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  • Il Taj Mahal: un sontuoso mausoleo
  • Svegliatevi! 1982
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  • Concepito il Taj Mahal
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Svegliatevi! 1982
g82 8/4 pp. 20-22

Il Taj Mahal: un sontuoso mausoleo

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in India

“HO VISTO iniziare e portare a compimento questa grande opera, a cui sono stati dedicati 22 anni di incessante lavoro compiuto da 20.000 uomini: basta questo per capire che il suo costo è stato enorme”. Così scrisse Jean Baptiste Tavernier, mercante francese di gioielli, parlando del Taj Mahal di Agra, in India.

Verso il 1632 si sviluppò rapidamente ad Agra un nuovo complesso urbano. Vennero capimastri da Delhi, Multan e Baghdad. Abili costruttori di cupole furono chiamati da Turchia e Samarcanda. Da Shiraz, in Persia, vennero specialisti in iscrizioni in pietra. Numerosi tagliatori di pietra e manovali furono reclutati localmente. Nacque così Taj Ganj, un nuovo centro internazionale.

Che cosa diede inizio a tutto ciò? A chi si deve questa impresa?

Chi fece costruire il Taj Mahal

All’epoca dell’inizio dei lavori, il gran moghul era Shah Jahan. Apparteneva alla dinastia dei governanti di Delhi fondata da Babur nel 1526. Babur era un lontano discendente di Gengis Khan della Mongolia attraverso il conquistatore Tamerlano di Samarcanda. Babur e le sue orde di tartari invasero l’India, occuparono Agra e Delhi e nel 1526 si proclamò padiscià, o sovrano di Delhi. Fu seguito dagli imperatori moghul Humayun, Akbar e Jahangir. Il regno dei moghul musulmani fu caratterizzato da splendore materiale, e la loro ricchezza, i loro gioielli, il loro mecenatismo, nonché i loro harem di danzatrici velate, erano diventati proverbiali.

Nel 1611 l’imperatore Jahangir sposò la donna proibita della sua giovinezza, dopo averne assassinato il marito. Senza perdere tempo la nuova imperatrice rinsaldò il suo potere. Poco dopo fece sposare il principe Khurram, terzo figlio di Jahangir partoritogli da un’altra moglie, con la sua bellissima nipote, Arjumand Banu Begum, il cui padre, Asaf Khan, era l’aristocratico più ricco e più potente dell’impero.

Nei successivi cinque anni il principe Khurram fu impegnato in guerra. In tutto quel tempo, la sua attraente moglie rimase al suo fianco. Sembra che i pericoli corsi insieme facessero nascere fra loro un legame di reciproco affetto.

Mumtaz Mahal

Quando nel 1628 Khurram ascese al trono, dopo avere spietatamente eliminato tutti i suoi rivali, con l’aiuto del suo potente suocero, Arjumand Banu divenne la sua imperatrice. Egli prese il titolo di Shah Jahan, “re del mondo”, mentre soprannominò la sua regina Mumtaz Mahal, che significa “eletta del palazzo”. Mumtaz Mahal continuò ad accompagnare il marito nelle guerre del Deccan. Quando Shah Jahan si accampò con l’esercito a Burhanpur per sopprimere una rivolta, Mumtaz Mahal, incinta del quattordicesimo figlio, era con lui nell’accampamento!

L’accampamento di un esercito durante la calda estate settentrionale non era certo un luogo adatto per una donna incinta! La regina, evidentemente esaurita dopo avere partorito 13 figli in rapida successione, morì nel giugno del 1631, poche ore dopo aver dato alla luce la futura principessa Raushana Ara Begum.

Shah Jahan fu affranto dal dolore. Per due anni si astenne da cibi succulenti, abito regale, musica e divertimenti.

Concepito il Taj Mahal

L’imperatore, volendo erigere un monumento di eccezionale magnificenza in onore della moglie morta, costituì un consiglio internazionale di abili architetti e costruttori. Quel consiglio studiò i bozzetti delle più famose costruzioni del mondo. Quindi fu preparato un modello in legno che venne, a quanto si dice, rielaborato finché furono determinate le caratteristiche strutturali desiderate.

