a Pietro (Luca 24:34; 1 Corinti 15:4-8). Perché Gesù dedicò un’attenzione particolare a Pietro, che l’aveva rinnegato in modo così deciso? Forse voleva assicurare all’apostolo pentito che gli voleva bene e lo apprezzava ancora. Ma fece ancora di più per rassicurarlo.
19 Qualche tempo dopo, Gesù apparve ai discepoli presso il Mar di Galilea. In quell’occasione Gesù chiese tre volte a Pietro (che per tre volte lo aveva rinnegato) se lo amava. La terza volta, Pietro rispose: “Signore, tu sai ogni cosa; lo sai che ti voglio bene”. Certamente Gesù, che poteva leggere il cuore, era ben consapevole dell’affetto che Pietro aveva per lui, ma gli diede la possibilità di confermarglielo. Inoltre Gesù incaricò Pietro di ‘nutrire le sue pecorelle’ e di ‘prendersene cura’ (Giovanni 21:15-17). In precedenza Pietro aveva ricevuto l’incarico di predicare (Luca 5:10). Ora, però, con una notevole dimostrazione di fiducia, Gesù Cristo gli stava affidando un’ulteriore importante responsabilità: prendersi cura di coloro che sarebbero diventati suoi seguaci. Poco dopo assegnò a Pietro un ruolo di primo piano nell’opera che i discepoli dovevano svolgere (Atti 2:1-41). Come dovette sentirsi sollevato Pietro sapendo che Gesù l’aveva perdonato e si fidava ancora di lui!
Come possiamo “conoscere l’amore del Cristo”?
20, 21. Come possiamo “conoscere l’amore del Cristo” pienamente?
20 La Parola di Geova descrive in modo davvero mirabile l’amore del Cristo. Quale dovrebbe essere, però, la nostra reazione all’amore di Gesù? La Bibbia ci esorta a “conoscere l’amore del Cristo che oltrepassa la conoscenza” (Efesini 3:19). Come abbiamo visto, la descrizione della vita e del ministero di Gesù riportata nei Vangeli ci insegna molte cose riguardo al suo amore. Comunque, per “conoscere l’amore del Cristo” pienamente non basta imparare quello che la Bibbia dice di lui.
21 Il verbo greco reso “conoscere” significa conoscere in modo pratico, per esperienza. Quando mostriamo amore come lo mostrava Gesù, spendendoci altruisticamente per gli altri, soddisfacendo in modo compassionevole i loro bisogni e perdonandoli di cuore, allora possiamo capire davvero i suoi sentimenti. Così, per esperienza, riusciamo a “conoscere l’amore del Cristo che oltrepassa la conoscenza”. E non dimentichiamo mai che più diventiamo simili a Cristo, più ci avvicineremo a colui che Cristo imitò alla perfezione: il nostro amorevole Dio, Geova.
a Regole rabbiniche stabilivano che si doveva stare a una distanza di almeno quattro cubiti (quasi due metri) da un lebbroso. Se però tirava vento, si doveva stare a una distanza di almeno 100 cubiti (circa 45 metri). Il Midrash Rabbah parla di un rabbi che si nascondeva dai lebbrosi e di un altro che lanciava loro sassi per tenerli lontani. I lebbrosi quindi sapevano quanto è doloroso essere respinti e cosa si prova a essere disprezzati e indesiderati.
b La prima parte di Luca 23:34 non compare in alcuni manoscritti antichi. Tuttavia, dal momento che è presente in molti altri manoscritti autorevoli, è inclusa nella Traduzione del Nuovo Mondo e in numerose altre traduzioni. Probabilmente Gesù si stava riferendo ai soldati romani che l’avevano messo al palo. Loro non sapevano quello che stavano facendo; ignoravano chi fosse realmente Gesù. Forse Gesù aveva anche in mente i giudei che avevano spinto per la sua esecuzione ma che in seguito avrebbero riposto fede in lui (Atti 2:36-38). Certo, i capi religiosi che lo avevano condannato erano molto più colpevoli, perché avevano agito consapevolmente e intenzionalmente. Per molti di loro non ci poteva essere perdono (Giovanni 11:45-53).
-
-
“Continuate a camminare nell’amore”Avviciniamoci a Geova
-
-
CAPITOLO 30
“Continuate a camminare nell’amore”
1-3. Qual è il risultato se mostriamo amore a imitazione di Geova?
“C’È più felicità nel dare che nel ricevere” (Atti 20:35). Queste parole di Gesù sottolineano un’importante verità: mostrare amore altruistico fa bene. Anche se c’è molta felicità nel ricevere amore, o nell’essere amati, c’è ancora più felicità nel dare, o nel mostrare, amore agli altri.
2 Nessuno lo sa meglio del nostro Padre celeste. Come abbiamo visto nei precedenti capitoli di questa parte, Geova è il massimo esempio di amore. Nessuno ha mostrato amore in maggior misura o più a lungo di lui. Quindi non è strano che Geova sia chiamato ‘il felice Dio’ (1 Timoteo 1:11).
3 Il nostro amorevole Dio vuole che cerchiamo di assomigliargli, specialmente nel mostrare amore. Efesini 5:1, 2 ci dice: “Imitate l’esempio di Dio, quali figli amati, e continuate a camminare nell’amore”. Se mostriamo amore a imitazione di Geova, proviamo la grande felicità che deriva dal dare. Abbiamo anche la soddisfazione di sapere che facciamo piacere a Geova, poiché la sua Parola ci esorta ad ‘amarci gli uni gli altri’ (Romani 13:8). Ma ci sono anche altre ragioni per cui dovremmo ‘continuare a camminare nell’amore’.
Perché l’amore è fondamentale
L’amore ci spinge ad avere fiducia nei nostri fratelli
4, 5. Perché è importante mostrare amore altruistico ai compagni di fede?
4 Perché è importante mostrare amore ai compagni di fede? Perché l’amore è l’essenza del vero cristianesimo. Senza amore non possiamo avere uno stretto legame con gli altri cristiani e, soprattutto, siamo inutili per Geova. Vediamo come la Parola di Dio mette in risalto queste verità.
5 L’ultima sera della sua vita terrena Gesù disse ai suoi seguaci: “Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate gli uni gli altri; come vi ho amato io, amatevi gli uni gli altri anche voi. Grazie a questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore fra voi” (Giovanni 13:34, 35). Le parole “come vi ho amato io” indicano che abbiamo il comando di mostrare il tipo di amore che manifestò Gesù. Nel capitolo 29 abbiamo visto che Gesù diede uno splendido esempio di amore altruistico mettendo i bisogni e gli interessi altrui al di sopra dei propri. Anche noi dobbiamo sforzarci al massimo di mostrare amore disinteressato, e questo amore sarà evidente anche a chi non serve Geova. L’amore fraterno è proprio il segno che contraddistingue i veri seguaci di Cristo.
6, 7. (a) Come facciamo a sapere che la Parola di Geova dà grande importanza al mostrare amore? (b) Su quale aspetto dell’amore pongono l’accento le parole di 1 Corinti 13:4-8?
6 Ma se non abbiamo amore? “Se [...] non ho amore”, disse l’apostolo Paolo, “sono un gong che rimbomba o un cembalo dal suono assordante” (1 Corinti 13:1). Un cembalo dal suono assordante produce un rumore sgradevole. E un gong che rimbomba? Che esempi appropriati! Chi è privo di amore è come uno strumento musicale che produce un suono forte e fastidioso, che risulta spiacevole anziché attraente. Come potrebbe una persona del genere avere stretti rapporti con gli altri? Paolo disse anche: “Se ho tanta fede da spostare i monti, ma non ho amore, non sono nulla” (1 Corinti 13:2). Pensate, chi non ha amore è “un’inutile nullità”, per quante opere possa compiere! (The Amplified Bible). È evidente che la Parola di Geova dà grande importanza al mostrare amore.
7 Come possiamo manifestare questa qualità nei rapporti con gli altri? Per rispondere, prendiamo in esame le parole di Paolo riportate in 1 Corinti 13:4-8. In questi versetti non viene messo in risalto né l’amore di Dio per noi né il nostro amore per Dio. Paolo, piuttosto, pose l’accento su come dovremmo mostrarci amore gli uni gli altri, descrivendo cos’è e cosa non è l’amore.
Cos’è l’amore
8. In che modo la pazienza ci può aiutare nei rapporti con gli altri?
8 “L’amore è paziente”. Da queste parole capiamo che l’amore implica sopportare gli altri con pazienza (Colossesi 3:13). La pazienza è indispensabile. Dato che siamo creature imperfette e serviamo Geova insieme, è realistico aspettarci che qualche volta i nostri fratelli cristiani irritino noi e che noi irritiamo loro. La pazienza e la tolleranza, però, possono aiutarci a superare le situazioni spiacevoli e gli screzi che si creano nei rapporti con gli altri, in modo che la pace della congregazione non venga turbata.