Staccandosi dalla tradizione moghul, progettarono un giardino diviso in quattro parti, o charbagh, come pittoresco primo piano, invece di metterlo intorno. Poi, facendo affacciare il “Taj” sul largo fiume Jumna, il bianco edificio si sarebbe stagliato contro il cielo azzurro. Il primo colpo di piccone per la costruzione del Taj Mahal fu dato nel 1632.

La costruzione del Taj Mahal

Per costruire la tomba di Mumtaz furono mobilitate le risorse di un impero. Si mise in moto un esercito di 20.000 lavoratori. Il marmo bianco di Makrana, nel Rajasthan, e l’arenaria rossa del vicino Fatehpur Sikri furono donati dagli stati sudditi. L’imperatore attinse dal suo tesoro 16.000 once d’oro puro, valutato in origine in 600.000 rupie (135.000 sterline). Per il lavoro d’intarsio vennero diaspro dal Punjab e diamanti dai monti Panna nel Madhya Pradesh; la Cina fornì giada e cristallo e turchesi giunsero dal Tibet; Ceylon provvide gli zaffiri e l’Arabia provvide corallo e corniola; onice e ametista giunsero dalla Persia. Il Taj Mahal aveva arredi sontuosi; tappeti persiani di squisita fattura, un arazzo di perle, e un paravento e lampade ad olio d’oro puro.

Il capomastro Mohammed Hanif, di Agra, era il meglio pagato con un salario mensile di 1.000 rupie (112 sterline). I manovali sudavano per guadagnare appena mezzo penny alla fine di una lunga giornata, spesso calda e spossante. Ma anche con un salario così basso, il costo complessivo dell’impresa, che richiese 22 anni di lavoro, fu stimato in 40 milioni di rupie (4 milioni e mezzo di sterline, del XVII secolo). Non fu risparmiata né spesa né fatica per il regale e straordinario “mausoleo”. Infine, nel 1648, il Taj Mahal, la “Corona del Palazzo”, fu portato a termine. Per ultimare le strutture sussidiarie ci vollero altri anni.

Visita al Taj

Cominciamo dall’immenso ingresso meridionale, esso stesso un’opera d’arte! Domina un vecchio caravanserraglio fiancheggiato da porticati. Passando sotto il grande arco arieggiato, notiamo i pannelli interni di marmo nero. Il sole che filtra attraverso le arcate illumina il soffitto.

Il gigantesco “mausoleo” sorge su una piattaforma di 94 metri per lato, di marmo a scacchi neri e bianchi. Quattro esili minareti a tre piani di marmo bianco circondano il mausoleo con la sua cupola a cipolla. In netto contrasto con il bianco del mausoleo, a ovest sorge una moschea di arenaria rossa e a est il jawab, una costruzione identica che dà equilibrio al tutto.

Ciascuna delle quattro facciate e modanature possiede due ordini di archi che fanno da cornice a un massiccio arco centrale alto quasi 33 metri. Forse fu questo a spingere Bernier, un visitatore francese del XVII secolo, a esclamare: “Consiste quasi interamente di archi su archi e di gallerie su gallerie, disposti in cento modi diversi”.

Avvicinandoci al monumento, notiamo dove finisce la mano dell’architetto e dove comincia quella dell’intarsiatore. Qui gli artisti dell’intarsio poterono dar prova di tutta la loro bravura. Ogni parete e ogni pannello è un’orgia di motivi floreali e di volute intarsiate di pietre semipreziose e multicolori.

Nella sala centrale, sotto l’alta cupola, i cenotafi di marmo di Mumtaz Mahal e di Shah Jahan contengono la massima espressione dell’abilità artistica degli intarsiatori con l’oleandro come motivo dominante. In una foglia del cenotafio della regina sono intarsiate 35 diverse specie di corniola. Le tombe vere e proprie non sono nel mausoleo ma nella cripta.

Questo mausoleo, il Taj Mahal, è uno stupendo edificio marmoreo, un monumento all’abilità e alla fatica umana. Se l’uomo riesce a far tanto per i suoi morti sotto un dominio peccaminoso e oppressivo, immaginate le meraviglie creative che gli uomini realizzeranno per i loro simili viventi nel paradiso che molto presto Dio stabilirà sulla terra!

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