9. In quali modi possiamo essere premurosi?
9 “L’amore è [...] premuroso”. La premura, o benignità, si dimostra con azioni soccorrevoli e con parole gentili. L’amore ci spinge a cercare i modi per essere premurosi, specialmente nei confronti di chi ne ha più bisogno. Per esempio, un fratello più anziano forse si sente solo e ha bisogno di compagnia e incoraggiamento. Una madre sola o una sorella con la famiglia religiosamente divisa possono avere bisogno di aiuto. Chi è malato o si trova in difficoltà forse ha bisogno delle parole gentili di un amico leale (Proverbi 12:25; 17:17). Se cerchiamo i modi per essere premurosi, dimostriamo la sincerità del nostro amore (2 Corinti 8:8).
10. In che modo l’amore ci aiuta a sostenere e a dire la verità, anche quando non è facile farlo?
10 “L’amore [...] si rallegra della verità”. Un’altra versione dice: “L’amore [...] gioisce con la verità” (Nuova Riveduta). L’amore ci spinge a sostenere la verità e a ‘dire la verità l’uno all’altro’ (Zaccaria 8:16). Se, per esempio, una persona che ci è cara ha commesso un peccato grave, l’amore per Geova, e per chi ha sbagliato, ci aiuterà ad attenerci alle norme divine anziché cercare di nascondere la trasgressione, trovare giustificazioni o perfino mentire al riguardo. È vero, può essere difficile accettare la realtà dei fatti. Tuttavia, se abbiamo a cuore i migliori interessi della persona che ha sbagliato, desideriamo che riceva e accetti l’amorevole disciplina di Dio (Proverbi 3:11, 12). Essendo cristiani amorevoli, desideriamo anche “comportarci onestamente in ogni cosa” (Ebrei 13:18).
11. Dato che l’amore “copre ogni cosa”, cosa dovremmo sforzarci di fare riguardo alle mancanze dei nostri compagni di fede?
11 “L’amore [...] copre ogni cosa”. In 1 Pietro 4:8 si legge: “L’amore copre una gran quantità di peccati”. Il cristiano che si lascia guidare dall’amore non è ansioso di mettere in risalto tutte le imperfezioni e le mancanze dei suoi fratelli. In molti casi gli sbagli dei nostri compagni di fede non sono gravi e possono essere coperti dall’amore (Proverbi 10:12; 17:9).
12. In che modo l’apostolo Paolo dimostrò di credere il meglio riguardo a Filemone, e cosa impariamo dall’esempio di Paolo?
12 “L’amore [...] crede ogni cosa”. La traduzione di Moffatt dice che l’amore è “sempre ansioso di credere il meglio”. Non siamo sospettosi nei confronti dei compagni di fede, e non mettiamo in dubbio i loro motivi. L’amore ci aiuta a “credere il meglio” riguardo ai nostri fratelli e a fidarci di loro.a Ne abbiamo un esempio nella lettera di Paolo a Filemone. Paolo scrisse per incoraggiare Filemone ad accogliere benevolmente lo schiavo fuggitivo Onesimo, che era diventato cristiano e stava ritornando da lui. Anziché cercare di costringere Filemone, Paolo fece una richiesta basata sull’amore. Espresse la fiducia che Filemone avrebbe fatto la cosa giusta, dicendo: “Ti scrivo confidando nella tua disponibilità, certo che farai anche più di ciò che chiedo” (versetto 21). Quando l’amore ci spinge ad avere una simile fiducia nei nostri fratelli, tiriamo fuori il meglio da loro.
13. Come possiamo dimostrare che speriamo il meglio per i nostri fratelli?
13 “L’amore [...]. spera ogni cosa”. L’amore è pieno di fiducia, ma anche di speranza. Motivati dall’amore, speriamo il meglio per i nostri fratelli. Ad esempio, se un fratello “fa un passo falso senza rendersene conto”, speriamo che reagirà bene agli amorevoli tentativi di correggerlo (Galati 6:1). Inoltre continuiamo a sperare che coloro che sono deboli nella fede si riprendano. Siamo pazienti con loro, facendo il possibile per aiutarli a diventare forti nella fede (Romani 15:1; 1 Tessalonicesi 5:14). Se una persona che amiamo si allontana dalla verità, non rinunciamo alla speranza che un giorno si riprenda e ritorni da Geova, come il figlio prodigo della parabola di Gesù (Luca 15:17, 18).
14. In quali modi lo spirito di sopportazione e la perseveranza possono essere messi alla prova all’interno della congregazione, e come reagiremo se abbiamo amore?
14 “L’amore [...] sopporta ogni cosa”. Lo spirito di sopportazione e la perseveranza ci permettono di rimanere saldi di fronte a delusioni e difficoltà. Le prove non vengono solo dall’esterno della congregazione, ma a volte anche dall’interno. A motivo dell’imperfezione, può darsi che i nostri fratelli ogni tanto ci deludano. Un’osservazione sconsiderata potrebbe ferire i nostri sentimenti (Proverbi 12:18). Forse un problema della congregazione non viene affrontato come pensiamo si dovrebbe. Il comportamento di un fratello rispettato ci potrebbe turbare, e potremmo chiederci: “Come può un fratello agire così?” Di fronte a situazioni del genere, lasceremmo la congregazione e smetteremmo di servire Geova? Se abbiamo amore, no. L’amore ci impedisce di essere accecati dalle mancanze di un fratello al punto di non vedere più niente di buono in lui o nella congregazione in generale. L’amore ci permette di rimanere fedeli a Dio e di sostenere la congregazione nonostante quello che può dire o fare un altro essere umano imperfetto (Salmo 119:165).
Cosa non è l’amore
15. Cos’è la gelosia fuori luogo, e in che modo l’amore ci aiuta a evitare questo sentimento deleterio?
15 “L’amore non è geloso”. La gelosia fuori luogo può farci diventare invidiosi di quello che hanno altri, dei loro beni, dei loro privilegi o delle loro capacità. Questa gelosia è un sentimento deleterio, egoistico, che se non viene controllato può turbare la pace della congregazione. Cosa ci aiuterà a combattere la tendenza all’invidia? (Giacomo 4:5). In una parola, l’amore. Questa preziosa qualità ci consente di rallegrarci con chi sembra avere nella vita certi vantaggi che noi non abbiamo (Romani 12:15). L’amore ci aiuta a non considerare un affronto il fatto che qualcuno riceva una lode per un suo talento o per qualche risultato che ha ottenuto.
16. Se amiamo davvero i nostri fratelli, perché eviteremo di vantarci di quello che facciamo nel servizio che rendiamo a Geova?
16 “L’amore [...] non si vanta, non si gonfia d’orgoglio”. L’amore ci trattiene dall’ostentare i nostri talenti o i nostri successi. Se amiamo davvero i nostri fratelli, come potremmo vantarci di continuo dei risultati che abbiamo nel ministero o dei privilegi che riceviamo nella congregazione? Questo vantarsi può scoraggiare altri, facendoli sentire inferiori. L’amore non ci consente di vantarci di quello che Dio ci permette di fare nel servizio che gli rendiamo (1 Corinti 3:5-9). Dopotutto l’amore “non si gonfia d’orgoglio” o, come dice La Nuova Diodati, “non si mette in mostra”. L’amore ci impedisce di avere un concetto troppo elevato di noi stessi (Romani 12:3).
17. Se abbiamo amore, quale considerazione mostreremo per gli altri, e quindi che tipo di condotta eviteremo?
17 “L’amore [...] non si comporta in modo indecente”. Chi si comporta in modo indecente agisce in maniera sconveniente o offensiva. Un comportamento del genere non è amorevole, poiché non tiene assolutamente conto dei sentimenti o del benessere altrui. Al contrario, nell’amore c’è una premura che ci spinge a mostrare considerazione per gli altri. L’amore incoraggia le buone maniere, la condotta che Dio approva e il rispetto per i compagni di fede. Quindi l’amore non ci permetterà di tenere un “comportamento vergognoso”, cioè un comportamento che in qualche modo possa scandalizzare o offendere i nostri fratelli cristiani (Efesini 5:3, 4).
18. Perché chi è amorevole non pretende che si faccia tutto a modo suo?
18 “L’amore [...] non cerca il proprio interesse”. Un’altra traduzione dice: “Non insiste nel fare le cose a modo proprio” (Revised Standard Version). Chi è amorevole non pretende che si faccia tutto a modo suo, come se le sue opinioni fossero sempre corrette. Non condiziona gli altri, usando il suo potere di persuasione per logorare chi è di parere diverso. Un’ostinazione simile rivelerebbe un certo orgoglio, e la Bibbia dice: “L’orgoglio viene prima del crollo” (Proverbi 16:18). Se amiamo davvero i nostri fratelli, rispetteremo le loro idee e, se possibile, saremo disposti a cedere. Lo spirito arrendevole è in armonia con queste parole di Paolo: “Nessuno cerchi il proprio interesse, ma quello degli altri” (1 Corinti 10:24).
19. Se abbiamo amore, come reagiremo quando qualcuno ci offende?
19 “L’amore [...] non cede all’ira, non tiene conto del male”. L’amore non si irrita facilmente per quello che altri dicono o fanno. È vero, è naturale rimanerci male quando qualcuno ci offende, ma anche se abbiamo un motivo valido per arrabbiarci, l’amore ci aiuta a non rimanere irritati (Efesini 4:26, 27). Non vogliamo rimuginare sulle parole o sulle azioni che ci hanno ferito, come se le appuntassimo in un registro per non dimenticarle. L’amore invece ci spinge a imitare il nostro amorevole Dio. Come abbiamo visto nel capitolo 26, Geova perdona ogni volta che ci sono valide ragioni per farlo. Quando perdona, dimentica, e quindi non ci imputerà quei peccati in futuro. Non siamo riconoscenti che Geova non tenga conto del male?
20. Come dovremmo reagire se un compagno di fede ha commesso un peccato e ne sta subendo le conseguenze?
20 “L’amore [...] non si rallegra dell’ingiustizia”. Un’altra versione dice: “L’amore [...] non esulta per i peccati altrui” (The New English Bible). La traduzione di Moffatt dice: “L’amore non è mai contento quando qualcuno prende una cattiva strada”. L’amore non prova piacere nell’ingiustizia, perciò non condoniamo nessun tipo di immoralità. Come reagiamo se un compagno di fede ha commesso un peccato e ne sta subendo le conseguenze? L’amore non ci permetterà di rallegrarci, e quindi non penseremo: “Gli sta bene! Se lo merita!” (Proverbi 17:5). Ci rallegriamo, invece, quando un fratello che ha sbagliato compie passi concreti per riprendersi spiritualmente.
“Una via che non ha uguali”
21-23. (a) Cosa intendeva Paolo quando disse che “l’amore non viene mai meno”? (b) Cosa prenderemo in esame nell’ultimo capitolo?
21 “L’amore non viene mai meno”. Cosa voleva dire Paolo con queste parole? Come si vede dal contesto, stava parlando dei doni dello spirito che erano presenti fra i primi cristiani. Quei doni dimostravano che la congregazione appena formata aveva il favore di Dio. Ma non tutti i cristiani potevano compiere guarigioni, profetizzare o parlare in altre lingue. Questo però non era importante, perché i doni miracolosi alla fine sarebbero cessati. Ma c’era qualcosa che sarebbe rimasto e che ogni cristiano poteva coltivare, qualcosa di più straordinario e più duraturo di qualsiasi dono miracoloso. Paolo ne parlò come di “una via che non ha uguali” (1 Corinti 12:31). Cos’era questa “via che non ha uguali”? Era la via dell’amore.
22 Certamente l’amore cristiano descritto da Paolo “non viene mai meno”, cioè non avrà mai fine. Tuttora l’amore fraterno contraddistingue i veri seguaci di Gesù. Non c’è dubbio che vediamo questo amore nelle congregazioni dei Testimoni di Geova in tutta la terra. Questo amore durerà per sempre, perché Geova promette la vita eterna ai suoi servitori fedeli (Salmo 37:9-11, 29). Facciamo dunque del nostro meglio per ‘continuare a camminare nell’amore’. Così potremo provare la grande felicità che deriva dal dare. Inoltre potremo continuare a vivere — e continuare ad amare — per tutta l’eternità, a imitazione del nostro amorevole Dio, Geova.
I servitori di Geova si riconoscono dall’amore che hanno fra loro
23 In questo capitolo, che conclude la parte sull’amore, abbiamo ragionato su come possiamo mostrarci amore gli uni gli altri. Ma dato che traiamo beneficio in molti modi dall’amore di Geova — come anche dalla sua potenza, dalla sua giustizia e dalla sua sapienza — facciamo bene a chiederci: “Come posso dimostrargli che lo amo veramente?” Questa domanda sarà presa in esame nell’ultimo capitolo.
a Naturalmente l’amore cristiano non è affatto ingenuo. Nella Bibbia troviamo questa esortazione: “[Tenete] d’occhio quelli che fomentano divisioni e creano ostacoli alla fede [...]. State lontani da loro” (Romani 16:17).
-